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Irruente come sempre, noto il suo fisico sempre più asciutto, quasi da ginnasta competitivo, e gli occhi un po’ stralunati, mentre, nel posteggio di Piazza Maggiore, esce dalla sua Golf bianca e si dirige con sicurezza verso di me. Mi tocca abbassare il volume della radio, e poi il finestrino, per dargli ascolto.
“Vorrei sapere” mi fa con la sua voce squillante, quasi gridata, “cosa pensi di Monti al governo riguardo a noi, visto che le prime parole che ha detto sono state privatizzazione e liberalizzazione.”
“Mah, l’uomo rappresenta interessi economici molto evidenti, il rischio c’è che voglia mettere anche il trasporto pubblico in mani private. Comunque c’è anche una direttiva europea che ci protegge da questi assalti selvaggi, ed è sensata. Speriamo che non la ignori.”
“Che Berlusconi dovesse andarsene è giusto, ma ora diamo tutto il potere alle banche” fa lui.
Mi sembra impossibile trovarmi d’accordo ora con chi, solo pochi anni fa, difendeva il Berlusca a spada tratta, con lo stesso piglio combattivo, prepotente nell’imporre la polemica anche a chi farebbe di tutto per evitarla, ma anche traboccante, a suo modo, di passione sincera.
Al primo calo della sua verve oratoria, ne approfitto, tornando ad aumentare il volume della radio:
“Lasciami ascoltare Santoro, dai.”
Più volte, durante la giornata, avevo pregustato l’avvincente colonna sonora della mia serata di lavoro, avendo scoperto da qualche giorno che esiste un’emittente, Radio Capital, che trasmette per intero il ‘Servizio pubblico’ in diretta nel canonico giovedì sera.
E qualche emozione, con la fortuna di essere al riparo da clienti o colleghi vocianti, mi era stata regalata dal breve editoriale iniziale di Michele Santoro, con il suo atto di fede verso un rinnovato senso nazionale degl’Italiani.
La radio enfatizza sorprendentemente la tonalità calda della sua voce, ed ogni sfumatura espressiva.
Subito dopo era stata la volta di Roberto Benigni al Parlamento europeo. L’avevo già ascoltato e visionato su Youtube, ma questa versione è più completa, e le sue battute, e ancor più la reazione immediata di consenso divertito, ogni volta, da parte dell’illustre ma informale uditorio, fanno piacere, benché non mi sfugga quanto il giovane tagliente toscanaccio di un tempo abbia preso ormai una piega un po’ ruffiana e demagogica.
Poi la trasmissione era proseguita, e la mia serata di lavoro pure. Tragitti brevi, e nessuno che presti molta attenzione alla trasmissione, il cui ascolto mi viene talora interdetto dalla conversazione a voce alta di gruppi di due o tre passeggeri.
Solo un signore di mezza età, da solo, che riporto in albergo, mostra di gradire, condividendo con me le risate, il primo intervento di Vauro, altro amabile toscanaccio d’assalto, che per fortuna ha il buon senso di leggere per intero tutte le didascalie delle sue vignette.
Gianfranco Fini e Vittorio Feltri ospiti principali, scelta discutibile, anzi proprio condannabile, perchè al primo viene offerta la possibilità di mostrare la sua pacata ragionevolezza, facendo dimenticare il suo ruolo storico di chi si schiera con i peccatori per poi pretendere di metterli in riga (lo fece con i neofascisti ereditati da Giorgio Almirante, lo rifece accettando l’abbraccio mortale di Berlusconi); il secondo è uno di quei personaggi così spudoratamente compromessi con il potere più becero, da meritare solo il più attivo, convinto e sistematico rifiuto di dargli corda.
Ma c’è un momento, l’unico davvero significativo, in cui la realtà più vera fa irruzione: quando un altro ospite, il blogger Claudio Messora, apre l’immaginario curriculum di Mario Draghi e ne estrae parole come ‘Commissione trilaterale‘, ‘International advisor di Goldman Sachs‘, ‘Gruppo Bilderberg‘ (vedi qui il brano della trasmissione), spiegando il significato di quelle formule magiche, e ottenendo subito un’impressionante sterzata nel contestuale sondaggio via Facebook sul gradimento del candidato premier.
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Sono passate solo due sere. Questa volta è Radio Popolare-network a fare da colonna sonora alla mia serata di lavoro.
Meritoriamente, nonostante sia sabato sera anche per i giornalisti, viene trasmessa la diretta delle dimissioni del nostro grottesco Primo Ministro, in linea dai palazzi del potere, dalle piazze contigue, con gli interventi in viva voce, o sms, o mail, degli ascoltatori.
Il clima di ubriacante festa collettiva mi coglie impreparato. E mi genera un sentimento contrastante: il dispiacere, la nostalgia di non potere proprio condividere quella energia, quella voglia di cambiamento partecipata, come già fu in altre ormai gloriose circostanze abbastanza recenti, e il disprezzo per questa sorta di tifo da stadio, cieco, leggero, infantile com’è il tifo da stadio, nei confronti di un passaggio drammatico della nostra storia nazionale, di una liberazione da un’insopportabile tirannia avvenuta finalmente solo grazie a un golpe della finanza mondiale, e grazie alla complicità del nostro pavido e anziano capo di Stato, che ha scelto convintamente di rinnegare le sue radici comuniste in cambio della tutela, quasi un bambino abbandonato, da parte dei poteri forti.
Un ventenne è il mio primo passeggero, per un tragitto di diversi chilometri. Ride divertito e mostra la sua soddisfazione, nell’ascoltare in diretta i clamori della piazza, dice che è ora di mandare via tutta questa classe politica di vecchi, che lui studia storia all’università, e per mantenersi lavora al supermercato per milleduecento euro al mese.
Gli dico che è da ritenersi parecchio fortunato, coi tempi che corrono, e provo a buttar là qualche spunto sul rischio che la finanza mondiale costituisce per il futuro del mondo, e ora in prima battuta anche per il nostro Paese. Ma su questi temi il ragazzo non mi segue come avrei pensato, e riprende i suoi discorsi, e non la smette più, e impedisce l’ascolto della radio finché non raggiungiamo la sua destinazione.
Vengono letti messaggi da ascoltatori collegati in streaming dal Canadà, dal Mali, e da altri impensabili angoli di mondo, tutti accomunati dal senso di grande festa, di liberazione, di gioia, dallo stappare bottiglie di spumante come fosse la notte di Capodanno…
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Com’è successo ieri (l’11/11/2011, giornata di mobilitazione internazionale), anche stasera gli Indignati nostrani continuano a presidiare, in Piazza Maggiore, l’ex-cinema Arcobaleno (da molti anni ormai dismesso e abbandonato) e gli spazi limitrofi, con striscioni vistosi, percussioni, musica, lattine di birra. Proprio accanto al nostro posteggio principale, che, come ieri, verrà poi fatto arretrare di cinquanta metri dalle forze dell’ordine.
Il disagio per la nostra attività è evidente, e non mi è facile schierarmi dalla loro parte quando di lì a poco mi trovo coinvolto controvoglia in un’altra discussione con due colleghi.
“Per me dovrebbero farli andare via con i lacrimogeni” fa uno, e non è certo uno dei tipi più violenti e reazionari.
“Sai che ti dico? Che io la penso come loro, che hanno ragione.”
“Mi devi spiegare allora, tu che sei contro la violenza, perchè devono lasciarli liberi di impossessarsi di un posto pubblico.”
Non ribatto con l’argomento più evidente, che cioè hanno preso possesso solo di un cinema abbandonato; mi limito a difendere il diritto alla disobbedienza civile, in una situazione in cui la violenza più grave è operata dai governi e dai gruppi di potere, in un quadro internazionale di acuta ingiustizia sociale, e che rischia per di più di sfociare in una guerra nucleare.
Naturalmente non evitando, così, la figura da extraterrestre che mi immagino di sortire ai loro occhi, di un extraterrestre indottrinato e privo di senso comune.
Per radio la festa continua: la scena si è spostata nei dintorni di Palazzo Grazioli, dove i tifosi cantano ogni genere di ninna-nanna al Caimano domato, mentre la redazione e il direttore Danilo De Biasio si lasciano esplicitamente ed acriticamente coinvolgere, procurandomi un altro vago dispiacere.
Già, il Caimano domato. Ripenso al pranzo svoltosi nel pomeriggio a Palazzo Chigi, a tu per tu con Supermario Monti; alle pretese irrinunciabili che sembrava dovesse accampare sul nuovo governo, e agli argomenti che il potente tecnocrate deve aver saputo trovare per fargliele rimangiare quasi tutte. Penso alla probabile strategia del domatore, quella di servirsi del potenziale nemico, disarcionato ma ancora influente con le sue televisioni, per il proprio tornaconto futuro.
A fine serata mi sento un po’ stordito; mi sembra che la ragionevolezza, di fronte alla fine di uno dei più parossistici regimi di crescente tirannia cialtronesca e corrotta, che ci è toccato di vivere per tanti anni, se ne sia andata col tiranno stesso e la sua compagine di mostri. Mi sento un po’ abbandonato nelle mie evidenze.
Arrivato a casa, come sempre accendo il computer.
Alla cattiva sorpresa di vedere allineati al nuovo culto del Liberatore Tecnocrate anche Marco Travaglio e la redazione del Fatto Quotidiano, si sovrappone ben presto il conforto di trovare, tramite Facebook, diversi commenti fortemente disincantati.
Sono almeno tre articoli ad avvincermi, tutti concordi nei contenuti di fondo, ma ricchi di variazioni quasi virtuosistiche:
‘E’ il governo Napolitano-Monti-Goldman Sachs‘ di Giulietto Chiesa (clicca qui);
‘Ciao ciao Berlusconi, ma non è il momento di festeggiare‘ di Andrea Degl’Innocenti (clicca qui);
‘Monti e gli altri, al limitare del bosco‘ di Claudio Messora (il citato blogger ospite di Santoro; clicca qui).
Vado a letto così sentendomi un po’ meno solo.
E piano piano, nel dormiveglia, mi sembra di essere ancora alla guida della Cavallona, in una città dove le prime luminarie natalizie accese addobbano già alcuni negozi, e i festoni di lampadine spenti alcuni tratti di strade, esercitando il loro strano, velenoso, sinistro fascino di fasti di un impero al suo definitivo tramonto.
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Immagine tratta da: http://www.repubblica.it/politica/2011/11/13/foto/assedio_notturno_a_palazzo_grazioli-24929629/1/?ref=FRAG-5
Ciaoooooooo
Bonjour, Madame!
Ci starebbe bene un applauso, alla fine del tuo articolo, Franz, articolo che va controcorrente rispetto ai tanti evviva levati ad osannare il nuovo “padrone”, non delle ferriere, ma di questo ferro vecchio e arrugginito che è diventato il nostro Paese. Non posso condannare chi ha festeggiato la caduta del mostro, posso però addebitare loro una certa superficialità, certamente dovuta all’ebbrezza del momento, che, se ne avessi avuto l’occasione, avrebbe forse coinvolto anche me. Il mostro, in realtà, non è caduto; ha solo, e forse momentaneamente, cambiato sedia, e la sua faccia disgustosa e la sua voce odiosa dovremo vederla ed ascoltarla ancora a lungo, e il suo potere, di fatto, non è diminuito, sarà, eventualmente più mascherato. È vero, il suo successore non ci metterà in imbarazzo davanti al resto del mondo, non racconterà stupide barzellette, ha certamente una faccia meno disgustosa, non sarà colluso con la mafia e probabilmente non promulgherà leggi a suo uso e consumo. Però… però, come ha detto il tuo vivace collega, un po’ rozzamente, con lui ci siamo messi in mano alle banche. E mi chiedo come, questa scelta, abbia a che fare con la vera democrazia, con un vero e sostanziale cambiamento. Mi auguro solamente che l’attenzione non cali, che nessuno di noi si adagi, che continuiamo a essere “Draghi Ribelli”. O extraterrestri. Che può essere anche motivo di orgoglio essere extraterrestri.
Buona settimana, Franz. E un telematico abbraccio.
Cara Milvia, innanzi tutto l’ennesimo grazie per le bellissime e sempre incoraggianti parole con cui gratifichi i miei scritti.
In effetti, chi osserva con disincanto e paura l’avvento di un commissariamento del nostro Paese da parte del Club dei plutocrati, che tanti danni ha combinato e ancora di più minaccia di combinare sulla scena mondiale, resta ancor di più smarrito nel vedere come quasi annullati, nella festa, gli anticorpi di giustizia e rinnovamento che avevano già acceso qualche speranza in tempi recenti.
Sicuramente non è così, e la tua meritoria frequentazione dei gruppi di giovani contestatori, quelli che mi riesce difficile difendere nelle fastidiose conversazioni ai posteggi, ne è la prova.
Non toglieteci anche la possibilità di sperare e combattere per un mondo migliore, o quanto meno ancora abitabile!
Una buona ‘seimana’ a te, e abbraccio telematico ricambiato.
Quasi nessuno si rende conto che ci troviamo di fronte ad uno scenario anomalo e per certi versi unico: i sostenitori di Berlusconi ne danno la responsabilità ai complotti demoplutogiudaicomassonici della finanza internazionale, sui quali ironizza il tachipsichico e tachilalico Oscar Giannino dai microfoni di Radio 24; gli avversari di Berlusconi (che negli ultimi sei mesi si osno contati e scoperti in tanti) ne danno la responsabilità a lui perfino oltre le sue colpe obiettive cadendo nell’errore di pensare, ad esempio, che alla BCE interessi qualcosa sulla sua vita sessuale.
Una lettura più critica deve riconoscere che la crisi di credibilità dell’Italia sui mercati internazionali ha una storia di quasi mezzo secolo ed è cominciata quando ci si è illusi, elettori ed eletti insieme, che il boom potesse durare in eterno. Quando si è costruita una politica che è solo far carriera, spesso senza merito alcuno o (negli ultimi tempi) riaggiustare carriere in declino; quando il rapporto tra cittadini e politica è progressivamente diventato di puro utilitarismo reciproco; quando infine è prevalso un disamore per la politica e molti hanno finito per vivere le “chiacchiere” dei politicanti come una sitcom. E a quel livello il Popolo della Libertà fa molto più spettacolo e stuzzica l’attenzione.
Berlusconi non ha potuto evitare una pioggia di monetine (è stato colpito da una sola e se ne lamenterà per vent’anni, quando fuori dall’Hotel Raphael il suo sodale Bettino ne deve avere beccate un centinaio, ma è anche vero che i 2 euro di oggi fanno più male delle 500 lire di vent’anni fa) ma si è dimesso con l’aria della vittima sacrificale, con la speciosa scusante “Non ho avuto alcun voto di sfiducia in Parlamento, mi hanno sfiduciato le banche” ed ora affida ad Alfano il riposizionamento della sua figura da detentore del potere a padre nobile della Patria, posizione dalla quale forse potrà manovrare con maggior disinvoltura e virulenza, visto che il suo operato esplicito ed ufficiale ormai riscuoteva credito zero dalla quasi totalità del paese e del mondo.
Io dico che temo il colpo di coda del caimano, l’Annunziata che è meno esotica di me allude al calcio dell’asino. E’ un colpo di coda o un calcio che non dobbiamo smettere di paventare.
E comunque, buon lavoro a Mario Monti che si è preso una gatta da pelare che non augurerei neppure ad un tifoso della Reggiana.
Premesso che è sempre un fine piacere leggere ogni tuo scritto (e non mi stanco di ripeterlo), vorrei ribattere solo a un paio di argomenti.
Il primo è molto specifico: non credo che ci siano da temere colpi di coda, calci dell’asino, grugniti del maiale, e altre simili allegorie animaliste, per il semplice fatto che l’unica forza che è riuscita a porre freno allo scandalo del potere di quest’uomo e dei mostri al suo servizio è un potere più forte del suo, perchè è quello di chi guida (verso il baratro) le sorti del mondo, dal ponte di comando del capitalismo finanziario. E a lui è toccato inevitabilmente scendere a patti, e incassare per giunta la mancia di una dolorosa moneta da due euro; non vedo a questo punto come la situazione possa mai più volgere nuovamente a suo favore.
Il secondo argomento invece è più generale: ti sento molto possibilista nei confronti delle prospettive offerte, nel suo e nostro Paese, dal presidente europeo della Commissione Trilaterale (senza citare gli altri suoi ruoli internazionali del tutto coerenti). Mi sembra impossibile che tu non ne sappia niente, e d’altra parte che, conoscendo quei ruoli, tu possa sperare in qualcosa di buono che non sia la sola fine del teatro dell’assurdo made in Arcore. Ed è troppo poco, nei drammatici scenari non solo nazionali.
Possibilista… In un mondo in cui tutto è possibile ci si abitua giocoforza ad essere possibilisti. Monti è sicuramente più presentabile sul piano internazionale, molto più di Berlusconi e per certi versi più dello stesso Prodi che non è che nella sua carriera politico-finanziaria ci abbia sempre preso.
Con giri di parole impliciti, Berlusconi ha comunque fatto capire che considera Monti “una sua creatura” (è noto a tutti che il Cavaliere Momentaneamente Detronizzato considera una sua creatura chiunque abbia collaborato con lui, specie se ha da lui ricevuto incarichi e mandati). I due hanno avuto un prolungato e cordiale pranzo di lavoro poche ore prima che Monti ricevesse l’investitura ufficiale, durante il quale comunque il suddetto ha negato al suo ormai predecessore la concessione di tenere il mite e per certi versi innocuo Gianni Letta nella compagine ministeriale.
Come giustamente ricordi, le prime ancora informali dichiarazioni del Presunto Salvatore Della Patria sono andate in una direzione liberistico-privatizzante che, peraltro, cinque
anni fa aveva suggestionato perfino il buon Bersani (e certo tu te lo ricordi bene, come io ricordo per forza di cose la deludente prova della Bindi come Ministro della Sanità, ed uso un garbato eufemismo a beneficio di un’esponente politica che in altre occasioni ha riscosso la mia approvazione).
E faccio fatica a dimenticare che ci è stata negata l’opportunità di tornare alle urne, e
qualcuno sostiene senza mezzi termini che ciò sia avvenuto perchè i vertici politici e finanziari europei paventavano sia la inevitabile lunghezza dei tempi, che un esito elettorale che non risolvesse la situazione di stallo. In un commento di ieri sul mio blog avevo anche affermato in modo anche un po’ estremo che “comunque sia, una lettura marxiana degli eventi potrebbe condurre alla conclusione che Il Capitale espropria il popolo della sua libertà di scelta azzerando l’ipotesi di nuove elezioni”. Il che ha qualcosa di umiliante ed inquietante anche per chi gode della (tu speri definitiva e lo spero anch’io ma con parecchi dubbi) uscita di scena dell’importatore del bunga-bunga.
Monti è nella sostanza se non nella forma un benevolo commissario della BCE, questo non me lo sono dimenticato e non lo ignoro.
Con tutto ciò, nel fantomatico scenario globale questa soluzione è stata la meno peggio se non l’unica possibile.
Pochi attimi prima di questa tua replica, avevo letto una mail giuntami da un attivista politico noto da moltissimi anni a Bologna (e assai stimabile), Franco Berardi detto Bifo.
E’ scritta in inglese perchè indirizzata anche a diversi corrispondenti all’estero che si felicitavano con lui per “la caduta del dittatore”; te ne incollo la parte finale:
“Easy to guess: the Goldman Sachs utive will implement the devastation of Italian society that has been ordered by the ECB, and inefficiently pursued by the Berlusconi government. In the meanwhile Silvio Berlusconi and Umberto Bossi will protest against the implementation of their own program of yesterday, will harshly criticize the techno-plutocratic Eurocrats, and will gather a populist army – mafia, Northern racists and Southern fascists, which will finally win the next elections and bring the country towards utter disgrace. I’m sad to desillusion you: the Italian farce may have reached its end, but the Italian tragedy is coming.”
Il giudizio di Berardi su Monti, come puoi vedere, è piuttosto lontano dal tuo (almeno nel tono più che nella sostanza), ma a dire il vero viene contraddetta anche la mia ipotesi sulla neutralizzazione definitiva del benodiato ex-ultimier.
Comunque sia, che Dio ce la mandi buona!
Sono sconvolta.
Per la mia ignoranza, per la mia impotenza.
Ciao
Ciao, cara Loretta.
che posso dirti? Che siamo tutti ignoranti, siamo tutti impotenti. Ma in moltissimi abbiamo ancora un bagaglio di onestà intellettuale, sensibilità sociale, antico buon senso popolare, che potrà permetterci ancora di resistere e di immaginare un vero rinnovamento.
Molti segni erano già comparsi negli ultimi tempi, e probabilmente hanno finito per incentivare i “poteri forti” a prendere in mano rapidamente la situazione…
Non scoraggiamoci!
Che sia caduto B. ne sono felicie.. Il modo mi lascia perplesso, se la finanza decide cosa debba fare uno stato a questo punto diventa inutile fingere, non siamo in democrazia e non serve votare..
La penso come te, e prevedo che ben presto, quando cioè il nuovo regime, dalla faccia pulita e dai toni civili, mostrerà tutta la sua sostanziale prepotenza nei confronti della gran parte della nostra popolazione, la gioia sarà soffocata e trasformata in disperazione e rabbia quasi inesprimibile.
Ciao Franz,
finalmente trovo il tuo blog aggiornato!
Mi stavo chiedendo come mai stessi mancando di commentare questi ultimi, fondamentali, avvenimenti ed il prolungarsi del silenzio iniziava persino a preoccuparmi un poco…
Che dire: anzitutto non è vero che non c’è da festeggiare! Diamine, abbiamo appena fatto capitolare Berlusconi (dove ‘abbiamo’ è forse una esagerazione, ma mi piace credere che sia andata così) negandogli molto probabilmente la possibilità di nuocere ancora!
Ci siamo liberati di quella sua sordida pseudo-dittatura-pseudo-ventennale che ha condotto noi e l’Europa nel baratro.
Ci siamo liberati di un gaffeur di prim’ordine, di un pagliaccio che non ha mai perso occasione per mettersi/ci in ridicolo di fronte alla comunità internazionale.
Ci siamo finalmente lasciati alle spalle le sue eterne geremiadi sulla magistratura comunista! E il 28, di volata, via con l’interrogatorio Mills e la possibilità di vedere infittirsi le udienze per arrivare ad una condanna -simbolica ma significativa- prima della prescrizione!
Insomma, c’è da festeggiare, anche se la situazione è disperata.
Monti probabilmente sarà anche l’uomo delle banche, e probabilmente ha una mentalità troppo “privateggiante” (come B., del resto) per essere a capo della Cosa Pubblica (la dice lunga l’ipotesi di mettere il rettore della Cattolica a capo della PUBBLICA Istruzione), dunque possiamo immaginare di quali interessi si farà carico e portatore, tentando di soddisfarli.
Però è anche slegato dai sordidi affari della politica e seriamente intenzionato a creare un sistema apolitico ma incredibilmente funzionale in cui tutti paghino a seconda delle proprie condizioni, senza gravare sempre sui più poveri, senza evitare di dar fastidio agli evasori milionari.
Ci sarà da piangere, forse, ma sta volta piangeranno tutti: ricchi e delinquenti compresi!
Ora scusa se ho scritto castronerie ma sono davvero di corsa!!
Carlo
Carissimo Carlo, mi fa davvero piacere l’interesse che dimostri per i vagiti di questo blog.
La cui ‘pausa di riflessione’ più lunga del solito è stata causata in parte dalla scivolosa, inafferrabile fluidità della situazione politica durante la scorsa settimana, ma anche e soprattutto da una situazione di …’ingorgo istituzionale’ della mia vita quotidiana, dovuto a un nuovo serio guasto al computer, e all’acquisto, installazione e progressiva messa a regime del nuovo.
Dopo l’incarico di governo a Mario Monti, il panorama dei commentatori politici dotati di intelligenza e autonomia di pensiero, e che ho l’abitudine di leggere e ascoltare, è impressionantemente spaccato in due, fra quelli che festeggiano la liberazione da un regime che offendeva l’intelligenza e l’onestà, e quelli che invece giudicano questa soluzione una condanna a morte a quanto resta delle conquiste sociali e dalle garanzie civili maturate nel corso del ‘900, senza che peraltro questo offra una vera salvaguardia dalla minaccia di una recessione senza precedenti.
Del primo gruppo di commentatori (fra cui ci sei a buon diritto anche tu!) fanno parte, ad esempio, nomi del calibro di Furio Colombo, Marco Travaglio, e di tutta la redazione del ‘Fatto quotidiano’.
Al secondo gruppo, di cui ho linkato tre voci nel post, vedo aggiungersene molte altre, come quella di Massimo Fini (vedi qui) e soprattutto di Paolo Barnard (vedi qui) tutte concordi nel giudicare Mario Monti, sulla base dei suoi inquietanti ruoli internazionali, un emissario dei soli interessi dei gruppi di potere mondiali legati alle principali banche. Senza voler essere catastrofisti a tutti i costi, e dunque lasciando per questa volta in sospeso gli scenari di guerra mondiale di cui parlavo nel post precedente, mi sembra evidente che ‘crescita’, ‘privatizzazione’, ‘liberismo’ e parole di questo genere siano, nei confronti della crisi planetaria in cui siamo entrati, molto, ma molto dannose e pericolose.
Non so… caro Franz, le tue perplessità sono più che legittime, ma penso che sia normale, in un periodo tanto drammatico, diffidare di chiunque, specie per chi, come noi, in questi anni si è sentito ripetutamente tradito dalla propria classe dirigente (tutti gli altri hanno vissuto il miracolo italiano del PDL e si staranno svegliando solo ora, anche se alcuni purtroppo seguitano a dormire).
Comunque sia, c’è da dire che in Italia il debito pubblico, che è poi il principale handicap del Paese, l’ha fatto la politica della Prima Repubblica; c’è anche da dire che la perdita di credibilità, diretta conseguenza del debito (se io ti presto dei soldi e vedo che li sperperi anziché investirli, non sarò invogliato a prestartene ancora), ha nuovamente causa politica… Insomma, le banche avranno causato la bolla speculativa dei derivati che hanno messo in ginocchio prima gli USA e recentemente la zona Euro, ma noi se dovessimo mai diffidare di qualcuno, dovremmo anzitutto diffidare dei politici!
In più Super Mario, che conosce il sistema fin nei suoi anfratti più reconditi, potrebbe quindi essere davvero la persona più indicata per toccare quelle chiavi di volta, nell’architettura istituzionale che va aggiornata -siamo fermi agli anni ’70: come pensiamo di affrontare il futuro?-, per ottenere benefici sul medio termine, a livello economico. Consideriamo inoltre che non è un politico e sembra che non si ricandiderà: potrebbe allora avere interesse a gettare le basi per una riforma seria, che dia i suoi frutti dopo tanti anni, anche se inizialmente ci farà ‘soffrire’ (lacrime e sangue, no?) che però non è il solito fuoco di paglia à la Berlusconi (tipo l’azzeramento Ici o l’abbassamento delle tasse) al solo scopo di vincere le elezioni. Per usare un paragone piuttosto rozzo: nel campo dell’informatica le più grandi società di sicurezza o persino statali assumono gli hacker per averli dalla propria parte: Monti potrebbe giocare un ruolo simile…
Vorrei condividere le tue speranze, carissimo, ma proprio non mi è possibile.
L’origine del debito è politica, dici. Ma se estendiamo il discorso a livello mondiale sappiamo che cifre astronomiche sono state spese per salvare le principali banche dal fallimento. Se ci limitiamo al nostro Paese, penso che le pazzesche spese militari o quelle stanziate per devastanti ‘Grandi opere’, finanche le agevolazioni alle imprese costruttrici di edifici e distruttrici di territorio, siano atti di ossequio a quegli stessi potentati che ora chiedono sacrifici enormi alla popolazione, non rappresentata affatto dai politici di questa seconda repubblica, ma nemmeno dal nuovo governo che continuerà a incoraggiare la corsa dell’umanità intera verso l’autodistruzione.
Ti invito, giusto per farti un esempio, a leggere questo breve articolo sul nuovo ministro dell’ambiente (clicca qui).