Il picco

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“Fra un minuto si parte per il più incredibile ed emozionante dei viaggi!
Venite ragazzi, venite, si’ori e si’ore, non perdete questa occasione,
finché siete in tempo!
Multipli giri della morte, vertiginose cadute libere a precipizio,
la realtà come non l’avevate mai vista!”

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Un gruppo di diciotto scienziati, facenti capo in Italia alla ‘Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio’, quattro mesi fa, l’8 maggio 2010, inviò un documento alle pricipali autorità di tutte le regioni e province della nazione.
Non se ne è saputo nulla, nonostante la gravità del contenuto e l’autorevolezza sia dei firmatari sia delle fonti da essi citate.
E’ Giulietto Chiesa a pubblicare ora quella lettera, insieme ad alcune brevi considerazioni di premessa; l’articolo è consultabile cliccando qui.

Fra le autorevoli fonti citate dagli studiosi, compare un ente statunitense: il Dipartimento dell’Energia (DOE) del Governo, che, “a partire dai dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), agenzia intergovernativa dei Paesi OCSE“, ha prodotto e diffuso un grafico.
Si tratta delle previsioni relative all’offerta di energia da combustibili di origine petrolifera, contrapposta alla previsione del fabbisogno per i relativi consumi.
Eccolo:

La riga scura che tende verso l’alto rappresenta la stima dei consumi previsti.
Quella specie di terreno in discesa a strati colorati rappresenta la stima dell’offerta prevista.

Penso che l’impatto di un’immagine come questa valga più di molti discorsi, disquisizioni e ragionamenti.
Almeno per me è stato così: nella mia mente si è fissata con la forza di un punto cardinale.
Perché ci mostra la realtà dell’organizzazione economica come un baratro che sta per aprirsi, ora, fra pochi mesi.
Il fatidico 2012, che ci toccherà sentire sempre più spesso citato irrazionalmente circa farneticanti profezie di origine Maya, segnerebbe invece la più reale e fondata delle profezie: quella in cui le due curve divaricano, si staccano, i consumi richiesti all’insù, la disponibilità all’ingiù.
Con le conseguenze che si fa fatica a prefigurare, vista la novità assoluta del fenomeno (mancanza o scarsità di propellente per autocarri, automobili, treni, di carburante per le caldaie, forse di cibo, probabilmente di acqua…), ma di cui non si fa fatica ad intuire la gravità.
Il collasso del modello economico, la fine di un’era, il principio di un ciclone di sconvolgimenti sociali, politici, militari. Un cambiamento radicale della vita di ciascuno di noi. La decrescita, non quella felice, di nicchia, come scelta etica di persone consapevoli, ma imposta duramente dai fatti.

L’appello degli scienziati italiani termina così:
La scrivente Associazione evidenzia quindi la necessità che l’azione politica e amministrativa si occupi nel più breve tempo possibile di garantire alla società il mantenimento dei servizi essenziali scoraggiando la deriva verso il superfluo e focalizzandosi verso la preparazione, sia materiale, sia culturale, di una comunità informata e resiliente, chiamata ad affrontare un periodo di diminuzione del flusso di beni e servizi senza per questo collassare o trasformarsi in qualcosa di diverso e sicuramente meno gradevole.
In questo quadro si evidenzia inoltre il carattere controproducente dei progetti di rilancio del paradigma vigente, rappresentati dall’ipotesi di incrementare l’uso del carbone e dal ritorno al nucleare, che sottendono l’idea non sostenibile della crescita materiale infinita.

Risposta: silenzio.
E non spendo tempo a citare le folli e un po’ criminali prospettive nucleariste del nostro pericoloso ministro dell’economia, ed ancor più pericoloso candidato ad ereditare il governo del Paese già devastato dal quindicennio berlusconiano: ci sono altre fonti da citare, un po’ più interessanti.

Sul  ‘Fatto quotidiano’ del 7 settembre, due soli giorni or sono, è comparso quest’articolo, a firma Matteo Cavallito, che cita la preoccupazione dei governi tedesco e inglese per la diffusione di dati previsionali simili ai precedenti, da parte, rispettivamente, di un gruppo scientifico legato alle forze militari tedesche, e dal Department of Energy and Climate Change (DECC) del Regno Unito, su richiesta del governo di Londra.
A seguito della diffusione di questi allarmi, secondo l’articolo, “il panico, almeno in rete, ha potuto dilagare“.

A un paio di giorni da quella pubblicazione sul quotidiano di Antonio Padellaro e Marco Travaglio, mi è arrivata la consueta newsletter dell’associazione ecologista “Progetto GAIA“, che, in quest’articolo, rincara la dose e corregge il tiro, in linea con quanto citavo prima, cioè puntandolo sull’immediato di questi nostri tempi:
Da questo punto di vista, è interessante proprio il titolo de “Il fatto”: Petrolio, per i tedeschi il picco è realtà. Sembra quasi che la realtà non sia qualcosa di oggettivo, ma dipenda dalle nostre impressioni. Il picco era una realtà già prima che se ne accorgesse l’esercito tedesco! Lo studio tedesco contiene però una grave imprecisione. Dice che le conseguenze del picco si faranno sentire dopo 15-30 anni. No, signori, le conseguenze si faranno sentire subito (in realtà si sono già fatte sentire con la crisi economica, dovuta all’incapacità del sistema estrattivo di fare fronte alla domanda energetica). Dopo il picco inizia il declino.

Giulietto Chiesa, in Italia, sembra uno dei pochi, fra i personaggi pubblici capaci di fare opinione, che ha afferrato la gravità epocale di questi problemi, e sta cercando di organizzare una risposta in un movimento organizzato, denominato ‘Alternativa’.
Penso che sia sempre importante ed interessante seguire i suoi scritti, e, tramite quelli, il cammino di quel progetto.

Vorrei citarne almeno un paio fra i più recenti, che invito caldamente a leggere:
Questo (clicca qui) si intitola “Segni di follia discontinua”.
Un breve assaggio:
Chissà cosa diranno i nostri discendenti, leggendo quello che scrivevano i commentatori politici del tempo dell’Inizio della Transizione. Difficile prevedere quanta carta avranno, se ne avranno, quei discendenti nostri.
E quanti canali riusciranno a tenere accesi per passare il poco tempo a disposizione che resterà loro per divertirsi. Vicino a casa, perché la parola d’ordine “a chilometro zero” sarà divenuta un obbligo.
Leggo invece, per esempio, che le grandi compagnie aeree del mondo stanno commissionando nuovi aerei passeggeri per 26 miliardi di dollari. E penso a come saranno sbalorditi per la nostra stupidità attuale coloro che dovranno centellinare i loro viaggi aerei in base a una rigorosa distribuzione statale delle disponibilità. Sembra che siano tutti impazziti.

Questo, invece (clicca qui), è uno scambio epistolare con un aderente al progetto di ‘Alternativa’ che lamenta le difficoltà di fare proselitismo e diffondere consapevolezza su questi allarmi.
Un breve assaggio della risposta di Giulietto Chiesa:
Adesso che questa ideologia sta mostrando la corda, dovremmo cominciare a pensare a qualche luogo (non solo italiano, s’intende) in cui formare una nuova elite intellettuale in grado di affrontare la complessità della transizione.
Anche questo è un compito enorme, oltre le nostre forze attuali. Ma su una cosa possiamo essere certi: ciò che oggi è visto da pochi sarà presto visibile a molti. La crisi non potrà essere nascosta. E, quindi, ciò che oggi non è possibile fare, potrebbe presto diventare assai più realistico di quanto noi pensiamo oggi.

E il finale, che rivela un’indiscutibile nobiltà d’animo, unita a un alto livello di consapevolezza:
Tu hai 63 anni, io ne ho 70. Non so quanto tempo ci resta per combattere, ma so che, non facendolo, saremmo vittime comunque. E se non noi, che ce ne andremo prima, lo saranno i nostri figli.
Ma non è solo questione dei nostri figli. E’ questione di dignità umana.

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Immagine iniziale da: http://blog.libero.it/viveremozioni/

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18 risposte a Il picco

  1. Milvia ha detto:

    Ho letto tutto, caro Franz. Mi sono interrogata, ho sottoposto la mia coscienza ad esame, insomma e, ma non è certo la prima volta, i sensi di colpa emergono, eccome. La mia indignazione verso l’incoscienza del potere
    non è proporzionale al mio impegno per cercare di cambiare il mio stile di vita. Faccio, ma faccio poco. Non ho l’auto, è vero, ma mi capita di prendere l’aereo, quando forse la giusta scelta sarebbe di viaggiare solo in quei posti raggiungibili dai treni. Compro un sacco di libri senza stare a guardare se la casa editrice utilizza carta reciclata. A volte, per pigrizia, acquisto frutta e verdura fresca confezionata, invece di quella che si vende sfusa e che potrei poi infilare in una borsina di tela. Se sono in giro, e mi viene sete, entro in un bar e prendo una bottiglietta d’acqua, bottiglietta di plastica, naturalmente.
    E così da una parte c’è quello che penso sia giusto fare, dall’altra quello che in realtà faccio. E’ che essere un bravo cittadino è faticoso. Più facile è essere stupidi sudditi votati al suicidio.
    E se colpe hanno i cosiddetti potenti, colpe ne ho pure io.
    Ciao, Resistente!

    Milvia

    • Franz ha detto:

      Cara amica Milvia, il tuo commento, se ce ne fosse ancora bisogno, testimonia la tua grande sensibilità e coscienza civile.
      Mi preme però sottolineare anche con te un fatto che è diventato molto evidente ai miei occhi.
      Che cioè la capacità di sfuggire alle logiche consumistiche e distruttive, che hanno marcato a fuoco intere generazioni, sia poco più che un piccolo segnale di autonomia e, appunto, di coscienza.
      Cioè non credo che la ricerca di uno stile personale compatibile con l’ambiente, sia pur nella sua urgenza (ben evidente a chi ha afferrato le dimensioni del problema), possa essere in minima parte risolutiva.
      Ormai il treno planetario della distruzione ha assunto una velocità tale che non ci resta che prepararci all’imminente crisi, e in questo sì la sobrietà costituisce un buon allenamento.
      Oppure cercare, sulla scia di iniziative come quella di Giulietto Chiesa e pochi altri, un impegno sociale che si configura al momento come una battaglia titanica di rinnovamento mondiale dei modelli di convivenza.

      In parole più povere, non flagellarti, proprio non è il caso…
      Un saluto e un abbraccio a te, Pasionaria.

  2. duhangst ha detto:

    La poca lungimiranza di questi anni sta presentando il conto.

    • Franz ha detto:

      Qualche studioso di storia, anzi di storia dell’economia, potrebbe individuare le ormai lontane origini di questa cultura distruttiva che rischia di portarci al punto di non ritorno.
      Quello che è sotto i nostri occhi è l’accelerazione che in questi ultimi anni ha assunto il fenomeno.

      Noto che le considerazioni sul picco del petrolio vanno diffondendosi in Rete; segnalo a te e a tutti questo post, pubblicato un paio di giorni fa su un blog di stampo ecologista.

  3. lagiraffa ha detto:

    Grazie per averlo pubblicato, non avevo letto la notizia e, purtroppo, non mi stupisce il silenzio dei nostri governanti, dei nostri politici impegnati a farsi la lampada, dei giornali. La decrescita, verso la quale ci dirigiamo già da qualche tempo, non è indolore, lo sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle ma se gestita bene (sviluppando la famosa resilienza) porterà tanta gente ad apprezzare le cose essenziali della vita e a buttare via il superfluo, come hanno fatto i nostri nonni e i nostri genitori prima di noi, nel periodo della guerra, del dopo guerra e delle grandi crisi del passato. Nel superfluo, per come la vedo io, rientrano anche i politici inutili e dannosi per la collettività. Prepariamoci a combattere, caro Franz 😉

    • Franz ha detto:

      Sono andato a cercare la definizione di resilienza, di cui, ti confesso, non ricordavo il vero significato.
      La più semplice che ho trovato è “In ecologia e biologia, la capacità di autoripararsi dopo un danno.”
      Quando vediamo i nostri territori invasi, qua e là, sistematicamente, da ogni genere di residui non degradabili (la cosiddetta ‘spazzatura’) capiamo quanto a dura prova sia messa quella capacità.

      Penso che anche tu condivida il concetto, ma non fa male ripeterlo, che le nostre buone pratiche, dettate da coscienza e consapevolezza, sono una goccia in un oceano ormai in burrasca; ma, se non altro, ci faranno trovare più preparati ai cambiamenti forzati di stile di vita di cui abbiamo finora avvertito solo qualche timida anticipazione.

      Grazie a te, Giraffa; lo spirito combattivo non ci manca: quanto meno, ci divertiremo… 😉

  4. Sara ha detto:

    Io voglio comunque cambiare il mio approccio alle cose, allo spreco. E’come se ci fossimo presi una sbornia di consumismo. Mi sono presa un libro stasera “il verde va con tutto-come cambiare il mondo con stile”. di Tamsin Blanchard…un manifesto per essere una perfetta eco-fahionista. Va beh…mi accontento di essere più “eco”.
    un bacetto dalla scrivente e zampatine tenere dalla gatta Sissi!

    • Franz ha detto:

      L’intera società umana (certo di quelli, come noi, non afflitti da povertà o miseria) ha preso da tempo una ‘sbornia di consumismo’, anzi è stata proprio quella il motore propulsivo del cosiddetto progresso.
      Ora ciascuno di noi, in misura della propria sensibilità e consapevolezza, può cercare di dare alla propria vita uno stile più sobrio ed eco-sostenibile, ma penso che anche questo si rivelerà presto ben poca cosa rispetto ai mutamenti globali che ci aspettano. La proposta di Giulietto Chiesa e della sua “Alternativa” mi sembra una delle poche, se non l’unica, che parte correttamente, e credo con la giusta dose di umiltà, da questo presupposto.

      Comunque, a parte ogni altra considerazione, la tua straordinaria Sissi può dare il maggior contributo possibile ad un mondo in gran parte esasperato e sfibrato: quello della dolcezza.
      Bacetto ricambiato a te, e grattata sul collo alla micia.

  5. Tonino ha detto:

    Un giorno, dopo circa trenta minuti di bella discussione, un Testimone di Geova mi disse :
    Lei ha una mente che ragione come quella di un fisico, di un matematico,di un elaboratore con ”0” e ”1”.
    Perse la pazienza ed andò via, Lui andò via.
    Il mistero delle risorse del nostro pianeta.
    Perchè mistero ?
    Non conosciamo ,bene, quante ne abbiamo ancora a disposizione.
    1) Il prelievo è enorme e lo spreco…anche.
    2) Pochi usufruiscono di tutto…molti ne vorrebbero di più.
    3) Allarmismo per alcuni…incoscienza per altri.
    Consumiamo in 12 mesi per quello che la terra ne produce in nove di mesi ,cioè tre mesi di sprechi ,di inquinamento, di materie non utilizzate ed andate in fumo.
    I paesi ricchi consumano tutto il petrolio, l’acqua,le sostanze organiche, il legno rispetto a popolazioni con un grosso numero di individui, che molte volte non sanno che cosa è il petrolio come forza energetica per la sopravvivenza.
    L’acqua la pompiamo dal pozzo del nostro vicino che prima o poi s’incavolerà ferocemente.
    Il legno lo usiamo per riscaldarci : è incredibile che cento metri di mangrovie cresciute dall’altra parte del mondo debba essere ”bruciato” per riscaldare case vuote o occupate per tutto il giorno dal gatto.
    Annunciare la catastrofe non se ne parli, vorrebbe dire rendere noto a tutti che la festa è finita, proprio adesso che ho avuto il rigassificatore in giardino,che le fonti poco inquinanti le posso usare per accompagnare i figli a scuola .
    Una opinione sul nucleare.
    E’ il nuovo affare .
    Energia per estarrre il poco uranio, energia per renderlo trattabile,energia per il dopo trattamento,per smaltirlo,per la costruzione delle centrali ed il loro funzionamento, non equivale all’energia prodotta.
    E’ solo un giro di dollari, invece lo si presenta come energia pulita sicura, inesauribile. E’ solo ”il ” nuovo affare.

    • Franz ha detto:

      “Non conosciamo, bene, quante ne abbiamo ancora a disposizione” (di risorse)
      Forse è vero, ed è vero che non conosciamo bene neanche la capacità dell’uomo di far fronte ad una sfida epocale senza precedenti.
      Detto questo, e penso che anche tu sia d’accordo, credo che il compito e l’intenzione degli scienziati non siano sicuramente quelli di divertirsi a destare inutili gravi allarmi; ritengo che la conoscenza scientifica abbia sufficienti strumenti per quantificare con buona approssimazione lo stato dell’arte della distruzione del nostro habitat.
      E comunque è, terribilmente, una semplicissima questione di buon senso comune: i Paesi ricchi e potenti hanno impostato il cosiddetto progresso sul saccheggio; naturale che a un certo punto i nodi vengano al pettine, tanti nodi contemporaneamente (energia, clima, cibo, acqua, ed altri ancora).
      Il nucleare è l’ennesima menzogna, l’ennesimo incantesimo, l’ennesimo rischio non calcolato, oltre che, come dici tu, “il” nuovo affare.

      Grazie, Tonino, per il consueto contributo, e complimenti sinceri per l’incredibile ‘sfida di tenacia’ che hai vinto contro degli indottrinatori semiprofessionisti quali i Testimoni di Geova…

  6. MissssPigrizia ha detto:

    E’ un periodo che non ho voglia di navigare e di leggere, pigrizia totale apatia e quant’altro. Mi perdoni? Ciao a presto Missssss

  7. Nuovo Maestro Poli ha detto:

    Pargolo, per fronteggiare il dopo-picco il nostro Paese ed il mondo intero avranno bisogno di ritrovare una certa “italianità”. E’ quella dote del nostro popolo che fa vincere sfide impossibili, come passare dalla miseria dell’ultimo dopoguerra, dalle pezze al culo e dalla voglia disperata di un piatto di lasagne, al decollo come settima potenza industriale mondiale, in meno di quindici anni. E’ quella dote che fa ricostruire la Firenze alluvionata in un anno soltanto, cancellando ogni cicatrice visibile. E’ la dote dei sacrifici eroici della nostra prima guerra mondiale, è la stessa (si licet parva…) di Italia-Germania ai mondiali del Messico.
    Saper stringere i denti come nessun altro popolo, non arrendersi mai, ed inventare impensabili contrattacchi è la nostra grandezza. Ce la abbiamo ancora, seppure latente, o il bombardamento mediatico che tutto cancella ed omologa ce l’ha tolta per sempre?

    • Franz ha detto:

      Caro e sempe Nuovo Maestro, penso e spero che ‘ce l’abbiamo ancora’, quella dote, quella specie di patrimonio genetico collettivo di cui hai ben descritto alcune manifestazioni passate.
      Penso che il rimbambimento e l’imbarbarimento siano solo malattie, anche gravi, ma incapaci di modificarlo.
      E mi fai pensare come avrà modo di tornare alla ribalta, quando “saper stringere i denti come nessun altro popolo, non arrendersi mai, ed inventare impensabili contrattacchi” diventerà questione di vita o di morte.
      Ma non credo che, da sola, quella dote basterà a ridare all’umanità intera un’organizzazione capace di salvarla e ricostruirla su basi sane.
      Servirà l’apporto di tutti i popoli, e, tutto lascia temere, il passaggio attraverso grandi e gravi sacrifici, e, come puoi ben capire, non alludo solo alla rinuncia di viaggi turistici in aereo o altre simili amenità.

  8. amanda ha detto:

    oggi non ho tempo per leggere tutto con calma, ma una cosa è certa lunedì vado in banca per il mutuo del mio impianto fotovoltaico, punto 🙂

    il comune di Padova che sta promuovendolo e sostenendo cittadini nella scelta ha approntato con alcune banche delle forme comode di mutuowordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      Le cosiddette ‘buone pratiche’, a livello personale, e ancor più a livello di enti locali, sono da incoraggiare il più possibile; si tratta della risposta più immediata e di buon senso alla consapevolezza dell’allarme ecologico; e inoltre contribuiscono a diffondere questa stessa consapevolezza.
      Si tratta tuttavia, credo in modo abbastanza evidente, di ben poca cosa come rimedio ed inversione di tendenza; è un po’ come voler fermare un treno in corsa sporgendosi dal finestrino e facendo attrito all’aria con un ventaglio…
      Di due fatti però sono certo: che si tratti di un ottimo allenamento, per chi le attua, rispetto al cambiamento di stile di vita che si renderà necessario; e che svincolarsi il più possibile dalla propria dipendenza personale nei confronti del petrolio sia comunque un ottimo affare.

      Un caro sautòn a ti, bea tosa.

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