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Pochi giorni prima delle ultime abilitazioni ufficiali all’utilizzo del nuovo distributore di metano a self-service, noi tassisti metanisti eravamo stati convocati in cooperativa, a piccoli gruppi, per un breve corso di istruzioni.
Tutto sembrava facile, e ad ogni buon conto le due o tre fotocopie di dispensa con immagini a colori, che ci aveva consegnato il collega istruttore, sarebbero servite a rinfrescare la memoria al momento del personale battesimo del fuoco, anzi del gas.
Poi era passato del tempo. Ne avevo lasciato trascorrere saggiamente, senza cimentarmi, anche una volta reso finalmente disponibile l’impianto, in attesa che venissero meno le quasi quotidiane segnalazioni che lo davano bloccato a causa di malfunzionamenti e soprattutto di errate manovre dei primi coraggiosi.
Ma non si può tergiversare per sempre, dato che la possibilità di rifornirsi tutta notte (e cioé anche dopo la chiusura, a mezzanotte e tre quarti, del distributore di via Mattei) è troppo preziosa.
A mezzanotte e mezza della notte fra venerdì e sabato scorsi ho sentito una voce imperiosa dentro di me, suggerirmi, anzi comandarmi, di presentare alla Cavallona il nuovo interlocutore, e di favorire fin dal primo incontro un’unione carnale fra i due.
E’ stata dura, durissima.
Due distributori, il numero uno e il numero due, recintati ciascuno da due sbarre automatiche (per entrare e per uscire dall’area di rifornimento), mi aspettano silenziosi e ben illuminati in cooperativa, in un momento in cui nessun collega è presente per l’autolavaggio o per il rifornimento più classico di benzina e gasolio, un po’ più in là.
Mi avvicino alla sbarra del numero uno, sperando di aver azzeccato quella dell’entrata e non dell’uscita, e che possa aprirsi invitante al mio cospetto. Niente.
Bisognerà prima armeggiare con la piccola plancia di controllo, penso, quella che accetta la scheda, chiede il PIN e il numero dell’erogatore prescelto.
E così faccio, fino a che non compare la scritta: “Distributore 1 abilitato: hai 60 secondi di tempo per estrarre la pistola”.
Sì, capisco, ma che cosa estraggo a fare, se la Cavallona è là, appena fuori dal recinto, e mi guarda e scondinzola nervosa?
In fretta e furia salgo a bordo, e circumnavigo l’impianto, fino a presentarmi col suo muso davanti all’altra sbarra del distributore numero uno. Che mi guarda, guarda l’animale, e non si scompone: passaggio a livello chiuso.
E sessanta secondi sono pochi.
E ormai sono le dodici e quaranta, e via Mattei sta per chiudere, e tutto lascia pensare che dovrò chiudere anch’io, con l’incasso magrissimo di chi contava di sfruttare soprattutto le restanti ore notturne lavorative del venerdì.
Scorgo un paio di colleghi intenti a conversare presso la pompa del gasolio:
“Scusate qualcuno di voi ha provato il distributore di metano?”
“Sì”, mi risponde uno, “quando ho avuto la Multipla di scorta”.
“Ho il problema che non riesco a entrare”.
“Basta avvicinarsi, la sbarra si apre da sè con la cellula”.
“Allora si vede che è bloccato, perché non si è aperta”.
“Può darsi, prova a sentire in centrale-radio se ne sanno qualcosa”.
“Okay, grazie, ciao”.
Invece di scomodare la centrale, cosa che immagino inutile, faccio un altro tentativo, al numero due, questa volta avvicinandomi alla sbarra un po’ meno timidamente.
Click!, e in un attimo, come in un racconto o in un film di avventure fantastiche, vedo spianarsi l’agognato passaggio.
La numero due si trova dalla parte opposta rispetto al bocchettone di rifornimento, in fondo al fianco della Cavalla.
E infatti, mentre la pistola avrebbe abbastanza tubo per introdursi, c’è un terzo incomodo, legato al distributore da una catenella, che invece non ci arriva. Si tratta dell’adattatore, una specie di complesso e pesante anello metallico a più stadi che va incastrato fra il bocchettone e la pistola in alcuni tipi di vetture, come la mia.
Manovra di avvicinamento, finchè non riesco ad introdurre, bello che fissato, l’adattatore al bocchettone.
Poi, una volta rieseguite con successo le operazioni elettroniche di riconoscimento, introduco la pistola nell’adattatore, e, come da istruzioni, giro in senso antiorario il rubinetto della pistola.
Qual è l’inconveniente in assoluto più fastidioso ed inquietante in un rifornimento di gas?
La fuga di gas, non c’è dubbio.
Ed eccola infatti, puntuale ed inesorabile, annunciata da un potente sbuffo: psssssssssssss…, diffondere l’inconfondibile pericolosa puzza di gas da cucina tutto intorno.
Reagisco cercando di incastrare quella maledetta pistola sbuffante dentro quello stramaledetto adattatore, ma il tentativo è goffo e inutile.
Il batticuore è solo un po’ rallentato dall’automatico venir meno della fuoriuscita metanifera, e dal ritrovato silenzio dell’illuminata scena notturna. Tre euro e qualcosa, segna il contatore; sono soddisfazioni.
Deciso a rinunciare al tentativo, e perciò anche a rinunciare a lavorare, ripongo la pistola nel suo alloggiamento, e comincio ad armeggiare sull’adattatore, ancora fissato, bello che fissato, all’imbocco della Cavallona.
Lo giro, lo tiro, con le buone, con le cattive. Niente, forse per sbloccarsi deve sentire in pressione le bombole, penso; e dunque provo a ripetere lo spaventoso esperimento di erogazione, accertandomi magari questa volta che tutto sia bello e fissato prima di ruotare di nuovo il rubinetto in senso antiorario.
E quando ho la sensazione che questa volta sia tutto a prova di bomba, giro il rubinetto, e un incoraggiante silenzio mi invita a proseguire, cioè a premere il pulsante dell’erogazione effettiva posto nel corpo del distributore.
Con soddisfazione vedo che i numeri del contatore cominciano a girare, mentre la Cavalla riceve la sua consueta iniezione di metano.
Bravo Franz, sembra che ce l’abbiamo fatta !
Nel giro di pochi minuti la spia verde sul distributore mi invita a togliere il disturbo.
Estraggo la pistola, la poggio per terra per ritardare l’apertura automatica della sbarra d’uscita, poi riprendo ad armeggiare su quei maledetti anelli, concentrici come quelli di Saturno. Li giro, li tiro, con le buone, con le cattive. Belli che fissati, i maledetti, e non c’è verso di sbloccarli.
Una lunga catenella, quella appunto dell’adattatore, come un guinzaglio tiene segregata la Cavallona, e il susseguirsi vano dei miei tentativi di sblocco lascia temere che lì resterà fino a lunedì mattina, se qualcuno prima non sarà venuto in mio soccorso.
La cooperativa è nuovamente deserta.
Massimiliano. Seguimmo insieme i corsi di scuola guida per l’esame di abilitazione; è gentile, estroverso, lavora di notte e ha una Multipla a metano. Lo chiamerò per chiedergli aiuto.
Ma prima, collegato meglio il cervello, cerco ancora una volta di cavarmela da solo. Finchè non mi accorgo che, in quell’insieme di massicce ferraglie ad anello, c’è una parte che è in grado, sia pur non proprio agevolmente, di scorrere verso fuori.
E basta quel semplice gesto per sbloccare il tutto, come un gioco, come un secondo ostacolo superato nel mio personale ‘Signore degli Anelli’.
Il mio sospirone di sollievo, a questo punto, ha quasi l’aspetto di una seconda fuga di gas, spero solo un po’ meno puzzolente.
Dimentico però di riconnettere bene il cervello, perchè anticipo il posizionamento della pistola, con relativa apertura automatica della sbarra, rispetto alla chiusura del bocchettone della Cavalla con il suo tappo di gomma.
Capisco che devo fare molto in fretta, prima che la sbarra, come una mannaia, si chiuda sulle mie speranze di uscire vincitore da quel piccolo campo di una grande battaglia.
Come volevasi dimostrare: muovo le ruote quando già il passaggio a livello comincia a chiudersi, e con una certa decisione.
Ma son più deciso io: mi ci ficco in mezzo, e la sbarra, docile, quasi chiedendomi timidamente scusa, si alza nuovamente, per concedermi il passaggio, come attraverso un mio personale e segretissimo arco di trionfo…
Evviva! …e che tutto resti fra me e te, mia fida Cavalla.
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Immagine da: http://www.omniauto.it/forum/lofiversion/index.php/t5047.html
Piccolissima curiosità: che differenza c’è tra un metantassista ed un metantaxista? Rocco e Rollo sono “ss” o “x” ? :-)) ciao!
La differenza è che il metantassista paga le tasse.

Anche Rocco paga le tasse, mentre Rollo non lo fa, per paura che i loro maschi (i tassi) lo scoprano e gli facciano una scenata di gelosia…
Ciao I !
Sembra proprio di essere lì con te, a dire forza dai che stavolta ci riesci.
Comunque le prime volte, per quanto uno si sia preparato, non sono mai come le immaginavamo.
🙂
Hai ragione: ci vuole un po’ di tempo ed esperienza, per imparare a controllare la pistola e a introdurla in modo soddisfacente. 😉
Ciao, birichina.
E pensare che io non faccio nemmeno benzina al self service! L’unica volta la benzina è uscita e io temevo incendi! Massimiliano mi ricorda qualcosa…Ciao Riri52
Un estintore: ecco un bel regalo per il tuo compleanno!
Ciao, Riri.
p.s.: quando vedrò Max gli chiederò se ti conosce.
il miglior film d’azione ha meno suspance!
Post “de paura”, dunque…
Ciao, Amanda, grazie!
io tempo due secondi e ci avevo già rinunciato…
A più riprese anch’io, cara Sara, ma non potevo abbandonare l’auto fissata al guinzaglio!
Porca miseria, è stata dura per davvero!
Ma quando il gioco si fa duro…
😉
Una vera e propria sfida all’OK GASOMETER (leggasi OK CORRAL) ma per ovvi motivi logistici ho adattato il nome al posto più consono, l’ora almeno dal punto di vista numerico corrisponde, 12/12,30, poco conta se fa riferimento al giorno oppure alla notte, la frase fatidica è esatta e rende bene il dramma che si stava per consumare “hai 60 secondi di tempo per estrarre la pistola” il tuo nobile destriero, la cavallona, ferma in attesa dell’ineluttabile, del gesto che gli avrebbe riempito se non la vita almeno il serbatoio per la prossima lunga cavalcata, poi quello che doveva succedere è successo, ci è voluto del tempo, del suore, un po’ di giusta paura e poi via nella notte verso nuove avventure e verso nuovi orizzonti con l’orgoglio sazio di chi ha vinto…..
Tutto è bene quello che finisce bene e come per tutte le cose bisogna superare la prima volta, ahahah.
Ciaooo neh!
Errata corrige “del suore” leggasi “del sudore” …..
Ari.ciaooo neh!
Magari, se al posto del sudore ci fossero state davvero delle suore, avrei avuto una mano “dall’alto”.
Grazie e buona settimana Alan…
“…e l’ultimo,
chiuda la porta ! “
Questa volta non volevo essere la prima… E invece eccomi ancora in pool position…
Che cronaca! Mi sembrava di essere lì, e ho sentito perfino puzza di gas, che quasi quasi andavo a controllare in cucina… Insomma, sono stata un bel po’ in ansia, devo dire.
Vedo comunque che sei uno che non si arrende, e un po’ mi riconosco anch’io in questo persistere. Ma non ti è scappata nessuna imprecazione (uso questo eufemismo…)?
A me sì, che sarebbero scappate… In certe occasioni mi dimentico di essere una vecchia signora e divento più simile a un camallo genovese.
Bene, spero che questa notte tu non debba combattere con nessuna sbarra e nessun altro marchingenio ostile.
Ah, grazie per la visita là da me. Risponderò domani, penso.
Ciao, Franz! Buona nottata!
Milvia
Non ricordo il genere di parole e frasi che ho pronunciato in quei momenti, ma probabilmente avrebbero potuto garantire anche a me un posticino al porto di Genova…
Comunque, visto il tuo premuroso interesse, posso riferirti che la notte scorsa è filato tutto liscio.
Ciao, Milvia, una buona settimana a te!