Cronache di un tassista in guerra: capitolo 2

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Mercoledì 18 gennaio
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Lo scenario è quello di una replica.
Dopo alcune assemblee improvvisate in zona Fiera, ieri sera e questa mattina, è la volta di un nuovo raduno generale all’Estragon: nuovamente gli spazi estesi e alquanto desolati del Parco Nord, resi ancora più tristi da uno dei pomeriggi più cupi, grigi, foschi e gelidi di questo inverno.
La distesa dei taxi già parcheggiati, quando arrivo, è un po’ meno imponente dell’altra volta; penso che sia importante ritrovarsi a fare il punto della situazione, nonostante il protrarsi, in questi giorni, degli incontri fra governo e nostri rappresentanti.

Non si tratta di una replica, me ne rendo conto presto.
La volta scorsa le voci più accese, a contestare atteggiamenti troppo morbidi dei nostri sindacalisti e rappresentanti delle due cooperative, erano state contrappuntate da altri interventi che avevano di fatto rinsaldato lo spirito di squadra e di categoria; oggi, invece, il contrasto fra la cosiddetta ‘base’ e quelli seduti dietro il tavolo monopolizza il dibattito.
E’ un dato di fatto che il blocco dell’attività, che sta avvenendo nelle altre città più importanti, da noi trova una risonanza (anche e soprattutto mediatica) molto debole, nel ricorso, per ora, ad assemblee di durata limitata, e a una sostanziale prosecuzione del servizio.
Ma è vero, d’altra parte, che una strategia di contrattazione, sostenuta dal ricorso alla mobilitazione in maniera ‘soltanto’ calibrata e mirata, è indispensabile per ottenere dei risultati che una lotta senza quartiere difficilmente è in grado di portare a casa, anche perchè la guerra potrà essere molto lunga, considerando i due mesi di tempo utile per eventuali emendamenti dopo la pubblicazione del decreto-legge.
Cosimo Quaranta della CNA, Franco Sarti di UNICA-Taxi, Riccardo Carboni presidente della Co.Ta.Bo., devono rintuzzare gli attacchi di quelli che si mostrano più delusi e soprattutto arrabbiati.
E ci riescono con piglio ed argomenti che a me convincono, quanto meno sulla loro rivendicazione di non avere traccia di secondi fini, oltre che delle difficoltà del loro impegno. Riferiscono con particolare trasporto, e nel silenzio attento dell’uditorio, di aver avuto contatti telefonici con alcuni rappresentanti nazionali sensibilmente spaventati di dover affrontare, dopo la controparte governativa, la folla inferocita dei manifestanti a Roma.

Non ci sono votazioni, questa volta, ma solo l’avviso di tenersi pronti ad assemblee permanenti nei tre posteggi principali: Piazza Maggiore, Stazione ed Aeroporto, nel caso la risposta del governo alle nostre controproposte, attesa a breve, sia insoddisfacente.
Mi avvicino al tavolo per versare i miei venti euro di contributo alle spese, e per chiedere come partecipare alla campagna comunicativa di affissione sulle fiancate dei taxi degli adesivi con gli slogan.
Mi dicono che al momento è finita; non sto a chiedere perché mai non sia stato avvertito quando era possibile partecipare (e come me molti altri, visto che più della metà delle nostre vetture ne sono sprovviste, cosa che ritengo piuttosto grave).
“Ti sono piaciuti?”
Ad essere sincero non mi sono piaciuti: così così gli slogan, pochissimo i colori scelti, di scarso impatto, troppo simili alle campagne di pubblicità commerciale di chi normalmente sceglie di aderirvi.
Cerco di cavarmela: “Beh, mi sono piaciuti più i nostri di quelli del CAT…” (cioè dell’altra cooperativa).
“Ma sono gli stessi!” mi gela l’interlocutore.
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Venerdì 20 gennaio
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Il Consiglio dei Ministri è riunito ad oltranza per emettere il decreto sulle liberalizzazioni.
Le nostre proposte sono state definite ieri ‘ragionevoli’ dal Sottosegretario che le ha ricevute, cosa che sembra aprire qualche speranza di raggiungere un accordo.
Mentre nella nostra città, come era logico aspettarsi, il servizio è continuato in attesa del testo del decreto, sono giunte da Roma le notizie, le immagini e le voci degli irriducibili, che apparentemente in massa, hanno contestato con violenza i nostri stessi rappresentanti.
Michele Santoro, nel ‘Servizio Pubblico’ che ho ascoltato come sempre ieri sera tramite Radio Capital, ha affermato che, “con tutto il bene e la comprensione che si può nutrire verso i tassisti, il ricorso alla violenza e soprattutto quei passamontagna a coprire i volti sono inaccettabili“. Come dargli torto?

Prima di cominciare la mia serata di lavoro cerco ripetutamente in Rete informazioni sull’esito della riunione governativa.
E arrivano segnali estremamente contraddittori, riguardo ai punti fondamentali, cioè cumulo delle licenze in mano ad un solo soggetto, mantenimento del vincolo territoriale e della giurisdizione dei Comuni.
Non so che cosa pensare, che cosa aspettarmi: mi sembra che stiano giocando a dadi, a dama, o a figurine, con il mio futuro, e con quello di tutti i miei colleghi nel Paese, in nome di un rilancio dell’economia, ipotesi che, come ha sottolineato il mio amico blogger Luca, fa ridere chi ha conservato un po’ di buon senso.

Nella mia ricerca di informazioni e commenti in Internet mi imbatto anche in altri argomenti di attualità, in particolare la cosiddetta ‘rivolta dei forconi’.
Il silenzio del tardo pomeriggio casalingo aiuta la riflessione; mi è impossibile evitare di vedere un nesso fra gli aspetti sovversivi di entrambe le proteste, e di pensare ad infiltrati nelle file dei tassisti in rivolta a Roma.
E ricondurre il tutto ad altri episodi: la contestazione in Val di Susa, e il 15 ottobre romano degli indignati a cui partecipai, finiti cupamente in guerriglia.
Mi decido a scrivere un breve commento in proposito, intitolato ‘Occhi aperti’ e schierato a favore dei sindacalisti, sul forum della Co.Ta.Bo.

Comincio la serata di lavoro aspettandomi che arrivino, come sempre via sms e messaggi su video-terminale, le comunicazioni dei rappresentanti.
Mi perverrà solo, ripetutamente, l’invito ad attendere la versione definitiva del decreto.
Infatti, al termine della seduta-fiume del Consiglio dei Ministri, l’unica novità sarà quella conferenza-stampa, in cui viene dichiarato che è stata accolta la nostra richiesta di depennare il cumulo delle licenze, perché, dichiara il Sottosegretario Antonio Catricalà con un candore estremamente sospetto, abbiamo recepito il potenziale rischio di concentrare l’attività in mano a gruppi di potere.
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Sabato 21 gennaio

Alle due del pomeriggio arriva finalmente un sms dalla Co.Ta.Bo.: “Nonostante le dichiarazioni rassicuranti della conferenza stampa del governo ed in attesa di un testo definitivo, le OOSS nazionali confermano il fermo per il 23”. Concentramento alle 8.30 al Parco Nord.
Su Internet trovo ancora una volta l’ultima bozza del decreto, che in effetti (e non entro questa volta nel dettaglio) sembra fugare gli aspetti più minacciosi delle nuove disposizioni.
E trovo anche, col passare delle ore, i resoconti sommari da parte di varie testate, che contraddicendosi comicamente le une con le altre, presentano le novità come una sconfitta, o come una vittoria, o come un pareggio, dei tassisti e dei loro rappresentanti.
E trovo infine, con grande gioia e conforto, il nuovo breve post di zio Beppe Grillo, intitolato ‘Io sto con i tassisti’ (vedi qui).

Anche l’aria che si respira fra i colleghi, quando comincio la mia serata di lavoro, sembra di prudente ma evidente sollievo: l’impressione complessiva è che il ciclone annunciato abbia prodotto solo danni trascurabili.
E’ presto per tirare le somme della vicenda, ma la mente riflette, e non si può fermarla.
Mi chiedo a chi abbia fatto gioco causare l’inevitabile reazione di persone, sottoposte molte ore al giorno a un lavoro usurante, e minacciate di esproprio del capitale iniziale e della propria fonte quotidiana di reddito.
Mi chiedo quale parte abbiano giocato le pressioni della Confindustria, e se l’ammorbidimento del decreto sia stato considerato alla fine il male minore, di fronte alla reazione clamorosa della categoria e al rischio eccessivo di turbativa dell’ordine pubblico nazionale.
E, se è vera quest’ipotesi, mi chiedo se alla fine non abbiano avuto ragione quelli della linea dura, intransigente, quelli che hanno bloccato l’attività, a Roma, a Milano, a Napoli, con sacrificio personale, mentre noi si continuava a lavorare.

Ci sarà tempo per fare luce su tutto questo, o almeno provarci.
Intanto comincio a prefigurarmi la mattinata di lunedì (ma verrò a sapere solo via Internet, a fine serata, le modalità della manifestazione, e il fatto che sono invitati al Parco Nord anche tutti i tassisti di Toscana, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige).
Potrebbe trattarsi già dell’atto conclusivo di una guerra che prometteva di essere molto, ma molto più lunga.
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Immagine da: http://www.romacapitalenews.com/taxi-disagi-al-centro-alemanno-questura-intervenga-per-evitare-blocco-citta/

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13 risposte a Cronache di un tassista in guerra: capitolo 2

  1. Carlo ha detto:

    In bocca al lupo per tutto.
    Temo che entro l’estate torneranno all’attacco, con questa nuova autorità che dovrebbe decidere della vostra sorte.
    Per il momento avete almeno guadagnato tempo…

    • Franz ha detto:

      Crepi il lupo!
      In apparenza, i rischi di degenerazione della nostra situazione lavorativa sembrerebbero evitati.
      Resta il sospetto su alcune pieghe del decreto (la nuova ‘authority’ e l’istituzione di fantomatiche licenze part-time), e il grande punto interrogativo circa il comportamento di un governo che ha scatenato una protesta inevitabilmente clamorosa per poi fare marcia indietro.
      Comunque, accontentiamoci per ora di aver guadagnato tempo, come dici giustamente.
      Ciao!

  2. Luca ha detto:

    Consentitemi un 2-300 parole rigorosamente contate.

    L’impostazione di fondo di questo governo è ovviamente liberistica: l’idea trainante è quella che il mercato messo in condizione di funzionare il più liberamente possibile troverà da solo i suoi anticorpi.

    Quasi altrettanto ovviamente si tratta di un’idea che (secondo me per fortuna, secondo molti altri purtroppo) deve fare i conti con fortissime resistenze da chi ha idee discordanti sulla validità di questo modello.

    Mi viene da dire: l’intera sinistra ha dovuto fare i conti con l’impraticabilità di qualunque cosa assomigliasse ad uno statalismo portato all’estremo di tipo sovietico, di fronte a 95 anni di esperienze fallimentari o quantomeno contraddittorie.

    Ci vorranno 95 anni anche per la destra moderata e illuminata (che la Pizza Mari e Monti garbatamente incarna) per vedere che anche qualunque cosa assomigli ad un liberismo capitalista che sotto sotto vede la popolazione come fatta da produttori-consumatori e non da
    cittadini è altrettanto impraticabile?

    E noi non siamo come il megadirettore galattico che, prima di concedere a Fantozzi di fare la cernia nell’acquario dei dipendenti, con fare gelido dichiara “Posso aspettare… io!”.

    • Franz ha detto:

      Eh no, non possiamo aspettare: anche se volessimo non ce n’è più tempo, perché il capitalismo sta collassando da solo come una supernova, mentre l’urgenza ecologica si fa e si farà sempre più pressante.
      “…la destra moderata e illuminata (che la Pizza Mari e Monti garbatamente incarna)”
      Non è illegittimo nutrire dubbi sia sui due aggettivi che sull’avverbio; in ogni caso, quanta violenza si nasconde dietro quella facciata!

      • Luca ha detto:

        I due aggettivi e l’avverbio a cui ti riferisci sono stati scelti per marcare comunque la differenza tra “questa” destra e la destra leghista-forzitaliota che è arrogante, autoindulgente, antica e totalmente priva di garbo.

        Anche se il mitico personaggio Menelao Strarompi incarnato dal grande Paolo Panelli nel “Gran Varietà” radiofonico di fine ’60 avrebbe chiosato “Per quanto…..”.

        Le irresponsabili e strafottenti parole del figlio di papà Martone contro gli studenti che si laureano con qualche anno di ritardo fanno temere che la distanza fra le due destre sia frutto esclusivamente di un maggiore autocontrollo di cui Martone è generazionalmente privo. E sicuramente gli atteggiamenti smaccati e arroganti sono più facili da controbattere da quelli alimentati da una strisciante ipocrisia.

        At salùd.

        • Luca ha detto:

          Volevo dire “di” quelli alimentati.

          Perché posso sparare cazzate immani ma almeno ambisco a farlo in un italiano privo di pecche.

          At salùd ancòra.

      • Franz ha detto:

        “…gli atteggiamenti smaccati e arroganti sono più facili da controbattere da quelli alimentati da una strisciante ipocrisia.”
        Vero, ma è anche vero che, di questi tempi di vacche magre, o magrine, o magrissime, i nodi vengono al pettine molto presto e l’ipocrisia strisciante ha vita breve.

        Salutàmm’

  3. duhangst ha detto:

    Mi domando come si possa credere che liberalizzando selvaggiamente si cresca…

    • Franz ha detto:

      A parte che ci sarebbe molto da discutere sul concetto di ‘crescita’, e cercando una sintesi anche fra le molte altre materie del decreto, l’impressione generale è che si cerchi di riparare qualche fessura (a volte del tutto impropriamente) in una barca che fa acqua da tutte le parti.

  4. Sara ha detto:

    Sai come la penso. Il fatto è che dobbiamo far capire ai lavoratori, ai pensionati, le ragioni delle nostre proteste e invece ci fanno azzannare gli uni contro gli altri.

    • Franz ha detto:

      So come la pensi, Sara carissima, e ti ringrazio ancora per esserti dedicata attivamente alla nostra causa: l’opinione pubblica, ai tempi di Internet, si forma in buona parte così, tramite la libera espressione di blogger e utenti di social network.
      Quanto all’istigazione alla lotta fra categorie, temo che il ricorso all’antica politica del ‘divide et impera’ faccia comodo più che mai ai nostri pericolosi governanti.

  5. Milvia ha detto:

    Solo due parole di commento, caro Franz: grazie, prima di tutto, per aver condiviso con noi le tue cronache dal fronte. Grazie per le tue oneste riflessioni che ci inducono a riflettere a nostra volta sul complesso problema delle liberalizzazioni. Spero veramente che lo sciopero di lunedì possa essere l’atto finale della vostra guerra, e soprattutto mi auguro (e ti/vi auguro) che non si verifichino episodi spiacevoli come quelli che si son verificati a Roma.
    Altre battaglie, purtroppo, ci attendono, altri sforzi per cercare di capire
    dove ci sta portando questo anno appena nato (e nato sotto un’infausta stella, mi sembra). L’importante è rimanere vigili, ma è superfluo che io lo dica a te, perché anche quando le sane battaglie non ti riguarderanno così personalmente come questa appena sostenuta, so che tu sarai sempre pronto a parteciparvi, con onestà e passione.
    (Naturalmente ho disatteso ancora una volta il mio preambolo “solo due parole”…)

    • Franz ha detto:

      Non so, carissima, quanto le mie riflessioni possano contribuire a un dibattito sulle liberalizzazioni; in questi ultimi post mi sono occupato solo di quella che mi vedeva coinvolto, e dando per scontata la schiacciante validità delle nostre ragioni (che avevo trattate in un articolo precedente, ‘Dagli al lobbista’).
      Fra l’altro, nel cominciare questa collana sulla mia personale guerra, la prevedevo lunga e ricca di effettivi episodi più o meno clamorosi, mentre mi sono dovuto accontentare di raccontare le scaramucce pro o contro i sindacalisti, presumo con interesse scarso presso i non addetti ai lavori.
      Quanto al clima che si respira in questo nuovo anno, ti invito a considerarlo positivamente, come una sfida. Una sfida tanto più difficile quanto sembrano allontanarsi le possibili vie d’uscita.
      Ma non è detto che sia davvero così, e soprattutto che resti a lungo così.

      Grazie del tuo intervento, e sempre in alto i cuori!

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