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Alle cinque e mezza del pomeriggio di ieri, giorno di riposo dal lavoro, ho acceso il motore della Cavallona; destinazione: centro, a sistemare di persona, e col proposito di perderci meno tempo possibile, le ultime pendenze di una vicenda sentimentale finita crudelmente.
Autoradio spenta, stato d’animo molto grave, mi chiedo se faccio bene, ma è da giorni che ho preparato, affinato, e anche preannunciato all’interessata questa mia visita, per lasciarle un ultimo piccolo (ma molto ricercato) pensiero e una breve e ponderatissima lettera.
Il termometro della temperatura esterna, da quando ho acceso il motore, continua a salire, e si fermerà stabilmente solo una volta toccati i quaranta gradi. La città è infuocata sotto il sole, lo era nei giorni precedenti, lo sarà nei successivi.
E girare per le strade assediate, quest’anno più che mai, dai cantieri estivi, ha qualcosa di pazzesco: dentro le mura si circola dovunque a passo d’uomo, ma non ho nessuna fretta, so che la troverò.
L’itinerario a ritroso mi vede un po’ sollevato; missione compiuta, in breve, e sia quel che sia.
Nessun impegno mi svia dal tornare a casa, dove so di avere anche sufficienti provviste per la cena.
La casa mi dà riparo, benchè la calura delle ore pomeridiane l’abbia resa via via meno confortevole.
Non si può dedicare un’intera giornata di riposo a difendersi dal caldo e dai pensieri; decido che, subito dopo cena, andrò all’Arena Puccini, a vedere ‘Basilicata coast to coast’.
Non c’è cittadino bolognese che non conosca questa gloriosa istituzione, conforto e ritrovo serale di chi non vuole o non può andare in vacanza: nel grande parco del Dopolavoro Ferroviario, è un cinema all’aperto dove, per tutte le sere estive, viene proiettato ogni volta un film sempre diverso e sempre di recente programmazione; l’occasione dunque per recuperare qualche pellicola persa durante l’inverno, nonchè di passare una serata in un posto pubblico all’aperto.
Lascio la Cavalla nel posteggio di Piazza dell’Unità e mi incammino a piedi, nella morsa del caldo torrido che sembra non voler cedere alla sera.
Valico l’entrata del parco; mi accoglie la musica del bar-locale da ballo, frequentato da gente sempre e comunque agghindata; altre persone passeggiano nell’olimpica calma di una serata di luglio; dei giovani stanno dando vita a due partite di calcetto sui relativi campi (curiosamente, una di queste giocata da sole ragazze) e mi chiedo come facciano a non morire disidratati; li osservo attentamente nei loro scatti ripetuti effettuati senza dare l’impressione di soffrire.
Ed ecco la coda, lunga ordinata tranquilla, del pubblico del cinema.
Una volta giunto finalmente alla cassa mi diverto:
“Un biglietto con meno riduzioni possibili !”.
La cassiera mi sorride e poi mi chiede la bellezza di sei euro.
Scelgo la mia seggiolina nella grande platea, e di lì a poco riconosco la voce della donna che mi sta immediatamente davanti: è quella di A., una mia buona amica di vecchia data, intenta a parlare forte, e a raffica, con il signore che l’accompagna, il quale sembra dotato di un’imperturbabile capacità di ascolto.
Appena si alza e sembra girarsi, la anticipo: “Ciao, A.!”
Dimostra gioia di vedermi, ci diamo due baci sulle guance.
“Sai, ogni tanto leggo il tuo blog”, mi fa.
“E’ cosa buona e giusta, tuo dovere e fonte di salvezza, ma dovresti anche scrivere qualche commento!”
“Ma sai com’è, mi collego dall’ufficio. Allora, cosa mi racconti ?”
“Mia cara, sono reduce da una tempesta sentimentale”; mi accorgo che anche la mia voce è un po’ troppo alta, ma cerco di supplire alla mancanza di pudore con il tono dell’ironia; “trenta giorni di paradiso e quarantacinque di inferno”.
“Ah però, e che tipa era?”.
“Una polacca, sembrava un angelo”.
“Anche tu vittima delle ragazze dell’Est!”, sorride A., “e tutto dire che le polacche non sono le peggiori”.
“Che ti devo dire, mi aveva dato dei segni di attaccamento profondo, poi si vede che qualcuno me l’ha lavorata ai fianchi e alla fine me l’ha portata via, anche se lei con me ha cercato di giustificare il distacco con un sacco di storie”.
“Lavorato ai fianchi in trenta giorni… però! Comunque ti capisco, io ho perso il fidanzato per una cubana che ha la metà dei miei anni”.
“Sembra canale cinque”, commenta una voce dalla fila di dietro, che non si riferisce alle nostre confidenze, ma, di lì a poco, all’ennesima proiezione di una pubblicità, davvero una sequenza interminabile.
Poi si riaccendono le luci.
“Sono formiche con le ali, non sono zanzare”, commenta qualcun altro.
Timidi applausi di incoraggiamento, ma il film sembra non abbia nessuna voglia di essere proiettato.
E’ una storia gradevole, a tratti divertente, realizzata con evidente passione, anche se lascia un senso di esagerata leggerezza; ma per me, stasera in fondo è l’ideale. Di tanto in tanto mi scappa una sonora risata, a distrarmi da un vago senso di oppressione che mi spingerebbe a scappare via.
Sui titoli di coda, mentre la gente indugia all’ascolto della bella canzone di Max Gazzé, saluto A. e, questa volta, davvero, scappo via.
Accendo il cellulare: nessun avviso di chiamata o messaggio.
L’asfalto restituisce, a vampe, tutta la calura accumulata nelle lunghe ore di sole del pomeriggio.
L’aria condizionata all’interno della mia fida vetturona mi dà un po’ di sollievo.
Un bagno freddo completa l’opera; sento la pelle piacevolmente fresca, mentre scelgo se tentare di dormire sul divano in soggiorno o sul letto in camera.
Un po’ di corrente fra tutte le finestre spalancate mi aiuta a respirare, e infine a prendere sonno.
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Immagine da: http://sempresarah.blog.deejay.it/category/meteo/
Contraccambio baci.
Misssssssss
Non ti dico nulla perchè qualunque cosa ho l’impressione che suonerebbe inutile e consunta.
Però un caldo (e mica metereologico) abbraccio te lo mando.
P.S.1 benedetta arena ed anche le serate di cinema in p.zza maggiore
P.S.2 se il caldo soffocherà ancora fammi uno squillo, il cellulare spero tu lo abbia ancora, e ti invito a casa mia sull’appennino tosco-emiliano (ad appena km da Bologna)
Un grazie di cuore anche a te, cara Scricci.
Davvero non mi aspettavo una quantità di reazioni tanto affettuose, e curiosamente (ma non troppo) tutte rigorosamente da parte di sensibili amiche.
‘Caldo’ abbraccio ricambiato!
p.s.1: Il cinema in Piazza Maggiore è ancora più bello (e, al proposito, ho già in serbo qualcosa per il prossimo post…); ha però un grave limite: a differenza della coriacea affidabilità estiva dell’Arena Puccini, dura solo per il mese di luglio, amplificando poi, con la sua mancanza, quel certo senso di abbandono e desolazione cittadina tipici di agosto.
p.s.2: L’invito sui tuoi monti, caloroso e freschissimo, mi fa davvero piacere; spero, anzi ci conto, di organizzare a giorni un piccolo blitz. A bientôt.
MissNumberOne contraccambia i baci. P.s. il mio post è stato ispirato al tuo e a quel tipo di vivere che ti è capitato……
Bene, Miss, bene due volte: sia per la tua testimonianza d’affetto, rappresentata da quel tuo ultimo post, sia perché quelle tue parole sul dolore non derivavano dal tuo vissuto quotidiano, come avevo erroneamente interpretato.
Sei sempre più la number ONE !!
Avrei voluto vedere il film, ne ho sentito parlare bene.
L’amore ( la passione) è un male terribile, ti prende quando meno te lo aspetti e non ci sono vaccini. Bisogna aspettare che passi! Per fortuna non è infettivo né trasmissibile e mentre sei colpito fa sognare. Sarà per quello che tutto lo cercano? Vedrai che passa, il periodo brutto passa sempre. Ciao Riri52
Credo, cara Riri, di esserne davvero ormai fuori, un po’ per aver già pagato (molto a lungo e molto profondamente) il prezzo di questa vicenda, e un po’ anche grazie al sorprendente valore terapeutico di una piccola confessione pubblica come la presente, tanto più se arricchita da tante parole di conforto di care amiche come te.
Tanto poi alla fin fine quando la ferita si rimargina ti rimarranno quei preziosi 30 giorni che hai vissuto e che nessuno ti può levare!!!!!
Ma tutte queste tue amiche che ti coccolano e ricoccolano e io dovrei mica essere gelosa e e guarda stai attento che faccio un casino neh!!!!
Baci Missgelossssssaaaaa
Cara Miss, apprezzo il tuo sguardo positivo, ma ti confesso che il senso del tradimento sembra vanificare davvero tutto. Poi pensi che, tanto, è inutile chiedersi come é potuto succedere, e riprendi il vecchio cammino, cercando di riaprirti al fluire della vita.
E non fare la gelosa, che sei e resti la Miss number ONE !!!
Bacioni.
caro Franz che dire? Solo di non chiudere il cuore nuovamente e a lungo, solo di dare tempo al tempo ma soprattutto vita alla vita cercando quella gioia negli incontri, nelle persone che sai che ricarica.
Poi sono tutte parole
Un abbraccio
Saranno tutte parole, ma sono anche testimonianze di vita e di fiducia, oltre che di sensibile amicizia.
Un abbraccio a te, mia amica Amanda.
Lo sai che ti leggo sempre con piacere, Franz, e che commento pochissimo, almeno lo spero tu lo sappia. Neanche oggi, in realtà, sto commentando, ma ti sto solo idealmente abbracciando.
So bene di avere un posticino fisso nella tua attenzione, nonostante l’impressionante quantità dei tuoi interessi culturali e di vita.
Me lo tengo stretto, e …guai chi me lo tocca !
Un caro abbraccio a te.
Tanto poi verrai a una delle mie feste dove c’è una percentuale di belle donne al mq che manco te la immagini.
Se devo essere sincero sincero, mi sembra un po’ l’invito a una grande cena rivolto a chi è appena uscito dall’ospedale dopo un’intossicazione alimentare… 🙂
Ma apprezzo comunque, e molto, il tuo essermi vicina nel momento del bisogno, da vera amica.
Guarda che “qualcuno” mi ha già fatto rilevare che ho invitato te e non lui!
Per carità, evitiamo crisi familiari…! 😉
Anche perché, vista l’abbondanza di ‘materia prima’, non dovrebbe esserci proprio la necessità di rivaleggiare…
Va beh…senti tanto per avere un’idea quando ricapiti sul mio blog, ci troverai la foto di una gran Bellezza!
Vista, vista…: mannaggia, dovevo immaginarlo che si trattava di festini zoologici!
Indubbiamente mi apri ad orizzonti inesplorati, probabilmente più fortunati…
Sono riuscita a strapparti un sorriso, vero? un bacetto!
Due sorrisi, non uno, Sara: uno tu, e uno lei (l’altra “bellezza locale”).
Un bacetto a testa, anzi a testa e a muso.
Raccontare il dolore (perchè c’è il dolore, nel tuo post: della delusione, dell’aspettativa, dell’attesa, dell’ulteriore delusione…) con leggerezza è un grande pregio. E tu questo pregio lo hai, Franz caro. E non dire che ti vizio, perchè è così e basta. E hai anche un gran senso dell’umorismo e di autoironia.
Basilicata è un film proprio carino: alla prima rappresentazione, poi, che era anche la serata inaugurale della sempre benemerita Arena, era presente anche il regista, un tipo molto simpatico. Per fortuna la stagione “dopolavoristica” è ancora lunga, e ci sono ancora parecchi film da vedere.
Buona serata, Franz: creati delle storie positive, nella testa e nel cuore. E poi raccontacele. Oppure raccontaci quello che vuoi, che leggerti è sempre bella cosa.
Un abbraccio.
Milvia
Va bene, non dico più che mi vizi, ma lasciami dire che la tua costante attenzione ai miei scritti e le tue frequentissime dimostrazioni di stima mi sono di grandissimo sostegno.
Grazie per la tua sensibilità e generosità, mia cara amica; la gioia, di cui si parlava la volta scorsa, tornerà presto a fare visita al mio cuore: in fondo, quelle che ho raccontato sono ormai le ultime vampe di dolore di questa brutta storia, proprio come quelle di calore buttate fuori dall’asfalto di sera; e la gioia interiore nessuno può portarcela via.
Augurandone ‘un totale’ anche a te, ricambio di cuore il tuo abbraccio.