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Mi è sembrato che ci fosse il sole, contrariamente alle previsioni, questa mattina, durante una pausa-pipì e relativa spedizione in bagno, in versione zombi sonnambulo, fra un sonno e l’altro.
Più tardi poi, ho sentito la pioggia battere sul tetto, un suono appena accennato, delicato, intimo, piacevole; e quando, dopo un’infinità di tempo, mi sono alzato ed ho aperto le persiane, dal cielo grigio continuava a cadere una timida pioggerella.
Mi ha dato una qualche piacevole sorpresa, questo sentimento positivo nei confronti della pioggia, contrastante con il più conosciuto desiderio di luci e colori della cosiddetta bella stagione che mi sembra insaziabile, e che mi fa affrontare ogni anno più di malavoglia l’idea di un nuovo inverno, e di guidare al buio per strade nebbiose, di una nuova campagna-acquisti natalizia di cui ho già avvertito i primi nauseabondi segnali, e del freddo, e dei dì striminziti soccombenti a lunghe e opache notti; la stagione in cui la gioia, la partecipazione, il benessere, il calore di passioni condivise di qualsiasi genere, sembrano boccheggiare e volersi spegnere del tutto come candele al lumicino.
Non è facile soffocare l’ansiosa voce che ti ripropone i rigidi schemi delle abitudini consolidate, e delle consuetudini condivise dagli altri. Ci vuole una certa dose di coraggio, di determinazione. Ma si tratta di una delle mie conquiste più antiche ed importanti, che, di pari passo con una buona salute e un po’ di fortuna, mi ha permesso fin qui di condurre una vita interessante, e soprattutto in perenne stato di progresso, di crescita, di miglioramento.
Alcuni selezionati maestri mi insegnarono, fin da ragazzo, a dar ascolto, spazio e credito ad un’altra voce, quella più sotterranea, sottile, profonda, che imparai a riconoscere dotata di una sensibilità molto superiore a quella della coscienza vigile, e dotata soprattutto di un’impressionante capacità di trovare sempre la miglior risultante fra forze e pulsioni in buona parte antagoniste.
Starmene a letto un numero di ore impressionante, per non dire scandaloso, è per me talvolta, negli ultimi tempi, quella risultante, o comunque l’indicazione che mi proviene da uno stato di benessere fisico che, solo assecondando quella voce, raggiungo a livelli che in passato molto di rado mi capitava di assaporare.
Vivendo da solo, e avendo tutto sommato pochissimi contatti sociali effettivi, al di là delle incombenze lavorative o meno, non è poi così difficile assumere abitudini di vita insolite, soprattutto in rapporto agli orari veglia-sonno, a quelli dell’alimentazione, al tipo stesso di dieta.
Ben più difficile è soffocare l’ansia da efficienza, quell’altra voce, automatica, che mi ricorda continuamente che bisognerebbe pulire i vetri e gli stipiti delle finestre, e che forse anche sarebbe ora di aspirare un po’ di polvere dall’abitacolo dell’automobile, e che sono molto in ritardo sulla pubblicazione di un nuovo post, e che se continuo a perdere il tempo a riposare non ne resterà più per il lavoro, e che bisognerebbe farsi vivo magari anche contro voglia con questo o quell’amico, e che anche quest’anno, brutto ignorante, ho rimandato il corso per migliorare il mio stentato inglese, e quando mi deciderò ad aumentare il tempo così scarso per le letture, e non si potrebbe aumentare il numero degli allenamenti settimanali di corsa, e a nuotare non impariamo mai, eccetera, eccetera, eccetera: aiutooo !!!
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Imparai che il nucleo più profondo e non controllabile della mia coscienza conosce perfettamente le esigenze vere, e soprattutto la scala delle loro priorità, ai fini dello sviluppo fruttuoso della mia esistenza, proprio come una pianta in grado di accaparrarsi spontaneamente dall’ambiente il meglio di quanto le serve per crescere; ed è a quella voce che bisogna dare continuamente ascolto.
Crescere e progredire, rinnovare ogni giorno la realizzazione del proprio piano di vita inscritto geneticamente nel proprio nucleo di ‘psiche’ e ‘soma’.
E il piacere, la gioia, i barlumi di felicità come segnali, niente di più, pietre miliari sul corretto cammino, che non trova in essi, ma solo in sè stesso, il suo significato; e infatti l’esperienza insegna e conferma che la ricerca edonistica del piacere è semplicemente impossibile.
Qualche mese fa presi finalmente in mano un piccolo libro che mi era stato consigliato, ‘Le sette leggi spirituali del successo‘ di Deepak Chopra, un esperto indiano di pensiero e meditazione vedica. Mi diede un certo entusiasmo, soprattutto nella seconda parte, quella in cui una sua seguace italiana indica, con parole spesso dense di profonda poesia, gli esercizi quotidiani per mettere in pratica quelle sette regole.
Ritrovai, inequivocabilmente e con piacevole sorpresa, quella dell’ascolto del proprio io più profondo che ho appena cercato di esporre; ma con una certa sorpresa vidi quella regola, che nella mia esperienza era monopolizzante, affiancata da ben altre sei ‘leggi’.
Trovai inoltre, per quanto affascinanti, alcuni aspetti che definirei esoterici, in cui la realtà sembra doversi piegare, in modo non riconducibile alla ragione, alla volontà e alle intenzioni di chi coltiva quel prontuario di saggezza.
Con il solito metodo, ho lasciato che il messaggio fosse metabolizzato autonomamente dalla mia coscienza profonda, e la cosa è avvenuta, lasciandomi, al posto dell’iniziale entusiasmo, una nuova dose di determinazione ed attenzione verso quel mio antico approccio, altrettanto dicasi in rapporto alla lotta contro quell’efficientismo di cui tendiamo ad essere tutti malati, e inoltre qualche interessante acquisizione circa il ‘karma’ (che definirei ‘grazia acquisita progressivamente’) e il ‘darma’ (predisposizione assolutamente univoca, e molto trainante, verso una propria specifica capacità). Per quanto riguarda la possibilità di influenzare gli eventi con le proprie intenzioni, ho invece ritrovato il mio sguardo critico razionale, anche se devo ammettere che in passato, più di una volta, il mio cammino di vero progresso è stato agevolato da coincidenze così particolari da lasciare dubbi sulla loro esclusiva casualità.
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Sono quasi le otto, oggi mi autoriduco la giornata lavorativa. E mi sembra già di avvertire, a questo punto, gli improperi degli amici e amiche, condannati ad orari di lavoro fissi, che vorrebbero dirmi, con molta invidia: “Bella forza, tu che puoi!”. A loro potrei ribattere che per lunghi anni ‘ho già dato’, e anche troppo, da quel punto di vista, e che un’attività autonoma e spudoratamente libera come la mia ha comunque il rovescio della medaglia di quella vocetta, che continua a ricordarti, ogni momento della giornata e della settimana, che potresti lavorare e non lo stai facendo.
Ma si impara, molto felicemente, a tenerla a bada.
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Immagine da: http://doghyna.spaces.live.com/
Per me il sonno è un potentissimo anti stress!
Sottoscrivo convinto!
Dicono anche che rinforzi le difese immunitarie; tienilo presente, visto che sei reduce da un’influenza con febbrone.
Le voci, i cigolii del legno,le vibrazioni dei vetri,la goccia dispettosa,il sibilo di uno spiffero, il freddo tremore del frigo,il bip di una batteria scarica….quanti sono in una casa in atmosfera assonnata.
In silenzio svolazzano le camicia ingrucciate in attesa di stiro,i calzini lamentosi e scuri in cerca del compagno,i boxer incazzati e solitari,le scarpe che si guardano in cagnesco e si danno le spalle, l’orologio accalorato e sudato si apre al mondo, gli spiccioli che esplodono intante direzioni anche sotto il letto ( ma che ci vanno a fare ?), lo scontrino accartocciato e sudato che lentamente si stira.
Ed in mezzo a tanti elementi ci sei tu che guardi il sacchetto esausto della plastica , della carta, dell’umido e invocano il divorzio da te.
Silenzio, basta, fermi tutti ,fermate questa giostra ,siete liberi siete autonomi ,ho sonno, sto leggendo ”La solitudine dei numeri primi”.
Anche loro sono soli, vedete !?,ma non si lamentano.
Però è un’idea : scriverò ”La solitudine dei numeri soli ”…e voi sarete i miei soggetti.
Ecco, il tocco di una poesia leggera, attenta, intimista, a completare ancora una volta il quadro.
Mi ci ritrovo, in questa piccola grande sarabanda di microrumori, microoggetti, microeventi che il dilatare del tempo del riposo tende ad ingigantire.
Sovrano, fra tutti, il rumore del frigo, che vive la sua ciclica vita autonoma, indomito e imperterrito, ignaro che con la stagione fredda più di una notte dovrà restare spento, e riposare come me, con il suo scarso contenuto spostato sul davanzale della cucina.
P.s. noto che questo tuo ultimo post è datato 4 ottobre: un dubbio nasce spontaneo. I casi sono due: o stai dormicchiando perennemente sul divano e questo mi sta bene perchè puoi fare quel che ti pare; o stai vergando un post lungo lungo lungo lungo lungo ma di quelli sai lunghi lunghi lunghi lunghi che poi a noialtri tocca tutto tutto da leggere e che male abbiamo fatto’ E poi io non riesco se mi viene tardi e ….. basta. Notte.
Fra le vocette ansiogene a cui accennavo, ce n’è una che mi ripete nuovamente che sono in ritardo con il nuovo post.
Ecco, ora che mi dici, mi sembrava proprio che, quella, avesse un accento genovese… 🙂
Spero comunque di farlo oggi, al massimo domani, e sarà lunghissssssssssimo: chiedi al maritino-capufficio-caposerra un giorno di ferie per leggerlo!
Acqua elemento vitale…… ma bravo se potessi darti un calcio…. eh eh eh eh eh eh dai mi hai fatto ridere, grazie. Io fortunatamente abito in una zona alta e lontana dai fiumi che sono esondati praticamente tutti e lì che sono avvenuti i danni maggiori. ciao alla prossima
MisssBaciBagnatiInfangatiAlluvionati
Ma come siamo violenti, Miss! Non dirmi che ti dedichi ora anche alle arti marziali…
Beh, ho piacere che tu, i tuoi cari e la vostra attività non abbiate avuto danni.
Baci asciutti.
Essere padroni del proprio tempo è un privilegio di pochi, anche io faccio parte della categoria avendo la possibilità di gestire il mio lavoro autonomamente, anche se questo a volte mi porta a fare orari assurdi proprio per la malgestione dello stesso.
Ozia pure quando vuoi, purchè questo non ti impedisca di vivere la vita
Ciao Oriana!
Un’attività autonoma è un’arma a doppio taglio, perchè teoricamente permette di riappropriarsi di molto del proprio tempo, ma nella realtà porta quasi sempre a lavorare troppo, o, come dici tu, a “fare orari assurdi”.
Ti ringrazio per il consiglio di ‘oziare con giudizio’, ma ti posso dire che attualmente un po’ di inattività (preferisco chiamarla così) mi sembra proprio che mi permetta di vivere meglio, curando probabilmente una sorta di nevrosi da efficienza maturata nel tempo (soprattutto lavorativo) passato.
L’autunno è la mia stagione preferita… Adoro l’arietta fresca del mattino e la luce solare che timidamente inzia ad accorcciarsi… Un senso di intimità pervade la mia anima…
Un abbraccio, caro “Franz spirito libero” (dormi fino a tardi un pò anche per me!!!)
A presto!
Giovanna
Le tue sensazioni così dolci, rispetto al cambiamento di stagione autunnale, sono state anche le mie fino a non più di un paio d’anni fa.
Ora non è più così: prevale in me il dispiacere che la stagione luminosa stia finendo. Stress? Anni che passano? Mah.
Un abbraccio a te, Giovanna “spirito appassionato”; non provo neanche a intavolare con te una parvenza di discussione sul tempo libero: presa come sei (e giustamente) dalla tua nuova attività sarebbero energie sprecate…
A presto; ho piacere che ogni tanto trovi ancora qualche minuto per gli amici di tastiera!
Capisco benissimo cosa intendi, anche io, ormai quasi tre lustri fa, quando ancor giovane tornai padrone del mio tempo lasciai spazio e potere a quella vocetta che come compenso al mio vissuto mi regalò la libertà più vera, quella fuori dagli schemi ordinari del normale vivere fino a quel momento, così ho provato l’ebbrezza di gestire il mio tempo come più mi piaceva, spezzando ataviche regole legate al rigido senso del dovere e del vivere la società, come se quella vocetta mi avesse concesso e regalato la possibilità di rifarmi di lunghissimi anni di sacrifici veri, reali e coscientemente vissuti, insomma ho iniziato a vivere con un fuso orario molto personalizzato, sicuramente fuori dagli ordinari schemi, facendo quello che volevo quando volevo, senza curarmi degli altri, questo desiderio è stato realizzato anche perché per fortuna condiviso in toto dalla mia dolce metà, quindi noi due contro il mondo e le sue regole (per noi inutili ed inefficaci).
Ciaooo neh!
Sapevo di sfondare una porta aperta, come suol dirsi, con te, che mi confermi di aver vissuto un processo di liberazione felice e produttivo dai quotidiani obblighi orari.
L’importante, e lo dico a me per primo, è non stancarsi mai di ascoltare la voce profonda, perchè anche abitudini insolite e anticonformiste hanno bisogno di revisioni e ‘tagliandi’ continui…
Salutoneh.
Concordo il vero lavoro dovrebbe avere un orario elastico, da adattare i ritmi personali, sarebbe anch più piacevole e divertente. Ma non sempre è così. Noi forzati dell’orologio ( non ancora del cartellino) andiamo alle stesse ore. Anche con la pioggia. Ciao Riri52
Per tanti mestieri e professioni, come la tua di insegnante, credo che sia proprio impossibile una gestione autonoma dei propri tempi di lavoro.
Non si può far altro che cercare di migliorare quella del resto della propria giornata; ma vedrai che prima o poi capita una bella pioggia pomeridiana o serale…
Ciao!
L’autunno è, di per sè, una stagione intimista che porta a riflessioni profonde sul proprio essere e sulle proprie vere necessità.
Io che pure tengo famiglia mi ritaglio il sabato e la domenica queste finestre di riposo di sonnacchiosa inconcludenza perchè ne sento tantissimo l’esigenza lavorando per 12-14 ore al giorno nel resto della settimana.
E’ un momento in cui anch’io sto pensando se davvero vale la pena correre continuamente, dannarsi per restare in linea con tutti gli impegni presi, massacrarsi per dare una risposta a tutto e tutti.
Baci
S.
Mi fa molto piacere se le mie considerazioni, catalizzate anche dalla riflessiva stagione autunnale, possono aiutarti a rivedere criticamente uno stile di vita che, dedicando una simile enormità di tempo al lavoro, a me appare terribilmente straniante.
Pensa che, nel libretto che ho citato, una delle regole che insegna Deepak Chopra è quella di dedicare mezz’ora al giorno a …non far niente! Assolutamente rivoluzionario, no?
Bacioni rilassanti.
Da quanto senti “le voci” amico caro? hi! hi! scherzo!
Distinguere cosa c’è di autentico, cosa c’è di condizionato, non è mica facile. Io credo che dormire sia una cosa fantastica, anzi eleverei il sonno allo status di delizioso passatempo, però le vocine mi dicono che non sta bene..invece altre vocine mi dicono che le sorti del mondo non cambieranno se io mi schiaccio un pisolino!
Ebbene sì, Sara cara, sento ‘le voci’, ma non lo far sapere in giro, perchè non vorrei trasformare la mia Borgatella di San Lazzaro in una nuova Medjugorje…
Schiaccia tutti i pisolini che vuoi, ed impara dalla tua sonnacchiosa gattona Sissi, che ben riposati si affronta il mondo molto ma molto meglio!
Si vedi te una timida pioggerella, potevi venire in quel di Sestri Ponente (Genova) ieri mattina e vedevi come ti svegliavi bene e alla svelta….. e pensare che io ero in moto (sono passata indenne ma fradicia mezz’oretta prima della grande ondata) e così magari imparavi anche a nuotare …. (MA NON SAI NUOTAREEEEEE URLOOOOOOOOOOOOOO PANICO PAURA ma come è possibile!!!!!) prova a cercare su youtube alluvione genova 4 ottobre 2010 e vedi tutto anche su facebook tante foto. Speriamo ora di asciugare un pò eh…..ciao notte.
“Sono passata indenne ma fradicia mezz’oretta prima della grande ondata”…
Mi viene un sospetto: non è che sia stata tutta colpa del tuo bolide???
A parte gli scherzi, quando ho sentito per radio le notizie dell’alluvione, e di alcune famiglie fatte evacuare dai loro alloggi, ho pensato a te con un po’ di preoccupazione.
Poi comunque mi è venuto in mente che, a differenza di me, l’acqua è per te (come per la tua babymiss) un elemento vitale…
Ciao cara Miss, e copriti che prendi freddo.
Ciao, non mi conosci, sono maria, per capirci l’amica romana di Milvia, ho letto il tuo post su indicazione di Milvia che conoscendomi aveva supposto una mia condivisione con quello che dici…beh è proprio così..e, solo e molto brevemente, mi viene da ringraziarti per aver espresso in modo così chiaro e compiuto quello che ho sempre pensato, quello che anche io mi sono costruita nella mia vita da single ma che non ero mai riuscita ad esprimere così come tu hai fatto…
buona gestione del tempo Fraz e buona consapevolezza di te stesso…..ciao maria
Ciao, Maria!
Intanto benvenuta: è una gran bella sorpresa conoscere una persona sulla base della consonanza su tematiche, nello stesso tempo, così importanti e così insolite nelle comuni conversazioni, almeno quelle che si fanno dal vivo.
In Rete può succedere, e quando c’è lo zampino di un’amica comune come Milvia, che teorizza sulla ‘possibilità osmotica di arricchire il prossimo’ e poi …lo fa !, allora la cosa diventa ancor più normale.
Grazie a te delle belle parole, e un augurio ricambiato di progressi e successi interiori continui, profondi e gioiosi.
Ciao!
Ecco qui la parte “intimista” del tuo essere Franz.
Come dici anche tu “vivendo da solo” e “avendo un’attività autonoma” è più facile avere “abitudini insolite” e potersi permettere lunghi sonni, strani orari di colazione e si può addirittura concedersi il lusso più spesso di quando non si faccia anche noi “comuni mortali” di ascoltare quelle vocine che ci fanno stare bene.
Si corre sempre di più il rischio di divenire NON un po’ ma TROPPO asociali, di preferire SEMPRE il sonno ad un teatro o un cinema.
Se si esagera la polvere sul vetro diventa imbarazzante e si rischia la mattina di trovarci su una bella scritta “LAVALACAVALLONA”!!!
🙂 🙂
La differenza fra l’assecondare le istanze più profonde e provarne piacere, e coltivare invece edonisticamente le sole cose che abbiamo sperimentato piacevoli, è sottile e difficilmente esprimibile a parole. Ma mentre il primo atteggiamento è di arricchimento interiore, il secondo è al contrario di impoverimento.
Finora, comunque, la polvere sui vetri della Cavalla (anche se in realtà nel post alludevo alle finestre di casa) non ha mai superato i livelli di guardia.
O forse è solo che non ho ancora incontrato buontemponi dalla scritta facile… ti saprò dire in futuro!
Un post da assaporare lentamente, da centellinare come un vino da meditazione, da gustare nel silenzio della notte per raccoglierne tutti gli spunti, tutte le sfumature, tutti i piccoli semi che contiene.
Ascoltarsi, ascoltare con attenzione i segnali che corpo e mente lanciano a ognuno di noi è una pratica che richiede grande attenzione e rispetto. Non rinchiudersi nelle gabbie del tempo e delle convenzioni, e dei ( a volte forzati, a volte ipocriti) “si deve” è altrettanto difficile. Ma se ci si riesce credo che il nostro vivere ne abbia grande beneficio e mi vien da pensare che, per un processo di osmosi, ne abbiano grande beneficio anche le vite degli altri.
Grazie, Franz caro, perché, attraverso ciò che scrivi, regali positività. Un processo osmotico, io credo, anche questo.
Serena notte.
Certo, cara Milvia: siamo animali sociali e facciamo parte di un unico grande organismo, indipendentemente dalla quantità di rapporti interpersonali, siano pur fisici o via Rete, che intratteniamo. E’ per questo che cercare di migliorarsi è un dovere civico, oltre che verso sè stessi.
Mi fa come sempre piacere quanto mi dici, come l’idea di ‘regalare positività’, cosa che tuttavia è possibile solo nei confronti di persone attente e sensibili.
Buone giornate ottobrine a te !
Caro Franz, le tue sonnacchiose meditazioni mi sono particolarmente gradite, in un periodo per me piuttosto particolare, nel quale la voce è disturbata da altre vocine flebili e noiose mentre cerco di capire come progredire, come andare avanti per il meglio. Seguirò i tuoi consigli. Solo una piccola considerazione: ma che bisogno c’è di lavare i vetri se poi viene giù la pioggia a risolvere il problema? 😉
Sono davvero felice, oltre che di questa tua visita, di averti fornito un pochetto di conforto, cara Giraffa, in un periodo di subbuglio. Ma sono sicuro che il tuo ‘sguardo aereo’ ha già individuato i percorsi di vita ottimali.
Quanto ai vetri, probabilmente quanto dici è vero sul tuo monte e ventosi dintorni; qui, ai bordi della polverosa Pianura Padana, la pioggia aggrava e non risolve il problema… 😦
primo: invidio infinitamente e ferocemente la tua capacità di dormire a lungo, non ci sono mai riuscita e da qualche anno poi non so cosa sono 7 ore filate di sonno.
secondo: quando uno deve rendere conto solo a se stesso dei propri orari e tempi, perchè non lasciare che le cose vadano come vogliono?
Primo: senza voler assumere il fastidioso ed improprio ruolo del dottore (…e proprio con una dottoressa!), ti chiedo solo se dopo le tue imprese ciclistiche dormi meglio o peggio. O magari ugualmente… Comunque, se può placare la tua feroce invidia, le mie ore di sonno sono tante ma tutt’altro che filate.
Secondo: sarebbe vero se il singolo in questione non amasse riempirsi la vita di molte cose, ciascuna con le proprie scadenze, oltre a quelle, inesorabili, connesse all’autogestione.
mi succede di dormire male dopo 4 ore di ambulatorio, ma anche quando sono stremata dopo 30 km di fondo (che uno dice ora dormo 2 giorni filati), ahimè non c’è una regola nell’irregolarità 🙂
Mi arrendo e mi ritiro in buon ordine, confortato tuttavia da quella faccina sorridente aperta all’ottimismo.