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Le ore di viaggio sono state molte, e all’iniziale dolce tumulto di sensazioni sulla corriera per Calalzo, favorito dal più incantevole pomeriggio di sole di tutta la mia settimana di vacanza, si è poi sostituito il leggero fastidio per le salmodianti chiacchiere in dialetto dei vicini in treno, e poi per la lunghezza del viaggio.
Ma le coincidenze hanno abbattuto al meglio i tempi morti, e così alle nove, issato il grande zainone blu sulla schiena, quello piccolo e la borsa del computer entrambi a tracolla, insomma carico come un somaro, sono sceso dal treno al binario dieci della fin troppo familiare stazione di Bologna, e, per prima cosa, sono andato a controllare su un tabellone le partenze per San Lazzaro: dal binario otto alle ore ventidue e zero sei, un’oretta di attesa, da ingannare andando a fare il biglietto per i sei minuti di viaggio ancora mancanti, e con uno spuntino.
Alleggerita la soma del peso di una moneta di un euro per il biglietto, ritorno fino al binario otto, cerco la prima panca libera e vi deposito con sollievo tutto il grande fardello.
Vorrei chiamare Claudio e Daniela, che mi hanno ospitato negli ultimi giorni, per dire che il viaggio è andato bene, ma la più lunga echeggiante sequela di annunci della storia, sembra che tutti i treni del mondo siano in partenza o in arrivo proprio adesso, mi fa propendere per un sms.
Il volume della pubblicità irradiata ora da un piccolo video, proprio sopra la mia testa, è molto più basso di quello degli annunci, ma la ripetitività dello spot di Sky-tv è ossessiva: “Gli Italiani lo sanno: esistono due Cassani”, eccetera eccetera, e quindi ancora senza tregua: “Gli Italiani lo sanno: esistono due Cassani”, eccetera eccetera eccetera eccetera.
Un bambino, poi un uomo solo in attesa come me, resteranno a turno ipnotizzati dalle immagini, a cui invece io volto le spalle, mentre con il coltellino tolgo la buccia alla fetta di fodòm, l’ottimo formaggio locale di malga comprato nella fantastica mattinata di sole di San Vito di Cadore, in quel supermercato che è diventato, col passare degli anni, la vecchia Cooperativa.
Risparmiare quindici euro di taxi, in cambio di un’ora di attesa e di venti minuti di camminata, ‘a pieno carico’ e di buon passo, per strade buie, battute solo da rare vetture con i fari che ti puntano addosso, sembra una cosa priva di senso, o, peggio, motivata da tirchieria, per chi non conosce questa mia irresistibile propensione ad arrangiarmi, parente stretta delle altrettanto mie teorie di sobrietà e di decrescita di cui parlo tanto spesso in queste pagine.
Propensione ad arrangiarmi, a fare da solo, a stare da solo, acuita da una bella settimana abbondante di vacanza appena vissuta, invece, nel mezzo di quella allegra tribù che è il parentado dei miei amici, che confluisce in agosto a San Vito, in cui tutte le generazioni sono rappresentate e sembrano lentamente avvicendarsi negli anni, e di cui mi sento ormai, e da tempo, un membro adottivo.
Capire quale è la giusta, delle due uscite della piccola stazione, è sempre un terno al lotto; percorsa invano quella sbagliata, mi incammino finalmente nel seguito di stradoni, strade e stradine che portano verso casa.
Ho indossato lo zaino piccolo davanti al petto; dopo aver allentato un po’ le bretelle per evitare che la parte superiore mi puntasse alla gola come per strozzarmi, la sensazione di poterci appoggiare sopra il mento è buffa e piacevole.
C’è la luna, una bella, amica luna quasi piena, a rischiarare il mio percorso notturno, mentre, conciato come un sandwich che cammina veloce, devo fare un’impressione molto strana alle rare automobili che passano, annunciate dai loro stessi fari, nel corso di questa notte della prima domenica del cosiddetto controesodo.
Ad ogni passaggio di auto mi auguro che la curiosità non la faccia rallentare o magari fermarsi. Solo una, particolarmente diffidente, indugia a lungo davanti al cancello di una bella villa, proprio dove la stradina fa un angolo retto, mentre una luce lampeggiante la illumina. Poi rinuncia ad aspettare il mio arrivo e varca la soglia del cancello.
Cerco di mantenere un’andatura veloce e decisa per sviare gli eventuali sospetti, e mi chiedo se posso dare l’immagine di un ladro di appartamenti, mentre le bretelle dello zainone chiedono alle mie spalle sempre più frequenti aggiustamenti di posizione.
L’andatura veloce, agevolata anche dai freschi intensi allenamenti su e giù per i sentieri delle Dolomiti, ha anche il vantaggio di abbreviare i tempi della traversata, ed eccomi ormai a casa.
Nella posta non c’è niente. Ero stato a lungo tentato di consegnare la chiavetta ai vicini di pianerottolo, e chiedere loro di svuotare la cassetta, a scopo precauzionale di segnalazione di presenza contro i veri ladri di appartamenti, poi vi avevo rinunciato, mi sembrava una richiesta troppo confidenziale. Vedere ora la cassetta completamente vuota mi fa sorridere, ma anche la bella e giovane postina, che mi costringe a buttarmi giù dal letto quando c’è qualcosa da firmare, e si dispiace e mi chiede scusa nel vedermi in accappatoio e con gli occhi semichiusi, ha probabilmente passato la settimana in vacanza.
Durante l’ora di attesa in stazione ho preparato le chiavi, così non devo perdere tempo a cercarle.
Mentre salgo la seconda (ed ultima) rampa di scale, sento che i miei vicini, una coppia un po’ anziana, stanno uscendo di casa.
Mi fa piacere questa coincidenza, e li saluto, ricambiato, con calore.
Mi dicono che è tornato il caldo afoso, ma me ne ero accorto anche da solo, e poi l’irrefrenabile vocazione alla chiacchiera della signora mi costringe a ritardare l’agognato momento in cui, entrato in casa, potrò liberare le spalle, ormai dolenti, da quel triplice carico.
C’è un messaggio nella segreteria telefonica: speriamo non sia niente di grave.
E’ il buon vecchio Mario, che, come al solito, mi chiede quando andiamo a mangiare una pizza in compagnia, e poi termina con una delle sue tradizionali barzellette.
La ascolto fino alla fine, senza ridere né sorridere, poi spingo a lungo il tasto ‘cancella messaggi’.
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P.S.: Si possono vedere le quindici immagini della vacanza che ho pubblicato, partendo da questa.
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Immagine da: http://no.blog.kataweb.it/2008/08/
Mi è piaciuto molto questo racconto post vacanze che chiude, idealmente, il cerchio con il racconto pre vacanze.
Muy obligado, señora!
“seduto con le mani in mano
sopra una panchina fredda del metro
sei lì che aspetti quello delle 7.30
chiuso dentro il tuo palteot
un tizio legge attento le istruzioni
sul distributore del caffè
e un bambino che si tuffa dentro a un bignè
e l’orologio contro il muro
segna l’una e dieci da due anni in qua
il nome di questa stazione
è mezzo cancellato dall’umidità
un poster che qualcuno ha già scarabocchiato
dice “Vieni in Tunisia”
c’è un mare di velluto ed una palma
e tu che sogni di fuggire via…
di andare lontano lontano ”
Iniziando a leggerti mi hai fatto venire in mente questa stazione oppsss canzone eh eh eh . Bellissimi i monti con la neve e che dire poi di quel lagheto con dei riflessi favolosi….. va beh dopo tanti complimenti tanto per non smentirmi MisssLinguaVelenosa ti dice che tu hai anche delle doti sonno-serali-soporifere…… notte….
La canzone di cui hai trascritto parte del testo è un classico, a prescindere dal maggiore o minore gradimento per Baglioni (a mio parere compositore di musiche e di testi quasi sempre molto ispirati).
A parte gli elementi stazione-solitudine-panchina, però, l’ambientazione invernale e desolata non corrisponde al mio racconto.
Anche la Miss mi fa dei complimenti… Ero preoccupatissimo, prima di leggere la frase finale!
Beh, buone vacanze e buon sonno.
Ho pubblicato quindici fotografie scattate fra le Dolomiti.
Si possono vedere partendo da questa.
Ciao, bentornato. E adesso la cosa più noisoa, almeno per me, quando torno: disfare i bagagli. Riri52
Ciao, Riri !
Ti dirò che lo smaltimento della ‘soma’ è stato abbastanza veloce; il vero spavento, per me, è ora la parete dolomitica di vestiti e biancheria da lavare e soprattutto da stirare…
Bentornato Franz, è bello leggere i tuoi racconti di vita, somigliano a dei laghetti di montagna calmi e limpidi. Buon rientro 😉
Grazie cara Giraffa, anche e soprattutto perché, i tuoi, sono complimenti di una vera esperta di monti e di natura selvaggia!
Un caro saluto a te.
Zaino grande dietro, zaino piccolo avanti.. Adoro tutto questo, anche perchè significa che sto per partire, è l’immagine del viaggiare nella mia povera mente 🙂
La tua irresistibile passione per i viaggi appare evidente anche nei tuoi post; sono certo che il tuo sia un tipo di turismo ecologicamente molto responsabile, ma a volte mi chiedo se l’unica vera forma di viaggio rispettoso dell’ambiente non sia incamminandosi da casa, tutt’al più con l’aiuto di un cavallo o di un somarello.
Un salutone.
ma un trolley e uno zaino non erano meglio di due zaini ed una borsa?
ben tornati Franz
Il ragionamento non fa una grinza, ma lo zaino piccolo mi serviva per le escursioni, e poi non ci ho proprio pensato, sia perchè all’andata ho comodamente sfruttato il passaggio in auto del mio amico Claudio, sia perché, ti sembrerà strano, non possiedo alcun trolley.
Ben trovata, Amanda.
….e certo mica è roba da uomini veri il trolley 😉
Non sarà roba da uomini veri, ma quando quotidianamente devo caricarne qualcuno nel taxi, ringrazio l’inventore della ruota…
🙂
Bentornato, come sempre il leggerti è un vero piacere, ora ti lascio al giusto riposo del dopo vacanze.
Home Sweet Home…….
Ciaooo neh! alla prox.
E ben trovato anche a te, Alan.
Riposarsi dalle vacanze…
A dir la verità penso ne abbia più bisogno chi le passa alla ricerca di follie, o di lunghi e sfibranti viaggi; un po’ di riadattamento al clima meno amico, e all’altitudine della pianura, e poi si riparte molto carichi.
Salutoneh.
Ben tornato, Franz! Bello questo tuo lento ritorno a casa e fra noi. I tuoi post “terapeutici” mi sono mancati.
Milvia
Non sapevo, cara Milvia, di avere doti taumaturgiche…
Ma, a ben pensarci, temo che funzionino solo con persone rare ed eccezionali come te.
Ha ragione La Giraffa: i tuoi racconti di vita, somigliano a dei laghetti di montagna calmi e limpidi.
Anche quando non parli di montagna, anche quando scrivi del nano & c.
Alla fine c’è dempre una sorta di luce positiva, nel tuo pensiero. E’ questa luce, che è terapeutica.
Buona serata, Franz.
Milvia
Se le vacanze già mi avevano caricato, questa sequenza di complimenti completa l’opera e mi dà carburante per molto tempo, molti racconti, molta vita.
Grazie ancora davvero, carissima amica.
Apprezzo !
Condivido le tue scelte !
La tua pazienza alla stazione, il lento adattarti alla velocità della città, il biglietto del locale, lento,ma fedele.
Ed il , fantastico, eccezionale, calvario fino alla porta di casa.
E così che si concludono le vacanze : in bellezza.
Con un piccolo aperitivo del tempo trascorso bene.
E tutto quello che finisce bene, è bello !
Grazie, carissimo, per questa tua entusiastica condivisione, e ci metto anch’io un bel punto esclamativo!
Insomma, seguendo il tuo ragionamento, si potrebbe coniare un nuovo proverbio: “Chi ben finisce, è all’apice dell’opera”.
Bella anche l’idea dell’aperitivo anzichè del digestivo: indubbiamente molto più aperta alla vita.
Bentornato Bel ami! resto in attesa delle foto, perccato che non puoi postare per farcelo condividere, anche un pezzo di quel formaggio fodòm…un bacione!

Sara
Bentrovata, Belle amie!
E’ un piacere, un conforto, una gioia, trovare amiche ed amici fedeli, così reattivi alla ripresa delle pubblicazioni sul blog; questa volta tu più di tutti!
Quanto al fodòm, sarebbe bello trovarsi tutti a mangiarlo all’aria aperta, intorno al tavolone grezzo di una malga.
Bacione ricambiato.
Ora fino ad una malga non lo so, ma magari fino a Bologna con la Panda Dynamic ci posso arrivare, non è un’ipotesi così remota, lo sai!
Qui non ci sono tavoloni grezzi all’aria aperta, e anche il fodòm è finito (…molto in fretta!), ma, nel caso, l’accoglienza sarà (spero) all’altezza di una cara e ‘Dynamica’ amica !