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Oggi mi avevano portato la ‘manifestazione viola’ nel centro della mia città, eletta fin dall’inizio come punto di riferimento per una buona fetta dell’Italia centrosettentrionale, ma non ci sono andato, non esito a confessarlo, anzi non ho cercato neanche di seguire gli eventi in qualche modo via internet, come avevo fatto per le manifestazioni romane del 27 febbraio e di domenica scorsa.
Mentre scrivo non ho idea di come sia andata, a Bologna come nelle altre numerose città d’Italia, ad eccezione di Roma: arrivano notizie decisamente incoraggianti da Piazza del Popolo, dove un’inedita compagine rosso-viola con sfumature verdi e arcobaleno (attribuendo con un grande sforzo di volontà semplificatrice, e unificatrice, il colore rosso anche al PD di Bersani e all’IDV), ha raccolto una buona partecipazione popolare, mentre da Reggio Calabria, per il ‘no mafia-day’ voluto dal popolo viola, sta terminando il corteo, come apprendo da Facebook, che diffonde il link per seguire la diretta streaming.
Diretta che, allo stesso modo, questa volta ho snobbato.
Mi sembra che siamo ormai all’apice di un processo di proliferazione di piazze, dal punto di vista sia geografico che temporale.
E mi sembra che le decisioni del popolo viola in questa direzione stiano seguendo criteri di entusiasmo giovanilistico e tutto sommato immaturo, quasi fossero motivate da una sorta di dipendenza emotiva, e di coazione a ripetere, dopo la galvanizzante, euforizzante, gloriosa giornata dicembrina di festosa invasione romana, che raccolse quella ben nota e straordinaria attenzione e partecipazione, da parte dell’associazionismo, del mondo della cultura, di quello di Internet, di una piccola fetta di quello della politica (ma Bersani no, ricordiamocelo) e soprattutto di tanta e tanta gente.
Un secondo raduno romano organizzato in tempi ristretti, appunto il 27 febbraio, poi un terzo, estemporaneo, domenica scorsa (per protestare contro i decreti salvaliste), poi questo ‘No mafia-day’, che, incurante della tradizionale manifestazione di don Ciotti e delle sue associazioni prevista fra una settimana esatta (quest’anno a Milano), si è poi dovuto misurare anche con quella decisa per oggi da Bersani e compagnia, scegliendo un inedito profilo di affiancamento.
Il tempo dell’attesa, della maturazione, della lievitazione del buon pane, è fondamentale per una riuscita incisiva di eventi così importanti, e per non polverizzare quel patrimonio di capacità informativa ed organizzativa basata sulla Rete.
Ormai, invece, la tendenza sembra quella della piazza come abitudine, come hobby: “Come passi le tue domeniche, vai al cinema?” “No, vado a manifestare col popolo viola”.
Certo, sempre meglio che dare soldi a sottoprodotti cinematografici, o incrementare passivamente fenomeni di massa come ‘Avatar’.
Ma la situazione è troppo drammatica per non chiedere il meglio da parte delle forze migliori, e pretendere che non si disperdano, come peraltro sta avvenendo puntualmente sul fronte dei sindacati, divisi anche sullo sciopero generale (e l’ennesima piazza) di ieri.
All’orizzonte il voto regionale; nella cronaca, benché filtrato dall’informazione di regime, un susseguirsi sempre più fitto di scandali riguardanti il tiranno e la sua corte di mostri; ma soprattutto, strisciante, inconfessabile, un evento nuovo, frutto della cialtronesca, a tratti grottesca, arroganza mostrata nella presentazione delle liste.
Un fenomeno nuovo, frutto forse anche, storicamente, di un vento nuovo, finalmente contrario alla Jena Ridens, che cominciò a soffiare dai tempi delle clamorose rivelazioni di Veronica Lario.
Un fenomeno così spaventoso che porta il Caimano ad innalzare i toni, a strillare e tuonare più che mai contro i giudici, e a minacciare il nostro inetto capo dello Stato di rivoltargli contro, guarda un po’, le piazze (come in effetti poi annuncerà per domenica 21).
Sto parlando, se non si è capito, del calo dei consensi. Dei sondaggi, cioé, che sono la bombola d’ossigeno per il Grande Pubblicitario capo del nostro governo, e che ora lo fanno fremere sulla difensiva, in considerazione degli sviluppi giudiziari che potrebbero portare la sua vita inimitabile al più triste degli epiloghi, se solo perdesse il controllo dittatoriale della nostra sfregiata repubblica: minacce e toni da colpo di Stato sono un evidente, e ahimé inevitabile, segno di strategia difensiva.
E il popolo viola, che dovrebbe sapere osservare e lasciar maturare gli eventi, se ho ben capito sembra reagire proponendo per domenica 21 l’ennesima contro-piazza.
Intanto la casalinga di Voghera, ma anche quella di Bologna, anzianotta, è perplessa, sorpresa, spiazzata.
L’altra sera ne ho portata in taxi una. Ho immaginato la sua vita domestica, tv accesa su Canale5 fin dal primo mattino, la compagnia di Gerri Scotti, la Clerici, l’Isola, a suo tempo Mike Bongiorno e Maurizio Costanzo, tanta pubblicità, qualche telenovela, frequenti passate di tg; in casa qualcuno le porta tutti i giorni il mondo filtrato su carta dal ‘Resto del Carlino’, una delle tante voci del padrone.
Sullo spunto delle notizie che stava diffondendo Radio Popolare abbiamo scambiato qualche impressione; sulle prime mi sembrava dotata di capacità critiche.
“Non ci si capisce più niente”, era davvero turbata. Ma poi sosteneva che era giusto permettere agli elettori di esprimersi.
“Guardi, signora, che in tutte le elezioni, e anche in questa, ad esempio i radicali, molti non sono stati ammessi, e si sono ritirati senza lamentarsi. Perché questi qua non devono rispettare le regole ?”
E’ ragionevole, la signora, capisce la mia posizione e quasi mi dà ragione; non si fissa sull’idea prevalente da cui è sicuramente bombardata ogni giorno. Il lavaggio del cervello non è stato completato; a ben pensarci c’è dell’eroismo in quel barlume di indomita libertà di pensiero conservata alla sua età.
Avvertendo il terreno favorevole rincaro le dosi e mi lascio trasportare un po’ da una sincera indignazione: “Adesso stanno venendo fuori tutte le sue porcherie, ma le ha sempre fatte, solo che controllando tutta l’informazione aveva convinto la gente”.
Sento che ancora mi segue, che ancora quasi le viene da condividere, al di là di quello che sa dire: “Non si capisce più niente…”.
Possiamo sperare, non solo nel popolo viola, ma anche e soprattutto in quello delle casalinghe, che è confuso e infelice.
Se l’opposizione si mostra capace di aggregazione e di unità, come oggi in Piazza del Popolo ha dato l’impressione (pagando pegno solo all’intoccabilità acritica intorno a Napolitano), potrà carpire il consenso di una parte significativa e decisiva di quel popolo.
E allora bisognerà tenere i nervi molto saldi…
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Immagine da: http://www.repubblica.it/politica/2010/03/13/foto/roma_le_magliette_in_piazza_del_popolo-2639148/1/
Vorrei essere ottimista come te, e di carattere lo sarei anche, ma in tutte queste manifestazioni di piazza non ci trovo nulla di buono, perché se ancora non s’è capito, è il voto quello che conta e fino a quando questo benedetto o maledetto voto (a seconda del punto di vista) sarà manipolato da un’informazione faziosa e servile, non cambierà un bel nulla.
L’opposizione sta come sempre a guardare, segue la corrente, si lascia trascinare, ma non oppone resistenza. Perché alle invettive del “nostro” capo del governo non risponde per le rime? Cosa è che impedisce all’opposizione di smontare passo dopo passo tutto quel castelletto di menzogne che ci vengono propinate?
Per tanti anni non ho più votato e, ricominciando a credere che anche il mio semplicissimo voto potesse essere determinante, ho investito e investo tuttora il mio tempo per cercare di vedere la verità per quella che è, ma mi domando, perché deve essere un Travaglio o un Grillo, o un Santoro a farmi vedere le cose per come sono e non un Bersani o un Franceschini?
Insomma, quello che voglio dire è che ci sono troppi interessi da entrambe le parti per far si che le cose non cambino e allora, anche le manifestazioni di piazza a cosa servono realmente se non a dare al berlusca l’imput per dire che la sinistra dispensa odio?
Se il popolo viola è rinnovamento, mi piace come idea e come movimento che nasce spontaneo e allora ben venga, ma si tenga al di fuori da qualsiasi corrente politica, altrimenti prima o poi sarà inghiottito o forse è meglio dire risucchiato da una voragine senza via d’uscita.
Se guardiamo genericamente a quella che si definisce opposizione, in particolare al PD (e sigle precedenti di quello stesso partito), c’è ben poco da essere ottimisti, visto che cosa NON ha saputo fare per evitare l’attuale deriva, di cui si è reso ampiamente corresponsabile.
Ma se osserviamo con più attenzione, possiamo scorgere qualche elemento interessante già nel partito stesso: penso a Debora Serracchiani, a Ignazio Marino, al Franceschini che ha dignitosamente retto il dopo-Veltroni.
Po c’è Di Pietro, l’efficacia della cui opposizione è dimostrata dalla sistematica campagna distruttiva che gli riservano i servi dell’informazione del mostro che ride e che ama, e poi ci sono altre forze minoritarie che hanno meritato e meritano il voto.
Penso in particolare ai Verdi, a una parte di altre costellazioni della sinistra, e alle liste del movimento 5 stelle di Beppe Grillo.
A Bologna, Giovanni Favia, il consigliere eletto in comune di quest’ultima formazione, (prima che il consiglio comunale venisse sciolto per uno scandaletto del sindaco Delbono) si è mosso con molta decisione e uno straordinario attivismo riconosciuto anche da particolari classifiche di organi indipendenti.
Ora lo stesso Favia è candidato per la regione: non avrò dubbi a dare a lui e alla sua lista il mio voto.
So che in Toscana la lista Beppe Grillo non c’è, ma penso che non sarà difficile trovare, fra tutti i politici dell’inciucio, qualche altra persona o lista abbastanza seria.
Quanto ai movimenti di piazza, guai se non ci fossero, nell’attuale situazione; saremmo all’assuefazione, alla rinuncia, alla sconfitta, all’accettazione dello sfascio.
Il popolo viola, al di là dei segni di immaturità a cui ho accennato nel post, è un motivo di grande speranza di rinnovamento dalla base, e sicuramente per ora mi sembra abbastanza lontano dall’essere lottizzato dalle forze tradizionali, e tradizionalmente incapaci.
Grazie del contributo e un salutone a te.
Franz mi sono comperata delle calze viola! Sara
WOW! Visti i precedenti, immagino non siano firmate Dolce e Gabbana… 😉
Una violetta del pensiero per te.
No, firmate no, ma rigorosamente made in Italy si!
Caro Franz, vista la lunghezza dei precedenti commenti (per altro piuttosto interessanti) cercherò di essere breve.
Io credo che sia la disperazione a portarci in piazza, siamo talmente stanchi e basiti dalle notizie che arrivano sull’impudicizia istituzionale di questo presidente e ci sentiamo talmente privi di mezzi di contrasto da buttarci su qualunque evento che ci dà o ci dia l’impressione di fare qualcosa.
Io, francamente, spero di più nelle vecchie generazioni, siano casalinghe o pensionati, perchè magari pur bombardati dalle non notizie della televisione sia essa RAI o Mediaset e del Resto del Carlino, hanno almeno ancora la memoria del passato e di ciò che è accaduto.
Mi preoccupano molto di più i papiminkia o i venticinque-trentenni che si credono rampanti e alla moda e non si convincono con nulla, ragionano per semplificazioni e a compartimenti stagni.
Certo, carissima, siamo come delle molle cariche; ma se vogliamo incidere, non possiamo scaricarci a piccole dosi settimanali; occorrono progetti a medio-lungo termine, come fu il ‘No-B day’, che infatti lasciò il segno.
Le vecchie generazioni, mi sembra che ne conveniamo, sono quelle che più di altri possono spostare gli equilibri elettorali; ma per quanto riguarda le nuove e le nuovissime, quelle abituate ad Internet, penso che siano decisamente e caratterialmente (per non dire geneticamente) prevalenti i giovani orientati verso il vero progresso, rispetto ai seguaci di quei modelli deteriori che citi tu.
Credo e spero di tutto cuore di non sbagliarmi.
Non dico che tu non abbia ragione, caro Franz, le forze andrebbero dosate; però una certa frenesia è comprensibile.
Un abbraccio.
Caro Franz,
ma non vale! 🙂
Caro Alan,
no, non mi pare né un sogno né un’utopia. L’utopia è che gli uomini siano tutti uguali. L’elenco parziale che ho tentato di dare mi sembra più la lista della spesa. Scusa la brevità della risposta, ma questo è sostanzialmente il mio pensiero.
State bene.
Premetto che io non mi pongo mai in contraddittorio con quanto tu esprimi, io mi limito a raccontare il mio punto di vista, ma senza la volontà di creare un vero contraddittorio, la cosa non soddisfa neanche me, credimi, posso tranquillamente affermare che in linea teorica siamo sulla stessa linea d’onda, l’unica differenza sta proprio che io ormai non credo più in nessuna soluzione efficace, non nutro più speranze (anche se so che il mondo non si fermerà sicuramente per questa situazione), mentre per fortuna tua, nel tuo scrivere traspare il desiderio di vedere cambiare le cose e soprattutto la possibilità che questo possa avvenire, anche a breve tempo, tutto qui, anche se la differenza può diventare importante oltre che essenziale.
Circa l’esempio che hai fatto sul periodo bellico che ci ha così da vicino toccati, direi che non è molto proponibile, perché a mio parere ci sono state troppe differenze sostanziali, non paragonabili in nessun modo al periodo e alle problematiche che riscontriamo ora, quello che ha fatto scattare le coscienze dei giovani di allora sono stati due motivi ben precisi, il bisogno di uscire in qualche modo dalla guerra e dalle nefandezze ad essa correlate e dalla tirannia tedesca, il secondo quello di sottrarsi alla lucida pazzia di un uomo che si era perso nella mania di onnipotenza (in questo caso legata agli eventi bellici), in questo ci sta la similitudine con il nostro personaggio attuale, anche se i due personaggi non sono poi così tanto paragonabili, sicuramente il primo per un certo periodo storico ha avuto uno spessore politico non indifferente, riconosciuto e poi sopravvalutato da molti politici del tempo, cosa che non si può dire del nostro contemporaneo, , non bisogna dimenticare che fino a prima della guerra gli Italiani in linea di massima erano a favore e sostenevano quella forma di governo, se non ci fosse stato lo straniero da scacciare e se si fosse trattato unicamente di una questione politica interna, credo che anche allora si sarebbero trovati di fronte a circostanze stagnanti per certi versi molto simili alle nostre attuali, la politica ormai divide ma non più così tanto da far nascere rivoluzioni o guerre civili, mentre alla fine del conflitto l’intera nazione per un motivo o per l’altro era armata, quindi nel nord si è verificata una lotta intestina tra Italiani delle due fazioni, il tutto dovuto molto all’occupazione nazista, mentre nel sud questo si è verificato molto ma molto di meno .
Ho l’impressione che tu creda che io sia contrario a questi movimenti che provano a schierarsi contro questo modo di fare politica e a questi politici da 4 soldi, non è così, anche io penso che questa gente sarebbe ora che se ne andasse a casa e lasciasse il posto a persone più capaci e volenterose di riportare un clima di vivibilità alla nazione, come potrei non desiderare questa cosa, ma analizzando l’intera faccenda la vedo difficilissima, quasi impossibile, perché ormai dipende da troppi fattori, non basta solo più mandare a casa questi signori, sarebbe troppo bello e facile, ma non è più solo questo, l’intero mondo cerca di sopravvivere esattamente come stiamo cercando di fare noi, non è solo più una questione locale, Italiana o europea, è una questione mondiale, quindi non siamo solo noi da rimettere in piedi, ma l’intero pianeta nel medesimo momento vuole la medesima cosa, e la verità è che non ci sono risorse per tutti, ma unicamente per pochi e noi siamo stati talmente male abituati da questi 50 anni di benessere che non siamo più in grado di rinunciare alle cose che abbiamo avuto fino a ieri, ed allora come potremo fare? tornare indietro? non è proponibile, ma andare avanti è quasi impossibile perché non abbiamo le strutture e le risorse necessarie…quindi? dove sta la soluzione? e soprattutto dove sta la soluzione voluta dall’intera nazione Italiana? tutti rivogliono il benessere goduto fino a qualche decennio fa, ma è ormai utopia, non è più un problema di ideologia politica, ma proprio di impossibilità sostanziale di riavere quel benessere perduto, ora nazioni che fino a ieri erano poverissime lavorano, perché le fabbriche sono andate da loro perché la manodopera costa poco, ma quelle nazioni non sono nel benessere, semplicemente lavorano, da noi neanche più una soluzione di questo tipo potrebbe bastare, perché tutti vogliono il benessere non solo il lavoro, e poi francamente la nostra forza lavoro ormai costa decisamente troppo e subisce la concorrenza della metà del pianeta, quindi? dov’è la soluzione? se non basta la politica, e neanche il lavoro?…..
Stammi sempre al meglio…
Ciaooo neh!
Posso darti ragione su un paio di aspetti della questione.
Il primo è che, grazie al cielo, oggi non siamo in guerra, né sotto il dominio diretto di una popolazione straniera.
ll secondo è che la nostra acuta crisi nazionale si inquadra in un’altrettanto acuta crisi internazionale.
Detto questo, però posso controbattere (e non dire che non mi costringi al contraddittorio… 🙂 ).
Intanto, se spostiamo l’attenzione agli anni del fascismo prima della guerra, per quanto oppresse e minoritarie, le voci del dissenso erano presenti, coraggiosamente; a loro, se vivessimo in quei tempi, sarebbe giusto unirsi, indipendentemente dalla chiarezza di obiettivi politici alternativi. Oggi mi confermi tu, quando dici che per certi aspetti il sultanello di Arcore è politicamente peggio del duce, che l’opposizione, che l’essere contro ‘a prescindere’, è dunque la risposta eticamente corretta.
Invece, per quanto riguarda l’orizzonte internazionale, il commento di Francesca (precedente, in ordine temporale, seguente, in questa pagina) con quella bella ‘lista della spesa’ di attività e/o emergenze da affrontare dimostra come, in realtà, non ci sarebbe bisogno di nuovi visionari, o filosofi, per inventarsi la politica, cioè la gestione ordinata del vivere associato, indipendentemente dagli squilibri mondiali.
Ancora un salutoneh.
Ma figuriamoci se ci si spaventa per così poco 🙂
Io qualche idea ce l’avrei. In ordine sparso: combattere la corruzione, la mafia e l’evasione fiscale, ritirare i soldati dalle pacifiche missioni di guerra, consentire alla Magistratura e al Parlamento di lavorare e di farlo nell’interesse del Popolo, potenziare i trasporti pubblici e diminuire il traffico privato, investire nell’istruzione pubblica, insegnare seriamente l’italiano e almeno due lingue straniere, la storia, la matematica e le scienze, ecc., combattere l’analfabetismo di ritorno, investire nella ricerca pubblica, sostenere le imprese che investono in ricerca e rispettano le regole fiscali, garantiscono condizioni di lavoro eque e rispettano l’ambiente, bandire dal mercato tutti i prodotti, locali e stranieri, ottenuti in violazione di queste norme elementari, assicurare l’accesso al credito ai piccoli e piccolissimi imprenditori, investire in energie alternative al petrolio, rispettare il territorio e recuperare quello in rovina (vedi Sarno, le continue frane in Liguria, in Sicilia, in Campania, ecc.), togliere dalla RAI tette e culi e metterla in grado di fare informazione, garantire la pluralità dell’informazione, accogliere dignitosamente chi sfugge dalla miseria e dalla guerra, restaurare il patrimonio artistico e architettonico e tenere sempre aperti i musei, proibire alle grandi catene di installarsi nei centri storici, rispettare i centri storici, la loro estetica e la loro storia, sostenere il piccolo commercio, recuperare i quartieri degradati tipo Zen, Spinaceto, Quarto Oggiaro, rifare la rete idrica, riciclare i rifiuti, ecc. ecc. ecc. Le cose da fare non mancano. Sono cose normali, essenziali, banali forse, ma sono – per come la vedo io – proprio quelle da cui si potrebbe e si dovrebbe partire.
Qui a Bologna, dopo le dimissioni del sindaco in seguito allo scandaletto soprannominato “Cinziagate”, il governo della città è stato dato ad una commissaria governativa che si è rimboccata le maniche e sembra poter fare molto meglio degli ultimi tre sindaci succedutisi negli anni.
Ecco, voglio proporti come commissaria governativa per l’Italia. Avremmo tutti (tranne, forse, tu) molto ma molto da guadagnarci…
Ça va ?
🙂
@FRANCESCA,
Condivido in toto il tuo pensiero e la tua analisi, anche se rasenta l’utopia, non ti pare? in una nazione dove tutti fregano il fregabile, ed è così credimi, sperare in soluzioni di quel tipo è vera utopia, senza contare che per avere una minima speranza di funzionare dovrebbe miracolosamente funzionare come tu giustamente hai citato nel medesimo momento, una specie di interuttore che fino ad oggi era spento e poi grazie ad una mano santa tramite un CLIC rimette tutto contemporanemante le cose in moto e a posto nel modo giusto, uuuhhhmmm, generalmente in questi casi avviene esattamente il contrario, quando la gente ha paura tira fuori il peggio di se.
Comunque condivido il tuo sogno, sarebbe tutto molto bello.
Ciaooo neh!
“Il tempo dell’attesa, della maturazione, della lievitazione del buon pane, è fondamentale per una riuscita incisiva di eventi così importanti” parole sacrosante ed assolutamente condivisibili, ma, ma, ma, ma, troppi ma saltano ancora fuori, inevitabili, qualcosa mi dice che nonostante tutto qualcosa continua a non andare bene, un già visto troppe volte su questi schermi, il ripetersi di errori ciclici, generazionali, come un disco che si incanta e finisce per ripetere sempre la stessa traccia musicale, la stessa nota.
Molto fermento, troppo fermento, una forza non gestita, se non, forse, è sarebbe un vero peccato, per battere l’odiato nemico, e poi? qualora la cosa andasse in quel senso? quali idee? quali soluzioni? quali politiche? quali futuri? …… questo nessuno si è sognato di dircelo, di metterci al corrente, probabilmente a loro ora preme solo detronizzare il Re per farne un altro, ma è questa la soluzione di cui abbiamo bisogno oggi? …. come se non fosse quello che è avvenuto dal 1946 ad oggi, non sono bastati questi anni per comprendere quale era ed è la giusta via?…. la verità che mi fa inorridire è il constatare che così non può più andare avanti e non c’è nessuna idea ne soluzione su cosa fare di diverso per invertire la rotta, tutti ci stanno mentendo, tutti ci dicono al massimo una mezza verità, perché l’altra mezza nessuno la conosce, una vera soluzione non esiste, nessuno la conosce, nessuno ha il coraggio di ammetterlo e di renderci partecipi di questo momento, ci lasciano lì a scoprirlo da soli, chi è più fortunato lo capisce da se, ma gli altri? carne da sacrificare alla storia, una specie di giusto prezzo da pagare? per cosa? per quale futuro?….
“Ormai, invece, la tendenza sembra quella della piazza come abitudine, come hobby: “Come passi le tue domeniche, vai al cinema?” “No, vado a manifestare col popolo viola”” anche questo è un riciclo storico, avveniva già nei momenti politici più caldi degli anni 70/80 alè tutti in piazza a scioperare e a fare casino, più si era e più la festa era bella, più se ne parlava, più i media lavoravano ed avevano cose da dire da interpretare, da decifrare a proprio uso e consumo, allora gli studenti andavano davanti alla Fiat a fare casino per cose che nemmeno comprendevano e di cui tutto sommato allora nemmeno glie ne fregava poi tanto, ma era così bello partecipare e più casino c’era e più era bello, forse l’unico modo che avevano per illudersi di credere in qualche cosa, la partecipazione, a cosa non importa, l’importante era esserci e fare casino, dell’eventuali soluzioni che ne scaturivano non interessava proprio a nessuno, l’importante era il cercare un nuovo motivo per tornare in piazza a sentirsi così vivi, una forma di sballo ideologico, uno sfogo momentaneo, una canna di politica sociale.
Non è più il caimano a spaventarmi, il tempo e l’età stanno lavorando per tutti noi, dei suoi accoliti non ho paura, molti, come sempre è accaduto si ricicleranno e vestiranno nuove vesti pulite, altri seguiranno la sorte del Re, come è giusto che sia, ma è il dopo il vero terrore, non c’è più una base da cui partire a ricostruire, come ho detto mille volte, l’errore più stupido commesso dagli uomini e quello di distruggere tutto quello che ha intorno senza mai chiedersi se poi sarà possibile ricostruire e con quali sacrifici si potrà eventualmente fare, ora che non dipende solo più dalle nostre capacità e volontà, ma da una situazione mondiale che non se la passa meglio di noi, non solo con tutta una fetta di mondo che prima era dormiente e ferma nella storia, ora questi signori sono stati beneficiati di tutto il lavoro che prima avevamo noi, ora se lo “godono” loro ed in compenso ci vendono i loro bei prodotti a basso prezzo e noi con le nostre ultime risorse corriamo e continuiamo a spendere gli ultimi soldi che ci sono rimasti perché così ci hanno insegnato a fare e poi perché costa poco, ma noi come risorgeremo? come risorgeranno le nostre industrie? come faranno le nostre nuove generazioni a sopravvivere quando anche gli ultimi lavori rimasti quelli più umili li abbiamo demandati a popolazioni più sfortunate delle nostre.
Un tempo era molto più facile risolvere problemi di questo tipo, ogni 30 anni facevano una guerra, distruggevano per poi ricostruire per poi nuovamente ridi struggere per poi ricostruire, era un meccanismo perverso che funzionava abbastanza, ora per fortuna non è più così, ma la verità è che abbiamo distrutto tutto e non siamo più in grado di ricostruire, non ci sono più gli americani a regalarci un Piano Marshall, hanno anche loro più o meno i nostri stessi problemi ….
Perdona il pippone, spero che questo mio scrivere non spaventi chi ti viene a trovare, se così fosse fammelo sapere, che prenderò seri provvedimenti nei confronti del mio neurone logorroico. ciaooo neh!
Dato che ami la storia, vorrei riportarti indietro di qualche decennio; potrei anche scomodare scenari estremi come quello nazista in Germania, ma mi sembra più pertinente restare fra le mura di casa, in quegli stessi anni e in quelli della guerra.
Anche in tali circostanze avresti usato le stesse parole per l’opposizione al regime, quella che sfociò nell’eroico movimento della Resistenza partigiana?
In fondo anche a loro premeva soprattutto ‘detronizzare’ il duce, mentre come alternativa c’erano idee e progetti vaghi e diversi fra loro, solo con una connotazione prevalente di un certo qual socialismo e comunismo.
L’essere contro (e con tutta la propria decisione, intelligenza, fantasia, coraggio, energia), in fasi storiche di sopruso e di distruzione delle regole, della democrazia, della civiltà, di imbarbarimento culturale e di sfascio organizzativo, è un valore più che sacrosanto, anzi doveroso.
Credo che non si possa confondere il panorama di tutto il dopoguerra pre-berlusconiano, pieno finché vuoi di inquietudine, e anche di sotterranea corruzione e criminalità e violenza, da quello venutosi progressivamente a generare dopo il suo avvento, e soprattutto negli ultimi due anni, fase storica che si può ben definire con le parole che ho usato sopra, anche se (per ora) ben altra cosa rispetto a fascismo e nazismo.
Quanto al popolo viola, la mia critica nasce da un’adesione profonda e appassionata al loro movimento e a quanto di nuovo rappresenta e costituisce sulla cupa scena nazionale.
Più di me, tuttavia, ci sono tre personaggi che dovrebbero avere la personalità, la cultura, l’esperienza e la caratura morale sufficiente a convincerti.
Hanno età diverse, distanziate da una ventina d’anni l’uno dall’altro, ma sono accomunati nel ritenere questo movimento una delle poche o l’unica fonte di speranza di rinnovamento.
Si chiamano, in ordine crescente di età, Marco Travaglio, Giulietto Chiesa, Giorgio Bocca (quest’ultimo, in questa recente intervista).
Non ti preoccupare della lunghezza dei tuoi commenti: come ti ho già detto temo solo che finiscano per essere saltati da lettori sfiniti già dalle mie parole.
Non ti preoccupare neanche di costringermi a un genere che non amo, cioé quello del contraddittorio, in cui mi sembra comunque doveroso misurarmi a seguito delle tue provocazioni intellettuali.
Resto solo un po’ dispiaciuto di fronte a queste tue posizioni che ritengo inadeguate alla presente situazione di allarme, di menzogna, di illiberalità, di subdola violenza.
Sarà che devo ancora vederne, per arrivare alla saggezza dei tuoi 9999 anni…
Un caro saluto.