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La virata, fra soavi dolcezze di frollini e cioccolato, e la fondamentale asprezza dell’argomento che affronterò in questo nuovo post, è piuttosto decisa.
A darmi lo spunto iniziale, anche questa volta è una mia vecchia promessa, pubblicata quasi due mesi fa, e di cui probabilmente sarò il solo a ricordarmi.
Era infatti il 15 febbraio, quando scrivevo:
“ho scoperto quasi per caso, tornando sui nostri temi nazionali, una novità che ha qualcosa di straordinario, il cui serio e motivato richiamo a nuove forme di impegno e mobilitazione mi ha quasi turbato.
Ma per ora non voglio turbare nessuno a mia volta: …ne riparleremo più avanti.”
Ad esempio, oggi.
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Se ci fermiamo un attimo a riconsiderare gli ultimi tempi, qui da noi, dobbiamo fare i conti con la spaventosa degenerazione, rapida e progressiva, di un regime che ormai molto a fatica si potrebbe definire democratico e repubblicano, avvenuta di pari passo con l’acuirsi della crisi economica, organizzativa, sociale e morale del sistema Italia.
Ma abbiamo vissuto anche, per fortuna, qualche meravigliosa pagina di resistenza organizzata, da parte di una cerchia piuttosto nutrita di luminosi e volonterosi promotori, di varia formazione, a cui ha fatto seguito la parte più avveduta, e grazie al cielo tutt’altro che trascurabile, della popolazione.
Sintetizzando fra i momenti più importanti, vorrei ricordare: l’esordio del ‘Fatto quotidiano’, lo scorso settembre, ad opera di Marco Travaglio con il suo gruppo di giornalisti d’eccellenza; la memorabile giornata romana del ‘No-B. day’, in dicembre, con la contestuale nascita del ‘popolo viola’; la campagna elettorale per le europee di Beppe Grillo a sostegno dei suoi giovani sceriffi a cinque stelle, poi coronata da un risultato molto incoraggiante; ed infine la straordinaria serata multimediale di ‘RAI per una notte’ di Michele Santoro con tutti i suoi ospiti.
Un nome sembrava mancare urgentemente all’appello, in questo scenario di opposizione reale: il nome del giornalista e opinionista più esperto di politica internazionale, ma anche più noto e stimato all’estero, ma anche, più di tutti, lucidamente consapevole delle poste in gioco, dei massimi sistemi, e cioé della crisi senza precedenti che sta attraversando l’umanità.
Vorrei dire anche l’unico (se escludiamo qualche ricorrente appello di Beppe Grillo), guidato, nella sua attività, dalla motivata preoccupazione sulle sorti dell’umanità stessa; anzi, con una parola che sempre più spesso ricorre nei suoi scritti, sulla nostra sopravvivenza.
Come molti avranno indovinato, sto parlando ancora una volta di Giulietto Chiesa.
Strano destino, il suo, in questi ultimi tempi: se ci fermiamo alle apparenze, ne viene fuori il quadro di un fuoriclasse perdente, magari a causa di una sua mancanza di duttilità, o di una scarsa arrendevolezza alle dinamiche del consenso, o magari ancora di una sua troppo orgogliosa e arroccata intransigenza intellettuale.
Dopo l’esperienza di parlamentare europeo, l’abbiamo visto ricandidarsi come indipendente, l’anno scorso, nelle file di un partito della Lettonia, e mancare di poco l’elezione.
Ma ancora più clamoroso è stato il fallimento del grandioso progetto Pandora-tv, che puntava a costituire un nuovo canale televisivo, fruibile su gran parte del territorio nazionale e capace di offrire un’informazione e, con terminologia cara allo stesso Chiesa, una ‘narrazione della realtà’, antagonista a quella ufficiale.
La sottoscrizione popolare non raggiunse sufficienti basi: molti degli entusiasti firmatari, poi, al momento di mettere le mani nel conto corrente, non mantennero la promessa; inoltre, diversi collaboratori sul territorio diedero un apporto di sostanziale confusione, fino al nufragio del progetto.
E così, la nostra personalità forse di maggior rilievo internazionale nel campo del pensiero politico e dei media, ha dovuto poi probabilmente masticare amaro, nel vedere realizzate da altri, e da altri progetti, alcune delle sue intuizioni: un giornale quotidiano, sovvenzionato dai soli lettori, di successo superiore alle attese, ed ora, due settimane fa, una serata di comunicazione multimediale seguita presumibilmente da sei milioni di fruitori.
Qualche concatenamento di clic, fra gennaio e febbraio, mi portò dunque a ritrovarlo, tutt’altro che scoraggiato e in disarmo, e la cosa mi produsse un misto di gioia e dolore: la gioia di poter contare ancora su di lui; il dolore di una proposta, quella contenuta nel suo nuovo progetto, che scava solchi nell’anima senza poter giungere ad un troppo impegnativo ‘sì’.
Credo di essere stato fra i primi a leggere quella proposta, che a dir la verità è comparsa quasi timidamente, quasi nascosta, nei meandri di un paio di siti dalla consultazione tutt’altro che semplice e chiara: quello di Megachip e quello intitolato proprio Giuliettochiesa.it.
Un nuovo movimento politico, chiamato Alternativa, stava per nascere, con il suo manifesto (consultabile per intero cliccando qui):
“La difesa dei territori, della sfera pubblica, del Bene Comune, in ogni forma possibile, sarà la nostra stella polare. Noi siamo contro la privatizzazione del bene pubblico. Noi siamo proprietari del Bene Comune che non vogliono essere depredati. Primo bene pubblico da riconquistare: l’informazione la comunicazione.”
“Tutti coloro che si battono per un mondo più giusto e umano, cioè che non sono “indifferenti”, saranno nostri alleati. Non è nei confronti di ogni forza di progresso e democratica che noi siamo “alternativa” “.
Non molte altre parole, a dir la verità, si possono poi trovare su obiettivi e strategie proposti o immaginati dal promotore, che anzi aggiunge: “non sarà possibile chiarire in anticipo, prima di partire, tutti i punti, definire tutto il programma d’azione, di lavori, di metodologia, d’insieme“, ma tuttavia, e qui sta il punto per me più critico, chiama a raccolta i suoi seguaci per formare un manipolo, quasi di stampo militare, di cento attivisti, disposti a donare sette ore settimanali del proprio tempo.
“Chi si impegna deve non solo promettere, ma dare, erogare effettivamente questo tempo. Darlo sulla fiducia.(…) perché questa lettera è rivolta a coloro che già mi conoscono, che sanno chi sono, cosa penso sulle grandi questioni. (…) Voglio costruire un gruppo di persone che già condividono a grandi linee un progetto. Cioè intendo discutere, con chi “ci starà”, ogni passo. Ma c’è una fase iniziale in cui è indispensabile eseguire, oltre che discutere. C’è sempre qualcuno che deve stilare l’agenda del giorno. La stilerò io. Poi, quando e se ci saremo capiti, vedremo di modificare, se è il caso.“
“Noi diremo la verità. Quella che conosciamo. Sappiamo che è in corso la più vasta e drammatica crisi che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Sappiamo che per difendere la sopravvivenza del genere umano bisognerà combattere contro chi uccide la natura.”
L’appello mi giunge forte, diretto, e investe alle radici il mio ruolo nel mondo, il modo di impiegare le mie risorse, la mia vita, in una situazione di crisi e di allarme che capisco di condividere.
Ma quelle sette ore al momento per me non ci sono, la cosa mi è altrettanto chiara.
Così decido, senza successivi ripensamenti, di limitarmi a seguire con attenzione l’evolversi del progetto, per affiancarmici e parteciparvi poi eventualmente in futuro.
Come dicevo, non è stato facilissimo, da allora ad oggi, anche solo limitarmi a quello, a causa della scarsa immediatezza delle informazioni, su quei siti.
Semplificando, possiamo distinguere due categorie di informazioni: il dibattito pubblico, fatto di lettere e commenti , e gli articoli scritti di sua iniziativa dal giornalista-condottiero.
Per seguire sia un aspetto che l’altro con regolarità e completezza, però, si è reso utile, direi necessario, un altro passo: l’adesione come ‘fan’ alle pagine Facebook di Giulietto Chiesa e della sua rivista ‘Cometa’.
E’ da queste ultime fonti che sono venuto a conoscenza del raggiungimento del primo obiettivo; il manipolo si è costituito, centodue adesioni, benché con uno sbilanciamento geografico: “Al momento la nostra distribuzione territoriale delinea un’organizzazione centro-nordista, con un sud molto poco rappresentato. Ecco un compito primario da risolvere.“
E sono venuto a sapere anche della prima assemblea, aperta sia agli iscritti che ai simpatizzanti, che si terrà sabato 17 aprile 2010, presso il cinema Detour, via Urbana 107, Roma, con inizio alle ore 14 e conclusione alle 17,30 (questa la convocazione).
Anche se la curiosità non mancherebbe, non andrò a Roma, e continuerò a seguire via internet, come ho fatto fin qui, gli sviluppi dell’iniziativa e del dibattito intorno ad essa.
Voglio concludere proprio con alcuni passi tratti dalla risposta di Giulietto Chiesa alla lettera di un laureando in Storia delle Dottrine Economiche (si possono consultare qui sia la lettera che la risposta, entrambe interessantissime), là dove viene affrontato un tema che mi sta molto a cuore, cioé l’insufficienza delle sole ‘buone pratiche’ di stampo ecologico, e sensibili al tema della decrescita, come risposta alla situazione di crisi e di allarme planetario.
“Da un errore dobbiamo guardarci: quello di progettare strategie comunicative in base al quadro attuale. Esso è destinato a modificarsi rapidamente in corrispondenza alla velocità con cui si chiuderanno le vie d’uscita illusorie che il potere, da un lato, e le vecchie sinistre, dall’altro, continuano ad alimentare. Non credo in una “decrescita felice”. La decrescita non sarà felice perché verrà imposta dalle circostanze. Ma sarà decrescita. Perché la ripresa della crescita (anche se temporaneamente potrà verificarsi) è sbarrata dai limiti insormontabili innalzati dalla “logica” della Natura. E quello che oggi si intravvede diventerà visibile. E costringerà molti, che adesso (perfino comprensibilmente, umanamente) rifiutano di vedere, ad aprire gli occhi. Ma questo è terreno di un dibattito nuovo, che prima di tutto dobbiamo fare noi, per poi irraggiare i suoi risultati in tutte le direzioni possibili.“
I centurioni si organizzano, e presto saranno pronti alle prime alleanze, e poi alle prime battaglie.
Sembra un romanzo di genere fantastico, e invece è “solo” la fantastica, drammatica, tremenda, attuale realtà.
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p.s.: sui limiti dell’approccio in ‘stile-Pallante’ ad una ‘decrescita felice’ avevo letto in realtà una risposta più circostanziata di Chiesa ad una lettera, che al momento non riesco a ritrovare.
Conto di aggiungere il link (in un commento o modificando il testo del post), se riuscirò nell’intento in uno dei prossimi giorni.
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Immagine iniziale da: http://blog.libero.it/naturalsciences/1358538.html
wow, tutto d’un fiato! Eccomi qui, caro amico, grazie per la tua solerte preoccupazione (non infondata, sappilo, qualche problemuccio l’ho avuto!) per la mia assenza. Che dire? I tuoi spunti sono tantissimi. Ho sentito poco parlare di Giulietto Chiesa, ma ricordo bene l’episodio di Pandora Tv…Purtroppo se sei “troppo” gentleman non ce la fai a far sentire la tua voce, perché dovresti gridare più forte degli altri (in questo paese si grida tanto…): per fortuna esistono mezzi alternativi alla tv (che però non hanno lo stesse potere comunicativo) che forse riusciranno a dare risonanza a certe idee (ben scritte, ben supportate). Ora vado a leggere i riferimenti che hai segnalato. Un caro abbraccio.
Mi ha dato un grande sollievo, oggi, vedere pubblicato un tuo nuovo post; quando un blogger sparisce da un giorno all’altro si è autorizzati a pensare le cose più brutte; quando poi si tratta di un’amica sensibile come te, l’inquietudine è ancora più forte.
Grazie per aver letto tutto il mio lungo e impegnativo testo; ora non è per abusare della tua attenzione, ma nel post precedente c’è qualcosa che un po’ tu riguarda… 😈
Un caro abbraccio a te.
V.C. (vivissimi complimenti)
Hai capito quasi tutto, non ho parole!!!!
C.P. stava per Chiedo Perdono, ma devo dire che anche la tua ipotesi non è male, forse mi si addice di più vero?
B.B.
Missss
Nella seconda versione, era una mia “autocritica autoironica”…
Ricambio i bi-bi.
C’è stato un periodo, credo qualche anni fa, in cui mi capitava di ascoltare e leggere Giulietto Chiesa molto spesso e rimanevo sempre colpito dai suoi ragionamenti e in particolare dal suo porsi in maniera altra rispetto al resto degli interlocutori presenti in studio o agli articoli, in particolare quelli di politica estera, presenti sui giornali. Dispiace che sia diventato quasi invisibile e leggibile…soprattutto in un momento come questo in cui sulle questioni internazionali da parte della stampa ci sia un quasi totale asservimento alla politica estera del nostro paese (vedi su tutte la questione Afghanistan e ancora prima la guerra in Iraq).
Sulla questione decrescita…sono dubbioso, molto dubbioso.
In effetti si ha tutta l’impressione che Chiesa abbia scelto di tenersi ben lontano dalle tv più o meno di regime, privilegiando, per la comunicazione, canali di approccio più attivo da parte dell’utente; i fatti dimostreranno la bontà o meno della sua scelta.
Per quanto riguarda la decrescita, il discorso è complesso; la sola adozione personale, o di gruppo, di pratiche a basso impatto ambientale non può essere di per sé risolutiva; ma decrescita non è solo quello, è anche un movimento di pensiero internazionale: ti segnalo una lettera interessante (clicca qui) sulla recente conferenza mondiale svoltasi a Barcellona.
P.T.L.
S.S.
C.P.
Notte. Missss
“Post Troppo Lungo.
Sono Stanca.
Crisi Primaverile” (o: “Che Palle”, secondo alcuni esegeti).
Corretto?
Buona giornata a te, Miss.
Come hai scritto la decrescità non sarà felice, ma sicuramente ci sarà e ci dovrà essere.. Altrimenti addio a qualsiasi sogno di un mondo più giusto.
Temo proprio di dover correggere il tuo pensiero, caro Du, sostituendo a “mondo più giusto” la locuzione “mondo ancora abitabile”.
grazie per le tracce di lettura che ci hai fornito. Per il resto, dura commentare
Grazie a te, Amanda, per aver avuto la pazienza di leggere, e di lasciare comunque il tuo commento.
Sicuramente quella meravigliosa e forse irripetibile pagina di resistenza organizzata, e cioè ‘Rai per una notte’, sicuramente ha suscitato in me l’emozione ed anche giustamente come scrivi tu, quasi l’entusiasmo, e riconosco che un sacco di persone ci hanno speso intelligenza, capacità, tempo ed energie per quel risultato, ma non solo per quello, io ho sempre riconosciuto che esistono persone un miliardo di volte meglio di me, capaci di dedicare loro stessi verso una causa in cui credono, per perdente che sia o che possa sembrare, ma quello che io penso ed ho sempre pensato ha subito ripreso il controllo delle mie emozioni, specialmente dopo avere visto lo scarso risultato proprio da quell’evento così forte e per certi punti di vista, determinante, io sono rassegnato non per lassismo o per menefreghismo, ma per assoluta convinzione in quello che io vedo e per come giudico la massa degli esseri umani ed i suoi comportamenti, se poi ci mettiamo pure la crisi mondiale, quindi indipendente dal nostro personale Italico disinteresse e menefreghismo allora il vedere impossibile una facile e soprattutto vicina ed indolore fase di rinascita fa parte del imprescindibile senso di onestà verso me stesso ed il mio modo di pensare.
Anche io la penso come te, e per usare le tue parole “ il lottare per un mondo migliore senza rassegnarsi al dilagare, apparentemente inarrestabile, di una stupida spinta autodistruttiva, finché si ha un po’ di energia e di capacità di pensiero, è non solo giusto, direi un imperativo categorico di ordine morale, ma anche, indirettamente, il modo più bello, produttivo, ‘di qualità’ che abbiamo per condurre il resto della nostra personale esistenza” sono parole sante anzi santissime, MA ed il ma è d’obbligo le ritengo valide quando lo sforzo è unitario e condiviso, per esempio i nostri padri e nonni hanno rischiato la loro gioventù per rincorrere quel giusto sogno, ma se stai attento sta proprio qui l’arcano, sono battaglie che devono essere combattute in primis dalla gioventù e possibilmente condivise e coadiuvate dalle generazioni meno giovani, ma nulla di tutto questo accade oggi, la gioventù in linea di massima è “distratta” da mille bisogni inculcati proprio da chi ha sempre avuto l’interesse di tenere buone le masse ormonalmente ed anagraficamente suscettibili , quindi la lotta che sicuramente c’è e c’è sempre stata avviene solo più a macchia di leopardo, quindi assolutamente inefficace .
Nonostante tutto, devo ammettere che non sono così coraggioso di rifiutare l’eventuale salvezza, e senza fare calcoli di percentuali, e solo che la vedo una eventualità assolutamente remota e che difficilmente mi troverà ancora vivo nel suo remoto avverarsi.
A me piace dibattere con te, anche se il nostro approccio non è conforme al 100% alle nostre singole aspettative, so che di fondo abbiamo gli stessi desideri e la pensiamo per certi versi in modo simile circa i bisogni sociali della società.
In chiusura ti invito a rileggere attentamente tra le righe l’ultima frase che hai scritto su questo bellissimo post, frase che mi permetto di riportare per facilità di lettura e chiusura del nostro comune dire.
“Da un errore dobbiamo guardarci: quello di progettare strategie comunicative in base al quadro attuale. Esso è destinato a modificarsi rapidamente in corrispondenza alla velocità con cui si chiuderanno le vie d’uscita illusorie che il potere, da un lato, e le vecchie sinistre, dall’altro, continuano ad alimentare. Non credo in una “decrescita felice”. La decrescita non sarà felice perché verrà imposta dalle circostanze. Ma sarà decrescita. Perché la ripresa della crescita (anche se temporaneamente potrà verificarsi) è sbarrata dai limiti insormontabili innalzati dalla “logica” della Natura. E quello che oggi si intravvede diventerà visibile. E costringerà molti, che adesso (perfino comprensibilmente, umanamente) rifiutano di vedere, ad aprire gli occhi. Ma questo è terreno di un dibattito nuovo, che prima di tutto dobbiamo fare noi, per poi irraggiare i suoi risultati in tutte le direzioni possibili.“
Sempre con il massimo rispetto per l’altrui…. ciaooo neh!
“Il vedere impossibile una facile e soprattutto vicina ed indolore fase di rinascita fa parte dell’imprescindibile senso di onestà verso me stesso ed il mio modo di pensare”.
Credo che nessuno veda facile, vicina, indolore, l’eventuale fase di rinascita; parlo ovviamente delle persone ancora pensanti e ancora oneste; e tuttavia, fra queste, molte non hanno gettato la spugna e continuano a cercare il miglior utilizzo di intelligenza, tempo, energie per quell’obiettivo, o comunque per contrastare le devastazioni ogni giorno più dilaganti.
Mi fa piacere che torni a citare quella frase di Giulietto Chiesa, che ritengo drammaticamente condivisibile, anzi, direi che rappresenta il nucleo di fondo di tutto il mio post; anche rileggendola, però, fra le righe non ci trovo nulla che contraddica, in nome di uno scettico realismo, la decisione di un uomo di pensiero quasi settantenne di spendersi ancora per organizzare una resistenza organizzata.
Ciao e grazie, carissimo Alan; alla prossima!
Onestamente devo dire ed ammettere che non conosco questo G.Chiesa di cui ne stai così tanto bene parlando, ma come sempre colgo sensazioni, ed esse mi suggeriscono il mio a volte prolisso sproloquiare, così di primo acchito mi verrebbe da usare facili frasi di vecchia fattura, del tipo, una rondine non fa primavera, uno starnuto non smuove mai l’aria circostante quindi non potrà mai essere l’inizio di un turbine di vento, ecc.ecc. purtroppo la caduta ormai è libera e nulla e nessuno è ormai più in grado di fermarla, anzi a questo punto persino il pensiero di fermarla rappresenta per me un errore, quindi avvenga lo sfacelo, tutto si compia appieno, solo così saremo in grado di rialzarci e dopo avere contato le ossa rotte potremo ripartire verso nuovi percorsi, tutto il resto è assolutamente inutile, è come mettersi in mezzo ai binari con la pretesa di fermare il treno che ci viene di corsa addosso, è pura utopia, ed è proprio l’utopia la realtà che stiamo sempre più velocemente andando a conoscere, esisteva un limite, oltre il quale c’era solo più il caos e quel limite lo abbiamo abbondantemente passato, qualsiasi tentativo di rientrare dentro a quell’immaginario confine è ormai impraticabile, inutile perché la massa spinge verso l’abisso, come topi attratti e circuiti da un pifferaio magico.
Ho letto di questa persona che si sta dando tanto da fare e che ha fatto di questo ipotetico cambiamento lo scopo del suo vivere, ma i tempi non consentono più simili ardori, sono passati i tempi in cui un manipolo di persone poteva cambiare le sorti della storia, a parte che già i termini “manipolo e centurione” mi fanno rizzare i capelli, mi ricorda troppo l’uso che ne veniva fatto in tempi neanche troppo lontani e sicuramente non del tutto dimenticati.
Condivido in toto l’ultima frase “Da un errore dobbiamo guardarci: quello di progettare strategie comunicative in base al quadro attuale” dove con parole più giuste e chiarificatrici rispetto alle mie sposa il mio nefasto punto di vista, ossia quello che sta accadendo è ormai assolutamente inevitabile, e come anche io credo e penso, solo chi sopravvivrà potrà pensare e sperare in un cambiamento che la storia darà poi per buono o cattivo, giusto o sbagliato, per noi è tardi, troppo tardi e lo scoramento aumenta se pensiamo che non possiamo ne sappiamo in nessun modo aiutare le prossime generazioni, perché non gli lasciamo nulla di quello che abbiamo trovato e che ci è stato passato dalle generazioni precedenti.
Ormai nessuno pensa più a nuove e risolutive soluzioni, ma unicamente a rallentarne l’inevitabile fine, tutti freneticamente interessati a raccogliere le ultime briciole per sopravvivere qualche tempo in più, e poi si vedrà, ormai non c’è più idea risolutiva valida capace di ribaltare gli eventi, ormai si aspetta la catastrofe come unica ipotetica soluzione, sperando che da essa ne sorta una nuova linfa vitale capace di dare modo e motivazioni alle generazioni che verranno, ma noi non lo vedremo, in fondo non abbiamo fatto nulla per meritarcelo veramente.
Siamo tutti dei moribondi in cerca di qualsiasi cosa possa regalarci qualche attimo di vita in più e se questa cosa la si deve rubare a scapito di qualcun altro pazienza, anzi chissenefrega.
Quando dicono che una cosa non la si dovrebbe fare, ma tutti continuano a farla, viene negata ogni forma di speranza, togliendoci persino il gusto della rassegnazione.
Questo non è pessimismo, ma freddo e crudo inevitabile realismo, a noi non resta che continuare ad arrabattarci per racimolare le ultime briciole che ci consentono di tirare il più avanti possibile e poi sia quello che ormai è inevitabile che sia. BUM.
Ciaooo neh! RESISTEREEEEEE per SOPRAVVIVEREEEE………..
Almeno una ‘meravigliosa pagina di resistenza organizzata’ di quelle che ho citato, e cioè ‘Rai per una notte’, so che ha suscitato anche in te emozione e quasi entusiasmo.
Se chi ha speso intelligenza, capacità, tempo ed energie per quel risultato avesse la tua stessa posizione di ‘lucida rassegnazione’ e di attesa catartica della catastrofe, nessuno avrebbe letto e vissuto quella ‘pagina’.
Lottare per un mondo migliore senza rassegnarsi al dilagare, apparentemente inarrestabile, di una stupida spinta autodistruttiva, finché si ha un po’ di energia e di capacità di pensiero, è non solo giusto, direi un imperativo categorico di ordine morale, ma anche, indirettamente, il modo più bello, produttivo, ‘di qualità’ che abbiamo per condurre il resto della nostra personale esistenza.
Poi se anche ci fosse una probabilità su mille di salvezza, e per caso si avverasse proprio quella, non vorresti essere fra coloro che ne hanno permesso il compimento?
Ciao Alan, mi fa piacere che non ti stanchi di dibattere su queste cose, anche se il nostro approccio si rivela come sempre un po’ diverso.