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Non so se, col passare degli anni, sia aumentata in me la tendenza a compiere malestri, e atti comunque maldestri, oppure l’insofferenza e l’autocensura nei confronti di essi. Probabilmente un po’ entrambe le cose.
Diversamente da altre vicende più propriamente maldestre come il mio primo (e da allora unico) rifornimento al distributore self-service di metano, quello che è successo ieri si può classificare alla voce ‘Disastri da Rigidità Mentale di Antica Origine Perfezionistico-Informatica Divaricante da Qualsiasi Concetto di Buon Senso Comune’.
Protagonisti, il sottoscritto e la pentola a pressione. Non è una novità: alla stessa suindicata voce, e uguali protagonisti, si possono leggere le lunghe ore già passate ad estrarre le lenticchie bruciate selezionandole da quelle sane; le istruzioni della pentola indicavano due o tre bicchieri d’acqua al massimo, e io pervicacemente insistevo a seguirle alla lettera, e pervicacemente continuavo a bruciare i legumi, finchè ho capito che quelle indicazioni erano sbagliate e di acqua bisognava versarne nella pentola molta di più.
Nelle stesse istruzioni sta scritto che, sempre per le lenticchie, bastano quindici minuti di cottura dopo il fischio.
Ricordandomi di quella bella prepotente fischiata che ai suoi tempi, come al culmine di un orgasmo erotico di tipo maschile, emetteva la pentola utilizzata dalla mia mamma, ieri non mi sono accontentato come le altre volte, per abbassare il getto di gas al minimo, di sibili più o meno accennati, continui, variabili nell’intensità: ieri ho ‘aspettato il fischio’, standomene tranquillamente qui al computer mentre, due vani più in là, la fiamma più alta del beccuccio più grande della cucina economica continuava generosamente ad erogare fuoco, calore e temperatura a quella specie di macchina a vapore.
Non è esplosa (come era stranamente successo in un sogno premonitore forse la notte stessa precedente); lo dico subito per tranquillizzare i lettori più apprensivi.
Non è esplosa, ma l’odore di fumo, un fumo denso e acre che si stava rapidamente diffondendo per tutta la casa, a un certo punto è finalmente giunto alle mie narici, ed è servito a farmi alzare da questa sedia e a farmi precipitare ai fornelli a disinnescare la bomba, già sporca di tracce nere in più punti della sua stessa superficie, e a farmi spalancare tutte le finestre di una casa in gran parte satura di un’atmosfera irrespirabile, e di quel nebbione irritante.
Una volta cambiata l’aria e raffreddato l’ordigno, l’ho preso per i suoi manici di plastica nera, diventati fastidiosamente piccicosi, l’ho aperto e ne ho analizzato il contenuto: un po’ secco ma, con sorpresa, non irrimediabilmente bruciato.
Poi però, all’undicesima lenticchia nera selezionata, questa volta sono sceso a più miti consigli e le ho buttate via tutte, con buona pace del risparmio di risorse e della decrescita, e mi sono dato alla lunga e paziente opera di mondatura, della pentola stessa, all’interno ed all’esterno, e di tutte le numerose tracce lasciate in cucina dal fumoso episodio.
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“Il giorno è sempre un po’ più oscuro, sarà forse perché è storia, sarà forse perché invecchio“.
Così cantava Guccini quando vecchio non era, perchè parliamo di oltre trent’anni fa, e sono sicuramente e decisamente più vecchio io adesso di lui allora.
Ma forse, in quelle parole, è ben confidato e racchiuso il segreto del tempo che passa; inesorabile, in un apparente infinito accumularsi di esperienze sempre nuove eppure ogni volta un po’ meno nuove.
Quanti cantautori emergenti si faranno strada nei prossimi anni, nei prossimi decenni? Come potrò continuare a seguirli, ad interessarmi alle loro canzoni? Quanto spazio c’è ancora nella mia mente per ospitarli, dopo che tanti hanno già riempito quel mio stesso spazio, in particolare nei fertilissimi lontani anni settanta a cui si rifanno gli stessi versi sopra riportati?
Una nuova e lungamente attesa ‘stagione delle foglie verdi’ è già andata, finita, bruciata come le lenticchie, immolata, per quanto mi riguarda, sull’altare di un nuovo amore inatteso, sbagliato, dolorosamente beffardo.
Sento alla radio tutti parlare di vacanze, e di un tempo finalmente maturo, come fosse agosto il culmine della stagione.
La gente non capisce niente, non osserva le foglie, che già ingialliscono, le giornate, che già si accorciano, e i rondoni, che da tempo ci hanno lasciato nuovamente soli per tornarsene nella loro Africa.
Ma si respira bene, ora, dopo quelle terribili, infernali prime tre torride settimane di luglio in cui anche pensare sembrava avere un prezzo carissimo.
Si dorme a lungo e saporitamente, quasi sempre addirittura con una maglietta addosso.
E anche l’autunno, e l’inverno, in fondo, sono concetti ancora sufficientemente lontani dalla prospettiva.
Il tempo migliore, o presunto tale, se n’è andato via, via per sempre, quello dell’anno in corso, come quello della mia stessa vita.
Ma perchè, allora, non apprezzare questa tregua, che si presenta dolce.
E perché non sperare ancora in qualcosa di nuovo, in un’ennesima nuova pagina del lunghissimo libro fin qui letto, e sfogliato, e consumato; una nuova pagina che riesca ancora, in misura e modalità misteriose, a catturarti ancora, a riempire di significato il tuo cammino, e quello che ne resta.
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Immagine da: http://silvestro3.blogspot.com/2007/10/poesie.html
Restate in sua compagnia
con lui che cavalca un leone
coi bimbi al bagno Maria
s’immerge in una ovazione.
Restate ancora un momento
lontano da scritti e tormenti
tenero e verde è il salmento
è grande il calor che senti.
Notti di disco ed occhiate
silenti baci sotto la luna
ricordo sarai dell’estate
una lacrima affidai alla duna.
La nebbia è a noi vicina
densa di pietanza porcina
già non reggo la nuova vicina
l’estate è una foto da cartolina.
”L’estate ..in cartolina”
di Tonino2010
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Domani (oggi ) ci sarò anch’io, virtualmente, con questo pensiero da me non firmato
http://rossiorizzonti.splinder.com/post/23084571#comment
Ciao a tutti.
Grazie, caro Tonino, della bella filastrocca estiva (mi è piaciuto immaginare i bimbi a bagnomaria…), ma anche della ricetta a prova di pentola, per non dire a prova di bomba in questo triste anniversario.
E grazie anche per il richiamo ai commenti del bellissimo post di Milvia (post il cui link ho ‘condiviso’ su Facebook, imitato in questo da uno dei miei amici); sono abbastanza sicuro di aver individuato il tuo commento fra i tanti in quello contrassegnato da: #2.
Domani, martedì, ho intenzione di pubblicare un resoconto, in parte anche fotografico, della mia partecipazione alle celebrazioni qui a Bologna.
Ciao, a presto.
Ti attendo per domani sul…2
Ciao
La pentola a pressione la detesto: mi piace mescolare le cose, con il cucchiaio di legno, guardarle mentre prendono colore (possibilmente non color bruciaticcio)
e assaggiare e sentire tutti quei profumini che salgono dalla pentola o padella o tegamino. Per qualche tempo, il primissimi anni di matrimonio l’ho adoperata, e stavo sempre lì con l’ansia di sentire il fischio, con la paura che al fischio seguisse un boooommm! e di me, della cena, della cucina e del gatto Duca (che non era dentro la pentola, però) non rimanessero che sparse cose…
Comunque mi hai fatto ridere un sacco, per come hai raccontato la tua avventura… a pressione.
Malinconia, invece, per il resto. Se detesto la pentola a pressione, amo smisuratamente l’estate. E le vedo le foglie che ingialliscono, e l’accorciarsi delle giornate. e mi sembra già di sentire odore di autunno. Ormai è finita, mi dico. E non ho fatto tutte le cose che volevo fare sotto il sole.
Però è anche vero che in agosto la città è più mia, mi godrò le strade meno affollate, e leggerò i cartelli con su scritto Chiuso per ferie e penserò: che bello, essere rimasti in pochi (non in senso catastrofico e definitivo…)
Ciao, Maldestro! In cucina, però, perchè lo sai che per la scrittura ti considero un Maestro.
E buon agosto
Milvia
Sei sempre molto buona e generosa di complimenti.
E sei anche più paziente di me, che non ho mai acquisito veramente l’arte e la passione di preparare dei buoni piatti, e dunque privilegio il risparmio di tempo (e anche di attenzione, …con i risultati di cui sopra!).
Siamo in sintonia, invece, sulla percezione del declino dell’estate, come pure, per rispettivo conforto, della bellezza incantata che può rappresentare l’agosto in città, quando non sia rovente come l’anno scorso.
Un buon agosto anche a te, Milvia, e spero che ci si possa incontrare di persona domattina alla commemorazione della strage, insieme anche all’amica blogger Silvana.
Io ci sarò, Franz. Dalle 9 e un quarto, per il corteo.
E poi nel pomeriggio nel cortile di Palazzo Re Enzo. Piacerebbe anche a incontrarti e conoscere anche Silvana. Ma nella confusione sarà forse difficile. Magari ti mando un messaggino.
Buona notte, Franz.
Milvia
La pentola e la cucina richiedono attenzione, basta un niente e si brucia tutto. Meglio separare le attivtà e andare fuori a cena!
Hai ragione, il tempo ora è tregu. Si assapora il lungo, lunghissimo relax prima dell’autunno. Ciao riri52
Ti rimando alla mia risposta al commento di Amanda, circa le considerazioni gastronomiche.
Mi fa piacere che tu condivida quel concetto di ‘tregua’ relativo al mese appena cominciato; se continua questo clima luminoso e gradevole, diventa un vero piacere restarsene in una città finalmente quieta ed accogliente.
Ciao!
butta la pentola a pressione e cucina nelle pentole normali, la mia giace polverosa nell’ultimo ripiano, e non sono una di quelle la cui cucina riposa inanimata e sterilmente linda.
E che poi uno come te, attento al mondo, dica di avere poco spazio, nella mente e nel cuore per le novità, è menzogna sapendo di mentire, te lo concedo solo perchè sei ancora nella fase di elaborazione del recente lutto.
Ora qualche amico che ti coccoli offrendoti una pasta e ceci o pasta e fagioli fatta con amore che ti porti fuori da un bravo oste che te la serva con un sorriso ci sarà pure nella calorosa Bologna.
L’estate sta finendo? che importa tra poco assaporeremo gli acini d’uva che schiudono tra i denti, poi arriveranno cachi e castagne, poi i torroni nell’attesa che i tigli ci promettano una nuova estate, più matura? non importa, un’altra, ricca di attese
E’ sempre una grande gioia leggere le tue considerazioni un po’ semiserie, cara Amanda.
Sul fatto del ‘poco spazio mentale’ non ho mentito: è solo la constatazione meravigliata di quanto ne sia già stato riempito dal passare degli anni e delle esperienze.
Sui legumi cucinati con amore da altri, invece, ho un piccolo problema: in orario di lavoro, la sera, non mi va di stare lungamente a tavola, mentre di giorno non mi sembra il caso di chiedere asilo ad amici nell’orario (di solito dopo le 14) e nelle condizioni di parziale carburazione quotidiana in cui affronto pentole e legumi…
Hai ragione, bisogna dare non troppo ascolto alle malinconie, e imparare a calarsi con fiducia nel fluire delle stagioni.
Salutone.
p.s.: ‘lutto’ in buona parte già elaborato; solo qualche piccolo residuo di rabbia e simili cosucce sgradevoli.
Condivido il pensiero di Sara; consiglio, eventualmente, anche un ristorante.
Ma si sa che a me piace mangiare ma neanche un po’ farne.
Secondo me il vero inizio di anno è settembre (settembre il mese del ripensamento sugli anni e sulle età, sempre restando in tema di citazioni gucciniane) e quindi questo mese di agosto è, effettivamente, qualcosa che finisce e sfuma.
Resisto per una volta alla tentazione di discorsi seriosi, su decrescita, sobrietà ed affini; però il mio antico gradimento per trattorie e ristoranti è molto calato negli ultimi tempi, per motivi vari, fra cui l’insofferenza verso ambienti chiassosi e una mia dimensione di vita poco incline alla ‘ballotta’, come diciamo noi (traduz: ‘comunella’ ?).
“Agosto è qualcosa che finisce e sfuma”, è vero, ma, evitando di intrupparsi in luoghi affollati, o magari restando in città, può donare giornate molto piacevoli, no?
Ecco caro ma perchè non i rivolgi a un take away e dedichi il tuo prezioso tempo a cose più utili come fare la corte alle donne, scrivere cosine carine che mettono di buonumore le tue amiche di blog? oppure fai come ho fatto io, cioè sposi qualcuno che sa adoperare la pentola a pressione?
Com’è noto io adoro i gatti…
Si cerca di mediare, un po’ di attività casalinghe, un po’ di lavoro, un po’ di internet…
Comunque vedrò di impegnarmi di più sul piano delle galanterie e delle cosine carine, visto il tuo gradimento.
Tanto, mogli o fidanzate gelose, da queste parti, non ce ne sono (…e probabilmente a lungo! )
😉
p.s.: adori anche i Silvestri-gatti maldestri? sono certo che sì!
Certo che li adoro Bel Ami!
zampatine affettuose!
🙂
Opperdincibacco, caro Franz, l’orgasmo della pentola a pressione mi ha fatto veramente ridere 😆 Le mie amiche mi prendono in giro quando dico che, ad agosto, l’estate è ormai finita eppure è così, nonostante il caldo, nonostante il “bollino nero” dell’esodo che porterà migliaia di persone dalle mie parti, ma siamo abituati a questi cicli, giusto? E credo che, in fondo, tu sappia che in quel libro ci sono ancora tante pagine bianche da scrivere, prepara la penna!
Mi fa piacere essere in sintonia con te sulla percezione ‘diversamente estiva’ di questo periodo, come mi sembra avessimo entrambi già espresso l’anno scorso.
Immagino che la prospettiva dell’annuale invasione di turisti renda tutt’altro che invidiabile il mese appena cominciato, ma sono sicuro che sul tuo bel monte ci siano angoli segreti dove un’esperta Giraffa sappia trovare pace e conforto.
Grazie della visita e del bell’augurio, e un salutone.