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A dispetto di una concorrenza chiassosa e variegatissima, un blog, grazie alla sua apertura ad un pubblico potenzialmente illimitato, a volte premia il suo autore con regali del tutto inaspettati.
Quello di cui voglio raccontare mi è giunto in tempi già relativamente lontani, cioè il 30 settembre dell’anno scorso, quando ricevetti una mail, firmata Massimo Parizzi, che diceva:
Caro Franz,
dirigo una rivista, “Qui – appunti dal presente”, nata nel 1999 per raccogliere testimonianze, osservazioni, riflessioni sul tempo che viviamo.
È composta soprattutto di pagine di diario, cui si accompagnano brevi saggi e prose letterarie, scritte da più parti del mondo (esce anche in un’edizione in inglese). È pubblicata su carta e, dopo un anno dall’uscita di ogni numero, anche su Internet. Se vuole saperne qualcosa di più può andare a www.quiappuntidalpresente.it.
Ora, da qualche tempo seguo il suo blog, che mi piace molto, e vorrei pubblicare, nel prossimo numero, alcune sue pagine: quelle del 9 agosto e del 5 settembre scorsi, ma con qualche necessario taglio (le allego quello che vorrei pubblicare e come).
(…)
L’unico problema è che avrei bisogno di una risposta, se possibile, un po’ in fretta: stiamo per chiudere il numero. Grazie e un caro saluto (e mi scusi secchezza e concisione),
Massimo Parizzi
Risposi che ero ben contento di accettare, e Massimo tornò a scrivermi, proponendomi, oltre che di darci del tu, di spedirmi una copia gratuita della rivista, una volta stampata, cioè a gennaio.
Quando, passato tutto il mese di gennaio e quasi metà di febbraio, continuavo a non sapere né ricevere niente, la normale diffidenza verso una persona non conosciuta stava per prendere il sopravvento, quand’ecco che la diabolica Milvia/’Rossiorizzonti‘, la mia cara amica bolognese (anch’essa un regalo del blog), mi scrive raccontandomi di una sua incredibile sorpresa, a seguito dell’abbonamento ad una nuova rivista e della ricezione della prima copia:
Sfoglio, sfoglio, e lo sguardo mi cade su un nome, e mi stropiccio gli occhi e mi dico ma va là, sarà un caso di omonimia, ma poi vedo che vicino a quel nome ce n’è anche un altro. Così stavo per dire ad alta voce: non ci posso credere!!! Per fortuna l’ho solo pensato, perché altrimenti avrei avuto gli occhi di tutti i presenti puntati su di me, il che mi avrebbe imbarazzata alquanto.
Causa la comprensibile priorità nei confronti degli abbonati, la mia copia regalo mi è arrivata qualche giorno dopo.
Un bel librettino compatto, di un centinaio di pagine, con la copertina in bianco e nero, che di lì a non molto ha trovato una sua provvisoria ma stabile sistemazione nella tasca della portiera, accanto al mio posto di guida sulla sella della Cavallona.
‘Una lettura da tassista’, come, pochi giorni fa, una volta terminata, e subito dopo aver sottoscritto il mio abbonamento, ho scherzosamente tornato a scrivere al suo direttore, insieme ai miei sinceri complimenti ed auguri.
Si tratta infatti di una sequenza cronologica, nell’ambito del trimestre interessato (nel numero in questione, il terzo del 2010) di brevi brani: non più di due o tre paginette, l’ideale cioé per le pause a singhiozzo del mio lavoro.
Gli autori sono blogger residenti in località e realtà sociali e naturali molto diverse nel mondo.
Le pagine catturano subito, grazie alla tangibile, intima sincerità di quegli scritti, che permette al lettore, per spontanea immedesimazione, di calarsi in quelle realtà, e conoscerle, e viverle per interposta persona.
Ma c’è un’ulteriore cattura emozionale: quella di ritrovare le stesse voci, alternate fra loro su diversi brani a distanza di qualche giorno o settimana, in un effetto di romanzo corale, vivo e vibrante.
Cito solo alcuni dei blogger e delle provenienze: una Nigeriana residente negli Stati Uniti, una giornalista cubana, come pure, cubana, una delle più famose blogger del mondo, l’eroica attivista Yoani Sánchez; e poi una Palestinese da Gaza, una ex-insegnante torinese, una studentessa specializzanda dell’Arabia Saudita, una Statunitense residente in Israele, una blogger dal Salvadòr, un’attrice a autrice teatrale romana, un ex-poliziotto canadese.
E un tassista bolognese, con due pagine tratte da questo post e da questo.
Ambientazioni geografiche, sociali e naturali, come dicevo, molto diverse fra loro.
Come un contrappunto alle altre voci, quella dal Canada, proveniente dalla costa artica, in una zona straordinariamente selvaggia, con l’osservazione attenta dei segni naturali del rapido volgere a conclusione della stagione estiva, quella del trionfo della luce.
Realtà invece più affollata, per esempio, quella di un centro commerciale saudita, dove l’irruzione violenta degli integralisti ‘guardiani della moralità’ gela per qualche tempo l’attenzione di una nutrita folla intenta a seguire su un grande schermo una partita dei mondiali.
Con discrezione, per fare un altro esempio, il lettore viene portato a spiare una cena di compleanno a casa di un’amica della narratrice cubana, e possiamo osservare la dogmatica e anacronistica fede dei genitori della festeggiata, nel vecchio partito comunista di Fidel e Raùl.
Qualche pagina dall’Afghanistan, temporaneamente da Kabul, di un’inviata londinese come medico, con destinazione una missione internazionale, in una zona sperduta dello stesso martoriato Paese.
E’, quest’ultima, la voce di una giovane donna come tante, Karen Woo, che riesce a concedersi una lezione di yoga, o un po’ di acquisti nel reparto cosmetici di un grande magazzino della capitale, in attesa di partire per l’avventurosa e pericolosa spedizione.
Le ultime pagine della rivista sono dedicate a qualche riga di presentazione di tutti i collaboratori, in gran parte blogger e traduttori.
Solo chi, come ho fatto, la legge tutta con attenzione, si avvicinerà ad un’ultima raggelante realtà (tristemente attuale, molto attuale…), nascosta fino a quella pagina, in armonia con la discrezione del curatore nella sua osservazione del mondo:
Karen Woo, medico di Londra, cofondatrice di “Bridge Afghanistan“, è stata uccisa nell’agosto 2010 insieme ad altri nove operatori umanitari dell’International Assistance Mission da un gruppo di talebani, in una vera e propria esecuzione, mentre tornava a Kabul dalla missione nel Nuristan di cui parla nel suo diario. Aveva trentasei anni. Le sue pagine, tradotte da Cristina Tabbia, sono tratte dal blog Dr Karen explores healthcare in Afghanistan.
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Per accedere al sito della rivista, clicca qui.
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E beh insomma, questi sono premi un po’ più significativi di quelli che a volte crescono in modo esponenziale all’interno del web (le simpatiche catene di S. Antonio per cui un blogger ne premia altri sette, e alla fine dell’espansione praticamente tutti hanno premiato tutti gli altri, già sette alla quarta fa duemilaquattrocentouno, non so se rendo l’idea…).
Babbo Hemingway da lassù ti sta sicuramente guardando ammirato, visto anche che oggi ricorre il centesimo anniversario dell’invenzione del Martini, come opportunamente riporta Repubblica forse per ammorbidire leggermente i perniciosi venti di guerra che invadono fatalmente molte delle sue pagine.
E resta confermato che, in sintonia con la forma tipicamente ombelicale del tortellino, perfino la Bologna del 2000 con tutte le sue bolognesi magagne è tra le più credibili candidate al titolo di ombelico del mondo.
Parma, dal canto suo, è in parola per diventare il duodeno dell’Emilia Romagna.
Le catene di premi virtuali assegnati fra blogger avevano l’inevitabile vizio di mettere spesso in imbarazzo il vincitore di turno, che non sapeva se continuare la catena contro voglia o rifiutarsi senza apparire scortese.
Recentemente mi sembra comunque un fenomeno quasi debellato, probabilmente grazie al successo di facebook, ambiente che, con i suoi pregi e difetti, è sicuramente più adatto al futile chiacchiericcio.
Ribadisco, a scanso di improbabili equivoci, la mia figliolanza solo culturale da papà Ernest.
Quanto al ‘duodeno dell’Emilia-Romagna’, non è molto nobile, ma in fondo alla tua città poteva andare anche peggio…
In effetti quel “non ci posso credere!” , mi risuona ancora nella mente…
Sono perfettamente d’accordo con te nel valutare la rivista, credo anche unica, nel suo genere.
E sono molto contenta che tu abbia fatto parte della scuderia, per il numero di gennaio, e spero anche che la tua collaborazione continui.
La diabolica Milvia
Me lo auguro anch’io: ti confesso che è molto gratificante giungere sequenzialmente alla lettura di un proprio brano, e sentirsi così parte di un variegatissimo coro cosmopolita.
Un saluto e un abbraccio, 😈 !
sta a vedere che tocca darLe del Lei 🙂
Va bene, va bene: farò un’eccezione solo per te, in qualità di altrettanto affermata pubblicista… 🙂
de che?