La soffice emergenza continua

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Già lo scorso articolo mi costrinse a scegliere solo uno fra i tanti ‘quadri ad un’esposizione’ offerti da questo insolito, improvviso e interminabile periodo di emergenza bianca.
Come in ogni situazione protratta nel tempo, il nostro naturale e provvidenziale spirito di adattamento tende presto a viverla come norma, stemperando sia la carica di infantile stupore sia quella di fastidio per i disagi connessi, almeno per chi, come chi scrive e chi leggerà queste righe, vive nel lusso e nella comodità di una casa riscaldata e una provvista ben fornita di cibo.
Dato tuttavia che normale non è affatto, questo periodo, mi sembra giusto cercare di fissarne qualche altra traccia qui sul mio diario, operando una scelta ancor più difficile fra i quadri di un’esposizione che continua quotidianamente ad arricchirsi.

L’indomani della memorabile massacrata con la palettina di metallo, la scena si è ripetuta sullo stesso copione: rampa coperta da un nuovo alto e soffice tappeto bianco, tentativo irragionevole di affrontarla con lo slancio della Cavallona, inesorabile impantanamento dopo pochi metri. Qui però il copione è variato, perché questa volta la neve cementata sotto la vettura ha bloccato la bestiolona, costringendomi ad utilizzare nuovamente la paletta in una lunga, difficile, a tratti quasi disperata opera di scavo, conclusasi con la sua ritrovata mobilità, in retromarcia, in un pericoloso passaggio solo a un soffio di distanza dalla parete.
Non mi ha nemmeno sfiorato l’idea di ripetere l’esperienza del giorno prima: questa volta ho affrontato, con altro più ragionevole slancio, la lunga camminata che mi separa dal Centro Nova, sede di un Brico-center e di un’Ipercoop, alla ricerca di una pala più adatta.
Camminare fra i panorami freddi e incantati della prima campagna, in un tardo pomeriggio, ha una gradevolezza un po’ superiore rispetto alle tre ore di sforzi, chino come una mondina, per pulire la via d’uscita dal garage. Cionondimeno, mi è di conforto varcare l’entrata del Brico e ritrovare il calore e le forti luci del grande magazzino.
Attrezzi solo lontanamente simili a pale e badili sono esposti in bella vista: brutto segno. E infatti, quando riesco a chiedere a uno dei sempre pochi operatori in giro fra le scansie, mi conferma che ciò che cerco, una pala vera, è andato a ruba e i rifornimenti latitano.
Pazienza, non scoraggiarsi; tornerò a mani vuote e chiederò in prestito l’attrezzo, come mi era stato consigliato da quella finestra.
Scarto inizialmente l’idea di ripetere la ricerca entrando all’Ipercoop, poi cambio idea, tentar non nuoce.
Un piccolo e invitante badile color amaranto ha resistito incredibilmente agli assalti; me ne impossesso un minuto prima che un altro pretendente mi chieda dove l’ho trovato. Gli spiego che era l’ultimo, cercando di non fargli pesare la bruciante sconfitta; poi scambiamo un paio di battute: l’emergenza aiuta a recuperare un antico senso della comunità.

Con l’incedere della sera il panorama sembra ancor più gelido: cammino veloce, usando il nuovo acquisto come un bastoncino da trekking.
Arrivato a casa, non salgo neanche le scale e mi dirigo sul campo di battaglia. Sorpresa: un vicino, che presumo sia il famoso signor G., ha già compiuto una fantastica opera di tracciamento sentieri in tutti i passaggi fra i quattro stabili del nostro piccolo borgo, e si è occupato anche della rampa, scavando due solchi paralleli per le ruote.
Ma so per esperienza diretta che è il materasso centrale l’infido ostacolo; dunque, all’opera.

Con il piccolo badile va meglio, ma l’avanzata è comunque molto lenta e faticosa.
Quando, dopo oltre un’ora, sono circa a tre quarti della rinnovata impresa, sento chiamarmi; è il signor S., un altro vicino, dell’edificio più lontano dei quattro, che incontro di rado ma con cui c’è reciproca simpatia, soprattutto da quando mi disse di stare preparando, e poi di aver corso, la maratona di New York.
Si offre di prestarmi un badile più robusto e capiente; dopo qualche tentennamento accetto.
E così guadagno un altro po’ di tempo, anche se a costo di una fatica molto più intensa.

Il rinsaldarsi dei rapporti collaborativi fra vicini di casa (a parte qualche eccezione, come vedremo) è un altro dei prodigi operati dalla bianca farina ghiacciata scesa a più riprese dal cielo.
E’ dunque un ulteriore vicino, il protagonista indiretto della terza replica dello psicodramma della rampa, un paio di giorni dopo.
Lo incontro nel sotterraneo dei garage, mentre sono diretto tanto per cambiare a ripulire il campo di battaglia; anche in lui ritrovo un piglio molto solidale, e poi, quasi a sorpresa, collaborativo: ho già infatti ricominciato da poco la spalatura, quando lo vedo ricomparire con un’altra persona, un amico o un parente, dotato di una grande, larga, capiente pala di plastica, ma soprattutto dell’intenzione di usarla per affiancarmi nell’impresa.
Oltre che dell’attrezzo estremamente più efficiente, questo sconosciuto, di poche parole, è anche in possesso di un fisico da giocatore di rugby, e così la sua avanzata come una ruspa sulla parte sinistra della rampa quasi ridicolizza la mia, da formichina, sulla parte destra.
Devo sopportare un po’ di disagio psicologico per quella impari prova di efficienza, ma in fondo ne vale la pena: questa volta in poco tempo il passaggio è pulito in maniera quasi industriale.

Miracoli di Nostra Signora Ghiacciata e Farinosa, si diceva. In uno di quei pomeriggi vedrò al completo (i genitori con i due bambini), un’altra famiglia di vicini, quelli che furono protagonisti di inenarrabili litigate con tutti gli altri, nel corso di alcune vecchie e non dimenticate assemblee di condominio; li vedrò tutti e quattro armati di pale e badili, a ripulire la parte comune del borgo adibita a parcheggio. Coglierò l’occasione per salutarli in maniera un po’ meno sfuggente del solito.
E poi ci sono gli ultimi arrivati, nel borgo: una coppia giovane dall’aria, soprattutto lei, di una certa attitudine alla spavalderia.
Incontro lui mentre sono calato, badile alla mano, nella quarta puntata dello psicodramma, per fortuna limitata solo allo sbocco della rampa sulla strada, dove i mezzi spartineve hanno accumulato una collinetta ghiacciata e invalicabile. E’ la prima volta che ho l’occasione di scambiare con lui due parole, cosa che avviene con molta naturalezza e cordialità.

Per questo, mi farà particolare dispiacere saperlo protagonista (sicuramente con lo zampino della giovane coniuge) dell’episodio che è riuscito a guastare la festa, e il clima miracolosamente idilliaco che stava facendosi strada nell’intreccio dei rapporti condominiali.
Una delle sere successive scorgo nella posta un foglio di carta bianca.
E’ stampato al computer, e contiene uno scritto del benemerito Signor G., sicuramente il più generoso in termini di tempo dedicato alle parti comuni, anche e soprattutto per il suo ruolo di consigliere condominiale.
Lamenta l’iniziativa, presa dalla coppia giovane, di aver chiesto e ottenuto dall’amministratore un intervento (pagato dal condominio) di pulitura dalla neve dell’accesso al loro garage, che è in superficie, e, senza alcuna ragione plausibile, anche la spalatura di un altro cortile comune, proprio alla vigilia di una nuova nevicata annunciata da tutte le previsioni. Il tutto senza consultarlo, ragione per cui rassegna le dimissioni dal ruolo.
E così anche la Santa Signora Farinosa nulla può, alla fine, sulla vocazione più essenziale e costitutiva di un condominio che si rispetti: quella al litigio.
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Per fortuna, i molti quadri esposti nella galleria ‘Nevicata del 2012’ non riguardano solo faticate e rapporti di buon o cattivo vicinato.
Fra i tanti altri, voglio indicare quello più gioioso, tanto da avermi regalato alcune fra le emozioni più belle di questo nuovo e strano anno bisestile.
Lunedì scorso le previsioni davano una tregua nelle precipitazioni nevose: l’occasione era troppo succulenta per tentare, con le necessarie varianti, il mio consueto giro podistico, dopo la lunga parentesi inattiva per l’infiammazione al tendine, e quel solo successivo allenamento che in realtà non aveva fugato tutte le mie preoccupazioni.
Indossate le scarpette nuove e, sopra, le ghette, per riparare i piedi e le caviglie dalla neve, mi avventuro per il consueto itinerario, reso più attraente da quella certa quiete incantata. Memore di un passaggio che la neve di qualche anno fa aveva reso invalicabile, percorro a passo di trotto un tragitto più lungo sulla provinciale dei cosiddetti ‘Stradelli guelfi’, prima di accedere alle stradine di campagna.
E’ un crescendo di sensazioni di benessere, man mano che il panorama si fa più agreste e l’immacolata distesa bianca si impone. E anche i tèndini rispondono che è una meraviglia.
Quando raggiungo la via che porta a Castenaso, nella parte più lontana del consueto anello, sono indeciso se fare dietro-front o tentare l’avventura, che prevede quel passaggio a rischio di impraticabilità. Mi butto, e vado avanti.
Riesco a correre agevolmente sulle mie stradine, che evidentemente sono state pulite dalle ruspe, poi affronto finalmente la parte più selvaggia, quella che porta a lambire i confini del Golf-club.
Procedo correndo nel percorso sempre più innevato, fra campi e boscaglia, poi quando, superata l’ultima cascina, il sentiero si fa una traccia molto stretta e dal suolo ghiacciato e sconnesso, sono costretto a camminare, ma lo spettacolo, e la sensazione di immergermi anima e corpo nella distesa bianca, mi inebria e mi resterà sicuramente impressa molto a lungo.
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Al mio risveglio dopo questa notte ho intenzione di concedermi il bis, e avrò le aspettative e lo stato d’animo di chi va a una festa.
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Immagine da: http://immagini.m-y-d-s.com/gardening/shovel/

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8 risposte a La soffice emergenza continua

  1. Luca ha detto:

    Natura e cultura: detto con lo stesso tono ultimativo che usa Hannibal the Cannibal con la giovane detective nel pretendere “Quid pro quo”.

    La natura fa egregiamente il suo mestiere (quest’anno, oltre a nevicate che per ora sono le massime del millennio, ci ha dato l’emozione anche di una scossa sismica di una ventina di secondi ma con epicentro opportunamente molto lontano dalla superficie). Gli umani, anche loro, fanno il loro mestiere costruendo rituali, alleanze, coalizioni, ripicche, solidarietà e competizioni, competizioni travestite da solidarietà (il presunto rugbysta che aiuta, ma anche e soprattutto per ostentare la sua possanza muscolare).

    Quando gli umani si organizzavano in tribù era univocamente chiaro chi doveva fare che cosa per ovviare agli apparenti “capricci” della natura. Adesso che gli umani si organizzano in interconnessi e variamente intrecciati gruppi, gruppetti, gruppuscoli concreti e simbolici, una bella sana nevicata attiva tutti i grovigli di relazione.

    A Roma, terrorizzati, hanno bloccato la città per 48 ore tornando tutti ai tempi di Gioacchino Belli.
    A Bologna credo che la cosa sarebbe stata impraticabile……

    • Franz ha detto:

      La tua affermazione è tanto vera quanto paradossale, visto che il lusso di fermarsi spetterebbe più a una cittadona di provincia camuffata da metropoli che alla capitale di una potenza industriale (sia pur in disfacimento).
      Comunque, nonostante le solite lamentazioni, Bologna ha reagito con discreto ordine e razionalità all’emergenza.
      Sull’organizzazione degli umani in gruppi e gruppetti, credo sia oportuno sottolineare quanto su questi prevalga l’individualismo, uno dei tanti frutti velenosi della morente impostazione culturale capitalista; l’abbondanza della neve, fra le tante sporcizie della città, ha ricoperto col suo manto anche quella, e ridonato un po’ di ancestrale senso della tribù.
      Ora però si vedono solo cumuli di residuo ghiaccio nerastro.

  2. milvia ha detto:

    Caro il mio taxi-driver in the snow, quasi quasi vorrei che nevicasse ancora, per poter leggere un’altra tua soffice pagina di dario e immaginarti a spalare, spalare, spalare… Questa sera mi sento un po’ sadica… No, non è vero, è perché mi piace vedere come sai essere positivo anche in situazioni che hanno aspetti non proprio gradevoli.
    E comunque correre o camminare (decisamente io preferirei la seconda che ho detto) sulla neve, in mezzo alla natura di un innocente biancore, in solitudine, penso che possa essere una bella esperienza. Non proprio Amundsen, ma quasi, insomma. Anche perché lui non era solo. Mi viene in mente che anni fa avevo pensato che mi sarebbe piaciuto fare sci di fondo. Poi ho pensato che non era il caso.
    Gratificante (oltre che utile dal punto di vista pratico), avere vicini solidali. E se poi c’è un’eccezione, pazienza. La mettiamo nella lista dei cattivi e amen.

    Un abbraccio a te, e il solito “pat pat” sul muso della Cavallona (che sarà pulitissima, immagino, nonostante la trasformazione urbana della neve in fanghiglia).

    • Franz ha detto:

      Cara la mia nutrice di volatili intirizziti, credo che siamo tutti più che appagati dalla quantità di neve caduta negli ultimi quattordici giorni, e nessuno ne desideri dell’altra.
      Da parte mia, spero però che mi siano possibili almeno un altro paio di scorribande nel bianco, a piedi e, per quanto possibile, di corsa. Le emozioni che mi hanno regalato sono indescrivibili, tanto che mi sono interrogato su una sorta di loro derivazione ancestrale.
      La Cavallona, per finire, è piuttosto pulita …fuori, mentre i pedanini e gli stipiti delle sue portiere sono quasi impresentabili. Ma ho il vantaggio di lavorare di notte!
      Ricambiamo l’abbraccio e il pat pat. 🙂

  3. Riri52 ha detto:

    A proposito di buon vicinato : il signore che abita sul fronte strada ha spalato la neve dall’auto di suo figlio, immagino, e indovina dove ha iniziato a buttare la neve-ghiaccio? Dall’altra parte della strada, sulla montagnola buttata dallo spazzaneve contro il mio passo carraio. Loro non hanno passi carrai su quel fronte strada. Alle mie proteste uno ha iniziato a brontolare dicendo che tutti vogliono le strade libere e non fanno niente! Mica volevo che spalasse la mia neve! Ciao Riri52

    • Franz ha detto:

      Anche da te, come in ogni luogo e occasione, emerge il meglio e il peggio di chi ci vive accanto.
      Qui da me, al ritorno della mia bella corsa nello splendore del sole e dei campi bianchi, ho trovato un mini-spartineve che continuava a spostarla su quel cortile dove non passa nessuno: la giovane vicina, incurante delle proteste, continua a spendere i soldi di altre nove famiglie per i suoi capricci…
      Prevedo nuove assemblee di fuoco, dopo questo ghiaccio.
      Ciao!

  4. duhangst ha detto:

    Anche dai noi è servito molto a solidarizzare tra noi.

    • Franz ha detto:

      Immaginavo che la dimensione di città più piccola e soprattutto l’imponenza dei fenomeni e dei disagi dalle tue parti avesse reso la solidarietà ancor più vistosa, poi ho letto il tuo ultimo post e ne ho avuto la precisa conferma.
      Spero che, tutti quanti, si faccia tesoro di quest’esperienza.

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