In morte di Luca Massari

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Venerdì scorso, prima di lavorare, ero andato a fare un po’ di spesa all’Ipercoop di Villanova; nel tornare a casa ho comandato l’accensione del terminale radio-taxi, operazione che richiede diversi minuti.
Con i suoi tempi, come sempre, il video si è illuminato; ho digitato il mio codice personale per attivare la comunicazione, e di lì a poco è arrivato un messaggio scritto dalla centrale: “Siete invitati ad apporre un nastro nero sull’antenna in segno di lutto per il nostro collega di Milano”.
Probabilmente sono stato il primo tassista bolognese a farlo. Riportati i sacchetti della spesa su in casa, sono infatti tornato in garage con un paio di forbici: il cuscinetto cilindrico che tengo dietro l’arco lombare era dotato di due bande elastiche nere per legarlo al sedile, che costituivano per me più un intralcio che una comodità; l’idea di sfruttarle per aderire all’iniziativa è stata immediata.
Poi ho cominciato a lavorare, sperando ardentemente che il mio segnale fosse gridato al vento, percepito da chiunque lo vedesse, e copiato rapidamente dai colleghi.
Piano piano ne ho visto sbocciare uno, poi un altro, poi altri ancora, fiori neri sui tetti bianchi.
C’è voluto un po’ di tempo, diverse giornate, per avvertire davvero quel senso di coralità che desideravo ardentemente si realizzasse: forse solo ieri per la prima volta ne ho avuto la percezione.
E ancora mi chiedo che cosa ci possa essere, oltre che una sconfinata aridità, nella mente e nel cuore di coloro, sempre e comunque troppi, che non hanno ritenuto opportuno neanche quel piccolo gesto.

Solo poche parole per rammentare una vicenda abbastanza nota, per aver conquistato tristemente gli onori delle cronache nazionali.
Luca, un tassista milanese quarantacinquenne, colpisce involontariamente, uccidendolo, un cane lasciato libero in una zona periferica della città.
Si ferma subito e cerca di soccorrere la bestiola mentre, alla disperazione della padrona, si sostituisce ben presto la furia selvaggia del cognato, presente sulla scena insieme alla sorella di lei.
Lesioni alla milza e ai polmoni, e trauma cranico per la caduta, che gli fa sbattere la testa sul marciapiede; condizioni disperate, un mese e passa di coma farmacologico, e infine, ora, la morte.

E’ facile, scrivendo di casi come questo, indulgere in frasi ad effetto, più o meno patetiche e strappalacrime; cercherò di evitarlo, non mi sembrerebbe onesto.

Non mi rivolgerò, dunque, in una retorica prima persona, a Luca, che ha smesso di vivere: farlo non avrebbe senso da parte di chi come me non crede nell’aldilà; anzi, non sarebbe altro che sfruttare una tragedia per suscitare un po’ di mielosa commozione.
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La prima considerazione che mi viene da fare, invece, razionalmente, è un piccolo bilancio.
Quell’energumeno ha procurato alcuni attimi di atroce percezione di dolore e di sopraffazione ad un cittadino; ha privato una persona, più giovane di me, di molti anni di vita, e di tutti i significati preziosi che avrebbe potuto avere quella vita; ed ha privato la sua compagna, i suoi parenti più stretti, i suoi amici, di un affetto: dei preziosi significati di quell’affetto.
Questa è stata la grave ingiustizia, che colpisce a livelli profondi, nel dover ammettere che nessuna regola ha stabilito che al posto suo non ci fossi proprio tu. Proprio io.
Chiusura per lenta estinzione del blog, vendita della Cavallona, il mio funerale organizzato da mio fratello, alla presenza, oltre che dei miei pochi parenti e dei tanti amici, di centinaia di colleghi.
Poca cosa, nel mare di eventi e nel quotidiano oceano di dolore del mondo; tutto, per una singola persona.

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Fra i colleghi c’è sempre qualcuno che ama distinguersi, con un’enfasi a dir poco disgustosa.
Pecca di immaturità, probabilmente: se lo guardi bene tradisce, sopra il fisico tarchiato e l’espressione spavalda, uno sguardo un po’ indifeso.
Fu anche lui agli onori delle cronache locali, per aver salvato una ragazza da un’aggressione, se ben ricordo. Gli piace collaborare con le forze dell’ordine, con le ronde, gli angeli cittadini, e tutto ciò che sa di repressione.
Si candidò con il PDL alle ultime elezioni comunali, ottenendo pochi voti nonostante una forsennata campagna elettorale; non perde occasione per ribadire la sua simpatia per la destra leghista, ma anche, vien fatto di pensare, per suggestioni ancora più integraliste.
Una o due sere dopo aver apposto il mio segno di lutto sull’antenna, fermo ai posteggi giravo lo sguardo, avido di vedere diffondersi, come dicevo, questa pratica collettiva.
Finchè è apparsa la sua Fiat Multipla, dotata di due antenne oblique, una della quali lunga almeno un metro.
Ad ognuna di esse, il collega in questione aveva legato un nastro nero; e quello annodato all’antenna di un metro era (e tuttora è) lungo forse altrettanto. Una specie di gonfalone, tanto teatrale quanto tetro.
Al disgusto per la pacchianeria del collega si aggiunge quello che deriva dall’ipotesi, purtroppo molto verosimile, che abbia voluto sfruttare una ghiotta occasione per sventolare al mondo la sua fede, per bandiere nere di grondante ideologia politica.

Le altre che vedo, invece, ancora e sempre più frequenti nonostante il passare dei giorni, inviano un messaggio ben diverso.
Perchè con il loro colore dicono, gridano, di morte, di raccoglimento pensoso, di cordoglio solidale, di protesta, di rifiuto.
E pure, con il loro sventolare rapido e deciso per le strade della città, dicono, gridano, ancora e sempre, di vita.
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Immagini da: http://www.youreporter.it/foto_Fiocco_nero_a_lutto_stretto_all_antenna_del_taxi_2 e da: http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2010/11/17/415853-giovedi_funerali.shtml

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24 risposte a In morte di Luca Massari

  1. oriana ha detto:

    Caro Franz, io invece sono abbastanza d’accordo con Amanda, magari quel tuo collega ha esagerato, ma forse lui è semplicemente così. Magari è un esuberante in tutte le sue manifestazioni: allo stadio, a cena con gli amici forse anche nel contatto con i clienti, forse è veramente solo un “esagerato”. Non facciamo il processo alle intenzioni

    • Franz ha detto:

      Non bisogna fare il processo alle intenzioni, ti do ragione cara Oriana, e il vostro atteggiamento è sicuramente più costruttivo del mio, per instaurare rapporti di collaborazione costruttiva anche con chi ha uno stile di vita agli antipodi del proprio.
      Resta però il disgusto per certi atteggiamenti o segnali lontanissimi da qualsiasi forma di grazia.

  2. cristina bove ha detto:

    leggo solo adesso, ma sono accorata ugualmente, e comunque ti ringrazio per questo grande inpegno civile che connota il tuo blog.
    a presto
    cri

    • Franz ha detto:

      Grazie a te, Cristina.
      In fondo in questo post ho cercato solo di essere sincero e sobrio; ma forse hai ragione: coi tempi che corrono questo è già un atto di grande impegno civile…

  3. Tonino ha detto:

    Ripeteva molto spesso un mio professore ,tutt’ora indimenticabile, questa frase
    ”Siamo in troppi”.
    Era un professore e aveva molta, tanta volgia d0insegnare, di dare il suo contributo, di diffondere cultura e conoscenze. Voleva donare.
    Troppi ,ci spiegò,non da potare o da eliminare.
    Siamo in molti a dover alimentarci alla fonte di conoscenze e della cultura.
    Spazio e tempo dovevano essere calibrati e programmati per i ”troppi”.
    Caro amico Franz, credo che il tuo collega insieme a tantissimi abbia bisogno di accedere prestissimo alle fonti di cultura e conoscenze. Ma probabilmente ha scambiato ivolontariamente,la fonte d’approvigionamento, quella televisiva.
    Da dieci anni che trasmettono un programma : ”La spettacolarizzazione del delitto”
    Da Cogne ad Avetrana, tutto il delitto minuto per minuto, gocce dopo gocce sapete di che, plastici su percorsi con il gps.
    Siamo in troppi ?
    No, non credo, lo spero, che siano in molti ad invertire , ad abbandonare il flauto magico digitale.
    Lo spero.
    Ciao T.

    • Franz ha detto:

      Siamo in troppi, sì, e soprattutto sembra ormai troppo grande l’obiettivo di riportare la follia degenarativa dell’uomo moderno a condizioni controllabili.
      E’ interessante, la tua diagnosi sulla natura televisiva di quel comportamento così spettacolare, sulla falsariga della tv del dolore, della sindrome da Cogne- o Avetranapedìa.
      Estenderei il discorso, però, a quella ‘mutazione antropologica’ operata dalla tv in generale negli ultimi decenni, concetto espresso da diversi studiosi e uomini di cultura, a cominciare da Pasolini.
      Dici di sperare nell’abbandono del flauto magico; la vedo piuttosto dura: già sarebbe un risultato importante cominciare a fornire al suo suonatore degli spartiti più intelligenti…
      Comunque sperare, e combattere, bisogna sempre.

      Ciao, carissimo, a presto.

  4. Giovanna Amoroso ha detto:

    Ho seguito con apprensione la vicenda di Luca… Speravo fino all’ultimo…

    Purtroppo viviamo in una società così schifosa, che il rispetto per la vita umana ormai è “ESTINTO”!

    Dolce notte, amico mio!

    Giovanna

    • Franz ha detto:

      Se anche fosse sopravvissuto, a quanto ho letto, le sue condizioni di vita sarebbero state probabilmente molto menomate.
      Il rispetto per la vita umana, ma direi il rispetto tout-court, non gode di grandi fortune, hai proprio ragione, mia cara amica.

      Ciao, una buona domenica a te.

  5. silvanascricci ha detto:

    Anch’io ne ho visti tanti di questi fiori neri su campi bianchi.
    Il dolore autentico, generalmente, si manifesta con sobrietà, quasi con timidezza e sempre con grande dignità.
    Certe esagerazioni, come quella del tuo collega, mi paiono strumentali ad altro e non sincera e commossa partecipazione.
    L’atteggiamento di quel taxista è come l’applauso al funerale, un orrore.

    • Franz ha detto:

      Sono del tutto d’accordo.
      E anche a me fanno inorridire gli applausi da stadio ai funerali, che non mi sembrano altro che un volgare gesto di grande autocompiacimento, vagamente consolatorio.

  6. amanda ha detto:

    per una volta Franz lasciamo perdere i modi con cui vengono espresse le intenzioni e badiamo al succo: ha doverosamente partecipato al lutto della società civile anche lui.

    L’educazione civica dovrebbe essere somministrata con il latte dalle tette delle mamme o con i biberon, ci sarebbe meno barbarie

    • Franz ha detto:

      Non sono d’accordo, cara Amanda, con la tua prima considerazione.
      Le forme dell’espressione veicolano inscindibilmente anche dei contenuti; ho appena scritto in risposta a Riri52 che cosa mi sembra esprimere quella specie di lunghissima e vistosissima cravatta-proboscide-nastro nero al vento, e ti posso assicurare che mi danno molto meno fastidio le antenne prive di qualsiasi segno di lutto.

      Quanto all’educazione civica, hai ragione, nel nostro Bel Paese c’è un vero e proprio analfabetismo, imperante, avvilente e non poco pericoloso.

  7. Riri52 ha detto:

    C’è un che barbaro, infinitamente barbaro in tutto questo. La follia di un gruppetto di persone che tronca la vita di altre, non solo della vittima. Le vite stravolte e una finita per motivi futili. molto futili, troppo futili. Il cane non è un motivo futile, ma non c’è motivo per troncare la vita ad un uomo.
    Quanto al tuo collega con il drappo nero ci sono gli sciacalli, specialmnete ni sentimenti. Ciao Riri52

    • Franz ha detto:

      Di fronte alla ricchezza di una vita, qualsiasi motivo per distruggerla risulta inesorabilmente futile.
      Per quanto riguarda il mio collega, in quel gesto così vistoso leggo una miscela di leggerezza, esibizionismo, didascalicità, sciacallaggio ideologico, scarso senso della misura e della dignità dei sentimenti più austeri, il tutto in relative dosi e proporzioni che non sta certo a me determinare.
      Ciao cara Riri, grazie.

  8. solindue ha detto:

    Quando la radio per la prima volta raccontò ciò che era accaduto a Luca Massari, la mia mente scivolò subito a te. Sei il mio taxista preferito e quello che mi racconta le sue favole attorno al fuoco.
    Così pensai: chissà quante favole o “storie di vita” avrebbe da raccontarci anche lui, speriamo che si salvi.
    Così non è stato. Quanta vita straordinaria si deve essere portato via con sè.
    Un abbraccio.

    • Franz ha detto:

      Un patrimonio di esperienze vissute distrutto in un attimo, e un altro, sicuramente ancora più importante per lui: quello del suo futuro.
      Grazie delle dolci parole: è bello condividere le notti intorno al fuoco con persone care come te.

  9. alanford50 ha detto:

    In frangenti come questi, le parole non hanno senso, nemmeno l’appellarsi ad una qualsiasi sorta di ragionamento lo ha, forse l’unica cosa possibile è un pensiero, che nel mio caso cerco di trasformare il più possibile in una sorta di preghiera verso quella vita e quell’anima rubata.

    • Franz ha detto:

      Non so quanto ci sia di (autenticamente e profondamente) religioso, e quanto di laico, nel tuo pensiero di preghiera.
      Per quello che posso mi associo di cuore, ringraziandoti.

  10. Milvia ha detto:

    Se era difficile commentare il tuo post precedente, caro Franz, scrivere qualche parola a commento di questo lo è ancora di più. L’ho saputo solo ieri che il taxista milanese era morto. Sarebbe ipocrita, da parte mia, dire che mi sono venute le lacrime agli occhi, apprendendo la notizia. Rabbia sì, e non poca.
    La commozione la provo ora.
    Per quei fiori neri sui tetti bianchi.
    Per quel funerale reale e per quello immaginato.
    Ciao, Franz

    • Franz ha detto:

      Grazie a maggior ragione: sto involontariamente rendendo sempre più difficile la tua puntuale e premurosa presenza fra queste pagine.
      Spero di poter tornare presto a toni più spensierati, anche se la realtà, come ben sappiamo, è tutt’altra.
      Ciao, cara Milvia.

  11. Sara ha detto:

    Ho pensato a te tante volte, nel periodo che si è consumata la tragedia di Luca. Su Vanity c’era un bellissimo articolo dedicato a lui, in parallelo alla vicenda di Mariacica. I colleghi che non hanno voluto partecipare visivamente al lutto, forse non hanno nemmeno più la forza di indignarsi e alle volte un menefreghismo che colpisce le persone più sensibile, è solo una corazza alla mancanza di speranza. wordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      Ti ringrazio per i tuoi pensieri di spontanea vicinanza, da amica, verso il sottoscritto, benchè grazie al cielo non sia implicato in prima persona in storie così tragiche.
      Il tuo atteggiamento di comprensione misericordiosa verso chi non ha voluto condividere il segno di lutto ti fa onore; è tuttavia più difficile per chi deve convivere quotidianamente, con pochi contatti ma non sempre facili, con i colleghi in questione.

      • Sara ha detto:

        Fate un lavoro impegnativo in generale.
        Hai letto l’articolo che Vanity ha fatto per Luca? è stato un omaggio autentico, sincero.
        Lontano dagli estremismi però vorrei però, come si dice in questi casi “una punizione esemplare”: sono esplosi contro Luca, ma poteva capitare a chiunque che un giorno fosse passato di là.

      • Franz ha detto:

        Non leggo quasi mai giornali o riviste su carta; non credo che farò eccezione per Vanity Fair, anche perché …il mio barbiere non ce l’ha. Mi fido comunque del tuo giudizio molto positivo su quell’articolo.
        L’effetto deterrente della pena è purtroppo molto limitato, rispetto al diffondersi della barbarie.
        Penso però che, più che ‘punizioni esemplari’, spettacolari quanto limitate a singoli casi, ci sarebbe necessità ed urgenza di pene giuste, sistematiche, scontate sul serio e in condizioni umane. Credo che nessuna di queste caratteristiche sia attualmente in vigore.

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