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Anche nell’attuale epoca dei Social Network, il linguaggio della fotografia continua a mantenere inalterata tutta la sua capacità di sintetizzare informazione ed emozione, con effetti a volte memorabili, capaci cioè di raggiungere una particolare dimensione fra la storia e il mito.
L’immagine che segue credo ne sia un esempio lampante, senza neanche bisogno di analizzarla nei suoi tanti elementi narrativi e simbolici.
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Una mia amica di Facebook l’ha pubblicata poche ore fa, riproponendola dal fotoalbum di un altro utente, di nome Alessandro Ciapparella, e con la didascalia originale ‘Selection by AlexDj FromItaly‘, il che lascia qualche punto interrogativo sulla vera identità del fotografo; poco male, la bellezza è patrimonio dell’umanità, e già ho le prime testimonianze di quanto velocemente stia girando l’immagine in questione.
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Una terra violata, la scorsa mattina all’alba, dalle cosiddette forze dell’ordine; tutto secondo copione.
Un territorio espropriato, in nome di un progresso spudoratamente falso, ma in realtà in nome del nulla, di un buco nella roccia capace di erodere anche, e per molti anni, diversi miliardi di euro di denaro pubblico, come se non bastasse il dissesto ambientale che promette al contempo.
Se non suonasse quasi dissacrante, rispetto al grandissimo valore che sta mostrando quella popolazione, e alla immonda violenza che comunque ha dovuto subire, mi verrebbe da dire che è andata anche bene: pochi feriti, nessun morto; ma quanto è triste doversi accontentare di un bilancio come questo.
Una notizia, tuttavia, si è fatta strada nel pomeriggio: sembra che dal ministro Giulio Tremonti, come dal governo francese e dalle nostre ferrovie, giungano segnali di ripensamento del faraonico ed inutile progetto (vedi qui). L’effetto di un ministro delle Finanze, frequentatore dei grandi centri di potere mondiali, alla fine più vicino alla popolazione rispetto al sindaco di sinistra di Torino, è quasi patetico.
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In mattinata partirò per Senigallia.
Uscirò di casa a piedi, con un unico zainone sulle spalle (con dentro il computer portatile, e lo zaino più piccolo per gli spostamenti in bicicletta fra pensione, centro del paese e spiaggia); percorrerò di buon passo il quarto d’ora di strada fino alla stazione di San Lazzaro, e poi prenderò il treno, lasciando a riposo la Cavallona ed evitando che si riempia di sole rovente, polvere e sabbia, stando ferma nel cortile dell’albergo, come fu negli anni passati.
E’ un’immagine di grande libertà, e di aver raggiunto davvero la mia Cima Coppi di questo nuovo anno.
Temevo che gli eventi della valle di Susa rendessero troppo stridente la distanza con il clima prevalente che troverò, di intelligente spensieratezza, tipico del ‘Caterraduno’. Di leggerezza, divertimento, musica, di ‘cazzeggio condiviso’, oltre che delle impagabili luci solstiziali sulla riviera marchigiana e sulle belle strade di Senigallia.
Tutto sommato, la tempesta annunciata, sui monti là verso la Francia, sembra passata, lasciando solo strascichi di amarezza, ma non di tragedia. E così credo che mi sarà possibile, ed utile, per qualche giorno, abbandonare facilmente, insieme ai piccoli affanni quotidiani della mia vita personale, anche i pensieri sulle ‘grandi opere’, ma soprattutto sulle ‘grandi trasformazioni’ della realtà, che si stanno manifestando in successione molto rapida.
C’è qualcosa, forse, che accomuna, in questi ultimissimi tempi, gli scenari della Val di Susa con quelli di Napoli e con quelli del Mediterraneo, e alludo, per questi ultimi, non alla guerra in Libia ma alla temeraria spedizione di pace della Freedom Flotilla (a cui partecipa anche il più grande che mai Vauro Senesi).
Una popolazione vasta, inerme, in Piemonte costringe lo Stato ad un mostruoso spiegamento di forze.
Il nuovo corso di un sindaco che non scende a patti con la camorra mette a ferro e fuoco tutta una città, mentre la parte migliore della cittadinanza si rimbocca caparbiamente le maniche e cerca finalmente di dare il suo fattivo contributo per la soluzione.
Una flotta internazionale di volontari eroici non si lascia intimidire da uno dei governi più arroganti, violenti e guerrafondai del mondo, e fa rotta verso la Striscia di Gaza per portare aiuto alla popolazione palestinese soffocata e stremata.
Quando ero cattolico, e mi indicavano il male come espressione di un’unica potente persona, di un angelo demoniacamente deviato, insomma del cosiddetto diavolo, mi insegnavano anche che la sua strategia è quella di nascondersi per meglio ingannare.
Da ormai molti anni la mia strada ha abbandonato qualsiasi personificazione metafisica del male, così come del bene, ma quella lezione, in qualche modo, mi sembra ancora valida: il male, inteso come capacità di danneggiare il singolo e la collettività, si depotenzia nel rivelarsi.
Ed è quanto mi sembra stia accadendo nei tre casi citati: viene meno l’inganno, e si può finalmente combattere in campo aperto; indubbiamente un periodo interessante e potenzialmente fertile, se visto in questa prospettiva.
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A Senigallia il Caterraduno come sempre affronterà (e finanzierà) l’impegno dei ragazzi di ‘Libera’, insieme a don Luigi Ciotti, vera spina nel fianco delle nostre mafie; in fondo l’argomento non è affatto avulso dalla realtà che, uscendo di casa e poi su quel treno da San Lazzaro, mi sembra di abbandonare per qualche giornata alla ricerca della gioia.
Anzi è forse proprio quell’approccio etico, a rendere possibile la gioia stessa, l’allegria, la spensieratezza che mi aspetto come sempre di trovare, lasciandomi alle spalle, e probabilmente purtroppo anche all’orizzonte, immagini di tutt’altro genere, come quella da cui ho preso spunto all’inizio di questa mia pagina.
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Dell’origine dell’immagine iniziale ho parlato nell’articolo;
quella finale, rielaborata, è presa dal fotoalbum, su Facebook, di caterpillar.radio2
Per tutti: linko qui il programma del Caterraduno.
Al momento non sono previste trasmissioni in streaming-tv; si possono comunque seguire le numerose trasmissioni su Radio2 (via radio fm, ovvero radio su digitale terrestre, ovvero streaming radio dal sito della RAI).
Come il buon P’aco Dalcatraz può essere l’aggancio semantico di un’epoca e di una città, anche la canzone “28 giugno” dei Rokes può essere l’aggancio a un momento storico pieno di cose e di contraddizioni. Ma non voglio appesantire questo commento, datosi che all’argomento dedico un post.
La foto della signora piemontese (ad uno sguardo molto disattento potrebbe sembrare una contadina ucraina sotto l’incalzare dell’Armata Rossa, salvo che una contadina ucraina quasi sicuramente verrebbe impedita dalla sua fede cristiano-ortodossa a portare in giro l’icona della croce come un qualsiasi feticcio pagano, e la vistosissima scritta “Carabinieri”) ha l’impatto emozionale della foto del bambino polacco che si arrende ai nazisti, del cadavere del Che disteso sul tavolaccio di un improvvisato obitorio, di Carlo Giuliani pochi secondi prima di essere freddato da un ragazzo poco più anziano di lui che non sa bene perché si trova lì,
Sai bene che io di solito faccio le pulci anche alle cose ed alle circostanze apparentemente più inattaccabili, animato dal mito (un po’ perverso, lo devo ammettere) della libertà di pensiero e, più ancora, del pensiero divergente se non erratico, che percorre sentieri di montagna come un giovane combattente partigiano ed esce allo scoperto dove nessuno se lo aspetta. E’ una delle poche soddisfazioni che mi restano (seconda solo ad una figlia assolutamente meravigliosa che non si allinea, pressochè unica, alla corrente di pensiero che mi vede come un irresoluto inconcludente fallimentare sognatore cui la vita ha riservato le giuste e meritate punizioni) e me la tengo stretta.
Però, davvero, questa è una foto che definire magistrale è addirittura banale. Qui non si tratta di plasmare dei materiali grezzi, aggiungendo se sei un pittore o togliendo se sei uno scultore, qui si tratta di interfacciarsi con quella bestia strana ed astuta che si chiama realtà, e selezionare con l’aiuto di un sesto senso che solo gli artisti possiedono quell’istante che riassume una storia.
E quella foto è l’equivalente di un ponderoso trattato su come lo Stato abbia maturato una distanza che temo insanabile dalla gente comune. Un carabiniere può trovarsi a lavorare nei RIS di Parma in un’atmosfera un po’ tipo CSI, comunque con la sicurezza di fare qualcosa per la giustizia e la verità applicando gli strumenti della tecnologia; o può trovarsi a fare il legionario del Basso Impero, con un Bobo Maroni ormai non dissimile dall’omicida di Carlo Giuliani quanto a non capire più nulla pressato da un ruolo troppo pesante.
Sulla tua partenza per Senigallia un po’ alla Kerouac potrei scrivere ininterrottamente fino al 2016 e quindi evito di cominciare: io mi sono concesso diverse partenze “on the road” anche più avventurose tra i 40 e i 45 anni. Adesso mi sono dato una patologica calmata (e non una sana calmata come direbbero gli ottusi, perché l’inquietudine è sana e quel principio di rassegnzaione che inizi a sentire è la peggiore delle malattie).
Anche sui Tremonti evito di cominciare: potrei farmi condizionare dal fatto apparentemente paradossale che il sondaggio che Repubblica pubblicava ieri lo presentava come il primatista dell’affidabilità tra gli Italiani (con un 54,5% di consensi) nonostante il suo ruolo di sforbiciatore folle contestato dai suoi stessi colleghi di partito che vogliono continuare a vendere vuote promesse. Nel mio post di ieri esprimevo l’impressione (stadio anteriore all’opinione, poi viene la certezza e quindi il dogma) che alla fine Tremonti dica le stesse cose per cui Padoa Schioppa era stato crocefisso da 6 televisioni su 7 (forse quel suo avventurarsi in uno spericolato “E’ bello pagare le tasse” gli era stato fatale, Tremonti si limiterebbe a dire che “è giusto”). E non avendo cominciato ho già di fatto finito.
Caro arrampicatore, non sociale ma di impervie montagne di pensiero, non può che farmi grande piacere il tuo giudizio su quella foto, la tua condivisione della portata storica di quel messaggio visivo. Ogni dettaglio dice qualcosa, dalla nebbiolina là in fondo di una fresca mattinata di giugno, fino all’espressione, quasi di scherno compiaciuto nei confronti dell’osservatore, di un carabiniere delle retrovie.
Mi sono chiesto solo se tanta perfezione stilistica sia frutto di un fotomontaggio; penso e spero di no, anche perchè si tratterebbe di un ancor più incredibilmente perfetto lavoro artigianale.
Ricordo un po’ vagamente quella canzone dei Rokes; ad essere sinceri mi è più nitido il ricordo di una canzone dal titolo simile: ’38 luglio’ degli Squallor.
Attendo, per quella data, un altro dei ricchissimi e godibilissimi post del tuo blog! 🙂
Luca bello che dici che non vuoi commentare e poi scrivi scrivi scrivi ……. Franz ora parli anche di 38? Non ti basta aver mischiato i 27 con i 28? Notte.
Io avrei detto che non voglio commentare? Ma dove mai, ma quando mai, ma perchè mai, ma va’ là, ma chi l’ha detto … Al massimo avevo detto che intendevo chiudere con l’ottocentesimo post, poi mi sono detto che c’è abbastanza censura in giro senza che un poverocristo cominci a censurarsi da solo, ed ho cambiato idea tra il gaudio e il tripudio dei miei 4 gatti di estimatori. Tutto questo, solo per la precisione e per null’altro che la precisione.
In effetti sto dando i numeri.
Potrebbe trattarsi di semplice colpo di sole, o di febbre galoppante, o di fulminante arteriosclerosi.
I prossimi post chiariranno l’enigma!
Intanto buon fine settimana, Missssss.
E’ assurdo quello che stanno facendo in Val di Susa.. L’interesse di pochi contro una popolazione..
Portata la crema solare? Qui fa caldo forte in questi giorni..
Mannaggia, Du, anche quest’anno, esattamente come l’anno scorso, me l’ero scordata!
Ho già provveduto ad acquistarne un nuovo flacone qui a Senigallia.
A proposito, se ti scappa di venire un giorno o due da queste parti fammelo sapere, che potremo conoscerci di persona!
Facessero funzionare i treni che ci sono invece quelli non vanno, sono vecchi sporchi e perennemente in ritardo.
Non è mai fregato niente a nessuno di far funzionare i mezzi pubblici, tanto loro non li prendono.
Si inventano ora “ecologisti” e dicono che devieranno su rotaia il traffico su gomma, credici.
Prevedono di spendere quanto la manovra finanziaria che fa barcollare Tremonti …….
Divertiti Franz, che lì davvero l’aria è lieve, si riesce persino ad immaginare un futuro da lì
Il vento è cambiato, come si sente dire spesso da un po’ di settimane.
In effetti, in questa particolare ‘riserva’ di intelligenza e leggerezza condivisa, si spera solo che il noto buon vento non cambi mai.
E che magari rinforzi ulteriormente quello del cambiamento, per ricostruire un’Italia violentata e depredata, e per rimettere in sesto le ferrovie, e per far dimenticare per sempre le faraoniche grandi opere che sono solo grandi speculazioni ai danni della gente.