Milano da occupare

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Non mi aspettavo certo, dalla manifestazione milanese di sabato, la condivisione di una pagina di storia, e neppure il senso di aver graffiato davvero gli apparati di potere. A differenza di almeno un paio di altre manifestazioni, vissute e poi raccontate sul blog negli anni scorsi, il fermento telematico intorno all’iniziativa del ‘Comitato No-debito’ era molto scarso.
Ma la chiamata era ugualmente imperiosa, visto che tale soggetto, a maggior ragione con ‘Alternativa’ che ne fa parte (e come in altro modo solo il ‘Movimento 5 stelle’, che era assente), rappresenta a mio parere la risposta politica più adeguata a un governo autoritario, dannoso e pericoloso, e non ancora percepito come tale con sufficiente allarme.

Come ormai d’abitudine in occasioni di questo genere (ormai facciamo fatica a ricordarle tutte), ho condiviso l’esperienza con la cara amica Milvia, traportati, al solito, da un pullman organizzato.
Ne partivano due da Bologna, alle dieci di mattina, grazie alla misericordiosa opzione pomeridiana degli organizzatori.
I nostri compagni di gita per lo più giovani: studenti, lavoratori più o meno precari, con una certa maggioranza della componente maschile. Ma soprattutto con un’altra connotazione, che sarà per me uno dei punti di perplessità di tutta la manifestazione: il rifarsi a linguaggi e teorie esplicitamente comuniste, nei discorsi fra loro che percepivo, così come nel chiamarsi l’un l’altro ‘compagno’ e ‘compagna’.
Sono tante, le sigle che hanno aderito, fin dalla nascita, ad un comitato che si fonda su cinque grandi proposte/rivendicazioni (vedi qui); e, nei fatti, la maggior parte di questi gruppi si rifà a quell’antica matrice culturale, che a me sembra fare tanto archeologia politica.

Giungiamo, in un bel sabato pomeriggio primaverile, alla partenza del corteo, dove vediamo raccogliersi, col passare dei minuti, una folla colorata e sempre più confortante, quanto a partecipazione.

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Fra le presenze più festose, si fa notare un autocarro che diffonde i ritmi delle percussioni suonate da un gruppo di neri.
A fare da contrappunto alla musica, e agli slogan e ai canti intonati dai vari spezzoni della folla, sarà per tutta la giornata il rotore di un elicottero della polizia, fastidioso come un enorme insetto.
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In breve tempo ci troviamo, quasi senza accorgerci, a contatto con il gruppetto di Alternativa, dove scorgiamo anche il suo promotore Giulietto Chiesa, e decidiamo di aggregarci a loro, come avvenne a Roma lo scorso 15 ottobre.

E sembra proprio di rivivere la stessa situazione: siamo nelle retrovie del corteo e tardiamo molto ad incamminarci. Ma per fortuna questa volta non giungeranno notizie sempre più concitate di guerriglia, come successe allora.
Ci sta dietro solo un gruppo, che fin dalla sua apparizione si fa notare per la vivacità sonora, favorita da due megafoni, ma anche dalla determinazione dei partecipanti.

Si tratta del ‘Partito Comunista dei lavoratori’.
I loro slogan e canti, il loro continuo inneggiare al potere operaio e alla ‘quarta internazionale’, a causa della vicinanza per tutto il lungo corteo, influenzeranno la mia percezione della giornata, rinforzando quelle stesse perplessità già avvertite sul pullman, e limitando molto il mio senso di compartecipazione all’evento.
Troppo pochi, i soci di Alternativa, per ribattere con messaggi un po’ più moderni.

Ma almeno hanno un bello striscione, e quando mi vien chiesto di aiutare a reggerlo accetto molto volentieri, e ritrovo un po’ di significato nel mio essere oggi in questa città, vent’anni dopo averci vissuto, in trasferta di lavoro, per quasi cinque anni.

Non mi assale alcuna forma di nostalgia o di sentimento forte, nemmeno quando passiamo dalle strade che mi hanno lasciato i ricordi più belli di quel lungo periodo di vita (Corso Italia, Via Molino delle Armi); mi sembra semplicemente di ritrovare lo stesso palcoscenico, come se la mia assenza non avesse cambiato nulla, e una città che ho amato, pronta a dimenticarmi in fretta, fosse altrettanto disposta ad accogliermi nuovamente.

Non posso fare a meno di notare e fotografare una ridicola proposta gastronomica, a carattere prevalentemente penitenziale ma non priva dell’elemento di trasgressione.

Di tanto in tanto compaiono squadre di poliziotti con scudi e manganelli, alcuni dei quali dall’atteggiamento piuttosto spavaldo, cosa che se non altro frena la mia tentazione di rivolgere loro qualche parola in tono amichevole e pacifico, vestendo inutilmente i panni del missionario di pace, per non dire quelli patetici da diversamente giovane marmotta.

Eccolo là, in fondo alla piazza, il Duomo, nella sua irreale e fascinosa architettura e luminosità.

Ed in breve ecco anche l’obiettivo: ‘occupare Piazza Affari’, fra fumogeni colorati e scoppi di petardi, e una folla del tutto consonante al messaggio scultoreo, beffardo e ormai famoso, di Maurizio Catellan.

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Benché condizionata, per me, da quel monotematico messaggio sonoro di matrice vetero-comunista (un quadro più completo e corretto della giornata lo troverò poi in questo filmato), l’impressione finale è comunque di aver lanciato, dalle strade della ‘mia’ Milano, un grido d’allarme e di controproposta a un messaggio altrettanto monotematico e assai più dannoso: quello da cui siamo pervasi, secondo cui il governo dei sacrifici sta salvando l’Italia.
Non è così, non è quello il vero compito dei professori, che ci stanno portando per una china pericolosa e drammatica.

Penso che sempre più il consenso di cui ancora godono si tramuterà in aspra disillusione, e che il corteo milanese possa essere stato esempio e precursore di un moto di protesta popolare diffuso, determinato e molto indignato. Almeno auguriamocelo.
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Informazioni su Franz

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12 risposte a Milano da occupare

  1. duhangst ha detto:

    Tu hai perplessità sui i comunisti che partecipano, ma correggimi se mi sbaglio, Giulietto Chiesa non si mai distaccato dall’ideologia e dal comunismo.

    • Franz ha detto:

      Devo invece correggerti: il superamento e abbandono della dicotomia destra/sinistra è stato dibattuto a lungo, e alla fine fatto proprio, dal movimento ‘Alternativa’, presidente Giulietto Chiesa compreso.
      Lo stesso concetto è un punto programmatico dei ‘5 stelle’ grillini; da parte mia, non credo che sia un caso, considero proprio quei due movimenti i migliori interpreti della realtà politica presente.

  2. Milvia ha detto:

    Molte, fra le sensazioni che hai raccontato, tutte, forse, sono state anche le mie (comprese le sensazioni legate al ritrovarsi in quelle strade milanesi che, seppur in epoche diverse e singolarmente, avevamo entrambi già percorso).
    Sono contenta di essere riuscita a partecipare alla manifestazione, partecipazione che, fino all’ultimo, ritenevo improbabile. Contenta perché da questi “eventi”, dalle molteplici voci che li caratterizzano, ricavo sempre una sorta di carburante per continuare a pensare che ce la faremo, nonostante la cecità dei tanti che continuano a pensare a questo governo come l’unica possibilità per uscire dal pantano.
    Essendo d’accordo con l’intero contenuto del tuo articolo, non ho nient’altro da commentare. Ah, sì, una cosa: questa volta, come fotografo, sei stato molto più bravo di me…
    Ciao, Franz!

    • Franz ha detto:

      Penso che la presa di coscienza, sui danni che stanno facendo i professori aristo-tecnocrati, sarà rapida, così come rapido si presenta il degenerare delle condizioni sociali e di vita della nostra popolazione, in mancanza di qualsiasi verosimile progetto di rilancio e ricostruzione.
      E dunque il carburante di speranza che hai attinto dalla manifestazione milanese ha valide ragioni razionali, se si riuscirà ad evitare la degenerazione nella violenza distruttiva, e quella in una dittatura dichiarata e ancora più autoritaria dell’attuale.
      Grazie ancora per la preziosa e sempre gradevole compagnia sabato, e, ora, per i complimenti al mio reportage fotografico.

      Ciao, alla prossima!

  3. Luca ha detto:

    Ultimamente ci si è messo anche il Papa a dare per morti e sepolti gli ideali di Karl Marx (che, come argomentavo pochi minuti fa nel blog di Milvia, molti sottoproletari che votano Lega o PdL scambierebbero tranquillamente per il terzino destro del Bayern Monaco), che invece secondo me sono vivi e vegeti e non vanno confusi con l’uso ottuso e strumentale che ne è stato fatto nel cosiddetto “socialismo reale” (più o meno come il messaggio di Cristo nulla ha a che fare col Vaticano).

    Per fortuna i comunisti esistono ancora, e non sono dei trinariciuti che mangiano i bambini o dei plumbei funzionari del PCUS, nella maggior parte del loro ridotto ma significativo numero sono uomini e donne che non si rassegnano ad una finanza che detta l’agenda alla politica, ad un lavoro che sta diventando ogni giorno di più un’eventualità piuttosto che un diritto, ad un sistema partitocratico fondato sulla pigra ed ottusa delega da parte di un elettore imbolsito di TV, alla lenta e inesorabile deriva dell’Italia, dell’Europa, del mondo verso una sempre più intollerabile sperequazione fra un’oligarchia di super-ricchi e una massa di consumatori-produttori-pubblico plaudente che non meritano più il glorioso appellativo di “cittadini”.

    Da 4 anni non hanno più rasppresentanza in Parlamento, ma a livello locale ogni tanto qualche piccola magia gli riesce ancora.

    E nessuno sano di mente può invocarne l’estinzione.

    • Franz ha detto:

      Concordo che, da rottamare, ci sarebbero ben altre posizioni e personaggi.
      Detto questo, però, devo fare una distinzione.
      Se parliamo, come fai tu, di ideali di Karl Marx, essenzialmente quelli di giustizia e palingenesi per gli oppressi, non posso che essere d’accordo.
      Ma già molto meno quando affrontiamo concetti come lotta di classe, dittatura del proletariato, e potere operaio (quest’ultimo concetto, in particolare, scandito ripetutamente dal citato gruppetto di lavoratori comunisti, mi sembra addirittura ridicolo, nella realtà odierna).
      Non so se sia un vantaggio o uno svantaggio, ma la mia carriera ideologica non è transitata dall’adesione al marxismo, passando invece da un moderatismo bacchettone, negli anni del mio liceo, direttamente alla causa ecologista negli anni successivi.
      E’ comunque vero, e il corteo di ieri sembra dimostrarlo, che molti dei sostenitori di un modello di vita antagonista a quello tardo-capitalistico, continuano a essere e dichiararsi comunisti. Spero tuttavia che siano in grado, alla bisogna, di isolare, dalla loro formazione, solo gli aspetti davvero adatti alle sfide del tutto inedite di un presente complesso e drammatico.

      • Luca ha detto:

        Ti assicuro che lo sono e lo saranno.

      • Franz ha detto:

        …’Ottimismo della ragione’? 🙂

        • Luca ha detto:

          Ottima sintesi. Proprio così. E comunque credo sia la prima volta che trovo punti di contatto con qualcuno che mai, nella sua vita, neppure per un secondo è stato comunista (categoria in Emilia oggettivamente rara).

          Alla prossima.

        • Franz ha detto:

          Credo, come ho già scritto, che i punti di contatto siano molti, a prescindere dalla tua imperitura fede bolscevica, fra la via Emilia e la Siberia…

          Alla prossima.

        • Luca ha detto:

          E dagli col bolscevico e con la Siberia……………………

          Accetto l’ironia, nella quale entrambi siamo ben ferrati e oserei dire maestri, ma se continui ad identificare l’ideale comunista con le abominevoli storture dell’URSS ex-Impero del Male mi dimostri una carenza di fantasia che non è da te.

          Credo che comunismo dovrebbe significare, come obiettivo ideale, casa lavoro sanità istruzione per tutti mentre le manovre del grande capitalismo moribondo vanno verso casa lavoro sanità istruzione pagando (s’intende) e chi non può pagare che si arrangi. E qui non c’entrano nè i bolscevichi nè la Siberia nè le purghe nè il Comintern nè il Patto di Varsavia nè i piani quinquennali. Io personalmente ho l’atroce dubbio che, con un po’ più di audacia da parte di un Togliatti che invece fece all’epoca considerazioni di realpolitik da socialdemocratico in vacanza, l’Italia sarebbe perfino potuta diventare la migliore applicatrice di un socialismo dal volto umano, come per certi versi era stata la Jugoslavia di Tito.

          Tutto questo, sempre nell’ambito di un rispettoso e fin affettuoso confronto di opinioni. E credo che la divergenza di vedute sui meriti artistici di Lucio Dalla dal 1977 in poi sia ben più grave e insuperabile.

          Un canonico abbraccio.

        • Franz ha detto:

          Mi dispiace aver causato, con la banalità della mia battuta, un tuo (insolito) accenno di irritazione.
          Conosci la storia, anche recente, molto meglio di me, e la tua ipotesi di un modello d’avanguardia di Italia socialista è suggestiva, benchè sia impossibile immaginarne le conseguenze internazionali.
          Tornando all’oggi, ben venga una definizione di comunismo come la tua, e ben venga l’abbandono, da parte di chi si professa comunista, di ogni retaggio che esuli dalla tua definizione.
          Da parte mia, però, continuo a preferire una posizione come quella di G.Chiesa, quando dice “siamo tutti imbevuti delle idee del secolo scorso, e quelle idee non sono in grado di prefigurare il sapere nuovo che occorre per affrontare la transizione verso un’altra società”. Il testo da cui ho tratto questo passo è linkato in un mio commento all’ultimo post dell’amica Superfragilistic, che affronta tematiche simili, e che ti invito a leggere, anche perchè, nel commento, è citato questo nostro dibattito.

          Per finire, non mi ricordo se l’ho già accennato, ma una breccia sulle mie granitiche certezze circa la carriera di Lucio Dalla l’hai già ampiamente causata, e spero che questo mi faccia perdonare.
          Ricambio l’abbraccio, canonico e pasquale.

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