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Qualcosa di mezzo fra una segretaria importante e una responsabile di progetto: mi si fa incontro proprio mentre mi stavo alzando senza aver sistemato il disordine di alcuni oggetti, carte e documenti sul mio piccolo banco in fòrmica verde chiaro, in un’aula con altri banchi, sì, qualcosa di simile alle scuole dei miei ricordi.
“Allora, mi hanno detto che qualcosa non gira per il verso giusto…”, mi interroga con tono gentile ma decisamente autorevole, di chi ascolta per controllare e forse anche per raddrizzare.
“No no,” cerco immediatamente di rassicurarla, “c’era qualche problema, come dire, un bubbone, ma siamo riusciti a isolarlo stamattina. Restano solo le classifiche da fare, e non è semplice perché gli incontri con quelle due squadre straniere sono andati come sono andati, con quella valanga di goal, diciannove, venti, chi può dirlo ormai.”
Mi ascolta attentamente, mentre procediamo affiancati, a passo lento, lungo un bordo dell’aula.
“Ecco,” aggiungo, “un’idea potrebbe essere quella di fare una ‘classifica avulsa’ con i soli incontri avvenuti fra noi.”
Un paio di colleghi mi guardano storto dai loro banchi, esprimendo col viso tutto il loro disaccordo.
Più tardi sono nuovamente seduto al mio banco, verso il fondo dell’aula; sul piccolo ripiano di fòrmica il disordine è immutato. Alla cattedra c’è l’ingegnere, quello con la i maiuscola, l’amministratore delegato della ditta, viso affilato, capelli neri. E improvvisamente fa una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: si mette a cantare una romanza, con una voce di una potenza formidabile, come un disco a tutto volume.
Mi sveglio con un forte senso di disagio, di difficoltà, accumulato in quello strano sogno.
Avevo stentato a lungo a dormire: nausea, troppo condimento di aglio olio e peperoncino in quella pastasciutta che mi ero fatto ieri sera, dopo una giornata sigillato dentro casa grazie al turno di riposo.
Poi piano piano era passata e avevo preso sonno, ormai all’alba, e mi ero successivamente svegliato un paio di volte con la coscienza di poter comunque recuperare il riposo, senza limiti di orario per alzarmi.
Come spesso succede, in uno di quei risvegli avevo sentito il mio vicino del piano di sotto, singolo anche lui, fare una delle sue telefonate con la voce squillante e la sua forzata e urlata risatona a singhiozzo; è da più di tre anni che abito qui e non ho ancora capito che mestiere faccia: nelle assemblee condominiali dice di essere sempre in giro per lavoro, mentre in realtà è quasi più casalingo di quanto non sia io in questo periodo.
Mi devo spesso ripetere che una famiglia con dei bimbi piccoli sarebbe sicuramente peggio, e poi comunque da un po’ di tempo ha smesso di ascoltare i suoi brani musicali proprio sotto la camera dove dormo, brevi ma a volume sufficiente a svegliarmi. Probabilmente fu efficace la mia reazione quando, appena destato dalle note del “Bel Danubio blu”, mi misi a cantarci sopra, con quanta voce e quanta rabbia avevo in corpo: “Che rom-pi-co-gliòn, co-gliòn, co-gliòn! che rom-pi-mar-ròn, mar-ròn, mar-ròn!”, eccetera; a un ipotetico osservatore nascosto dietro la porta sarebbe stata indubbiamente una bella scena.
C’è una costante che accomuna i lontani tempi della scuola, evocati dai piccoli banchi di quel sogno, e questo presente; si tratta del mio difficile rapporto con il mese di febbraio. Il maledetto febbraio, non esitavo a definirlo nei miei diari e nelle mie poesie adolescenziali, il mese in cui la coda dell’inverno sembra non voler finire più, a dispetto del lentissimo progressivo allungarsi dei pomeriggi.
Non lo chiamo più maledetto, ora: il passare degli anni insegna a fare tesoro di tutto il tempo e le stagioni a propria disposizione, che si rivelano molto meno illimitati di quanto non sembri da ragazzo e da giovane; ma evidentemente il ciclo del mio bioritmo annuale non è cambiato, e come allora accuso in questo periodo un evidente calo di tono vitale.
Se non altro, la grande libertà di orari del mio lavoro, come pure del mio stato di singolo, mi permettono di arginare il problema, di difendermi, di simulare il più possibile a lungo il protrarsi del letargo dentro la tana. Talora mi sembra di anelare unicamente al benessere del riposo.
Ho avuto notizia di diversi eventi interessanti in calendario nella mia regione; ogni volta mi interrogo e mi dico no, non mi giova, non mi piace (come la lingua latina esprimeva con un’unica parola) quanto starmene il più possibile quieto, profilo basso, sotto coperta, sotto le coperte.
Il concerto di Naïf Herin, emergente straordinaria cantautrice rock valdostana di cui sono un autentico fan? No grazie; peccato, è un evento più unico che raro.
L’incontro con Marco Travaglio, e magari l’occasione per rivedermi con gli amici modenesi ? No, magari un’altra volta.
Il concerto del coro multietnico Mikrokosmos, di cui ebbi modo di scrivere con entusiasmo prima di Natale ? No, ci sarà un’altra occasione.
La manifestazione romana del ‘popolo viola’ a tema “La legge è uguale per tutti”, sabato prossimo ? No, questa volta non ci andrò.
Ed ero anche un po’ dubbioso, sull’utilità di una nuova manifestazione non così distante da quel luminoso ‘No B.-day’ di dicembre.
Come l’altra volta mi dicevo: è una scommessa, e la maggiore o minore partecipazione ne decreterà la vittoria; ma mi sembrava prevalere il senso di una dispersione di forze, ben lontani dalla possibilità di bissare quel clamoroso evento.
Poi l’adesione di moltissime personalità, come ho appreso via via su Facebook, mi ha dato speranza di un nuovo successo: l’elenco è fittissimo ed imponente (vedi qui).
E allora, se non altro, ho contribuito un po’ alle spese, con un bonifico on-line di venti euro (in alternativa si può usare il metodo Paypal, l’importo è comunque libero), raccogliendo l’appello degli organizzatori, che ritengo abbastanza onesti ed affidabili.
E che hanno indetto proprio per oggi, martedì, fino alle ore ventiquattro, una campagna straordinaria di sottoscrizioni (clicca qui).
Il difficile tempo di febbraio intanto scorre; i pomeriggi, giorno dopo giorno, lentamente, progressivamente si allungano.
Prima o poi il sapore di un nuovo vento tiepido, e l’ascolto di mille nuovi cinguettii festosi, ci doneranno nuove sensazioni, e nuove parole, di primavera, di cambiamento, di speranza, di vita, di libertà.
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Immagine tratta da: http://www.religiocando.it/AngoloAntonella/autunno.html
PRIMAVERA IN ARRIVO!!! Il gelo è finito!
Oggi in Liguria 15 gradi! Peccato che devo lavorare come una matta, altrimenti me me andrei in spiaggia…
Un “caloroso” saluto
Giovanna
Anche qui la giornata è splendida: proprio un bel conforto, anche se sappiamo che la primavera è discontinua e bizzarra, quindi è presto per cantare vittoria…
Dai tuoi commenti in qua e là so quanto sei presa dalla tua nuova attività; per questo mi fa ancora più piacere quando riesci a lasciare le tue tracce da queste parti.
L’ennesimo “in bocca al lupo !”; quanto alla spiaggia, non scappa, e prima o poi avrai il tempo e la calma per tornarci.
Ricambio il “caloroso” saluto, a cui aggiungo un bacione !
Sono andata a vedere il blog che mi hai segnalato: accipicchia! mi sa che le cose che abbiamo in comune l’altra ligure ed io, sono più di una! A presto! Sara
Ma che piacere, aver propiziato questo incontro a carattere prevalentemente floreale…
Avrai capito dal suo blog, che, nel caso di Miss, siamo di fronte ad una vera e propria professionista in materia.
Comunque, mi sembra che anche tu non scherzi affatto…
Ciao, a presto !
Non so se la Jena Ridens nel mese di febbraio ha meno possibilità di dir cavolate (sono stato educato… ), per lui i mesi, che siano corti o lunghi, non cambia nulla, e poi se non è lui a dirle (le baggianate), ci pensano i suoi pretoriani e male che vada, Mizzolini con il suo TG.
Verranno tempi migliori? Lo spero!
Bisogna sì sperare, e crederci intensamente, in un’Italia finalmente dejenizzata e deminzolinizzata.
Vederli entrambi scodinzolare dentro una gabbia, e nella gabbia vicina Fede e Vespa… ma te l’immagini che sogno ?
Ciao Franz! un caro saluto! Sara
Ciao Sara, benvenuta da queste parti!
Un caro saluto a te.
Caro Franz, fosse solo una questione “temporale” a fermare la Jena voterei per accorciare tutti i mesi dell’anno.
Secondo me, invece, ne dice di più ogni giorno per riequilibrare i 4 giorni mancanti; in modo che il risultato sia sempre uguale.
Devo dire che anch’io, che pur non disdegno l’inverno, non ne posso più.
Non voglio però neppure il caldo torrido ed afoso dell’estate; io sono per quelle stagioni in cui l’aria profuma, le giornate sono lunghe, le notti sono morbide, e tutto in noi si risveglia…compresa la speranza.
Un bacione
S.
E come darti torto ? Il risveglio e rinnovamento primaverile (che descrivi bene assai…), è sempre qualcosa di meraviglioso.
Ma… ci sono ancora le mezze stagioni ??? 🙂
Quanto al Mostro, la tua teoria “del riequilibrio” è davvero interessante almeno quanto disperante, e a ben pensarci sembra che la stia seguendo anche l’intero governo…
Un bacione a te.
eh sì, febbraio è un mese “pesante”, diciamocelo, perché è corto ma non lo sembra affatto e poi con questo inverno che non vuole mollare la presa ci appare ancora più lungo del solito! Io adoro la primavera. I vestiti leggeri, i sandali, le serate in giro per Roma, le passeggiate al mare nel week end…profumo d’estate…MA QUANTO MANCA??? uN SALUTO!
Mi sento ancor più confortato, a condividere questo attuale ‘stare in trincea’ con un’amica come te, in attesa del disgelo.
Comunque, in fondo è un privilegio sapere o anche solo sperare di andare verso tempi migliori.
E vedrai che arriveranno presto !
Un caro salutone.
Forse è solo colpa del mese di Febbraio, un mese strano, il più ignorato ed inutile, se non fosse per quel fatto che ogni 4 anni è chiamato a riequilibrare il tempo, e poi diciamocelo, è il mese più corto, non da segno di volere abbandonare il freddo ne di richiamare a se il caldo, non è neanche un vero mese di transizione, è solo un mese che tutti cerchiamo di vedere scorrere il più velocemente possibile, tanto lo riteniamo inutile, per fortuna è quasi passato, restiamo tutti decisamente in attesa di tempi migliori.
Ciaooo neh!
Condivido la tua precisa descrizione, che mi fa sentire meno solo nella mia antica insofferenza per il mese più corto.
Se ci pensiamo bene, però, a suo modo febbraio si rivela propizio: è il mese in cui la Jena Ridens spara meno baggianate, per oggettivi limiti di tempo…
Un salutone, sempre ‘in attesa di tempi migliori’ !