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Avevo solo un paio di progetti per il ‘nuovo anno scolastico’, al ritorno dalla breve vacanza ferragostana nelle Dolomiti.
Il primo si è poi arenato a un passo dalla realizzazione, ma preferisco continuare a tacerne.
Il secondo era quello di sottopormi a qualche controllo medico preventivo, e soprattutto di curarmi la spalla destra che da alcuni mesi accompagna certi miei movimenti del braccio, per fortuna non frequenti, con acute fitte di dolore.
Mi sembra ormai lontanissimo il pomeriggio di fine agosto in cui andai dal mio medico, dalle parti dello stadio ‘Dall’Ara’, in orario di ambulatorio, e nessuno mi aprì.
Ci tornai dopo una settimana; il mio medico curante riceve in due diversi ambulatori, entrambi lontanissimi da qui, ma ho sempre voluto conservarlo perchè è molto bravo.
In un tardo pomeriggio di inizio settembre Luciano Ligabue stava provando il suo concerto, previsto allo stadio l’indomani. Questa volta riuscii, dopo oltre un’ora di attesa, a parlare con il medico e ad ottenere le richieste.
Tempi lunghi, per le prenotazioni, poi un po’ ravvicinati a forza di tentativi presso il terminale del Centro Unico Prenotazioni nella vicina farmacia di Villanova.
Una bella visita, non c’è che dire; uno specialista dall’aspetto giovanile, vitale e gradevole, probabilmente uno che piace molto alle donne; ha guardato il referto dell’ecografia, che avevo preventivamente eseguito su indicazione del mio medico; mi ha fatto un po’ di domande, mi ha fatto fare diversi movimenti, in certi casi facendo opposizione, come suol dirsi. Poi mi ha tranquillizzato, raccontandomi per filo e per segno come si articolano le ossa e il ruolo dei tendini, e prescrivendo, per questi ultimi, un ciclo di terapia con il laser e gli ultrasuoni, e l’acquisto di alcune confezioni di un integratore per favorirne la ricostruzione del tessuto.
“Per sicurezza le prescrivo anche una radiografia”, mi ha detto fra l’altro.
Poco dopo essere uscito dall’ambulatorio del piccolo centro clinico privato, mi sono accorto che, nella ricetta stampata al computer, si era dimenticato della radiografia.
Con l’aiuto della giovane impiegata, appena possibile ho ottenuto nuovamente la sua attenzione e la correzione, scritta a mano e firmata, sulla ricetta stessa.
Un paio di giorni dopo mi sono rivolto alla ‘Chiropratic’, un altro centro medico, non lontano da casa, per prenotare la terapia.
“Guardi che così non possiamo fare la prenotazione: non è specificata la tipologia di laser”.
Il giorno dopo ho richiamato il precedente centro clinico.
“No, il dottore non c’è; lo trova qui solo il lunedì, ma lunedì prossimo è in ferie”.
Ho spiegato il caso alla gentile impiegata; sulle prime ha detto che non poteva farci niente, poi si è lasciata commuovere e, quasi di sfuggita, ha sparato lei la soluzione da guerre stellari: “Laser freddo”.
Non mi sono fidato; ho preferito sobbarcarmi l’attesa di quasi due settimane. E ho fatto bene, perché quando, dopo un pomeriggio di difficoltosa ricerca, finalmente sono riuscito a parlargli e a spiegargli il problema per telefono, la sua sentenza è stata diversa, e ancora più suggestiva: “Laser ad alta potenza”.
“Quando posso venire per correggere la ricetta?”
“Venga pure lunedì prossimo”.
L’ho richiamato dopo cinque minuti; per fortuna non era sgusciato via: “Guardi che lunedì è festa, è il primo novembre”.
“Ah è vero, allora venga il lunedì seguente”.
“Senta, non è possibile rintracciarla prima da qualche altra parte?”
Alla fine mi ha dato un appuntamento volante al pronto soccorso dell’Ospedale Rizzoli, due giorni dopo alle due e mezza del pomeriggio, che per le mie abitudini è come dire mattina presto.
L’ho incontrato subito, al pronto soccorso; accompagnava un paziente lungo un ampio corridoio, spiegandogli per filo e per segno qualcosa; di me quasi non si ricordava neanche.
Comunque ha scritto a mano la seconda correzione alla ricetta.
Quando me l’ha restituita ho controllato, non sia mai che mi avesse erroneamente prescritto delle applicazioni di alabarda spaziale: “Si consiglia laserterapia ad alta potenza”, e nuova firma.
Brandendo il vittorioso e variegato documento mi sono presentato il giorno dopo alla ‘Chiropratic’.
“Sì adesso va bene, ma noi il laser ad alta potenza non l’abbiamo”. “Eh che, siamo pacifisti!”, sembrava sottintendere.
“Comunque, provi a sentire qui accanto, al Centro medico ‘Parco dei cedri'”.
I guerrieri spaziali del Parco dei Cedri, per fortuna, erano in attività, e così finalmente ho prenotato il doppio ciclo di terapia, che comincerò mercoledì prossimo.
Caso ha voluto che sulla scrivania dell’impiegata all’accettazione ci fosse un raccoglitore di documenti, con una grande etichetta ‘Unisalute’, che è la stessa assicurazione di tutti noi tassisti della Co.Ta.Bo.
“Non so se queste terapie sono previste, provi a chiamare direttamente lei” mi ha detto la segretaria: “nel caso, saranno loro a notificare qui l’assistenza per lei”.
“Siamo spiacenti, ma…eccetera, eccetera. Rimanga in linea, per non perdere la priorità acquisita”: solita musica, per alcuni minuti, poi una consueta vocetta da call-center:
“Buongiorno sono Pinca Pallina, in che cosa posso esserle utile?”
Quando le ho spiegato il caso, mi ha sottoposto ad un interrogatorio che neanche il KGB.
“Insomma, quanti sono i cicli di terapia?”
“Uno, anzi due, uno di laser e uno di ultrasuoni”.
“Allora; il laser è previsto, gli ultrasuoni no. Si presenti pure con la ricetta”.
“Vuole dire che devo portarla quando comincia il ciclo di terapia?”
“Come ‘comincia’ ???, allora non è per lei!?”
“Sì è per me”, e questa volta mi inalbero: “comincia, predicato verbale, il ciclo, soggetto, di terapia, complemento di specificazione”.
Alla fine l’ineffabile signorina si dà una calmata, e tutto sembra ora nuovamente sotto controllo.
Parallelamente a queste vicende, ho cercato di iniziare la terapia farmacologica.
Alla farmacia di Villanova avevano solo una confezione di quegli integratori: sono delle bustine contenenti una polverina violacea, alquanto nauseabonda, da sciogliere nell’acqua.
“Se vuole gliele ordiniamo a suo nome”.
Sul finire della prima scatola sono andato a ritirare le altre tre.
Erano arrivate, e alla ‘modica’ cifra di venti euro e passa a confezione me le sono fatte consegnare.
Intanto la polvere in casa, non certo quella delle bustine di integratori, continua implacabile a seguire la sua vocazione principale, che è quella di accumularsi, peraltro del tutto gratuitamente.
Spero tanto di guarire.
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Immagine presa da: http://www.fisioterapiarubiera.com/Tendinite.htm
Caro Franz, ti trascrivo qui quello che sostiene la mia amica Anna:
Vedi, dice, il fatto è che per curarsi, con tutto il girare e il correre che si ha da fare, ci vorrebbe una salute di ferro.
Quanto ha ragione, non trovi?
Auguri per la spalla
Proprio un bello e paradossale aforisma!
Ho finito il ciclo di terapia (lame rotanti e pioggia di fuoco) proprio ieri, e la spalla va molto meglio, grazie, Mirella.
Salute o..
non salute !?
Dov’è il dilemma.
Sarebbe forse meglio viver di stenti o
subir un stent aortico e poter goder delle bellezze naturali ?
Sognare, forse.
Dopati dalle onde elettromagnetiche televisive o
inebriarsi di gocce di valeriana ?!.
Salute ,si disse dopo uno starnuto fragoroso che ruppe un periodo benestante.
Inseguir un luminare poco accorto,smemorato o
non assaporare pozioni ricostruendi il corpo e l’anima ?
Meglio auscultare gl’avvisi giornalieri,i piccoli segnali affrontando le asperità stradali,li bisogni de lo fisico dopo libagioni con li amici, l’esuberanza manifesta o dubbia con le madonne.
Autocheciap è la nuova scienzia, che previene e conviene anche alle finanze.
E poi movimiento, pedalatio e consumatio rendono l’omo meglio de lo cavallo vapore.
O mio neurone la stanchezza è giunta ,ma ho la forza di salutare l’amicizia e la salute della platea.
Così parlò lo fisico affamato e stanco !
Ad maiora tempora visivit !
T.
Dall’Omero, nel commento precedente, di Duhangst, allo Shakespeare dei dubbi amletici del poeta Tonino: ma che uditorio colto e letterato!
L’unica cosa che mi inquieta un tantinello è il teschio che regge in mano Amleto nel monologo qui parafrasato.
Non sarà alfine il mio ??? 😯
Un odissea! Forse Omero di questi tempi Ulisse lo avrebbe fatto girare tra dottori e ospedali..
E’ vero: in fondo si tratta sempre, allora come oggi, di avversari e nemici mostruosi…
carissimo, hai toccato un argomento che conosco bene essendo sposata con un medico e conoscendo la terribile razza cui la categoria appartiene. Benché infatti mio marito sia riconosciuto come uno al di là ed al di sopra delle normali tipologie, facendo il medico per vocazione e non essendosi mai arricchito, pure non posso negare che, suo malgrado, il potere nelle sue mani sia pressocché illimitato. Conosco bene la categoria e ritengo che, se si volesse realmente tagliare nella sanità, la prima cosa sarebbe abolire la figura del medico di base così come oggi si concepisce: scribacchino di ricette altrui mentre dovrebbe occuparsi dei bisogni dei malati senza che questi siano costretti a rivolgersi agli ospedali. Io sono solita dire alle persone di stare lontani dai medici e di cercare di stare bene. Per quanto riguarda i farmacisti poi impara ad andare nelle parafarmacie per non farti derubare. Ciao
Abolire la figura del medico di base, cara Super, sembrerebbe un’idea assolutamente rivoluzionaria.
Anche se per certi aspetti non ti si può dare torto, penso però che poter contare su di un medico che (sia pure raramente e magari controvoglia) è tenuto a visitarti a casa tua, per di più conoscendoti come paziente, sia un vantaggio irrinunciabile.
Salutone.
Non sapevo facessero la polvere viola pro-fiorentina!
Fico!
Se fossero davvero dei tifosi viola, penso che l’avrebbero fatta un po’ meno disgustosa… 😡
beh … il viola è anche il colore anti-Berlusconi … forse è per quello che ti sembra disgustosa! 😆
Straordinariamente efficace, però… 😀
Uno su mille ce la fa ad avere un percorso regolare e veloce, gli altri attendono con santa pazienza. Hai ragione generalmnete è meglio essere sani! ciao Riri52
Il problema, probabilmente, è nella malattia della società e della cultura.
Le strutture, in fondo, sono fatte di uomini e donne, e quando si degrada la cultura collettiva si degradano anch’esse di conseguenza.
Un salutone di buona domenica.
mai ammalarsi, parola di medico
e considera che sei in Emilia Romagna
L’ufficialità del tuo responso lo rende proprio inesorabile.
Scommetto che le cose, nel tuo Botswana, vanno meglio… 😀
nel mio Botswana le cose sono lasciate all’impegno dei singoli, cerchiamo di farle andare al meglio, non sempre è possibile 😉
Un eccellente modello di self-welfare! 🙂
Dai, riesci a strapparci un sorriso anche quando parli di cose che comunque sono spiacevoli,soprattutto riguardo a un problema che per chi fa un lavoro come il tuo deve essere piuttosto impegnativo. Ti abbraccio piano e ti ringrazio per il bellissimi auguri che mi hai fatto per il compleanno! Sara
Strappare un sorriso, come dici, è sempre una soddisfazione, con i cupi tempi che corrono…
Ti ringrazio per l’attenzione premurosa, ma il mio problema alla spalla non intralcia il lavoro, dato che si manifesta solo in rare torsioni all’insù del braccio.
Forse potrei aver dei problemi con qualche posizione del Kamasutra, ma al momento l’ipotesi (ahimè) proprio non mi riguarda… 😉
Scusa Franz, lo so che hai raccontato una… tragedia, ma mi sentivo ridere, mentre leggevo…È per come hai scritto di questa tua vicenda kafkiana, nauralmente, non per mancanza di rispetto alla tua spalla destra. Come quando scrivi “Eh che, siamo pacifisti!”, sembrava sottintendere.”. Sempre la tua ironia, leggera, piacevolissima. E sai, credo che possederla sia anche una buona medicina, per te, e anche per noi, che ti leggiamo, meglio della polvere viola (viola???). Per l’altra polvere, basta ignorarla. A volte io faccio così.La ignoro e praticamente sparisce.
Un affettuoso “pat pat” sulla spalla sinistra.
Milvia
P.S. : ma di quel tuo misterioso progetto, allora? Eravamo tutti così curiosi… Pazienza…
M.
L’ironia, cara Milvia, viene fuori solo nel momento del racconto, ma, prima, gli accidenti e i .”. si sprecano…
Quanto al tuo metodo contro l’altra polvere, vorrei tanto che fosse un metodo definitivo. Tuttavia la ‘sindrome d’assedio’ che mi ha colpito ultimamente, mi fa addirittura desiderare i momenti in cui posso dedicarmi alle pulizie di casa (che generalmente odio) in santa pace…
La scrittura della ‘Profezia’, poi, catturando pensieri e tempo in quantità, in un periodo non privo di altri impegni (alcuni peraltro felicissimi!), ha peggiorato le cose, ma sono contento così.
L’altro ‘misterioso progetto’, dunque, deve forzatamente attendere il momento in cui mi tornerà voglia di nuove iniziative.
Grazie cara Milvia delle bellissime parole e dell’affettuoso pat pat, che ricambio su entrambe le spalle.
Un abbraccio asimmetrico, con stretta sghemba e avvolgente concentrata sulla parte sinistra.
Veramente taumaturgico!
Se l’avessi saputo prima, me la sarei cavata con un salto a Parigi…
🙂
Ahahah, Nel leggere la descrizione di questa tecnica abbracciatoria mi è tormato alla memoria Tognazzi nel film AMICI MIEI quando cimburniva il malcapitato di turno con la storia della “Superxaxxola”….. non arrabbiatevi mi raccomando più che altro è solo per un’assonanza fonetica….
Auguri per i tuoi dollari, pardòn dolori… Ciaooo neh!
Sarà, ma a me ha fatto piacere.
Grazie per gli auguri per i dolori, e perchè no anche per i dollari.
Salyut.