Guerra e Pace

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Due ventenni italiani fatti a pezzi da una fortissima esplosione.
Il Paese reale, a ritmi televisivi, dedica un pensiero di turbamento a una scena lontana dal nostro territorio, si interroga per alcuni secondi sullo scopo di quelle vite sacrificate, ascolta, per l’ennesima volta, il grufolare radiotelevisivo dei maiali di governo, impegnati nell’occasione ad annunciare la spedizione di altri ragazzi nelle zone del macello.

Pochi pensieri invece dedica, il Paese reale, e sempre con logiche televisive, alle centinaia di migliaia di Afghani che sono morti o rimasti deturpati in questa strisciante guerra. E che, a differenza dei due ragazzi italiani, la guerra non l’avevano scelta.
Se c’era bisogno di trovare giustificazioni per una manifestazione come la diciottesima Marcia della Pace Perugia-Assisi, svoltasi domenica, proprio il giorno prima, eccole, puntualissime non si sono fatte attendere.

Memore dell’esperienza dell’edizione precedente di due anni e mezzo fa, cercavo gioia e impegno condiviso, l’energia di un popolo mobilitato, sorrisi ed incontri, colori e voci.
Ho trovato, sì, un po’ di tutto questo, e sono piccoli tesori che ognuno riporta a casa, nel cuore e nella mente; ho ritrovato altresì il fascino di un percorso davvero suggestivo, nella sua alternanza paesaggistica di zone rurali e agglomerati cittadini, via via più spettacolare; ma non posso nascondere un senso di delusione, sul livello qualitativo di quanto ho vissuto, osservato e condiviso in questa edizione della lunga Marcia.
Centomila persone sono comunque tante, ma sarebbero state sicuramente molte di più se le previsioni del tempo non avessero preannunciato, a lungo, testardamente, una giornata di pioggia; e anche, probabilmente, se la manifestazione si fosse svolta nel suo periodo abituale, cioè a fine settembre, pochi giorni prima dalla festa di San Francesco.
Alla fine un cielo irregolarmente imbronciato ha limitato le proprie effusioni a brevi pioggerelle, che non hanno intralciato o infastidito in maniera sensibile il procedere del lunghissimo e sparpagliato serpentone umano, né la manifestazione conclusiva lassù in cima, sull’agognato pratone della Rocca.
Un po’ causa, un po’ contorno, dunque, quel cielo grigio e a tratti minaccioso, di un’edizione un tantino sotto tono.

Ricordavo bene che una gran parte dei partecipanti fossero ragazzi, accompagnati da insegnanti o da sacerdoti o da capi-scout, ma questa volta la sensazione, rispetto a loro, di ospite o di accompagnatore a mia volta, mi sembrava ancora più evidente.
Ricordavo anche il senso di festa di piazza nei due paesi, Bastia Umbra e Santa Maria degli Angeli, che si attraversano ormai in vista di una Assisi, che, umile regina, sembra aspettare sdraiata come un incredibile plastico sul declivio della collina.
Banchetti dei vari movimenti di stampo etico, ovvero di vendita di prodotti o di magliette e bandiere, artisti di strada, volonterosi del volantinaggio che distribuiscono chili di carta lucida, stampata e non riciclata e, per chi si ferma, informazioni e suggerimenti di impegno e l’appello a firmare qualcosa.
E ho ritrovato il tutto, ma, anche in questo caso, in maniera meno vistosa e vivace.

Uguale, invece, la difficoltà ad imboccare il viottolo finale per la Rocca, incredibilmente non segnalato, e perciò causa di vagare di gruppetti di persone, almeno fino a che l’afflusso stesso della gente, che giunge fin qui decimata e stanca, non sortisce l’effetto-processione verso la meta finale (meta che comunque, per moltissimi, restano solo le strade e piazze di Assisi).

Lassù, arrivati fra i primi, le lunghissime prove dei microfoni da parte dei gruppi musicali sembrano preludere a un importante concerto, ma le dimensioni del palcoscenico e la qualità stessa degli esecutori fanno capire che la realtà sarà ben diversa.
E infatti credo proprio che la delusione maggiore mi sia giunta da quel palco, che proprio non ha saputo trasmettere le emozioni di un evento, salvo forse nell’ascolto di una testimonianza viva e schietta di un anziano, reduce dalle stragi di Marzabotto e di Monte Sole.
Mentre sul piano musicale e spettacolare si ha quasi l’impressione di una festa parrocchiale; possibile, mi chiedo, che non si trovi nell’occasione qualche cantante o gruppo di richiamo, disposto ad esibirsi volontariamente, come invece è avvenuto regolarmente nelle altre recenti manifestazioni di piazza, dai V-Day di Beppe Grillo, a quelle del popolo viola, a quella di Emergency?

Luci e ombre, nel cielo e sopra una giornata comunque intensa, e che comunque sarà generosa di sorrisi, nuove conoscenze ed amicizie, e dello stesso importante ritrovarsi in mezzo a persone che, con accenti diversi, si sentono chiamati a manifestare il loro ‘no’ alla cultura della morte, della distruzione, del potere.
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Ho pubblicato alcune immagini sul mio fotoblog, a partire da qui.

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12 risposte a Guerra e Pace

  1. silvanascricci ha detto:

    Questa guerra, assurda come tutte le guerre, ha portato ad un arroccamento ancora maggiore della popolazione su posizioni arcaiche.
    D’aldronde non ho mai capito bene il senso dell’esportazione della democrazia attraverso l’uso delle armi; ritengo che sarebbe molto più proficuo portarla attraverso l’aiuto alla creazione di infrastrutture, di scuole e di ospedali ecc..che, davvero, servirebbero alle popolazioni.

    Per quanto riguarda la morte di due militari italiani, mi sento di paragonarla non tanto ad un atto eroico (come la solita tiritera del potere, governo ed opposizione ha cantato e celebrato) quanto, piuttosto ai migliaia di morti che cadono ogni anno sul lavoro.
    Perchè altro non è che un lavoro scelto, magari, perchè non si trovava altro da fare che desse un po’ di soldi per tirare a campare.

    • Franz ha detto:

      ‘Portare la democrazia’… pensa che atteggiamento arrogante, presuntuoso e dogmatico; ma in realtà soltanto ipocrita.

      Sono d’accordo con te su una lettura un tantino più razionale e ponderata della morte di quei due giovani, anche se resta il fatto che quello della guerra è un ‘lavoro’ che non dovrebbe proprio esistere.

      Salutone di buon fine settimana.

    • alanford50 ha detto:

      Concordo con voi che al di la del dolore intrinseco, resta sempre una realtà in ogni caso sempre mistificata, per questi ragazzi è effettivamente unicamente un lavoro, forse l’unico concessogli di fare, forse per fortuna di chi sopravvive solo un lavoro che concede loro di mettere in gioco parte di un sentimento ed uno spirito di sacrificio altrimenti sprecato e inutilmente perduto.
      Ciaooo neh!

  2. David ha detto:

    Complimenti per il tuo blog, è fatto davvero bene. Volevo segnalare a te ed ai tuoi lettori il concorso che stiamo lanciando sul nostro blog:”www.trereferendum.it/concorso, per il quale diamo la possibilità di partecipare alla campagna dei tre referendum(contro: il nucleare, la privatizzazione dell’acqua ed il legittimo impedimento).
    Per qualsiasi informazione: dsansonetti86 [at] gmail [punto] com

    • Franz ha detto:

      Grazie e benvenuto da queste parti, David.
      Sono fondamentalmente e convintamente allineato, sulla campagna referendaria che stai propagandando; sul tema dell’acqua, però, mi sembra molto più interessante, rispetto a quella dell’IdV, l’altra proposta referendaria, quella dei movimenti del Forum per l’acqua, che ha già raccolto oltre cinquecentomila firme in pochi giorni.

      Sperando che torni a farmi visita, ti saluto augurandoti buona fortuna per le giuste e necessarie battaglie che ci vedono alleati.

  3. alanford50 ha detto:

    Circa la descrizione della giornata da te vissuta nella marcia della pace, è molto chiarificatrice, ed io ho una visione molto precisa sul significato e sul risultato di un simile evento, ne comprendo i limiti e le positività, come sempre la mia visione realista non mi permette di goderne appieno il significato che indubbiamente è carico di grande senso di positività e di volontà comuni, ma sulla vera utilità, non credendo molto nel genere umano nutro come sempre dei fortissimi dubbi, che però tengo in questo caso giustamente per me, non avendo nessun diritto di esporlo in questo preciso contesto.

    Quella giornata ha per le persone che vi hanno partecipato dei significati reconditi che comprendo e rispetto.

    Ciaooo neh!

  4. alanford50 ha detto:

    Ormai siamo all’elegia della pazzia, le cose non hanno più senso, le persone hanno perso il senso delle cose, quando le certezze vengono meno ecco spuntare la frenesia compulsiva del fare qualsiasi cosa pur di fare qualcosa, tranne che l’usare l’intelligenza, la razionalità, il senso sociale di convivenza tra esseri uguali e non.

    Due giovani vite sprecate, rubate, più altre due rovinate per sempre, costrette a portarsi per tutta la vita i segni indelebili della loro utopica scelta.

    Una guerra che ricorda troppo da vicino la guerra precedente, quella in Iraq, quella senza un vero perché, anche questa in Afganistan sta assumendo toni e valori utopici che dimostrano l’incapacità dell’occidente di vivere il loro presente e la loro democrazia basata sul benessere collettivo.

    Una guerra assurda come tipo di ingaggio, come durata dell’evento stesso, se pensiamo che le 2 guerre mondiali durarono la prima 3 anni e la seconda al massimo 5, questa è dal 2001 che si sta combattendo, sono ormai quasi dieci anni che ci si ammazza senza una vera possibilità di vederne la fine, se non come quella dell’Iraq che ad un certo punto incapaci di risolverla nel migliore dei modi hanno finito per defilarsi silenziosamente alla chetichella lasciando solo distruzione, morte ed instabilità politica, tutto perché a Bush prudevano le dita che aveva sul grilletto, ora questa guerra qui, si sta palesando la medesima sorte dell’altra, visti gli scarsi risultati, prima o poi (dopo che le industrie belliche avranno riempito i loro forzieri d’oro) non avranno altra scelta che defilarsi nuovamente in silenzio.

    Dopo il fattaccio delle due torri in America i fabbricanti di armi non hanno creduto ai loro occhi e si sono precipitati a suggerire ai grandi capoccioni del pentagono che il cattivaccio viveva proprio lì in Afganistan insieme ad uno sparuto gruppo di malpensanti come lui, e allora cosa hanno pensato bene di fare, più o meno quello che accadde per le bombe chimiche di Saddam, una bella invasione con tanto di marines ben equipaggiati in una nazione che ufficialmente nulla centrava con la sorte delle due torri, una nazione rea di avere dato ospitalità al cattivone di turno, ed ecco la giusta motivazione per distruggere una nazione che di suo ne aveva già viste delle belle con l’esercito antagonista degli americani per antonomasia, l’esercito Sovietico, salvo che come al solito e come ho già più volte detto ed espresso, questi americani non hanno memoria, non hanno tenuto conto che i Sovietici hanno fatto e perso con questi straccioni di Afgani una guerra impari durata 30 anni, non ci sono riusciti i poco democratici Sovietici che speranza credevano di avere loro con tutta la loro tecnologica costosa democrazia?

    E noi parenti poveri sempre dietro servili come sempre a fare un gioco impari sotto ogni punto di vista, a sacrificare i nostri giovani in uno stillicidio di vite senza una logica motivazione, allora ce ne siamo creata una, tanto per non passare per fessi, siamo andati insieme alle altre nazioni che fanno la guerra a portare la pace, ecco noi 4 gatti male armati (come sempre) siamo andati li con la presunzione di portare la pace, se non è pazzia pura questa, eppure ne stiamo per mandare altri.

    In questi 10 anni di guerra si è distrutto quel poco che era rimasto in piedi dal trentennio di guerra precedente, le donne afgane vestono ancora e sempre il burqa, i vecchi continuano a sposare le bambine e quello che più conta è che nessuno vuole colpire l’unico vero tallone di Achille dei Talebani e degli Afgani in genere, mi riferisco ai campi di papaveri da oppio, se gli Americano avessero usato la memoria per una volta, avrebbero potuto fare come in Vietnam, usare il napalm per distruggere una volta per sempre tutte le piantagioni di papavero, tagliando così le fonti di sostentamento ai guerriglieri, ma forse nessuno al mondo ha l’interesse a distruggere l’oppio ed i suoi effetti economici e sociali derivanti da quella sostanza.

    Quindi ne vedremo ancora delle belle e ed assurde da quella terra lontana.

    Ciaooo neh!

    • Franz ha detto:

      Come darti torto, caro Alan: l’elegia della pazzia…; certo, è proprio così.

      Vorrei solo correggere lievemente un tuo concetto, relativo all’11 settembre: mi sembra molto evidente che l’invenzione di un fanatico integralista islamico, che da una grotta avrebbe organizzato l’attentato più complesso della storia, abbia fatto parte dell’intero ‘pacchetto’ di quel terribile episodio, che ha segnato profondamente le sorti del mondo.
      Vorrei poi minimizzare, sull’esempio di Gino Strada e dei suoi collaboratori, la gravità che appare ai nostri occhi circa l’usanza del burqa e di matrimoni combinati. Si tratta di antiche tradizioni che non intaccano l’umanità di un popolo, sicuramente di gran lunga superiore, per fare un esempio, alle nostre ‘ronde padane’; diverso, ovviamente, il discorso della distruzione delle coltivazioni di oppio, su cui concordo pienamente con il tuo giudizio.

      Un caro saluto.

      • alanford50 ha detto:

        Circa il fatto del fanatico integralista che in una grotta ha progettato quello che è poi stato l’11 settembre, in linea di massima mi trovi daccordo con te, quello che mi lascia molto perplesso è che per un terrorista neppure Afgano si sia fatta una campagna di guerra contro un intero paese, l’ l’Afganistan, reo al massimo di avergli offerto ospitalità e copertura, ma il popolo Afgano cosa centrava? questi poveracci si sono ritrovati in una guerra diventata ormai decennale dopo che erano appena usciti da un’altra trentennale, insomma l’analogia con le motivazioni della guerra in Iraq sono troppo evidenti e palesi.
        Circa l’uso del burqa è vero che fa parte di un’antica tradizione del paese, ma è altresì vero che nei primi anni del 900 fino quasi alla sua metà, il paese si era aperto agli usi occidentali e le donne erano esentate dall’usare quell’arcaico mezzo di sottomissione, usi e costumi ripresi agli inizi della guerra contro l’unione sovietica, la stessa cosa dicesi per i matrimoni tra anziani e le bambine erano antichissime abitudini legate alla religione islamica, che sempre in quel periodo erano state momentaneamente messe da parte, ma come sempre accade per tornare al passato a volte ci vuole veramente molto poco, specialmente la dove il maschilismo imperante la fa da padrone ed assume valenze legate alla religione….
        Ciaooo neh! buona giornata….

      • Franz ha detto:

        Perfettamente d’accordo sul parallelismo fra le guerre in Iraq e in Afghanistan, e sul terribile destino dei veri ed unici sconfitti di qualsiasi guerra: i popoli che la subiscono.

        Non ero invece al corrente intorno a quel cinquantennio circa di ‘apertura agli usi occidentali’ di cui sei certamente più informato di me; ma ribadisco che non credo siano quelle le chiavi di lettura della civiltà di un popolo, antica e fondata su legami sociali di profonda umanità; e che la civiltà occidentale, che a noi sembra portatrice di libertà, si sta invece rivelando sempre più portatrice di distruzione, forse addirittura per l’intero genere umano.

        Grazie per gli spunti di riflessione, Alan, e una buona giornata a te!

  5. Milvia ha detto:

    Devo confessore che leggendo il tuo post ho provato vergogna: mentre tu, insieme a tanti altri, partecipavi alla marcia della pace, traducendo in un atto concreto, un ideale (ideale…sembra quasi una parola sbagliata, oggi…), comunque, mentre tu eri lì, io caraccollavo da uno stand all’altro al Salone del libro. E leggendoti, mi sono sentita come una che si riempie la bocca di parole, o riempie lo schermo di un computer, di parole, e poi non fa nulla. Incoerente, insomma. E se anche qualcosa ti ha deluso, nella marcia di quest’anno, penso che tu sia stato contento di esserci. Come scusa posso dire che sono vecchietta, che forse sarebbe stato troppo faticoso, per me. Ma so che è una scusa, perché è faticoso anche girare e girare e girare in una fiera, e essere travolta dal frastuono dei libri. Anche se devo dire che ci stavo bene, in mezzo alle parole. Ma sarebbe stato meglio, credo, ascoltare le parole non frastornanti del signore reduce dalle stragi di Marzabotto e di Monte Sole, per esempio.
    Banchetti anche a Torino. Emergency, e va benissimo, ma anche molti che potevano benissimo non esserci. E volantini, tanti, E anch’io ho pensato che nessuno era di carta riciclata. Almeno questo, l’ho pensato.
    Beh, buona notte, Franz.

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    • Franz ha detto:

      Tralascio, carissima Milvia, lo sforzo di contrastare i tuoi alibi di genere ginnico, anche perché lo fai onestamente tu stessa.
      Invece mi sembra molto esagerato il tuo senso di colpa, addirittura di vergogna. Capirei se fossi andata ad assistere dal vivo ad uno spettacolo di Maria De Filippi…
      La tua passione per la parola scritta e per tutto ciò che ci gira intorno, dunque anche fior di personaggi della cultura, dell’arte, della creatività, non è certo un passatempo puramente edonistico e fine a sè stesso, ma penso che costituisca comunque un lievito di crescita e di miglioramento per la società con cui necessariamente interagiamo.

      Un grazie per i tuoi pensieri, ancora una volta in ‘pole position’, e un salutone con tanta amicizia.

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