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E’ pazzo di gioia, ed è un uomo vivo
Si butta di lato, non sa dove andare
E’ pazzo di gioia ed è un uomo vivo
Di spalla in spalla di botta in botta le sbandate gli fanno la rotta
Alziamolo di peso gioventù, facciamolo saltar
Fino a che arrivi in cima, fino al ciel, fino a che veda il mar
Fino a che vita, che bellezza è la vita mai dovrebbe finir
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Questi versi fanno parte del brano “L’uomo vivo”, che Vinicio Capossela ha eseguito, sul gigantesco palco del Concertone del Primo Maggio, verso la fine del lungo e fantastico intervento regalatoci dall’artista con tutti i suoi ospiti; praticamente un concerto nel concerto.
Conoscevo ben poco Capossela, poichè la mia principale fonte di accesso alla musica, la radio, non lo trasmette quasi mai.
Dunque, per me, un’autentica rivelazione: musica popolare mediterranea forse con risonanze balcaniche (e genericamente mitteleuropee), tradizione circense con echi felliniani e, del circo, la teatralità di straordinarie coloratissime luci, scene, interpretazioni e clownerie, il tutto, nelle ombre appena calate sulla serata romana, alternato a momenti di intensissimo lirismo intimo e di beffarda e intelligente ironia, mentre le sonorità passano da quelle di una big-band circense alla ricercatezza delle soffuse armonie degli strumenti più strani, o delle voci liriche di un piccolo coro di donne vestite di bianco.
Consiglio di cuore di rivedere (mi raccomando, a schermo intero) tutta quella memorabile esibizione; alla fine di questo post indico come si fa.
In particolare, ‘l’uomo vivo, pazzo di gioia’, è il Cristo appena risorto di una tradizione popolare pasquale, del paese siciliano di Scicli; Capossela ha ripreso fedelmente lo spirito, di quella tradizione, trasponendo poi per quest’occasione, alle sofferenze di Gesù, quelle di tutti i poveri cristi sul patibolo del mondo del lavoro.
Il nostro mattatore attinge alle radici profonde dell’arte popolare, quelle che spesso ci sorprendono con le loro rivelazioni sul significato delle cose della vita; ma ci offre, in questo modo, la sua propria rivelazione, o intuizione, o capacità. Appunto: la gioia.
A loro volta le centinaia di migliaia di giovani, gremiti nell’immensa piazza, vibrano all’unisono della stessa capacità, la gioia, che li ha spinti a questa ormai tradizionale nuova celebrazione del Maggio, quasi altrettanto sacra.
Fra gli ospiti di Capossela c’è anche, spesso inquadrato con la sua tromba, Roy Paci. E non è un caso, visto che, quando più tardi avrà a disposizione le luci della ribalta tutte per sè e per il suo gruppo, terminerà l’intervento con il suo brano più famoso, che è proprio ‘Toda joia, toda beleza’.
E a questo punto, a detta di un’amica di questo blog, Amanda, “…con il suo ritmo travolgente le scarpe le fa volare non c’è storia”.
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Sugli echi di questi ‘inni alla gioia’ di derivazione popolare, molto più veri di quello beethoveniano (che è sì un capolavoro, ma principalmente di solennità e di estro melodico), sugli echi di questi inni, dicevo, molti pensieri si affacciano alla mia mente; sarebbe bello seguirne il filo, approfondirli, per vedere fin dove ci portano.
Non posso farlo ora, ma almeno qualche accenno, qualche spunto di riflessione, sì, posso tentarlo.
La gioia come antidoto, come cura, ai mali della società, oltre che come l’ingrediente più saporito della vita.
Come nutrimento, che rende più forti, più lucidi e consapevoli, e capaci di lottare, di immaginare, di proporre, di costruire.
Ho letto con gradita sorpresa, qualche giorno fa, l’appello di Beppe Grillo per un suo nuovo progetto: una vera e propria ‘Woodstock’ del suo Movimento Cinque Stelle: alcuni giorni di festa collettiva in una località da destinarsi.
In quanto uomo di spettacolo approdato poi ai media e alla politica, Grillo conosce l’allegria, dunque la gioia; ne conosce tutto il valore, forse ne condividerebbe con me le proprietà taumaturgiche; ed ecco che esce d’improvviso con questa trovata, che potrebbe dare luogo davvero ad un evento memorabile, sia pure di questi tempi ogni giorno più cupi ed inquietanti.
Nei suoi confronti, sollecitato sull’argomento da un suo corrispondente, ha mosso alcune critiche, con la consueta vastità di prospettiva e acutezza di giudizio, Giulietto Chiesa. In sintesi, se ben ricordo, gli rimprovera una certa mancanza di organicità e di globalità nell’analisi, e la troppa fiducia riposta nella Rete, strumento che da solo non è in grado di operare i necessari cambiamenti nella comunicazione e nella realtà sociale.
Chiesa è una mente sopraffina, un patrimonio di conoscenza che abbiamo nel nostro Paese, come sottolineo spessissimo negli ultimi tempi in queste pagine, soprattutto da quando si è aperto il capitolo di ‘Alternativa’, il nuovo interessantissimo movimento da lui patrocinato.
Ed è, purtroppo con molte buone ragioni, un profeta di sventure, cosa che ha i suoi aspetti positivi, per una diffusione di corretta informazione e consapevolezza.
La gioia, tuttavia, ha una marcia in più, anche a dispetto della maggiore o minore verità e completezza nell’analisi teorica.
Non è casuale dunque se, già ad oggi, con i suoi giovani rappresentanti nei consigli comunali e con un risultato elettorale clamoroso alle ultime europee, Grillo ha già influito nella società in maniera tangibile, si direbbe più di Giulietto Chiesa e di altri illuminati.
Un calendario della gioia; in fondo si possono leggere in tale prospettiva questi anni della mia vita e la traccia che ne lascio su queste pagine; ovviamente di gioia cercata, ma in alcuni momenti particolari, che scandiscono queste annate, anche trovata.
L’ho ritrovata, ad esempio, anche se non direttamente in Piazza San Giovanni, a tratti nelle immagini televisive di là provenienti.
La ritroverò, spero, nella settimana più straordinaria di tutte, come non ha mai mancato di rivelarsi in questi anni: quella del ‘Caterraduno’ di Senigallia, ormai fra poco più di un mese.
E conto di ritrovarla in un’occasione ancora più vicina: la Marcia della Pace Perugia-Assisi, prevista domenica 16 maggio.
Conosco la manifestazione, avendovi partecipato l’ultima volta in cui si svolse, due anni e mezzo fa.
E prima di decidermi a partecipare nuovamente, così come a propagandarla sul blog, ho dovuto superare a mia volta qualche pensiero critico, l’immagine di una lunga e un po’ spensierata processione dei gruppi più svariati, nel segno di un pacifismo forse velleitario, forse generico, forse immaturo.
Ma il cuore mi ha detto: “Vai!”, ed ora, ragionando sul significato, la bellezza, il valore e la potenzialità della gioia, capisco il perchè.
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Si può (non so fino a quando) rivedere l’esecuzione, avvenuta il Primo maggio, del solo brano “L’uomo vivo”, cliccando qui.
Per rivedere tutta l’esibizione di Vinicio Capossela, bisogna andare su questo sito, dove è linkato il video dell’intero Concertone; un’opportuna didascalia con l’indice permette di posizionarsi con immediatezza sui segmenti prescelti, nel nostro caso, Vinicio Capossela.
Il tutto funziona a condizione di aver caricato, come richiede eventualmente la pagina stessa, il programma Microsoft Silverlight, cosa che riesce solo utilizzando il browser (classico) Explorer.
evviva! Pare che il mondo sia una festa continua! Non è così, pare che sia il caso di farsi quattro conti in croce e di rimboccarsi le maniche per migliorare almeno un po’ ‘sto mondo. Dopo la religione anche un concerto diventa l’oppio dei popoli?!
Un sentito e gioioso ringraziamento per questo contributo (?) costruttivo (??) e spassionato (???).
caro Franz, vedo che questo nostro Paese sta andando sempre più in mano a gente spregiudicata, affarista, delinquente e nel resto del mondo non se la passano molto meglio. Penso che sia necessaria più concretezza se vogliamo cercare di fermare questa deriva, iniziando dal nostro piccolo cortile. Non credi?
Caro No Blogger, ho letto molti commenti che vorrebbero che il Concertone venisse eliminato.
Da una parte condivido il giudizio di incapacità dei soggetti organizzatori (CGIL, CISL, UIL) a fare durante tutto l’anno il loro vero mestiere, proprio con la concretezza che auspichi, ma dall’altra ritengo comunque l’evento un momento di contenuti importantissimi e preziosi, sotto vari aspetti.
Detto questo, mi sembra impossibile che si potesse leggere nelle mie righe un elogio ad una spensieratezza leggera e vissuta come fuga dalla realtà.
…’mbè almeno due parole per ancorare alla terra si possono dire, no? Altrimenti della difesa dei lavoratori rimane solo il concerto, per la serie “canta che ti passa” 🙂
Mi è piaciuta molto la tua recensione! ma secondo te perchè alla radio non lo trasmettono? Ah…i tempi eroici de La Radio di Finardi!
Sara
alla radio lo trasmettono, su radio2 anche se lasciare ai due “conduttori” di traffic il commento del 1 maggio è deprimente. Far parlare quei due di temi sociali è come pensare che il nostro mister B possa discutere della critaica della ragio pura
ma come scrivo questa mattina? discutere della critica della ragion pura
Per Sara: probabilmente è troppo fuori dagli standard, per essere trasmesso dalle radio, quasi tutte conformate a delle regole, come quella che un brano non deve durare più di tre minuti.
Rimpiango molto i tempi eroici da te citati, che per motivi anagrafici tu hai solo potuto sfiorare. Negli anni ’70 invece io ho vissuto la mia adolescenza e prima giovinezza; musicalmente è stato un periodo fantastico, a livello mondiale, ma almeno altrettanto a livello italiano, per il fiorire di un numero immenso di cantautori e gruppi (di quel genere poi chiamato ‘progressive’) di altissimo livello e capacità creativa. Sono stati elementi fondamentali per la mia formazione e crescita; a volte penso che quel periodo musicale, per quanto rivalutato, non lo sia ancora abbastanza.
Salutone di buona settimana.
Per Amanda: ascolto spesso Radio2, ma evidentemente non le trasmissioni che trasmettono Capossela.
I danni che sta facendo quel pasticcione del nuovo direttore di rete sono già piuttosto vistosi; comunque per ora quello che mi stava più a cuore è salvo: parlo di ‘Caterpillar’ e del ‘caterraduno’, che ha cambiato solo il periodo (si svolgerà dal 28 giugno al 4 luglio) e probabilmente potenzierà l’aspetto di festival musicale, spero senza modificare troppo la sua fisionomia originaria. Ho trovato su youtube la conferenza-stampa di presentazione dell’evento (clicca qui).
Ciao !
Si io ne ho avuto solo echi di quel periodo. Però ho sposato un “ragazzo” di quei tempi, per averne una testimonianza diretta…hi! hi!
Sara e Franz scusatemi, avevo frainteso la domanda, pensavo si riferisse a tutto il concertone, Capossela lo mandano, anche se non frequentemente a Caterpillar e Cirri fa sempre la battuta su Capossela/Carotone che lui finge sempre di confondere.
Il caterrraduno è spostato per colpa del prolungamento del palinsesto invernale, Muccio Vileda pensa che potrà decretare il suo successo se prolungherà l’agonia dei nuovi programmi (crede lui, crede)
Per Sara: ottima scelta, allora !
Per Amanda: ma anche a Caterpillar lo trasmettono rarissimamente; temo che prima o poi una rotta di collisione di quella trasmissione col Muccio Vileda sia inevitabile…
la gioia è una direzione, non un luogo.
e il cuore ti ha detto “vai”
Ciao Franz.
Felice immagine, quella della ‘direzione’ della gioia.
A noi il compito di individuarne i segnali indicatori…
Ciao, Oriana!
Noi esseri umani abbiamo sempre un motivo per sperimentare la gioia: la vita, le sue infinite possibilità, la sua bellezza, la sua forza. A volte lo dimentichiamo, a volte le circostanze ce lo fanno dimenticare, a volte siamo solo pigramente adagiati sul facile pessimismo. Eppure, esistono popoli che, nella povertà, nelle difficoltà, sorridono, ballano e cantano, dovremmo prendere esempio, sempre. Ciao Franz 🙂
Riconosco nelle tue frasi gli aspetti più belli e maturi del Giraffa-pensiero, che è un vero e proprio patrimonio dell’umanità… 🙂
Hai ragione: la lezione di tante popolazioni povere e della loro cultura può insegnarci tante cose; mi verrebbe da dire che sta in quell’insegnamento l’unica possibile soluzione alla crisi globale che comincia drammaticamente a manifestarsi.
Ciao, Gi’.
Sei troppo gentile, caro Franz.. 🙂 Forse è arrivato il momento di esercitare un po’ di umiltà e imparare da chi le crisi le vive ogni giorno da anni, insomma, rivoluzionare il nostro modo di pensare e di vivere, che sia la volta buona?!
Cara Giraffa, quella che adesso è la consapevolezza di una volonterosa minoranza, di una nicchia, diventerà prima o poi, e probabilmente a caro prezzo, un’evidenza per tutti.
Salutone.
Quanto vorrei che la gioia e la risata funzionassero per cancellare rassegnazione e melanconia entrambe sterili che per giunta aumentano i solchi sul viso!Grazie e garzie
Tinti
Ce n’è davvero un bisogno molto urgente, per tutti noi, e nei confronti della società in cui viviamo.
E forse già il rendersene conto e cercarne le occasioni è un atteggiamento vitale e …salubre.
Un sincero grazie a te, Tinti, della visita e del pensiero.
Eh, sì, sarebbe bello. Nella gioia, nell’amicizia, nella consapevolezza che non tutto è da buttare, in questo mondo.
Buona notte, Franz.
Milvia
Buone giornate a te, con ripetuti e frequenti assaggi, nella quotidianità, di quella stessa gioia.
Ciao 🙂
Ciao Miss! 😉
“La gioia come antidoto, come cura, ai mali della società, oltre che come l’ingrediente più saporito della vita.”
Ho ben compreso cosa intendi. ma la gioia per definizione non credo possa mai essere (almeno inizialmente) un antitodo, ma sempre e solo l’auspicabile risultato (punto di arrivo) di nostre azioni e modi di vivere, quindi la gioia secondo me è un qualcosa a cui bisogna tendere, di conseguenza non può essere utilizzata come antitodo, sarebbe come per una malato sperare di guarire prima di avere fatto uso delle medicine, ma ho ben compreso cosa intendi dire, e rischiamo come al solito di ricadere nei buoni propositi nelle buone speranze senza sapere minimente come raggiungerle, si ricade sempre nei medesimo circolo vizioso, nella realtà non sappiamo neanche bene cosa desideriamo ne cosa vogliamo, ne cosa intendiamo per possibile gioia, è talmente legata ai bisogni della singola persona da renderla molto simile alla ricerca della felicità, quindi almeno per il mio modo di vedere all’utopia.
Io sono più propenso per caratteristica personale a parlare sempre e solo (per bene che va) di “serenità” che è già molto, che è già sicuramente estremamente difficile riuscire a raggiungere, ma sempre e comunque dopo un determinato percorso, un cammino più o meno lungo in primis a livello interiore e poi subito dopo eventualmente a livello di società, di massa, per quel che mi riguarda quest’ultimo già è un obbiettivo che sa di utopico anch’esso, per lo meno la storia non fa cenno del verificarsi di un tale evento da che esiste l’uomo.
Ma come ho scritto, ho ben compreso quello che tu intendi, e posso assicurarti che ne condivido il senso, il desiderio ed il bisogno, ma per arrivare alla gioia o serenità (per me) è umanamente ed assolutamente necessario arrivare ad uno stadio di una qual forma di benessere, sia esso personale, religioso o sociale ed economico, non mi sembra che di questi tempi la massa sia in grado di vivere e quindi fare proprio una qualsiasi di queste condizioni, anzi senza la paura di essere additato come il solito “pessimista” credo proprio che ne siamo ben lontani, quindi la toda joia toda belleza è un inno di speranza verso tempi auspicabilmente migliori, che per ora vedo ancora troppo lontani.
La gioia almeno inizialmente è una cosa a cui ci si deve arrivare attraverso un percorso, una volta raggiunta può anzi deve o dovrebbe essere usata nel successivo vivere per farne esempio e dono a chi divide con noi il cammino, a questo livello sembra diventare non solo un desiderio ed una ricerca sociale, ma quasi religiosa, mah, forse non esiste nessuna differenza, una volta eventualmente raggiunta probabilmente diventa uno stato ed un modo di essere che prevale e vale in modo trasversale al nostro comune vivere.
Ciao spero di non avere frainteso il senso del tuo dire.
Ciaooo neh!
Credo che, per intenderci, sia necessario puntualizzare e delimitare il concetto di gioia, che rispetto a quello della felicità mi sembra più limitata, nel tempo e nella durata di un’occasione; un’occasione spesso condivisa, magari anche in mezzo ad una folla in festa, ma non necessariamente sociale e pubblica, cioè riguardante la famosa ‘massa’.
Nella vita di ognuno di noi ci può essere e si può coltivare la propensione e la capacità alla gioia, che in fondo è una componente possibile anche nei contesti più disagiati e problematici, ma, in questo sono d’accordo con te, non se ne può fare un obiettivo costante della propria vita, come invece è per la serenità.
Resto convinto delle possibilità di antidoto della gioia, come rinforzo delle difese immunitare (come suggeriscono anche alcuni altri commenti ricevuti) contro le malattie, siano esse della nostra anima o della nostra società.
Grazie per il tuo pensoso contributo, e a presto!
Carissimo, anche per me Vinicio ha rappresentato il top dei top all’interno del Concerto del primo maggio che, per il resto, non ha dato grosse emozioni, del resto in linea con la già analizzata crisi di ogni tema, soprattutto in materia di diritti dei lavoratori, clamorosamente violati in occasione del primo maggio. Tutto bellissimo quello che scrivi ma solo su una cosa non ti seguo proprio: Giulietto Chiesa ed il suo progetto di Alternativa. Sai con le parole si possono fare tante cose ed è facile per un vecchio comunista e non solo, consumato negli anni dall’abitudine all’analisi critica, costruire un’architettura ideologicamente convincente. Ma Francesco caro, non sei più un ragazzino: credo che non ti sia difficile ammettere che Giulietto Chiesa non lo conosce quasi nessuno a parte alcuni che di politica si sono sempre interessati. Non che io proponga soluzioni populistiche ma almeno atti visibili di politica vissuta. Che vedo in Nichi Vendola per esempio. O nel sindaco Renzi. Atti che danno credibilità alle parole, e che sono anche supportate e rese credibili dall’età che non è quella di un Giulietto Chiesa che, dopo essersi presentato in Lettonia per un partito veterocomunista, torna in Italia a fare politica del dissenso. Criticando anche Grillo che non sarà il massimo, ma alla gente offre dei modelli reali diversi ed offre anche competenze gratis, pronto a farsi da parte. Possibile mai che a sinistra stiamo sempre a sparare sulla Croce Rossa? scusami ma quel poco di speranza che ho, se penso a Giulietto come unica alternativa possibile, vaa farsi benedire e mi viene una tristezza infinita in un paese di vecchi che non vuole credere nei giovani migliori. Non me ne volere. Un abbraccio
Carissima Super, magari essere ancora (o magari nuovamente) un ragazzino!
Ma proprio il non esserlo, come dici tu, fornisce qualche capacità di consapevolezza critica.
Dunque a me, di Chiesa, interessa fino a un certo punto l’immagine, il minor o maggior successo ed attrattiva, o financo il curriculum, bensì quello che scrive.
Non so se hai letto il lungo intervento inaugurale all’assemblea di ‘Alternativa’ che avevo suggerito (con la percezione di scarsissimi riscontri, se escludiamo l’amico Alanford).
A me quel documento ha entusiasmato, perchè lungi dal costruire una architettura ideologicamente convincente (sia che intendi con architettura una ‘lettura del reale’, che, a maggior ragione, la struttura operativa e le modalità di intervento della sua nuova istituzione, tutte da inventare), dà una possibile risposta a quello che mi sembra oggi il quesito dei quesiti.
E cioè un tipo di risposta, alle istanze della ‘Decrescita’, di intervento organizzato nelle strutture sociali, politiche, informative; quello che manca, limite drammatico, alla sola assunzione di ‘buone pratiche’ ecologiche da parte di singoli o gruppi, o che ugualmente manca, limite altrettanto drammatico, come componente organica e fondativa delle componenti sane (e magari, finalmente, giovani) dell’attuale panorama politico.
Non mi interessa molto la difesa d’ufficio del personaggio, ma vorrei comunque sottolineare la sua coraggiosa presa di distanza dal dualismo destra-sinistra, il suo dichiarato apprezzamento per Vendola, e anche quello per Grillo (nei confronti del quale ha solo risposto ad una mail che gli chiedeva le sue differenze nell’approccio alla politica e alla società), e infine la sua disponibilità, fatta metodo del nuovo movimento, a stabilire, con tutte le forze sane, e quindi anche e soprattutto con i ‘giovani migliori’, delle collaborazioni su ogni singolo tema e battaglia da affrontare.
A te il mio grazie sincero per il contributo e un caro abbraccio.
Lo stare insieme con gioia rende forti, carica, regala energia e tutta questa energia può essere canalizzata positivamente, voglio solo ricordare cos’è diventato in pochi anni “mi illumino di meno” sempre di caterpilleriana ascendenza. Ed ora lo stesso spirito è stato veicolato nella raccolta di fondi per realizzare il progetto del Maestro Abbado e di Renzo Piano per acquistare i famosi 90.000 alberi per Milano che il Comune ha promesso e che poi non sembra in grado di mantenere. Le esperienze di gioia fortificano non c’è dubbio alcuno
Leggendo le tue frasi, ricordando la straordinaria crescita di interesse che si può realizzare intorno ad un evento, mi è venuta in mente l’immagine di una scarica elettrica ad alto potenziale, che, indipendentemente dalle sue origini (la vita reale così come una trasmissione alla radio) ha nella Rete uno strumento di immediata diffusione.
Facciamo tesoro di queste preziose possibilità!
Grazie, Franz, per tutte queste informazioni e riflessioni, grazie per il tuo entusiasmo, grazie per questo post, che è un inno alla gioia.
La musica, soprattutto se condivisa, ha proprietà taumaturgiche, io lo so bene. Qualche anno fa, nel periodo più nero della mia vita, sono veramente risorta durante un concerto di Eugenio Bennato, a Ischia. Mentre Bennato cantava Mediterraneo sia, e la piazza affollata cantava insieme a lui, e ballava, e cantavano e ballavano gli amici che avevo accanto, mi sono sentita leggera e felice, piena di gioia di vivere, sì. E in quel momento, ho ripreso in mano la mia vita. E ho cantato e ballato, anch’io. Sembra sciocco, forse, ma è accaduto proprio così.
Buona giornata, Franz
Milvia
Grazie a te, cara Milvia.
Del tuo sostegno, della tua amicizia, di tutte le preziose segnalazioni che ci regali nel tuo blog, e infine di questa breve testimonianza di vita.
Sarebbe bello un giorno ritrovarsi, nella gioia, a cantare e ballare fra gente in festa.