La donna col carrello

deambuledit

 

La serata del primo giorno feriale di marzo è umida, fosca, fumosa. La città sembra come distratta, svagata.
Accosto all’indirizzo di chiamata, una delle dodici vie radiali, all’interno dei viali di circonvallazione e di ciò che resta delle mura trecentesche, proprio sulle note della sigla del GR delle sette e mezza di Radio Popolare; pazienza, perderò i titoli ma ascolterò le notizie, se il cliente me lo permetterà.

Il cliente non me lo permetterà.

E’ una signora, aggrappata alle impugnature di un deambulatore, una specie di scheletro di carrello per la spesa; è molto abbondante di corporatura, e sembra guardare altrove con il suo viso grande e largo.
“Dice che ci sta ?” mi chiede con voce stentorea.
“Ce lo facciamo stare !” …e in effetti tutto in lei è largo, abbondante: anche il suo appoggio a ruote, che entra giusto giusto nel bagagliaio.
“Allora dove andiamo ?”
“La faccio ridere, andiamo qui vicino.”
“Ma bene, mi faccia pure ridere, mi dica.”
“Devo andare a prelevare al bancomat, qui alla Porta.”
“Okay, sarebbe a due passi, ma con questo senso unico dobbiamo fare lo stesso un bel giretto.”

Non perde neanche un solo prezioso minuto di tempo, e comincia a raccontarmi che, proprio allo stesso sportello automatico, è stata recentemente rapinata:
“E’ un brutto angolo, quello, ci sono sempre dei Marocchini e dei Tunisini che si trovano per spacciare la droga.”
“Pensavo fosse solo zona di Pakistani.”
“No, quelli non fanno niente di male.”
Cerco di assumere il tono dispiaciuto di circostanza, ma lei mi sovrasta con accenti tendenzialmente trionfali.
E infatti finisce a raccontarmi della visita ricevuta poi dall’assessore comunale e dal presidente di quartiere, di cui cita i cognomi, e dello spazio dedicato a lei da stampa e televisione locali.
“Allora ha avuto il suo momento di gloria; comunque penso faccia piacere sentire la vicinanza delle istituzioni.”
“Certo che mi ha fatto piacere.”

“Se apprezza gli uomini del sindaco Cofferati,” penso fra me, “quanto meno non sarà una berlusconiana.”
Ma devo ricredermi. Nel passare davanti a un’edicola mi prega di fermarmi e di andarle a comprare ‘Il Foglio’: “Sa, il lunedì lo legge sempre mio figlio.”
Facile equazione: non abbastanza soddisfatta, lei o suo figlio che sia, dalle quotidiane oscenità del “Resto del Carlino”, il lunedì cerca sfogo nel padre di tutte le oscenità, Giuliano Ferrara, di cui condivide evidentemente anche la dieta.
Di solito non mi costa fare dei piaceri ai clienti; ma questa volta, mentre pago una copia di quelle quattro scarne pagine, non sono capace di trattenermi: “Che razza di giornali mi tocca comprare !”. L’edicolante non mi degna della minima attenzione e mi dà il resto.

“Lo legge lei ‘Il Foglio’ ?” mi fa appena ripartiamo, cercando evidentemente un abboccamento di argomento politico.
Cerco di pesare le parole: “Se fosse per me, lo butterei nel rogo, scusi la franchezza.”
Lei preferisce glissare, mentre ci avviciniamo al bancomat di destinazione.

Effettuo dai viali la svolta entro la Porta: “Non mi ricordo: e’ sulla destra o sulla sinistra ?”
“E’ di qua.”
Sembra che i termini destra e sinistra, politica a parte, siano troppo difficili per la maggioranza dei clienti.
Mi volto un attimo a guardarla e mi accorgo che sta indicando l’agenzia bancaria, ormai superata e sulla sinistra, al di là del selvaggio flusso di traffico dell’ora che precede la cena.
“Facciamo una cosa: lascio qui la macchina e l’accompagno a piedi.”
“E no, ho paura, bisogna attraversare. Non può tornare indietro ?”
“Lo vede anche lei, è impossibile. Devo fare di nuovo tutto il giro: vuol dire che alla fine le farò uno sconto.”

Al secondo passaggio trovo un angolo più opportuno dove fermarmi alla meno peggio, poi accendo le luci di emergenza, scendo, apro il bagagliaio ed estraggo l’ingombrante carrello.
Lei mi chiede comunque di accompagnarla.
“Allora un attimo che prendo con me la chiave, visti i precedenti.”
Cammina aggrappandosi un po’ al carrello e un po’ al mio braccio, che avvinghia con forza.
Poi, mentre tengo sott’occhio l’auto lampeggiante, la sento imprecare: “Prelievo fuori servizio !”
Cerca di effettuare almeno una ricarica telefonica, ottenendo finalmente in risposta un lunghissimo svolazzante scontrino.

Una volta raggiunto il taxi e ricaricato l’attrezzo a ruote, concertiamo un terzo giro, sempre lo stesso, per raggiungere un altro bancomat.

Una coppia di Filippini alti non più di un metro e mezzo si avvicina, poi aspetta discretamente il suo turno, mentre il nuovo sportello automatico si decide grazie al cielo a sborsare il contante.
Ancora un breve tragitto a piedi da cavalier servente, ancora il caricamento dell’ormai familiare carrozzella frontale, e si riparte.
L’indirizzo, di partenza e di arrivo, questa volta è vicinissimo, ma non è ancora finita: le Marlboro per il figlio. E l’ennesimo sforzo di fantasia per inventarmi una possibile fermata nei pressi della tabaccheria con le luci di emergenza di nuovo accese.
Come prima col giornale, neanche questa volta fa il gesto di anticipare la spesa.

Comprare le sigarette è un’operazione che non mi è per niente consona, ma dopo l’esperienza precedente mi riesce quasi indolore.
“Ecco le medicine !”
Apprezza la battuta e sorride, meno male.

Ma sorride meno, poi, quando è il momento di fare i conti.
Il tassametro è vicino ai venti euro, e ne ho spesi quasi altri sei per acquistare i veleni spirituali e corporali del fantomatico figlio.
“Le faccio bene, mi dia venti euro e siamo a posto.”
Vedo che storce la bocca, ma, non avendo la sfrontatezza di protestare, la sento pronunciare a mezza voce qualche nuova parola di sfogo contro il bancomat intasato, o stitico, o avaro.

Per l’ultima volta estraggo dal bagagliaio l’attrezzo a ruote e glielo pongo con cura davanti alla portiera mentre scende.
Effettuati i riti di congedo, si avvia finalmente verso casa.

Alzo il volume proprio sulle note della sigla di chiusura del giornale radio successivo.
 
 
 
 
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Immagine da:
http://portale.comune.brescia.it/NR/exeres/8463D230-D766-4037-8689-D3CE4E0107B0.htm?NRMODE=Published&NRORIGINALURL=%2fEventi%2fServizi%2bal%2bCittadino%2fessere%2bdisabili%2fausilioteca%2fdeambulatore%2b120024.htm&NRNODEGUID=%7b65CBA534-2917-4FA3-9AA6-1497E7FDFCD5%7d&NRCACHEHINT=NoModifyGuest

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8 risposte a La donna col carrello

  1. Superfragilistic ha detto:

    L’handicap non può costituire una discriminante, né positiva né negativa; per questo, evitando di soffermarmici,, sono altre le cose che in questo caso si notano ed alle quali credo franz voglia far riferimento rendendo il caso particolare uno spunto di riflessione su temi più generali. Nel complesso la persona sembra incarnare parecchie di quei valori o ideologie, o entrambe, che sono del tutto estranee a lui ed a noi che lo frequentiamo. E’ bravo Franz, poco loquace nel verbo parlato, almeno per quel po’, molto poco, che l’ho frequentato, ma altrettanto ricco e loquace nell’esprimere con delicatezza ed efficacia un sentire che sarebbe retorico esprimere affrontandolo direttamente.

    • Franz ha detto:

      Una dose di Super-complimenti riesce a rianimare nel migliore dei modi dopo un’altra faticosa giornata.
      Detto questo, per quanto riguarda i miei racconti di vita vissuta, cerco di fare parlare le persone e le cose attraverso le impressioni piccole o grandi che mi hanno lasciato; spesso poi sulla scena ci sono anch’io, con la visione della realtà che chi segue le mie pagine conosce, e che indubbiamente mi riesce più facile esprimere con la parola scritta che con quella parlata.
      Un saluto e alla prossima !

  2. Myrta09 ha detto:

    Ci sono le persone che fanno finta di non capire o che per distrazione si appoggiano agli altri in questo modo, quasi sfacciato. Difficoltà a parte, mi sa che quella signora sia così di suo! Mi auguro che il dopo sia andato meglio. Ciao Rita

    • Franz ha detto:

      Spesso ripeto che l’unica cosa che mi dà veramente fastidio è l’aggressività, che in quella debordante cliente in fondo non si poteva ravvisare. In tempi di “vacche magre” come questi, pur di tenere il motore acceso, si accettano di buon grado signore e signori con o senza carrello. Ciao !

  3. Cassandra ha detto:

    Mhhhh faccio un’osservazione impopolare ma… a volte chi ha un evidente problema tende a “giocarci un po’”.
    Son la prima a volere che le istituzioni elimino ogni sorta di barriera e agevolino al meglio la vita di chi agevolato non è, ma visto che questo non succede, le persone tendono a “prendersi da sole quello che la vita non gli ha dato”.
    Il comportamento “furbo” della signora mi ha ricordato questo…

    • Franz ha detto:

      Certo l’arroganza è una dotazione del tutto trasversale alle categorie umane e sociali. Nei cosiddetti disabili, come sottolinei tu, talvolta salta all’occhio in modo particolare; forse è un modo particolarmente scorretto di reagire a un disagio, o chissà, forse è solo la nostra aspettativa nei loro confronti a farcela notare di più. Magari quel sorriso ad una mia stupida battuta una persona “normalmente arrogante” me l’avrebbe negato.

  4. Lorena ha detto:

    Dolce Francesco, ricordati che la pazienza è la virtù dei forti. Forse, se invece di caricare la DONNA col CARRELLO, caricavi la donna con la bicicletta era sicuramente meglio. Se uno carica una bici vuol dire che è autonomo e autosufficiente. Al di là di tutti i tuoi dissentimenti con cui concordo perfettamente: l’acquisto di quotidiani orridi, l’acquisto di sigarette (veleno per noi che non fumiamo). Il fatto che quella donna abbia bofonchiato perché è dovuta stare in auto e fare giri ripetitivi e viziosi, far su e giù lei stessa e il mastodontico attrezzo. Mio caro auguriamoci negli anni ad addivenire di non diventare noi così, non tanto sul piano fisico (le premesse di oggi sono buone per ora…) Seminiamo bene per razzolare bene nel corpo, ma su quello dell’intelletto: speriamo che l’indurimento delle arterie cerebrali non ci porti ad essere così sclerati (ma anche qui le premesse sono ottime…perché non ci beviamo il cervello come tutti i pecoroni di questo paese) ed iniziare a dar man forte a questo nanerottolo del cavolo. Non ultima la Gelmini che vuole introdurre Gaber come materia di studio alle superiori….. Sogno o son desta?? Un abbraccio di buon martedì. Lorena. ((:-D)).wordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      E’ difficile che mi capiti di caricare donne con la bicicletta: è decisamente più facile vederne sfrecciare per le sconnesse strade del centro, come dici tu del tutto autonome e autosufficienti (quanto meno in tema di mobilità). Forse hai ragione, per ora ci sembra di non essere stati colpiti dalla “sindrome del nanismo”, ma lo spirito critico, proprio come il fisico, va sempre tenuto in allenamento. Abbraccio ricambiato.

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