L’invasione di Roma

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Dev’esser stato un bel concerto, sì, proprio un gran bel concerto, da quanto ho letto e sentito l’indomani nei commenti.
Nonostante l’assenza di molti degli ospiti musicali che più fonti riportavano alla vigilia, e che mi avevano spinto ad andare in Piazza San Giovanni, ancora una volta, la quarta in cinque anni.
Nonostante la conduzione di Sergio Castellitto, strillata, ansiosa, recitata, che ha fatto rimpiangere più che mai quella calda, vitale ed intelligente, di cui per alcune edizioni ormai lontane era stato capace Claudio Bisio.
Probabilmente sì, dev’essere stato proprio un bello spettacolo, per chi ha avuto la fortuna di seguirlo in tv.
Per quanto mi riguarda mi tocca riferire, con grande e un po’ amara delusione, ciò che i giornali non hanno riportato, vale a dire un’esperienza di grande stress fisico e scarsa, anzi meglio dire nulla, partecipazione personale e corale a quanto avveniva su quel lontanissimo e imponente palcoscenico.

Nell’ultimo post auspicavo una positiva contaminazione, sul “popolo di Vasco”, della corrente di valori, al contempo estetici e politici, propri di una manifestazione che cito spesso come punto di riferimento per tanti aspetti.

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Gli spintoni, il ribollire magmatico e un certo andirivieni inquieto di gente che si fa largo continuamente, urtando e sgomitando, fra la sterminata folla dell’immensa piazza, era in preventivo, faceva parte delle regole del gioco.
Ma la quantità e la tipologia di pubblico attirato dalla presenza di Vasco ha reso tutto ciò insopportabile.
Un po’ per l’impossibilità di conquistare qualche decina di metri in più di vicinanza ad un palco troppo lontano, in una piazza già invasa da molte ore.
Ma anche, e soprattutto, per la mancanza di attenzione di una decisiva parte di quella folla, che considerava il pomeriggio come pura attesa dell’evento, focalizzato non nell’alternarsi di proposte musicali italiane, ma nel solo manifestarsi dell’idolo.
Cori da stadio, esibizione di pericolosa, fastidiosa, incontrollata vitalità, vocale, muscolare, etilica e drogata.
E spinte, gomitate, e via vai continuo e difficoltoso, che non si placava mai, di persone.

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Solo le piccole tribù che si erano conquistate un pezzo di suolo standoci sedute, magari giocando a carte anzichè seguire il concerto, riuscivano a deviare il percorso di quell’andirivieni.

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Passano le ore, i cantanti, i gruppi, nella splendida giornata di sole rinfrescata di tanto in tanto dal passaggio di qualche pietoso nuvolone. Stress tanto, emozioni zero.
Enzo Avitabile e i Bottari di Portici: sembra di assistere ad una copia sbiadita della loro emozionante esibizione di due anni fa, e non certo per colpa loro: è come se un gigantesco filtro di distrazione ne impedisse la fruizione.
Alle sette Castellitto anuncia un’ora di intervallo: meglio gettare la spugna.

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Anche il viale che porta alla piazza, da cui non si può scorgere il palcoscenico, è gremito di giovani; si ha l’effetto di una sterminata invasione.
Ascolterò per radio la seconda parte del concerto, fino dopo la mezzanotte, parte per le strade di Roma, parte alle stazioni della metropolitana e a quella Tiburtina delle ferrovie, parte in treno (e, a proposito di TAV e normali disservizi: un treno non annunciato dai tabelloni elettronici, previsto su quelli cartacei su un binario inesistente, con i numeri identificativi delle carrozze strappati o errati).

E mi renderò conto di persona che sì, dev’essere stato proprio un bel concerto, ricco come sempre di numerose e sostanziose esibizioni.
Prima fra tutti quella del magnifico Caparezza, che ha la straordinaria capacità di catturare l’attenzione di quel milione di giovani distratti con la sua straripante vitalità comunicativa e musicale, fra serratissimi rap a sfondo sociale e ritmi di tarantella.
E poi quella di Vasco, il cui ascolto riesce comunque a conquistarmi per la sua immediatezza espressiva e la qualità dell’accompagnamento musicale.
E poi il riascolto degli storici arrangiamenti della PFM ai brani di De André.

E poi ancora l’esibizione di Marina Rei.

Amo il concertone per le sorprese che mi ha sempre riservato: penso che quella di Marina Rei, del suo inquietante urlo in nome delle donne (preceduta, con un brano sullo stesso argomento, dalla lettura recitata di Paola Turci e Valeria Solarino), sia stata quest’anno la più bella. Ho ritrovato anche la sua straordinaria esibizione su youtube e la ripropongo qui.
Buon ascolto !
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p.s.: ho inserito in questo post le immagini che meglio illustravano le mie impressioni; ho pubblicato sul fotoblog quelle più tradizionali e festose (clicca qui).

L’immagine finale è tratta dal video di youtube: http://www.youtube.com/watch?v=nES3cq5S4Zc&feature=related

Informazioni su Franz

Per una mia presentazione, clicca sul secondo riquadro ("website") qui sotto la mia immagine...
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8 risposte a L’invasione di Roma

  1. ReAnto ha detto:

    Anche a me è piaciuta molto Marina ..ha cantato di “pancia” ..
    Una volta mi piaceva tuffarmi in queste folle ,oggi stento un po’ . La vecchiaia!

    • Franz ha detto:

      Penso che Marina Rei vada tenuta d’occhio: oltre ad una voce molto particolare e alle sue capacità espressive e strumentali, ha come compositrice l’originalità e la sensibilità di una grandissima.
      Quanto agli “anni sul groppone” (visto che ti supero, anche se di poco), di tanto in tanto partecipare ad eventi di massa, se di qualità, può aiutare…

  2. Misss ha detto:

    Ma ti ci ha mandato il dottore in quel caos????? Ma dai dovevi startene a casa con il gatto (????) a sentirlo in tv. Io l’ho seguito di sfuggita tanto non me ne importava, chissà perchè questi concertoni non mi dicono mai niente, boh, chissà……. baci a presto

    • Franz ha detto:

      Cara Miss, anche se amo moltissimo i gatti, non ne ho mai preso uno per evitare di doverlo accudire; ma in casi come questo, mi fai pensare, forse mi avrebbe dovuto accudire lui, evitandomi la brutta esperienza…
      Scherzi a parte, gli anni scorsi ne era valsa la pena.
      Ciao baci.

  3. Susanna ha detto:

    AH! Sei venuto a Roma e non mi hai detto nulla….. io sono fuggita dal caos del concertone, ci sono stata solo l’anno (ormai una decina di annio fa, credo) che l’hanno fatto vicino da me, a Tor Vergata, e mi è bastato, sono talmente “fuggita” che ero fuori Roma, però a saperlo mi avrebbe fatto piacere incontrarti!!
    Così come mi farebbe piacere pubblicare un commento sul week end ad Alcatraz, ma non capisco perchè qui mi fa scrivere e un commento su quello no…. non prendermi in giro, per favore, mica sono informatica io….. puoi aiutarmi tu che lo sei stato?

    • Franz ha detto:

      Ciao carissima !
      La confusione, gli altri anni, era compensata dall’emozione dell’ascolto e della partecipazione corale; quest’anno c’era molta più confusione e, per quanto mi riguarda, nessuna emozione di quel genere.
      Tutte le vie portano a Roma: ci saranno sicuramente occasioni più adatte per incontrarci.
      Vedo che alla fine sei riuscita a pubblicare il tuo commento su Alcatraz: coraggio, …forse anche tu hai un futuro da informatica !
      Dato che merita una risposta approfondita, non la scrivo subito, dato che è abbondantemente scoccata l’ora di accendere il motore del taxi.
      Ciao !

  4. Mavi ha detto:

    Molto interessante, riassume un po’ i motivi per cui io al concertone (nonostante poi quella sia la musica che amo e che ascolto) non ci sono mai andata e nemmeno ci andrei mai, soprattutto se il 90 per cento delle persone sono lì per Vasco Rossi. E comunque snon riesco a capire perchè i giornali non l’abbiano riportato, ti assicuro ceh si evinceva anche dalla tv che tutta quella gente ha aspettato Vasco Rossi (e poi è andata via)! Mahwordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      Un benvenuto a te, Mavi.
      Quanto alla stampa, vorrei davvero che i …misteri sul non detto, il mascherato, il modificato, si limitassero alle innocue cronache sul concertone.
      Ho piacere che anche tu apprezzi quel genere musicale: fai parte sicuramente della “meglio gioventù” e ho già memorizzato il tuo blog nel “segnalibro” dei preferiti.

Commenti:

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