Le scatole cinesi del plagio

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Credo di aver terminato il mio 2009 con una buona azione: ho suggerito alla mia cara ‘amica di tastiera’ Francesca, che aveva annunciato con un post la definitiva chiusura del suo blog ‘Un’altra Europa’, alcune considerazioni, che hanno poi contribuito a farle cambiare idea, tanto che lei stessa le ha pubblicate come incipit ad un nuovo anno di vita della sua creatura telematica.

Si tratta di un blog particolare, anzi senza esitazioni dico eccezionale, per la quantità di contenuti e la ricchezza di stimoli culturali e di riflessione di cui con grande frequenza ne fa veicolo Francesca, una persona di grande curiosità intellettuale e di una capacità autenticamente mostruosa di divorare libri e siti internet scritti in un sacco di lingue, ma dotata anche di un approccio etico ed umano, e dunque giustamente preoccupata ed inquietata ed indignata, nei confronti dell’attuale realtà, sia a livello mondiale sia a livello italiano, benché da diversi anni abbia deciso di vivere all’estero.
E’ un blog ostico, sia perché di frequente i suoi post sono molto lunghi, complessi, pieni di link, sia anche perché lo stile di impaginazione spietatamente, scontrosamente grezzo non ha nulla di accattivante.

Nel lasciare l’Italia dopo le sue vacanze di fine d’anno, tuttavia, la nostra amica ha scritto una sintesi sulla realtà nazionale molto breve e chiara; sono poche righe, a mio parere del tutto condivisibili, che fotografano il livello di molteplice degrado e corruzione in cui il Paese versa, e che si concludono con la considerazione del punto di assuefazione raggiunto, nel dibattito politico come nella società civile, entrambi evidentemente incapaci di formulare una reazione commisurata alla situazione:

I problemi non sono nuovi, ma è nuovo – mi pare di percepire –  l’atteggiamento per cui tutto questo è progressivamente entrato nella normalità delle cose ed è entrato a far parte del paesaggio naturale del Paese. Come la nebbia in val Padana. Altrimenti Napolitano, Bersani, ecc. e quella che un tempo si chiamava opposizione e che Barbara Spinelli giustamente suggerisce di chiamare “quelli che non governano” troverebbero altre parole e avrebbero altre reazioni e quella che un tempo si chiamava società civile reagirebbe nonostante quelli che governano e quelli che non governano, mi pare.

Anche mio fratello Davide scrive spesso dei post di difficile approccio, per la sua formazione filosofica ma direi soprattutto per il suo amore verso la disquisizione analitica spinta all’estremo.
Lo fa nel Forum “Viva i bidelli”  di cui è l’amministratore, ma anche il principale animatore.
E anche lui ragiona in questi giorni sul tema dell’assuefazione, con un vero e proprio trattato che sta pubblicando a puntate, in risposta (con firma: Admin) ad un intervento filo-berlusconiano.
Tanto è l’impegno che sta impiegando in questa sua dissertazione, che ha chiesto aiuto anche a me, perché gli segnalassi le mie abituali fonti di informazione politica ‘sana’, promettendomi poi (o minacciandomi, secondo i punti di vista…) di trascrivere e citare il mio contributo in una delle prossime puntate in corso di pubblicazione.
Ma lascio brevemente la parola a lui:

Ma quale politico può essere così coglione da dire a chi lo ascolta: “tu non sei responsabile delle tue scelte politiche, tu sei plagiato, manipolato, sei diventato un automa. Tu sei un pupo ed il puparo che ti muove è Silvio Berlusconi”. Un discorso di questo tipo è repellente, ed offensivo per chi se lo sente rivolgere. Anche se espresso in maniera più dolce, con toni molto umani e garbati (ma addolcire troppo non si può, se no si puzza di ipocrisia lontano un miglio e si perde l’effetto-shock, che è l’unica speranza di svegliare chi sta dormendo il sonno della ragione) questo messaggio rimane repellente, non genera consenso ma spinge il destinatario, per reazione, tra le braccia dell’avversario politico.

Nel rileggere queste frasi mi è tornato in mente, non senza amarezza, quella specie di dibattito pubblico a cui fui costretto fra i colleghi, durante un’attesa ad un posteggio una sera dello scorso autunno, e che raccontai in questo post.
Il mio interlocutore, senza perdere il suo modo di esprimersi pacato e fin troppo garbato, denunciava come ideologica ed avulsa dalla realtà la mia percezione e posizione socio-politica, e mi chiedeva retoricamente se vedessi in lui un soggetto plagiato da un ipotetico tiranno.
Non potei rispondergli di sì, e fui costretto ad arrampicarmi su qualche specchio. Un dialogo fra sordi, fondamentalmente.
Un po’ come quando da ragazzini si discuteva su fronti contrapposti: “Scommettiamo che ho ragione io ?” “Ci sto !”.
Ma quando il mio convincimento era vero, profondo ed evidente, erano scommesse vinte in partenza, solo questione di tempo.

Mi chiedo quando sia avvenuto il salto di qualità, il passaggio storico da una situazione con alcuni aspetti di corruzione ad un vero e proprio regime della menzogna; quando sia finito, nel mio personale sentire, il senso della normalità; quando la foschia si sia fatta nebbia.
A un certo punto è avvenuto, se è vero che, per contrasto, mi sono sorpreso, ragionando in occasione dell’anniversario di Piazza Fontana, nel ritrovare un unico filo conduttore, di stampo principalmente mafioso (ma non solo), di tutta la storia italiana dal dopoguerra ad oggi.

Ripenso alla nascita del mio blog; era l’estate 2006, tre anni e mezzo fa; era molto recente quella pazzesca notte degli spogli (e forse dei brogli, beninteso da parte dell’attuale tiranno), che aveva decretato la seconda risicatissima rivincita di Prodi e del centrosinistra.
Gli intenti etici, di quel mio affacciarmi sull’affollata ribalta della blogosfera, erano limitati (per così dire!) alla crisi ambientale, a diffondere consapevolezza su una situazione di crisi planetaria a cui non corrispondeva (e men che mai corrisponde oggi) una risposta adeguata a scongiurare la catastrofe, e dunque erano diretti a risvegliare le coscienze da un senso di normalità imposto dal modello capitalistico giunto ormai al suo definitivo capolinea.
C’è qualcosa di molto simile fra quell’atteggiamento iniziale e l’altro, quello di critica al regime berlusconiano, che si è poi aggiunto necessariamente, ma dopo, all’interno dell’anima ‘impegnata’ di queste pagine.

Dunque la nebbia è calata di recente; anche se non è successo certamente da un giorno all’altro, penso tuttavia si possa con buona approssimazione far corrispondere il fenomeno con l’inizio di quest’ultimo governo della Jena Ridens, e cioè il 7 maggio 2008.
Come in un gioco di scatole cinesi, ora la maggioranza della popolazione italiana non solo è in gran parte cieca all’emergenza planetaria che sta vivendo la nostra generazione, unica nella storia dell’umanità, ma lo è diventata anche nei confronti di un orizzonte più domestico e più immediato, cioé l’organizzazione politica dittatoriale, incapace nell’amministrazione, violenta nella cultura, distruttiva delle regole costituzionali, che si è instaurata, con tutto l’interesse delle mafie, per salvaguardare un ridicolo imperatore da sempre nei guai con la giustizia.

Ci sarebbe da essere disperati, se non fosse, oltre che inutile, sbagliato.
Perchè esiste almeno una valida ragione per continuare a sperare, ad impegnarsi e all’occorrenza a combattere; un possibile, potente antidoto capace di scoperchiare quella doppia scatola cinese che soffoca le coscienze.
Si tratta della Rete, che sembra teoricamente in grado di modificare addirittura le modalità di sviluppo del pensiero dell’uomo, in un modello di elaborazione collettiva mai sperimentato prima, e ribelle ad ogni logica coercitiva o censoria da parte del potere costituito.
D’altra parte, la nascita stessa della Rete fu ad opera di una somma di intelligenze (non esiste un ‘inventore di Internet’), quelle, se ben ricordo, di un gruppo di ingegneri che decisero autonomamente di derogare dalle finalità militari del progetto che conducevano, e in questo modo furono in grado di offrire questo meraviglioso regalo all’umanità.

La bella giornata romana del ‘No B-day’, più volte presa ad esempio anche nel lungo scritto di Davide, è una prima dimostrazione tangibile, qui da noi, di ciò che può succedere quando la realtà virtuale, raccontata, pubblicata nella Rete, decide di interporsi alla realtà fisica, e lo fa con le gambe, le bandiere, i cuori, di migliaia di persone vive e vere.

Mi sembra che questo stesso pensiero, e questa stessa ragione di speranza, siano contenuti in un altro post del già citato forum, questa volta a firma Emma, che ho letto un po’ di sfuggita ma che varrebbe la pena approfondire.

Non lo faccio ora, però, dal momento che mi sono già dilungato fin troppo, sull’esempio dei miei ‘cattivi maestri’, Francesca e Davide.
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L’immagine è presa da: http://www.facebook.com/note.php?note_id=130476271005

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23 risposte a Le scatole cinesi del plagio

  1. francesca ha detto:

    Nemmeno la mia è un’analisi. E se non è un’analisi, non ha nemmeno la pretesa della completezza.
    Non mi trovo mai ad idealizzare il passato: cerco, al più, di tenerne conto nelle valutazioni del presente. Mi pare solo che ci sia un salto di qualità nell’accettare come normale una situazione che normale non è. Mi sento di poter dire che nessuno, negli anni di piombo, avrebbe mai pensato di vivere in una situazione normale: tutti la ritenevano e la percepivano come una situazione di emergenza. Credo invece che durante il fascismo, a parte i perseguitati e l’esigua minoranza che si è fatta anni di carcere e di confino, la massa abbia convissuto a lungo con il regime senza particolari sforzi o critiche, vivendolo come un fenomeno naturale, non estraneo a sé. Quella stessa esigua minoranza, però, è riuscita a canalizzare le proprie energie ed i propri ideali fino a trasformare un paese dittatoriale in una repubblica democratica, con tutti i suoi limiti ed i suoi difetti e le sue perfettibilità: quel tipo di lavoro caparbio, inizialmente solitario, poi di minoranza, sfociato, dopo l’8 settembre, nel coinvolgimento di milioni di persone, non è stato un sussulto.
    Mi pare che oggi, come durante il fascismo, il regime sia tutto sommato accettato, e lo sia al punto tale che la massa sostanzialmente ne approfitti, trovando in esso anche una giustificazione per i propri comportamenti individuali più o meno gravemente illeciti o incivili e che oggi come allora valga la pena e si debba continuare a compierlo, quel tipo di lavoro, ognuno secondo le proprie possibilità, anche solitariamente, anche in minoranza, ma incessantemente e testardamente: perché anche se ormai annoia i più, il conflitto d’interessi c’è, la corruzione c’è, le prepotenze e le arroganze ci sono, perché è importante continuare a dire che tutto ciò è ingiusto e ad agire di conseguenza individualmente nel proprio quotidiano, non trascurando nessun piccolo dettaglio, perché anche un sussulto, in questi momenti, sarebbe meglio di niente.

    Un caro saluto a tutti.

    • Franz ha detto:

      Non so se questa tua è un’analisi, cara Francesca, ma sicuramente sei riuscita a dire le cose che pensavo anch’io, e molto meglio di me.

      Un caro saluto e un abbraccio.

  2. Luciano Marcelli ha detto:

    Ho due anime.

    Quella pessimista, che mi porta a dire che l’essere umano è una iattura per l’intero pianeta e per tutti gli altri esseri che vi abitano. Punto.
    Senza contare che non c’è riparo: perché l’entropia, che pare governare l’intero universo, dovrebbe non applicarsi al genere umano, al destino stesso dell’uomo, alle relazioni tra le persone, all’implicita distruttività di ogni creazione?
    Non possiamo che andare verso la distruzione. Possiamo soltanto tentare di rallentare il processo, il quale resta, però, irreversibile. Per legge di natura.
    Quest’anima, tanto per fare un esempio di quanto sia forte, ha dato un contributo determinante al mio autoesonerarmi dall’onere della procreazione, affiancata dal timore dell’incerto, dall’indolenza, dall’edonismo.
    Non c’è un giudizio: non ho ancora deciso se ritengo di aver fatto bene o di aver fatto male, nel cassare la mia pur prorompente voglia di paternità.
    E neppure nel definire pessimista quest’anima c’è un giudizio di valore o di merito.
    Soltanto, è una forte componente del come sono e come agisco.
    In sintesi, nulla ha senso, per questa mia anima, a cominciare dalla vita stessa. Se vado avanti e non mi ritiro su di una stele o in una grotta, è soltanto per inerzia del vivere; se non mi suicido, è soltanto per codardia.
    Tanto meglio sarebbe stato se la nostra razza non si fosse mai affacciata alla vita.

    C’è poi l ‘anima ottimista (non necessariamente migliore o peggiore dell’altra: anche qua, niente giudizio), che mi suggerisce che non è vero che stiamo peggio di cinquanta o sessanta anni fa; per lo meno, non è vero se generalizziamo.
    In quei tempi vi erano, senz’altro, giovani del dopoguerra che percorrevano gratuitamente le campagne, con soltanto un uovo sodo in tasca per l’intera giornata, per diffondere l’Unità tra le masse. Non so se lo facessero anche quelli di Avvenire ma non importa: è la volontà di fare e di cercare una forma di progresso, che conta.
    Al tempo stesso, però, vi erano loro coetanei e meno coetanei che lottizzavano e deturpavano e inquinavano l’Italia, con il beneplacito delle istituzioni.
    Questo, tanto per fare due esempi: se li moltiplichiamo, credo che si comprenda il ragionamento che intendo fare.
    Che dire, poi, di cento anni fa? Non vigeva forse un generalizzato e consolidato sopruso di pochissimi nei confronti di tutti?

    Si dirà che non ci possiamo misurare rispetto alle condizioni di così tanto tempo addietro. Bene, allora non pensiamoci più e guardiamo il presente.
    Certo, la prospettiva storica è irrinunciabile per comprendere il tempo attuale, ma stiamo attenti a non cadere nella perenne trappola di ogni generazione: quando va invecchiando, inizia a rimpiangere i bei tempi andati, così come facevano i nostri padri quando eravamo giovani noi e come facevano i nostri nonni quando erano giovani i nostri padri.

    Sono convinto anch’io che il clima generale si sia imbarbarito, che la storia spesso riproponga il già visto, che con questa maggioranza e, soprattutto, con questo governo, si senta una puzza di reazione, di prodromi di totalitarismo che fanno vomitare e rabbrividire, ma erano meglio gli anni di piombo in cui siamo cresciuti (per lo meno io, che sono del ‘61)? O gli anni del riflusso, quando gli studenti cosiddetti impegnati (brutto termine, ma fo’ per spiegarmi) andavano cercati con il lanternino?
    Erano meglio gli anni ’90, con il ruttino di tangentopoli e poi fine?
    Dall’altro lato, non ci sono forse oggi come cinquanta anni fa leve giovanili che scelgono di dedicare anni importanti della propria gioventù a progetti di impegno civile, di cooperazione, perfino rischiando, in taluni casi, la vita?
    Non convivono forse, oggi come un tempo, le forze della solidarietà con quelle dell’individualismo?
    Le ragioni dell’essenza con quelle della potenza?
    I valori del comune con quelli del soggettivo?

    Misuriamo l’oggi sulla scala della storia, passata e recente, certamente. Anzi, restiamo all’erta e impegniamoci a rilevare anche i semplici segni premonitori di ogni degrado civile.
    Al contempo, prestiamo attenzione: lo scienziato fa di tutto per ridurre l’impatto delle proprie percezioni sui risultati delle osservazioni, che sono influenzabili dalla propria semplice presenza.

    Chiudo.
    Non è affatto un’analisi, questa mia. Troppo parziale e manchevole.
    Volevo dare soltanto uno spunto e non è detto che ci sia riuscito.

    Ciao.

    • Franz ha detto:

      Caro Luciano, sei riuscito eccome a dare anche più di “uno spunto” e anche tu, come Silvana, sembri mettere in crisi alcune delle mie affermazioni.
      Tralascio con doveroso rispetto ogni commento sugli aspetti soggettivi, su quel tuo dualismo molto ben descritto, per dedicarmi ad un breve tentativo di interpretazione della realtà in cui trovino posto sia le tue che le mie considerazioni.

      Il nostro vissuto, temporalmente, è abbastanza simile, anche se ho alcuni anni più di te.
      E i periodi che hai citato non hanno mancato di farmi un po’ rabbrividire nel ricordo.
      Ma, così come ho fatto nella risposta a Silvana, credo di poter trovare in una distinzione lessicale la quadratura del cerchio, cioé la differenza fra lo ieri (limitandomi al dopoguerra) e l’oggi: la distinzione fra ‘sociale’ e ‘politico’.
      Sul piano sociale infatti abbiamo vissuto dei ‘momentini’, che, come ripeto, fanno ancora accapponare la pelle; tuttavia, al di là di un certo ricorrente vago timore sulla loro tenuta, la saldezza delle istituzioni (scaturita con molto travaglio da quanto avvenuto nella prima metà del ‘900), sia pur con tutte le tare, i distinguo, la corruzione che vuoi, non è mai fondamentalmente venuta meno.
      Quello che stiamo vivendo ora è un fenomeno di genere nuovo, proprio sul piano politico, quello che non esiterei a definire un ‘colpo di stato strisciante’, sistematicamente e rapidamente in corso d’opera, reso ancora più spaventoso dall’utilizzo scientifico della manipolazione delle menti, aspetto questo su cui è incentrata la lunga dissertazione, non ancora terminata, di mio fratello Davide.

      Anche il mio è solo uno spunto di riflessione, ancora più stringato dei tuoi, ma la funzione dialogica di questo spazio per i commenti e soprattutto il tempo a disposizione per ora mi costingono a limitarmi a questo.

      Un grazie a te e un saluto.

  3. silvanascricci ha detto:

    Caro Franz non penso che l’assuefazione all’immoralità o l’inciviltà siano cose recenti.
    Lo sono da tempo immemore per il nostro paese; noi abbiamo soltanto, e di tanto in tanto, dei sussulti di vera legalità ma non abbiamo la costanza di proseguire in un serio, civile approccio con la moralità sia essa politica, civica o personale; riusciamo soltanto a scadere nel bercero moralismo.
    Prova a pensare da quanto tempo il Sud è sovrastato,conquistato e dominato da mafie e criminalità organizzate come uno stato nello stato.
    Prova a pensare alla guerra partigiana, quell’idea di libertà di azione e di pensiero è durata lo spazio di un mattino; qualche decennio dopo eravano già di nuovo tutti tendenzialmente fascisti.
    Prova a pensare ai tempi di mani pulite, sembrava una rivoluzione ed invece è stata soltanto l’ennesimo fuoco di paglia.
    Ci stanchiamo in fretta, non sappiamo arrivare ad un percorso compiuto e mantenere le posizioni.
    Sappiamo indignarci per un po’ poi ritorniamo nel nostro alveo come un torrente che straripa ma non fertilizza la terra che ha intorno.

    Io sono blogger da aprile del 2008, come mi devo considerare?
    Vecchia, giovane o neonata?

    Un caro abbraccio
    Silvana

    • alanford50 ha detto:

      Perdona l’intromissione, volevo solo dirti che condivido la tua analisi, noi esseri umani siamo dei razziatori, è nel nostro DNA, come giustamente dici tu, ogni tanto nella nostra storia esce fuori il bisogno di dare al nostro vivere un senso compiuto e logico a quello che facciamo, quindi per un certo periodo (tendenzialmente sempre molto breve) cerchiamo di darci delle regole capaci di donarci un senso e la tranquillità, generalmente questi periodi storici ce li mettiamo sul groppone o nell’immediato dopo un evento catastrofico (guerre, catastrofi varie ecc.ecc.) o nei periodi di grassa, di benessere collettivo, ma come la storia insegna non siamo capaci di tenercele a lungo queste regole, perché le regole sono viste e sentite come costrizioni, vere e proprie catene contro la nostra libertà insita nel nostro essere animali, come avevo precedentemente citato in un mio post precedente, l’uomo nella sua millenaria storia è sempre rimasto uguale, fine a se stesso, ci sono stati cambiamenti e miglioramenti solo dal punto di vista tecnologico migliorando le nostre conoscenze e capacità nel loro uso, ma dentro siamo uguali ai nostri progenitori che giravano con le clave sulle spalle in lotta continua per la propria sopravvivenza.

      Se tu che sei una blogger dal 2008 ti chiedi cosa sei, come dovrei considerarmi io che lo sono solo dal 2009? ahahah.

      Ciaooo neh!

    • Franz ha detto:

      Cara Silvana, l’evidenza delle tue considerazioni sembra mettere in crisi le mie, che pure ai miei occhi sono almeno altrettanto evidenti.
      Credo che la discriminante sia una parola del tuo scritto, quel “tendenzialmente” fascisti.
      E che il regime dittatoriale-mediatico che stiamo vivendo abbia sfruttato questa insana e diffusa tendenza, coltivandola ed amplificandola con l’arma di distruzione di massa della sottocultura televisiva, e con il monopolio dell’informazione, almeno di quella che conta e che basta per generare opinioni falsate.
      Resta netta in me (non so se anche in te) la percezione di un deciso cambio di registro nella situazione di degrado politico e civile, quello che ho chiamato il passaggio dalla foschia alla nebbia, riprendendo l’immagine originaria con cui si conclude l’analisi di Francesca.
      E resta netto anche il senso di gravità, se non proprio di sorpresa, della mancanza di una reazione commisurata alla spudoratezza, allo scandalo, di quell’uomo e degli interessi che rappresenta, suoi e altrui, ma anche della corruzione morale, più ancora che dell’ingenuità o cecità, del partito ufficialmente di opposizione, il PD.
      Non mi basta quel ‘tendenziale fascismo’ popolare diffuso e cronico, perché accanto a quello, ora più ora meno, è sempre esistita un’altra anima popolare, nobile, idealista e capace di indignazione, rabbia, lotta, e, non sottovalutiamola, un’intelligenza critica che ora sembra particolarmente ottenebrata.
      Se non fosse così, la Jena Ridens non avrebbe conosciuto due sconfitte elettorali.

      Il discorso è terribilmente complesso e andrebbe approfondito molto di più, anche per evitare il rischio di concedere all’avversario altri vantaggi tramite il mancato riconoscimento, per delusione o disillusione, della vera entità delle forze sane (o …guaribili) presenti sul campo.

      Ricambio di cuore l’abbraccio, da un blogger con una certa anzianità di servizio a una blogger decisamente più giovane, ma già …nell’età della maturità. 🙂

  4. Giovanna Amoroso ha detto:

    Caro Franz,

    e così sei “attivo” dal lontano 2006…

    Beh, io ti ho scoperto qualche mese fa, e devo dire che il tuo blog è veramente un punto di riferimento per scoprire molte campagne di sensibilizzazione verso l’ecologia, la beneficenza e tanto altro!
    Grazie a te, sono sempre informata su tante cose!

    Che dire caro Franz, se non ci fossi bisognerebbe inventarti!!!

    La tua “fedelissima” lettrice

    Giovanna

    • Franz ha detto:

      Cara Giovanna,
      il sostegno di un’amica dolce, affezionata e di buona volontà come sei tu mi è di grande aiuto, per continuare ad impegnarmi in questa attività di blogger del tutto volontaria e tendenzialmente a fin di bene.
      Spero che continui sempre a seguirmi, e io a meritare la tua attenzione.

      Un bacione affettuoso. 🙂

  5. solindue ha detto:

    Il mio blog nasce solo 3 mesi fa, e non posso che inchinarmi a cotanta maestria attiva fin dal lontano 2006.
    Una sola domanda: ma è con il passare degli anni che si acquisisce una tale logorroicità o ci si nasce?

    • Franz ha detto:

      Grazie per l’inchino, cara Sol, e anche per la ‘velata’ critica…
      I miei post sono mediamente più lunghi rispetto ai primi tempi, ma non credo che sia una tendenza valida per tutti.
      Per fortuna in Rete c’è spazio per post più o meno lunghi, più o meno impegnati e impegnativi, più o meno interessanti, come pure per commenti più o meno attinenti.

  6. missss ha detto:

    Subito confesso: ho lettoo poco, diciamo a spizzichi e bocconi, come al solito sono di corsa.
    Pensiero al volo: anche il mio blog nasceva intorno all’estate del 2006, mi pare di ricordare. Forse l’unica cosa che abbiamo in comune, io così distratta, caotica, confusionaria, direi quasi analfabeta a paragone, però andiamo avanti, logicamente io con molta meno fatica ehhh (ma quanto scrivi caro mio….). Poi cos’altro? Buona serata e fai il bravo neh!!!!

    • Franz ha detto:

      Cara Miss, mi è proprio di conforto saperti ancora mia ‘compagna di banco’, come è successo fin dai primi vagiti dei nostri rispettivi blog.
      E in questo proprio non conta la lunghezza o i contenuti più o meno diversi; quello che conta è essere ancora sulla breccia e cercare sempre di …fare il bravo, come premurosamente continui sempre a suggerirmi.

      Bye bye, baci.

  7. alanford50 ha detto:

    @SHERAZADE.

    Ti ringrazio per questa dimostrazione di condivisione e di ismpatia, non sono di Roma, io abito nel profondo Nord/Ovest ai piedi delle montagne ex olimpiche, la dove fischia il vento ed urla la bufera e la dove scivola il camoscio, uuuhhhmmm forse non era proprio così la filastrocca..

    Ciaooo neh! alla prox.

  8. sherazade ha detto:

    Mi inchino grata ad alanford e gli chiedo se è di roma xche’ se sì, rse ci sonosciamo e se ha frequantato hale, mamar e altri ne sarei quasi certa.
    chiedo scusa dell’intrusione sul privato.
    sheraz

  9. alanford50 ha detto:

    @RENY.

    Condivido la tua analisi sui fatti tragici di Rosarno, come sempre l’ipocrisia l’ignoranza ed il malaffare la fanno da padrona e condizionano e indirizzano le menti.

    Ciaooo neh!

  10. alanford50 ha detto:

    Caro Franz, inutile dire che condivido in toto il tuo scritto, la differenza sostanziale tra il tuo modo di vedere ed il mio sta unicamente nel fatto che in te si legge e si trova sempre una finestra aperta sulla speranza, io sono molto più drastico e come sai amo definirmi realista, anche se quasi tutti mi definiscono pessimista.

    E’ mia convinzione che non esiste una vera salvezza, perché in primis è legata ad un desiderio e bisogno della popolazione, mentre tu stesso ammetti e parli di una incomprensibile assuefazione, solo la massa può provocare spostamenti e movimenti, anche se sono assolutamente felice che esista un movimento di menti pensanti, ,non sono così pretenzioso da definirle menti intelligenti, ma sicuramente pensanti e persino a mio modestissimo parere ammetto che è già moltissimo vista la totale inerzia cerebrale delle masse.

    Tra le tue parole leggo una sorta di incomprensione verso questo strano immobilismo della gente, ma se pensi bene è così da sempre, esistono i dominatori ed i dominati e la storia ci racconta unicamente di uomini oppressi che baciano la mano di chi li bastona e di chi li soggioga, una sorta di incapacità congenita di comprendere il proprio tempo e quindi di comprendere anche i modi per migliorarli e cambiarli, sembra che l’unica vera caratteristica ricercata da sempre dalle masse sia l’essere esonerati dal cercare soluzioni e dal pensare, accettando di baciare le mani di chiunque pur distribuendo bastonate li esonera dall’improbo onere, come se l’uomo che si distingue dal resto del regno animale proprio per la sua capacità di utilizzare il cervello per avere dei pensieri con un senso compiuto, rifiutassero proprio questa caratteristica, come se fosse la cosa più pesante e difficile da vivere, quindi un rifiuto al pensiero, molto meglio e più facile sopportare negatività pur di non smuovere e dare corrente alle sinapsi cerebrali, una spasmodica ricerca di riavvicinarsi al resto degli animali che sono visti deresponsabilizzati nel loro vivere perché obbligati a rispondere unicamente ad istinti e non a ragionamenti che li costringono ad una sorta di prigionia mentale.
    Meno male che esistono menti pensanti capaci di uscire dalla massa, anche se come spesso ho scritto numericamente inconsistenti ed impossibilitati a cambiare le cose, sicuramente la rete è un luogo dove queste anime vive riescono a dare segno del loro esistere, ma la massa vuole altro, vuole il non pensiero, il vuoto, l’istinto del gregge prevale e soggioga questi poveri esseri inermi.

    Oggi come oggi queste masse stanno ancora troppo bene, e non sono capaci di vedere al di la delle loro avide bocche, e finché le loro bocche ingurgitano quello che le loro deboli braccia riescono a procurare va tutto bene, ben vengano anche i soprusi, solo quando questo meccanismo gli verrà negato allora insorgeranno e cambieranno la mano di chi li bastona, la storia anche quella recente dimostra la assoluta validità di questa teoria, il fascismo di prima maniera fu visto dalle masse come una forza innovatrice e per certi versi lo fu veramente ma la massa fu assolutamente impotente e non si mosse di un millimetro quando la storia inizio a precipitare, lo fece solo quando tutto raggiunse l’estremo, l’invivibilità, allora la massa si mosse è cambiò, ora i tempi non sono ancora maturi (per fortuna) per un movimento di risveglio non delle coscienze ma dei bisogni primari delle pance.

    Insomma se tutto va bene siamo rovinati, ma meno male che esisto menti vive che almeno fanno sentire che esistono altre dimensioni del vivere.

    Ciaooo neh! perdona il mio solito essere prolisso.

    • Franz ha detto:

      Non è la prima volta, caro Alan, che ci confrontiamo sulla realtà sociale, e ormai ‘conosciamo i nostri rispettivi polli’, cioè il nostro rispettivo modo di vederla, comune in alcune parti, divergente in altre.
      Credo che quest’ultimo tuo scritto, soprattutto la visione della massa passiva e incapace di reazione fino a che non le si tocca la pancia, se ha indubbiamente molti aspetti realistici, sia comunque espressa, non correttamente, come regola generale, storica, inesorabile, indifferenziata.
      Penso che la situazione di quasi un secolo fa, come di ogni altra epoca, vada tarata sul livello di cultura e di benessere medio, ed è questo che mi porta a sorprendermi di quanto abbia potuto, in condizioni di fondo decisamente migliori, la cultura dominante, quella della tv.
      Penso anche che combattere per un riscatto sociale e politico, dunque la speranza, sia un fatto sensato (oltre che positivo per la salute e la qualità di vita di chi la coltiva), perché comunque c’è sempre stato, grazie al cielo, chi ha deciso di combattere giuste cause, e non si può dire che questo non sia servito a migliorare, almeno un po’, il panorama umano nel mondo.
      Penso infine che l’esistenza di società molto più sane della nostra, di altre molto più propulsive verso un autentico progresso, testimonino che l’obiettivo della lotta non sia a priori un’utopia.
      Questo sul piano sociale e politico; su quello ecologico, invece, sono più propenso a pensare che l’uomo non sia in grado di darsi regole che possano salvarlo dal flagello, ma mi auguro di sbagliare.

      Un grazie per il tuo ennesimo contributo e un salutone.

  11. reny ha detto:

    Apprezzo e mi complimento con tanti blogger(s) che con tanta competenza e serietà scrivono di politica.
    Purtroppo lavorando in questo ambito da 25 anni e ora al parlamento europeo io cerco di evitare, per sopravvivere, di reimmegermi anche nel tempo libero.

    Credo, al contrario di quello che hai scritto tu nel mio blog che “dobbiamo adattarci”. NO. Sarebbe come morire (non abdicare).
    La ‘ricoluzione’ deve continuare a livello individuale nelle azioni quotidiane perchè se noi buttiamo tutto in politica, scarichiamo sulle gerarchie noi ci annulliamo nel ‘tutti’.
    Un esempio recentissimo? ROSARNO. Buttare la croce su Maroni, le gerarchie, non risolve niente anzi annulla le responsabilità che partono da ogni singolo piccolo ‘proprietario di 50 alberi di arance e che – connivente, per il suo porco tornaconto – pur sapendo ha ingaggiato lavoratori ‘neri’, in nero, vittime di ricatti.
    Il paese di Rosarno ha sfilato proclamando la sua ospitalita’? Ma quale?
    Quando si generalizza la soluzione è che nessuno paga.

    scusa ora vi lascio devo andare a mangiare un boccone veloce.

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    • Franz ha detto:

      Quando la situazione di degrado e corruzione si cronicizza, come è successo da noi, diventa poi difficile giudicare se sono peggiori i governanti o i governati.
      Un paio di cose però a me sembrano del tutto evidenti:

      – che la classe politica, soprattutto quella di governo ma anche quella di ‘mancata opposizione’, non rappresenta fedelmente la popolazione, in cui delle porzioni niente affatto trascurabili continuano a credere nei valori di libertà, giustizia, dignità;

      – che i ‘governanti’ hanno gravi responsabilità nel rimbambimento e imbarbarimento delle masse, tramite il sistematico e spregiudicato utilizzo, sconcio, menzognero e degradante, dei mezzi di comunicazione: proprio questo è il tema conduttore del lungo scritto di mio fratello Davide.

      Preferisco non entrare in argomento sull’atroce caccia all’uomo a cui abbiamo dovuto assistere in terra di Calabria: molte cose giuste sono già state scitte in tanti blog.
      Però vorrei precisare il senso di una mia frase che tu citi fuori dal suo contesto e in questo modo assume il significato esattamente opposto a quello originario:
      Il mio ‘dobbiamo adattarci’ era riferito al mutare dei tempi, con l’invito di abbandonare le nostalgie del ‘quando eravamo tutti idealisti e rivoluzionari’, ma di guardare positivamente ai fermenti e ai formidabili strumenti che ci offre la realtà odierna.

      Un saluto.

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