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Mezzanotte, l’ora dei licantropi, dei vampiri, delle streghe; gli incontri più inquietanti avvengono quasi sempre a quell’ora.
A volte ammantati da sortilegi che li fanno sembrare desiderabili.
E che cosa c’è di più desiderabile, per un tassista che ha appena terminato una corsa al di là del confine comunale?
Facile: ricevere una nuova chiamata da una zona vicina, e tornare in centro col cliente pagante a bordo.
Aria quasi di casa, l’altra sera a mezzanotte, una volta portato a destinazione un cliente straniero in un grande hotel del mio comune di San Lazzaro; ma l’incasso è ancora troppo scarso per decidere di rientrare.
Il suono sgarbato del videoterminale, che annuncia la nuova richiesta, giunge come musica alle mie orecchie. Si tratta solo di inerpicarsi un po’ verso la collina, in direzione o forse già all’interno di un villaggio residenziale dell’alta borghesia.
Occhi ben aperti per individuare il numero civico lungo la strada, comoda, in salita: i pochi lampioni dalla luce scarsa e lattiginosa non aiutano, almeno fino al cartello indicatore del villaggio, da dove si fanno un po’ più frequenti.
Finché nella calma notturna, piatta e totale, fra ville stradine laterali ed alberi oscuri, con un sospiro di sollievo individuo facilmente la sagoma di una signora che sta aspettando.
Mi guarda. Abbasso il finestrino: “E’ lei che ha chiamato, vero?”
“Sì, sto decidendo se devo fidarmi”, e mi fissa da dietro le lenti rotonde degli occhiali su un viso quadrato, età apparente fra i quaranta e i cinquanta.
“Va bene, di lei mi fido”, aggiunge gelida; e sale.
Immaginando che abbia avuto un precedente diverbio con un collega, sfodero la mia cordialità di routine:
“Cosa vuole, signora, in ogni famiglia c’è sempre qualche pecora nera, che poi danneggia tutta la categoria”.
E capisco immediatamente che con questa qua non si dialoga, che ha solo un freddo e forse sedimentato rancore, da esprimere.
“Allora, lei mi deve portare in questura, poi mi aspetta. Anche fino a domattina, tanto la pago, e poi sono conosciuta da voi in Co.Ta.Bo. Fino a che ora è in servizio, lei?”
“Fino all’una e mezza”. Poi aggiungo: “Al limite le lascio il mio numero di telefono, così se si attarda posso rintracciarla”.
“No, non voglio nessun numero; se si stanca di aspettare mi verrà a cercare”.
Non ribatto, capisco che potrei solo peggiorare le cose.
Ribatte lei, invece, con una storia un po’ sconclusionata di supermercati, di cani e di divieti.
“Perchè un cane può anche sbavare sulla verdura, o vomitare, o saltarci sopra, o lasciarci del pelo sporco, no?, e quelli mi han detto ma i cani di piccola taglia sono ammessi, e allora sono uscita e sono andata a prendere il mio, diciassette chili di cane, l’ho messo in uno zaino, l’ho caricato e sono tornata”.
“Però, un bel peso”, ribatto, senza cercare di figurarmi quella scena assurda, non sapendo che cos’altro dire, e ricordandomi solo le impressioni sulle spalle delle mie passate esperienze di escursionista di montagna.
Poi dopo un po’ tace.
La musica a basso volume mi aiuta a riflettere; non mi piace questa storia, ma ho tempo e strada scorrevole davanti a me, per decidere il da farsi al momento del congedo. Logica e regolamento mi porterebbero a chiedere il saldo della corsa fino allora, ma una pazza, o forse una strega, come questa può reagire in qualsiasi maniera.
Dopo diversi momenti di silenzio, d’improvviso mi fa:
“Può spegnere la musica?”
“Va bene”, ed eseguo immediatamente. Si tratta di una richiesta più unica che rara, nella mia onorata carriera di tassista serale.
Guido con calma; il silenzio denso che si è generato ora nell’abitacolo mi aiuta a cercare tutta la concentrazione necessaria per affrontare una corsa difficile. E cerco di esibirla tutta, la mia calma; di solito è un’arma vincente.
A Porta Santo Stefano decido di entrare in centro tirando diritto per l’omonima via.
“E’ questa la strada per la questura?”, mi fa lei.
“Certo. La questura di Bologna, no?”
“Sì”.
Silenzio.
“Anzi”, riattacca con un sussulto: “facciamo una cosa, quando arriviamo, io la pago e lei se ne va.
Tanto ho visto che con lei non ho empatia.”
Sollievo immediato ed intenso, ma non per questo mando giù quella frase insolente:
“Guardi, siamo in due ad esserne contenti”.
“Sì, perchè l’ho capito, che lei ha un cuore arido, che lei non è altro che un menefreghista. L’ho capito, perchè quando le ho detto del mio cane, l’unica cosa che mi ha saputo dire è che pesava molto”.
Non ci sto, ma non trovo di meglio che usare il sarcasmo:
“Sì, ha ragione, mi faccio schifo da solo, sono un verme”.
“No, non ho detto questo”.
“No, sono io che me lo dico, sono proprio un essere spregevole…”, mentre probabilmente la mia calma vincente, di prima, ora se ne è andata.
Ma l’importante è concludere la corsa senza danni, obiettivo improvvisamente tornato a portata di mano.
Le luci potenti del rettangolo di piazza Galileo colpiscono la bianca Cavallona a termine corsa. “Eccoci alla questura, il portone principale è quello, oltre il parcheggio, lo vede?”
“Sì, lo so”.
Mi paga senza problemi, ma prima di congedarsi, nell’uscire, torna a sgridarmi:
“Guardi di cambiare, perché non si può vivere così, da menefreghisti, senza sentimenti. Ha famiglia, lei?”
“Va bene, vedrò di cambiare, arrivederla”, e muovo lentamente le ruote, costringendola a chiudere la portiera.
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E via, verso nuove incredibili avventure; tempo due minuti e sarò in piazza Maggiore, e caricherò probabilmente subito qualcuno in attesa.
Prima, però, meglio dare una controllata dietro, a vedere se la strega mi ha lasciato qualche eredità.
Il sedile è in ordine ed asciutto, ma il mio sguardo è attirato da un piccolo oggetto caduto sul tappetino di gomma.
E’ un telefono Nokia, vecchiotto, da buon comando, spento.
Con l’occhio dell’avidità, e un pizzico di spirito vendicativo, me ne impossesso e lo nascondo in una tasca.
Una coppia di giovani, garbati, salgono, al volo come speravo, in Piazza, mi indicano la destinazione. E vai, si riparte, e questa volta aumento il volume della bella musica notturna di Radio Montecarlo.
Siamo quasi a termine corsa, quando, implacabile, inesorabile, arriva la chiamata dalla centrale.
“Firenze-1, guardi che ha telefonato la signora che ha terminato la corsa in questura; crede di aver smarrito il telefonino”.
“Adesso ho i clienti a bordo; appena posso do una controllata”.
I ragazzi, dietro, istintivamente si mettono a cercare nell’abitacolo.
“Oh, lasciate stare, ci guardo io dopo”.
Che fare? Decido che la cosa meno rischiosa è fare come sempre, mostrarsi collaborativo.
E dopo aver congedato i due giovani, sono io a chiamare la centrale.
“Ho trovato il cellulare di quella pazza”.
“Ah, bene, ha detto che richiamerà qui fra un po’: nel caso, quando la sento mi faccio dare il suo numero di telefono e glielo invio sul terminale”.
“D’accordo”.
La cosa avviene, infatti, di lì a dieci minuti, proprio mentre ho cominciato un’altra corsa, lunga, ancora due giovanissime che vanno a ballare al Link, nella sperduta periferia oltre l’immensa area del Centro Agro Alimentare; la serata, proprio sul finire, ora ha preso proprio una buona piega.
Quando finalmente posso richiamare la streghetta (un numero di rete fissa), mi risponde subito.
E con tutt’altro registro di voce; è allegra, ridanciana: “Ha visto che ci dovevamo incontrare di nuovo?”.
“Eh, sì, ha visto il destino…”
“Sono già d’accordo con Co.Ta.Bo. che le pago la corsa; quanto tempo ci vorrà?”.
“Dov’è adesso, è già tornata?”.
“Sì, sono già a casa”.
Da qui ci vorrà una ventina di minuti, comunque non esca; quando sono dove l’ho caricata prima le do uno squillo di telefono”.
“Va bene, così le faccio anche conoscere”, o mio Dio, penso fra me, mi vuole presentare ai suoi, “Così le faccio anche conoscere il mio cane, e vedrà che cambia idea”.
“Va bene”, e capisco che questa volta non c’è niente da temere.
Le luci bianche e spettrali del villaggio, silenzioso, statico, come prima, tornano ad illuminare la bianca e docile Cavalla.
“Arrivo subito: metto una maglia e poi la raggiungo dalla mia strada interna”, mi risponde al telefono.
Un minuto dopo, il silenzio irreale è rotto dall’abbaiare di un cane, poi di un altro, poi di tutti i cani del comune di San Lazzaro, che annunciano la comparsa, di lì a poco, della mia cliente preferita.
“Ha visto, è questa la mia bestiola: è un pittbull terrier”. Basso lungo e tarchiato, non dimostra i suoi diciassette chili.
“Piacere!”, ribatto.
Ho deciso, come faccio di solito in questi casi, di non essere esoso; applico alla quota che indica il tassametro, per quella corsa senza passeggeri, qualche euro di sconto, e faccio cifra tonda.
“Allora, guardi, perchè lei cambi idea, io le do il doppio”, mi fa.
“Molto gentile, ma non si disturbi”, le dico cercando di mantenere un minimo di fierezza.
“No, lei li deve prendere. Ma non deve ringraziare me, deve ringraziare Dodo, è lui che lo vuole”.
“Ah, se è così, grazie Dodo”; intasco l’imprevisto importo, saluto e prendo definitivamente la strada di casa, da qui piuttosto breve.
Guai, contraddire una strega.
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Immagine da: http://www.eladiestramiento.com/el-american-pitbull-terrier-y-el-entrenamiento-de-obediencia/
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Apperò! un bell’incontro ravvicinato del quarto,quinto se non addirittura del sesto tipo, ahahah, io per deformazione caratteriale, credo molto nel fenomeno del primo imprinting, ossia credo molto nelle sensazioni immediate che ricevo nel conoscere nuove persone, io credo che il nostro viso rappresenti il primo fenomeno di impatto con gli altri, e fino ad ora ho sbagliato molto raramente nell’attribuire le caratteristiche delle persone che mi sono trovato per la prima volta davanti, oltre all’analisi dovuta alla fisiognomica, influisce ovviamente anche il comportamento delle persone ed il loro modo di porsi nel confronto con gli altri.
Certo è che quella vecchietta non ha fatto proprio nulla per porsi in modo accettabilmente cordiale (non dico simpatico) nei tuoi confronti, non ti ha dato nemmeno il tempo di dimostrare un minimo che persona tu eri, sicuramente si sarà sentita al di sopra di tutto e di tutti, io detesto profondamente questo tipo di persone che si sentono in qualche modo migliori, fosse anche solo perché padroni di un animale, e che ad esso, magari concedono più cose ed attenzioni che non alle persone, adducendo simile decisione al fatto che ritengono gli animali migliori di tutti gli esseri umani nella loro vastità numerica, senza rendersi conto che probabilmente riceve quello che lei probabilmente per prima riesce e/o decide di dare loro, insomma una specie di scambio alla pari .
Poi però bisogna dargli atto che alla fine si è rimessa in pari con i comportamenti finali, una fine accettabile a questa storia che poteva anche assumere una visione spiacevole, quindi tutto è bene ciò che finisce bene…
Ciaooo neh!
Condivido il tuo atteggiamento; anche per me il modo di presentarsi di una persona è un ottimo biglietto da visita: ad esempio, inquadro subito con molta diffidenza i clienti che salgono sul taxi senza salutare.
Mi sembra equilibrato anche il tuo giudizio sulla persona in oggetto, ma prego anche te, come ho già dovuto fare altre due volte, di non chiamarla vecchietta, visto che non lo era.
L’amore per gli animali, infine, se diventa un alibi per disprezzare il prossimo, cioè gli umani, davvero ha sicuramente qualcosa di patologico.
Comunque, proprio una storia a lieto fine, neh?
Ciao.
Oggi ho visto un tipo che guidava con il cane in braccio. La gente è strana, in verità. La donna m ricoda una signora con cui ho avuto uno scontro, sembrava la sua fotocopia. Che non sia la stessa? Perà non so se aveva un cane, ma la pazzia sicuro! Ciao Riri52
Ciao Riri; ma hai osservato se quello che guidava col cane in braccio magari non stesse parlando contemporaneamente anche al telefonino?
La pazzia è forse una comoda via di fuga, come c’insegnò Pirandello, da una realtà troppo difficile.
E’ per questo che penso che ne vedremo ancora delle belle…
A me, alla fine, sta vecchietta mi sta anche un po’ simpatica; magari un poco svampita, magari un poco strana ma molto, molto meglio di tanta gente che consideriamo normali.
Oh, insomma, prendo le parti della mia generosa cliente. NON è una vecchietta, come lo devo dire?, ma una donna nel pieno delle sue capacità mentali, psichiche, e soprattutto fisiche (vedi zaino).
A parte gli scherzi, penso che sul tuo giudizio positivo su di lei influiscano questi ultimi quindici anni di degrado socio-politico. Per dire che ci siamo abituati ormai al peggio.
Le donne intorno ai 50 stanno raggiungendo un livello di bellezza incredibile !
Molto è dovuto anche al bellissimo vestiario e la possibilità degli accessori.
Molto fa anche il tacco alto ed i jeans attillati e ,per fortuna al tramonto, la vita bassa.
Due o tre giorni di palestra, senza esagerare,ed una alimentazione attenta contribuiscono alla loro bellezza.
Belle davvero anche in tenuta sportiva,meglio delle ventenni con il c..sedere a forma di sedia e con il doppio gluteo.
Belle !
@ Tonino
“Le donne intorno ai 50 stanno raggiungendo un livello di bellezza incredibile !”
Vengo a trovarti sul tuo blog … mi stai simpaticissimo!!
se tra i 40 ed i 50 si è vecchietti vi ringrazio sentitamente
Amanda, è solo colpa di letture un po’ veloci del mio post (peraltro lunghissimo, come mi rinfaccia la Miss genovese).
Perché ti assicuro che anche le due sbadate commentatrici che l’hanno definita vecchietta sono …’dalla nostra parte’ (o ‘prospettiva’).
Tonino, proprio vero. Voglio guidare un pullman di sessanta donne cinquantenni!
Mi sa che c’è un po’ anche di propensione ad incontrare strani individui. A me almeno capita ed è capitato spesso: come se ci fosse una vaga sottile invisibile calamita. Certo l’umanità è varia e non ci si può annoiare se addirittura la realtà supera la fantasia. Il simpatico cagnolino ch eti ha presentato poi non è certo tra i più tranquilli e quindi puoi ritenerti fortunato: peggio avrebbe potuto essere solo un volpino fetente di quelli che, mentre li accarezzi, ti mordono la mano. Bastardi…non ho mai sopportato i volpini. Ma la strega almeno quello non ce l’aveva! Ciao Franz un abbraccio e buone avventure……..
In realtà era da un po’ che mi sentivo a corto di storie strane; evidentemente anche la ‘propensione’ a trovarne che ipotizzi conosce degli alti e bassi.
Mai accarezzare distrattamente un volpino. Ma ti assicuro che anche quei diciassette chili di pittbull non invogliavano tanto!
Ciao cara Super, un abbraccio e buona vita a te.
La “vecchietta” è diventata tale perchè l’età approssimativa l’hai scritta quasi ad inizio post (e poi era una tua valutazione, ma con i tempi e chirurghi plastici et similia che ci sono oggi mai dire mai) poi nel leggere – questa volta tutto eh eh eh – il tuo post per niente corto ma molto lungo (ti becchi solo elogi, eccomi qua: non hai molte capacità riassuntive-astringenti-stringazionali- strozzanti eh eh eh) dunque dicevo nel leggere l’andazzo della storia mi sono messa in ta capa la sensazione di una persona molto alzaimer-andante-galoppante e ordunque vecchia, ok?
NMFI
Misssssssssssssss
Il limone ha capacità astringenti, e fin qui ci siamo. Ho qualche problema invece a trovare antistringazionali, antistrozzanti e anche antiriassuntivi, ma Gògol mi darà sicuramente una mano!
Ariciao, Caramis, e, per carità, NTI.
Bacioni e Baciulli in quantità.
Benritrovato caro Franz !
Ho letto e riletto tutto nel silenzio bippato della sala operatoria.
!. La cavallona :
immagino non un semplice taxi questo spazio ,ma un 60 posti che viaggia con te alla guida, tutte le sere, con noi ,in silenzio, ascoltiamo e annotiamo i tuoi rapporti con il cliente. E’ bello essere in compagnia di tutte donne, solo io e il sign. Dug.
2. Idea
L’idea di pubblicare i tuoi racconti è lunga e difficoltosa.
Hai mai pensato di ” prenotare” i quattro posti della cavallona, per un giro turistico nei punti belli della tua città ed ascoltare e, mentre guidi,racconti le tue avventure; penso al fosso delle cavallette, il portone di Guccini,la villetta della signora strana ?
3. Le streghe
Ora io credo alle streghe !
Forse non lo sai, ma per la mia cucina uso il sale di Cervia e l’aglio di Ferrara, di Voghiera per precisione.
Da quando appendo la treccia d’aglio nella zona serra con piante e odori ,di streghe in casa non se ne vedono più.
E’ un filtro, una barriera virtuale ,ma permeabile alla grazia, alla gentilezza, alla onestà, ai sentimenti.
Ciao Franz !
Bip Bip ………controllo !
Promosso sul campo autista di festosi pullman, come quelli di nostalgiche gite scolastiche o parrocchiali… Wow, che bel regalo!!
Ma poi, se a fatica c’è entrata la silenziosa cavalla, potrà un intero pullman fare senza danni il suo ingresso in sala operatoria???
Bella, l’idea del Cavallona-tour; ma la tengo buona per quando andrò in pensione e comincerò a vivere di ricordi; al momento c’è bisogno di collezionarne ancora: nuovi luoghi, nuovi personaggi, nuove incredibili avventure.
…E a scanso di sortilegi malevoli, penso che presto allungherò una corsa fino a Voghiera. 😉
Un cane di 17 kg dentro uno zaino.. Madonnina cara.. Ne vedi di pazzi tu eh?
Ecco, carissimo, anche a me quello è il particolare che ha colpito di più, nel ripercorrere tutta la vicenda.
Eh sì, la pazzia, a varie dosi, è un elemento piuttosto diffuso.
sempre detto che i cani a volte hanno più cuore dei padroni, anche quelli per i quali le apparenze ingannano 😉
In questo caso, comunque, l’apparenza non ingannava di sicuro…
Arf, arf !
Adoro, le tue storie, caro Franz. Io non so se siano reali al 100% , e con questo non voglio certo dire che siano tutta invenzione, ma ritengo che l’arte del narrare non sia riprodurre la realtà come una fotocopia, e mi convinco sempre più che tu, l’arte del narrare, l’hai nel dna. E’ per questo che, quando racconti, sulla Cavallona ci siamo anche noi, e ci sembra di sentire lo scivolare delle ruote sull’asfalto, e il timbro di voce della tua cliente, e la musica di Radiomontecarlo (che brutto, zittire la musica…). E si percepisce anche il tuo stato d’animo: l’incertezza davanti a una situazione bizzarra, ma soprattutto la curiosità. Quella curiosità positiva verso gli accadimenti e le persone, che è indice di intelligenza e anche amore per la vita, direi.
E non manca mai, nelle tue storie di incontri notturni, quel pizzico di ironia che le rendono davvero speciali. E a volte, anche un pizzico di tenerezza: dipende da chi tu incontri, naturalmente. Forse te l’ho già detto: io, se fossi in te, raccoglierei tutti questi post in un libro. Mi vien da sorridere, perché anni fa, vedendo un taxista che nel posteggio, in attesa di clienti, stava leggendo un libro, mi era venuto in mente di scrivere un romanzo, dove, su tre piani, si mescolavano la storia del libro, gli incontri con i clienti e la vita privata del tassista… Ma forse ti avevo già scritto anche questo.
Scusa il luuuuunghisssimo commento, Franz! Mi sa che mi devo far revisionare i freni…
Buona notte, caro amico.
Milvia
Sei sempre tanto cara, Milvia, e l’incoraggiamento che mi dai è fra i più preziosi, anche perché proveniente da una scrittrice sensibile e massimamente appassionata di letteratura.
Meriti dunque tutta la mia sincerità. Vorrei poter dire che c’è una significativa fetta di invenzione, in racconti come questo: mi farebbe sentire dotato di una fantasia molto fervida.
E invece la storia è praticamente tutta vera, e mi sono limitato solo a dosarne gli aspetti e le sfumature, e ad apportarvi piccoli e trascurabili ritocchi.
Più raramente invento storie di sana pianta o quasi, ma l’esercizio è indubbiamente più impegnativo, visto che la realtà è di per sè già tanto generosa di bizzarrie…
Anche se mi fa molto piacere il tuo consiglio, resto un po’ freddo nei confronti dell’idea di tentare la fortuna in campo editoriale; ho l’impressione che il gioco non valga la candela, confrontando l’impegno necessario e le scarse possibilità di diffusione e successo soddisfacenti, a meno di cercare di ‘entrare nel giro’.
Interessante, invece, il soggetto di quel tuo romanzo a più livelli narrativi; sempre pronto per consulenze, oltre che per nuovi casuali passaggi… 😉
Buone giornate a te, cara amica, e non andare dal meccanico, che qui non servono buoni freni !
“E invece la storia è praticamente tutta vera, e mi sono limitato solo a dosarne gli aspetti e le sfumature, e ad apportarvi piccoli e trascurabili ritocchi.” : ecco, è proprio questo che intendevo, Franz. E’ questa la capacità del narratore di cui parlavo…
Nella remota eventualità che io ponga mano a quel romanzo, impegnata ora a… stenderne un altro, la tua consulenza mi sarà prezosissima. Mi impegno fin da ora a versarti una percentuale sui diritti d’autore…
Ciao, Franz! Dormi bene, sogna bene. E a presto.
Milvia
Lascio senz’altro libera la tua creatività, concentrata sul nuovo romanzo, che spero abbia il successo che sicuramente meriterà.
E così, diventata la regina delle scrittrici, faremo poi i soldi con la tua successiva taxi-opera…
(vedi che aveva visto giusto quella là, che in fondo sono un egoista menefreghista!).
Ciao, Milvia carissima, a presto.
Ah ah ah che “simpatica” vecchietta che hai trovato!!!!!!!! Ma tutte a te capitano, povero Franz!!!!! Certo che se ne incontra di gente strana vero????? Epppppooooi non hai sbagliato, mai contraddire una strega…….
Grazie del sostegno, cara Miss, soprattutto per quel tuo inconfondibile stile, come dicevo, sempre un po’ esplosivo.
Ma se la streghetta in questione, che ‘dimostrava fra i quaranta e i cinquanta’, era “una vecchietta”, dovrei sentirmi come Matusalemme…
Vedi, ti contraddico: sicuramente un buon segno! 😉
Ma quanto deve pesare un cane così?
mi viene in mente l’ultima volta che ho preso un taxi, tardissimo, una notte dello scorso luglio e il tassista ed io abbiamo chiacchierato facendo l’inventario dei difetti dei nostri concittadini:hi! hi!
Anche tu, animalista doc, non hai saputo pensare ad altro che al peso del cane! Se torno ad incontrare la mia cliente-accusatrice me ne farò una difesa e un vanto…
Bella, la scenetta dei pettegolezzi notturni; corsa sicuramente più lieve per quel mio fortunato collega.
Si è stato carino e ha anche aspettato che entrassi in casa!
Secondo me non era una strega…era una persona un po’sofferente.
Anch’io, nel limite del possibile, attendo di norma l’entrata in casa delle signore non accompagnate: fu la prima cosa che mi insegnarono in Co.Ta.Bo, la mia cooperativa, quando feci i corsi di avviamento all’attività.
Persona disturbata e non strega, la mia passeggera, d’accordo, ma anche persona …un po’ stronza, se permetti! (e scusa l’eufemismo).
Fosse stato un uomo? immagino non lo avresti definito “stregone”.
Solo perchè UNA in piena notte non vuole sentirne di musica; solo perchè UNA così su due piedi non si fida del primo taxi che arriva; solo perchè UNA adora il suo pitbull terrier di diciassette kili … solo perchè UNA … non ti ha voluto presentare i suoi!
kiss …
La ‘difesa di genere’ (femminile) ad oltranza a volte può prendere un po’ la mano…
Comunque, se ti fa piacere, invece che strega la chiameremo ‘persona un po’ disturbata’.
O non va bene neanche così ? 😯
Kiss to you.
Difese o ACCUSE di genere ad oltranza sono sbagliate a prescindere … chiamiamola “signora con disturbi” … ci stai?
Ok, rende l’idea.
Altrimenti, “diversamente normale”, no?