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Le cinque del pomeriggio di sabato 22 agosto.
Sono alla stazione di Bologna Corticella, assolata e desolata, né risparmiata dal caldo asfissiante di tutti questi pomeriggi; ho parcheggiato sull’antistante piazzale deserto il taxi di scorta, una Fiat Multipla che, nel lungo periodo di attesa della mia nuova vettura, ha ed avrà il prezioso compito di permettermi di lavorare, ma anche di muovermi da casa nei turni di riposo come oggi.
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Cedo alla tentazione di scattare qualche immagine; la forza evocativa dei binari, soprattutto in assenza di esseri umani, conserva in me il suo fascino, già irresistibile ai tempi dell’infanzia.
Mi piace essere in questa strana situazione un po’ fuori dal tempo.
Mi aspetta un breve viaggio in treno, destinazione Ferrara, che troverò invece animata dal girovagare di giovani fra un’attrazione e l’altra della ventiduesima edizione della rassegna degli artisti da strada, i “buskers”, che ne popoleranno il bellissimo centro storico di suoni e di applausi, da oggi per l’intera prossima settimana.
Passo attraverso tutte le carrozze del treno regionale alla vana ricerca dell’amico che mi ha suggerito questo tipo di serata; mi ha detto che partiva dalla stazione centrale. L’aria condizionata mi dà un po’ di tregua mentre mi sposto, aprendo faticosamente le porte automatiche quasi mai funzionanti fra le carrozze, popolate da poche presenze, per lo più solitarie, giovani e straniere.
Alla fine gli telefono; non ci siamo intesi sul treno: lui è già a destinazione, da pochi minuti.
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Ci incontriamo davanti al Duomo, dove un gruppo di giovanissimi musicisti croati, tre chitarrine a cinque corde, una normale, un contrabbasso e un mandolino, sta eseguendo una specie di veloce polka, melodiosa e carezzevole, che, una variante dopo l’altra, sembra non finire mai.
Hanno un’espressione un po’ triste e svagata.
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Mentre ci allontaniamo alla ricerca casuale di altri gruppi musicali lungo le strade e le piazze, assaporo, come già diverse volte in passato, la festosa atmosfera di un austero ed armonioso centro storico che si offre a spettacoli di arte povera e popolare, attirando così sempre tanti visitatori in questo particolare periodo di fine agosto.
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Fa quasi tenerezza; deve avere appena cominciato la sua esibizione e poche persone si sono accorte di lui, un “one man band” italiano, che mi colpisce anche per la sua espressione dolce e per quel suo modo ritmico di muovere i piedi ad azionare le percussioni, come in una passeggiata sul posto, leggera e continua. Ci fermiamo ad ascoltarlo e ad applaudirlo. Esegue molto bene, voce squillante e incisiva, un repertorio di canzoni d’autore in inglese non molto famose; è un piacere ascoltarlo; fra un brano e l’altro poche parole: dice che sono le canzoni che lui porta in giro per l’Europa.
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E’ tuttavia un altro polistrumentista solitario a rivelarsi, poco dopo, una delle attrazioni musicali più interessanti di tutta la rassegna.
La semplicità del corredo nasconde una certa tecnologia, che gli permette degli impasti sonori e ritmici incantevoli, grazie soprattutto a quella specie di chitarra hawaiana elettrica orizzontale sulle ginocchia, e alla ritmica a pedale dai bassi molto scanditi e forti.
Ha un fisico da ciclista; ripete più volte in inglese di venire dall’Australia; si apre in sorrisi quasi infantili ogni volta che riceve un applauso o un’offerta dal pubblico, ma quando qualcuno si avvicina per comprare il suo CD, che un cartello indica in vendita a cinque euro, quasi interrompe un po’ pateticamente l’esibizione, per raccomandarsi di versare la banconota da cinque…
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Vaghiamo ancora per le strade della vasta isola pedonale, mentre nuvoloni temporalechi sembrano voler guastare la festa, o quanto meno aumentare la sensazione di afa e il sudore degli artisti di strada.
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Il programma ufficiale prevede, nei giorni feriali, un primo turno di esibizione dalle 18 alle 19.30, ed un secondo dalle 21.30 alle 24, con prosecuzione spontanea notturna in alcuni luoghi convenzionali (la domenica invece un’unica sessione dalle 17 alle 20).
Il limite delle 19.30 tuttavia non è rispettato da quasi alcun gruppo, e per fortuna, perché il mio treno di ritorno è alle dieci e un quarto e la tentazione di fermarmi e fare come il mio amico, che rincaserà con quello dopo (cioé all’una e mezza), sarebbe forte, in barba all’impegno podistico organizzato che ho intenzione di affrontare domani di buon mattino.
Abbandono la tentazione, dettata soprattutto dal desiderio di vivere un clima di happening artistico che, mi rendo conto, è prematuro fra i protagonisti stessi di questa prima giornata ferrarese della rassegna.
E mi accontento di questi assaggi, sempre più rapidi man mano che si avvicina l’ora del ritorno, di uno stile e di una maniera di interpretare la vita e l’arte, dalle strade dell’Italia e del mondo, al costo, e al compenso, di una povera, impagabile libertà.
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sono stata anche io ieri pomeriggio a vedere i buskers e quelli che mi sono piaciuti di più sono stati il gruppo tibetano col cantante chitarrista che emetteva dei suoni pazzescamente intonati e melodiosi con la bocca, evocanti altri mondi e altre culture, e il gruppetto che faceva cover di bruce springsteen che ho visto per ultimo.
però purtroppo ti devo dire che questo festival col passare degli anni invece di migliorare peggiora nel senso che si sta sempre di più perdendo quella diversità di proposte artistiche che dieci anni fa vedeva li partecipare oltre ai musicisti giocolieri e mimi e tanti altri personaggi particolari che non trovi in altre manifestazioni… insomma oramai ai buskers fanno solo musica… vabbè comunque è sempre un piacere girare per le stradine di ferrara in questa occasione. baci artistici
Ciao cara Cri, forse hai ragione, anche se, personalmente, sono attratto più dai gruppi musicali che dalle altre arti varie.
La mia impressione di quest’anno, che non ho espressa sul post perché non ne ero abbastanza sicuro, è stata di una maggioranza troppo schiacciante di musicisti provenienti dall’Italia, e molti perfino da pochi chilometri di distanza da Ferrara, rispetto agli ospiti internazionali, fenomeno spiegabile in termini di costi (di individuazione, ricerca e contatti, e poi di ospitalità in questi giorni del festival) in tempi di crisi.
Per il resto la manifestazione mi è sembrata in uno stato di salute più che confortante.
Grazie del commento e baci estensi.
Mi hai fatto venire voglia di andare al festival! Che bello leggere i tuoi racconti, Franz, con le parole crei un mondo pieno di colori, di suoni, di armonia e sembra quasi di essere lì, proprio lì dentro quel mondo 🙂
Grazie, grazie davvero, cara Giraffa; i tuoi complimenti sono molto generosi, ma altrettanto graditi e preziosi.
Salgo su una scala e ti do un bacino su un’orecchia.
😀
Bello, ho visto molte di queste esibizione a Munchen ed altrove in Europa. Un abbraccio
E’ sempre un piacere, almeno per me, incontrare nelle grandi città questi artisti vagabondi.
Vederli però raggruppati, riconosciuti, valorizzati, e all’opera in una città così adatta, è un piacere ancora più grande.
Ciao Super, un abbraccio e un giro di valzer.
Una festa tipo Pennabbilli insomma.
Credo che si assomiglino molto, ma, almeno secondo Wikipedia, il festival di Ferrara è il più importante al mondo (sarà vero ?).
Un bentornato a te e ai tuoi post !