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Sono passati quasi due anni e mezzo dal brutto incidente che raccontai in questo post.
Molti amici e conoscenti criticarono, e alcuni hanno continuato a farlo, la mia ferrea decisione di riparare l’auto piuttosto che di comprarne una nuova.
Lo feci spinto da motivi ecologici, ma anche dal desiderio di riprendere a lavorare, dopo il trauma, con il mezzo con cui avevo confidenza, e infine con la scommessa di un vantaggio economico, che a posteriori, sebbene di stretta misura, mi sembra di avere vinto.
Rifarei la stessa scelta, nonostante il calvario della interminabile riparazione alla carrozzeria, che si risolse solo dopo la mia minaccia di andare per avvocati, e nonostante alcune eredità che hanno ridotto l’affidabilità della mia ‘Cometa’ (come fu battezzata fin dalla sua nascita la mia bianca, lunga e sfrecciante Opel …’Astra’).
La spia dell’ABS che fa i capricci, anche dopo sette (!!!) tentativi di riparazione, e l’abbandono per conclamata incapacità dei vecchi meccanici. E anche i nuovi che non ci cavano un ragno dal buco: pazienza, per tanti anni le auto hanno frenato senza quel dispositivo di sicurezza che ne impedisce lo slittamento in caso di inchiodata.
Le ruote spesso bisognose di convergenza e di incrocio, addirittura un intero treno di gomme divorato in diecimila chilometri, e per questo sostituito gratuitamente, e poi, in questi ultimi giorni, piccoli ma sensibili problemi di tenuta di strada, e frequenti scricchiolii delle gomme in curva.
Ma sotto ferragosto bisogna sopportare, è inevitabile, se ne riparlerà lunedì 17 in Co.Ta.Bo.; matura solo la decisione che ormai è venuto il tempo di sostituire l’auto, nonostante le splendide condizioni del motore e della carrozzeria dopo duecentoquarantamila chilometri.
Sì, la decisione era presa: prima della muta invernale delle gomme pensionerò la Cometa.
Forse quanto è successo lunedì è stata la sua vendetta nel sentirsi tradita: non ha sopportato l’idea e ha voluto essere lei l’unica protagonista della sua uscita di scena. Proprio il giorno di San Lorenzo, poche ore prima che cominciassero a cadere le altre stelle.
Era il mio turno di riposo, e nel primo pomeriggio avevo deciso di fare una scappata solitaria ai lidi ravennati, vincendo la titubanza relativa alle condizioni meteo tutt’altro che stabili.
Un temporale lungo l’autostrada non mi aveva fatto cambiare idea: il cielo a Nord-Est sembrava ancora chiaro.
Poco prima dell’uscita faccio il pieno di metano, in uno dei rarissimi distributori esistenti sulla rete autostradale. Il cielo continua ad imbronciarsi.
Esco dall’autostrada ed imbocco la tangenziale di Ravenna, mentre la speranza di prendere un po’ di sole sta svanendo del tutto.
Grigiore, umidità, qualche goccia di pioggia… dietro front: si torna a casa, senza rimpianti.
L’asfalto dev’essere piuttosto viscido, con questa pioggerella intermittente.
Ecco la deviazione per riprendere l’autostrada; metto la freccia e mi ci dirigo a buona andatura.
Giro il volante per imboccarla. L’auto sulle prime asseconda il mio comando. Poi decide di fare di testa sua: non percepisce più alcuna sollecitazione del volante e punta dritta verso il gard-rail sulla sinistra dell’inizio della rampa. Ho spazio e tempo per raddrizzare il tiro, ma non c’è niente da fare: inchiodo, giro disperatamente il volante, mentre come una palla da bowling la Cometa si dirige imperterrita a suicidarsi contro quel bordo di metallo.
Il botto di ferraglie, nello stesso punto che subì la principale deformazione due anni e mezzo fa, questa volta non mi coglie di sorpresa.
Volano un po’ di oggetti, gli occhiali da sole, qualche moneta, lo stradario, all’interno dell’abitacolo, ma l’impatto non è forte.
Il motore si spegne e le spie si accendono. Giro la chiave per spegnere anche quelle.
Con l’irrazionale speranza di avere evitato danni guardo davanti, attraverso il parabrezza, il muso deformato.
Provo a girare nuovamente la chiavetta: il motore si riaccende, anche se dopo qualche secondo fa un brutto rumore metallico.
Ma non c’è bisogno di spostare l’auto, che si trova già in posizione innocua rispetto al passaggio di automobili e autotreni, defilata sulla sinistra, contro il gard-rail, all’inizio della rampa.
Una vettura si ferma per darmi soccorso: è una coppia, hanno forse qualche anno più di me; lui mi suggerisce di staccare del tutto e caricare nel bagagliaio quel lungo moncone di paraurti, comprensivo della targa anteriore, che penzola lì davanti; mi aiuta nell’operazione.
Poi mi sollecitano a cercare ed indossare il giubbotto giallo rifrangente per andare a collocare il triangolo sulla corsia d’emergenza qualche decina di metri prima della deviazione.
Mi consigliano di spostare comunque ancora un po’ l’auto. Riesco a farlo, col sollievo di vedere che ancora una volta risponde ai miei comandi.
Chiedo se conoscono qualche carro attrezzi della zona, ma più che indicarmi il centotredici non sanno fare; allora decido di lasciarli andare e di arrangiarmi.
Il nostro servizio di carro-attrezzi abituale mi risponde che non ha mezzi a disposizione al momento e che comunque non potrebbe intervenire in una tangenziale.
Qualcuno, dall’officina Co.Ta.Bo, per fortuna c’è e mi risponde, indicandomi il numero di un altro carro attrezzi cittadino.
Lo chiamo.
“Mi ripete dov’è, e il suo numero di telefono ?”.
E poi, superato l’esamino, il salvifico responso:
“Ok, fra un’ora e mezza sono lì; se non vede nessuno chiami pure questo numero.”
Resto a bordo e comincio ad estrarre e raggruppare tutto l’equipaggiamento dalle varie tasche nell’abitacolo; poi esco e ripeto l’operazione con il contenuto abituale del bagagliaio e dei suoi anfratti: ormai qui non servirà più, penso, con la netta e malinconica percezione che la luce della Cometa si sia spenta ormai per sempre.
Poi mi metto ad aspettare. Il caldo è opprimente: abbasso i finestrini.
Il continuo sfrecciare di automezzi lungo la carreggiata principale ha una risonanza quasi ossessiva.
(continua)
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Immagine da:
http://www.forum.rai.it/lofiversion/index.php/t240298-150.html
Caro amico,in questi casi è meglio sempre pensare che poteva finire ben peggio e consolarsi così.Ora dovrai trovare una nuova automobile.Io e il nostro amato Premier ti consigliamo una Escort…..
Certo, poteva davvero andare molto peggio.
Per quanto riguarda le auto devo aggiornarti: da quando il bacio di un nano l’ha trasformata da un’automobile ad una prostituta, la Ford ha smesso di produrre la Escort. 🙂
Ciao, a presto.
Se ricordo bene, gli arabi credono che per ogni uomo ci sia una stella che sale nel cielo alla sua nascita e che si inabissa al termine della sua vita. Non credo valga anche per le Opel, ma siccome traspare, pur trattenuta, la malinconia di doverla abbandonare, ti auguro di trovarne una che sia adatta alle tue esigenze e in cui ti possa sentire a tuo agio senza doverti svenare troppo.
Certo, ho già scelto la nuova vettura, che sicuramente mi darà più sicurezza della Cometa.
Ma il primo taxi non si scorda mai, e un po’ di rimpianto resterà: chissà se esiste il paradiso delle stelle cadute…
Ciao, un saluto e un abbraccio.
Ciao Franz, da bravo “Umarells” non mi resta che dirti, meno male che è andata a finire così, in fondo ci ha rimesso solo la macchina e ne fanno altre, poi ne aveva già viste tante a giudicare dal tuo bel racconto, credo comunque che per te non deve eessere così facile disfartene, in fondo sotto certi versi è la tua collega di lavoro e avete condiviso molte cose ed anche un sacco di avventure, ma quando ce vò ce vò!
Anche io per certi versi mi trovo nella medesima situazione, dopo 11 anni e qualche mese ho deciso di vendere la mia fedelissima vecchia Punto60, per raggiunti limiti di età ho deciso di mandarla dallo sfascia carrozze, pensare che ha solo 32000 km, ma gli anni e qualche acciacco purtroppo ci sono e poi ho deciso di cambiare anche per avere una auto con delle sicurezze in più, la mia era assolutamente spartana, così ho optato per i vari aggeggi di sicurezza , dagli airbag, ai vari supporti di controllo di stabilità ABS e quant’altro, povera Punto60 l’avevo comperata quando sono andato in pensione e non mi ha mai dato un problema, neanche una lampadina bruciata, solo un paio di cosine che i vari meccanici delle officine autorizzate non hanno mai saputo porvi rimedio, la seconda marcia dura ad entare nello scalare e un po’ di odore di benzina ogni tanto, mai scoperto da dove provenisse, così io a Settembre passerò alla Grande Punto 1400 nera “Bastardissima” e da bravo Umarells gli farò trascorrere i prossimi due lustri con la massima tranquillità senza strafare e senza pretendere troppo da lei, insomma ci faremo compania (almeno così io spero)…..Ciaooo neh!
Eh sì, Alan, il dispiacere è forte: è un po’ come perdere non dico una parte di te, ma comunque una fedele compagna quotidiana, servizievole ma dotata di carattere, come sembrerebbe avere dimostrato anche nell’occasione. Comunque ringraziamo per quanto di peggio avrebbe potuto succedere, e guardiamo avanti, come racconterò nei prossimi post.
Un augurio anche a te per la tua Grande Punto, che potremmo, con un’abbreviazione, chiamare anche “Punto G.”.
Ciao e a presto !