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La coppia delle ravvicinate feste di primavera, il 25 aprile e il Primo maggio, rappresenta una di quelle pietre miliari sul mio cammino annuale di cui recentemente ho spesso parlato.
Un momento di rinnovamento, un traguardo ai grigiori e alle fatiche invernali, con l’apertura alla stagione della pienezza di vita. Un momento bello, nel tripudio delle fioriture e della nuova luce, che nell’immaginazione durante il resto dell’anno si tinge di fiaba.
E un doppio appuntamento, beninteso, con l’impegno civile, con il ricordo grato e un senso pervasivo di laica festività.
Eccoci, ci siamo di nuovo, possiamo tirare un bel sospiro di sollievo e chiedere alla vita che ci riconquisti ancora una volta. Anche i rondoni sono finalmente arrivati, ogni anno sembrano di meno, e raramente ormai riescono a riempire il cielo a sera dei loro voli e dei loro gridi, ma sono tornati, con il loro messaggio di speranza.
Eppure…
“Ma qualcosa ancora qui non va” cantava Lucio Dalla. E può arrivarti, fra capo e collo, una piccola ma acuta crisi di depressione e sconforto, proprio in mezzo alle due feste.
Ti interroghi; forse la tua costante attenzione, per tutta la stagione buia, agli aspetti della salute (fisica e interiore) ha troppo drasticamente sacrificato la vita emotiva; forse, più semplicemente, è il collasso di chi, come Dorando Petri, ha corso in testa la propria maratona e ora cade nel vederne finalmente il traguardo; o forse, ancor più semplicemente, è l’ostacolo inatteso, il trabocchetto, sistemato diabolicamente dal destino proprio su quel rettilineo finale, che ti ha fatto cadere.
Lo stress, sottile, di una situazione sgradevole che si protrae e si complica invece di risolversi.
Perché dalla carrozzeria della Co.Ta.Bo. non mi hanno ancora chiamato. Lavorare con l’auto un po’ ammaccata nella parte posteriore e con i sensori di parcheggio semidistrutti in fondo non è un vero sacrificio, ma stare sul chi vive sì, nella quotidiana attesa di organizzare la spedizione per consegnare la vettura e per chiederne una di scorta, su cui spostare tutta l’attrezzatura abituale, e con cui prendere confidenza per le successive serate di lavoro, fino alla riconsegna della Cavallona dal sedere rifatto.
Ma soprattutto, a piegare il morale, è stato lo stillicidio di un’assurda e imprevedibile piega presa dalle vicende assicurative.
L’angelo custode aveva accettato, senza problemi, di compilare e firmare il modulo della mia assicurazione, con le sue brevi ma inequivocabili dichiarazioni testimoniali.
Ero andato a trovarlo già la sera dopo il fattaccio, e nella medesima zona, quello stesso circolo ricreativo dove si stava recando quando aveva assistito al tamponamento e all’inizio del mio inseguimento, decidendo poi immediatamente di telefonare in Co.Ta.Bo. per offire la sua disponibilità.
Dopo il nuovo incontro, alla fine di quella serata di lavoro avevo riguardato il modulo.
“La presente dichiarazione non è valida in mancanza del codice fiscale e della fotocopia di un documento di indentità”. Fastidio, mancano entrambi, bisognerà tornare alla carica.
L’indomani l’ho richiamato, ottenendo la consueta risposta collaborativa. Consueta però solo fino, esattamente, a quel momento.
Perché da allora è diventato via via sempre più difficile contattarlo.
“Sì, sono ancora al mare, ma torno stasera verso mezzanotte” mi ha detto l’ultima volta che gli ho parlato, “la fotocopia l’ho già fatta. Appena arrivo ti chiamo, così se sei in zona te la do subito.”
In serate di lavoro scarso e di posteggi pieni, verso la mezzanotte ne ho scelto uno fuori porta, quello in via Mazzini, dove non c’era nessuno, per poter scattare indisturbato non appena mi avesse chiamato. Niente.
E da allora ha smesso di rispondere al telefono, nonostante i miei numerosi tentativi quotidiani, giorno dopo giorno; una volta sola ha risposto, ma appena ha sentito la mia voce ha messo giù.
Mi figuro due ipotesi: le minacce da parte dell’autista pirata, ammesso che sia stato in grado di rintracciarlo, o quelle di sua moglie, ammesso che ne abbia una, contrariata da quella che interpreta solo come la ricerca di guai.
Le feste infrasettimanali, mercoledì per il 25 aprile e martedì (con un inevitabile ponte) per il Primo maggio, allungano qualsiasi decorso e protraggono la soluzione a tempi indefiniti.
Mercoledì mi alzerò presto e andrò in Co.Ta.Bo., a chiedere lumi sulla lunga attesa da parte della carrozzeria, ma soprattutto a parlare con Barbara, la brava impiegata che si occupa a tempo pieno di problemi assicurativi. Le consegnerò la dichiarazione così com’è, e concorderò con lei le nuove mosse.
Siamo esseri umani, e, pur con tutta la buona volontà di questo mondo, soggetti a cadute di ogni genere, fra cui quelle di tono vitale. Ma poi passa, tutto si ridimensiona e torna nella prospettiva di un cammino di crescita.
Il mio 25 aprile, comunque, la crisi non si era ancora manifestata, e il mio stato d’animo era di tutt’altro genere.
Pur sentendo in cuore un coinvolgimento più vivo che mai al ricordo dei giovani martiri partigiani, avevo limitato a pochi segni la mia festa d’aprile: l’affissione a una finestra di una bandiera di cartoncino, con il tricolore e la scritta “W la Resistenza”, che avevo trovato nella buchetta allegata alla stampa locale;
la pubblicazione di questa bellissima immagine, che parla da sola, sulla mia bacheca di Facebook, e, di buon mattino, la partecipazione alla corsa podistica non competitiva ‘della Resistenza’, dal vicino paese di Ozzano fino in vetta alle attigue colline, e ritorno. Evento, quest’ultimo, a dir la verità, più sportivo che di testimonianza: cioé una prova a tutti gli effetti di resistenza con la erre minuscola, per quindici chilometri di dislivelli mozzafiato.
Folate di vento freddo mettevano in dubbio la mia scelta primaverile di indossare, come maglia, solo la canottiera che mi fu regalata dal negoziante dove acquistai le nuove scarpette. Ma poi il vento è calato e la fatica ha scaldato il motore. E intanto un sole splendido vivificava una natura assolutamente fantastica: certe fittissime e vaste distese di fiori di colza sembravano degli irreali laghi di colore giallo canarino, da lasciare stupefatti.
Dicono che lo sforzo fisico aerobico prolungato scateni le endorfine, come una droga naturale. Fatto sta che ho vissuto, dopo l’ora e quarantadue minuti di faticaccia, e per l’intero pomeriggio, sensazioni di benessere che rasentavano l’euforia.
E ora siamo alla vigilia dell’altra festa, nel mio immaginario ancora più significativa come pietra miliare sul cammino. Prenderò un giorno di ferie, anche come segno importante di adesione e partecipazione, ma, come è stato per il 25 aprile, passerò la giornata, senza alcun rimpianto, da solo, con la compagnia, questa volta televisiva, di un altro genere di maratona: il Concertone di Piazza San Giovanni, a cui ho quasi sempre dedicato, anche qui sul blog, molti pensieri e interi articoli.
Lasciate, a me che tengo sempre spenta la tv, quest’unica occasione di ubriacatura televisiva; lasciatemi vivere comodamente in soggiorno le emozioni di quella gioventù festante, travolgenti alle note di Bella Ciao, o quelle trasmesse dalla capacità istrionica di Caparezza, o dalle poetiche stornellate di Mannarino, e da tutte le altre belle sorprese musicali, che non sono mai mancate.
E poi infine, comunque sia, largo alla stagione del tripudio della luce e delle foglie verdi.
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Immagini da: http://www.atripaldanews.it/2012/04/25/25-aprile-e-1-maggio-la-nota-di-luca-criscuoli/
e da: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=284169671667696&set=a.124266824324649.32733.124264590991539&type=1&theater
Scrivevi questo post proprio nel momento di un mio dolceamaro cambiamento di vita. Un momento caratterizzato da un allontanamento non del tutto indolore dalla piccola ma presuntuosa città che sento mia (senza che ella mostri peraltro in qualsivoglia maniera di ricambiare il mio sentimento) ma in compenso da un entusiasmante coinvolgimento nel mondo della solidarietà e del darsi da fare, che evidentemente si è spostato a nord-ovest non so se scacciato o volontariamente transfuga dalla piccola vanagloriosa città avvilita e tumefatta da un quindicennio di promesse, sprechi, ruberie, superficialità e delirii puri e semplici.
Il che mi ha impedito di commentarti con la dovuta solita consueta piacevole (almeno per me) tempestività.
Al centro c’era il racconto di una sottile ma comunque insidiosa depressione. Stavo per usare l’espressione “sgradevole”, ma poi l’ho trovata eccessiva. Perchè un po’ tutti soffriamo, sotto sotto, di cicli maniaco-depressivi nel cercare di leggere una realtà gattopardesca, in cui tutto sembra permanentemente cambiare perché tutto resti, in buona sostanza, com’era.
E non si sa, non ci è dato dire, se è più il fastidio per la miriade di microcambiamenti banali e ridondanti, o per la tendenza omeostatica che li azzera tutti ed annulla anche gol regolarissimi, se mi si passa la metafora calcistica.
Certo che, dopo l’8 di maggio, gli Italiani che sperano e resistono (e uso volutamente queste due parole che nel Terzo Millennio suonano ridicole e quasi mostruosamente ingenue) hanno qualche motivo in più per godere di una primavera che, dopo una falsa partenza penalizzata da un mese di quasi autunno, sembra finalmente arrivata.
Anche nella piccola città afflitta dall’unguento miracoloso dei fratelli Ubaldi e che con mio enorme orgoglio ed entusiasmo si è dimostrata di nuovo, dopo anni di ottundimento, capace di epocali cambiamenti e di grande coraggio. E al ballottaggio Pizzarotti non parte battuto in partenza.
Una “città che sento mia (senza che ella mostri peraltro in qualsivoglia maniera di ricambiare il mio sentimento)”. E se, invece, il risultato elettorale comunale più straordinario dell’intero Paese fosse stato il pegno di ringraziamento a un suo illustre e devoto cittadino nel momento del congedo? E’ bello immaginarlo.
Quanto alla mia (indubbiamente sgradevole) piccola crisi, l’onestà mi costringe ad ammettere che è stata causata essenzialmente da fattori interiori, anche se è altrettanto vero che un quadro sociale meno cupo avrebbe certamente fornito stimoli positivi contrastanti.
Come, forse, è successo dopo l’8 di maggio, in barba a tutti i commenti, spesso di illustri e cattedratici opinionisti interpellati dai media, schifiltosamente scandalizzati e chiassosamente preoccupati.
Un saluto e ancora un giusto nonché augurale evviva per il tuo nuovo impegno professionale.
Sì lo so cosa hai pensato lo so lo so, non negare. Sei passato dal blog di Luca, hai letto e hai postato e hai visto tracce dei miei exMisssvaneggiamenti e allora eccola la nuvoletta che appare e dice: “ma guarda la Terry, è passata da Luca e ha letto e commentato e poi da me niente nisba che monela quella ehhhh” e invece no, sono passata anche da casa tua, ho letto tutto ripeto LETTO TUTTO anche il post precedente e poi al momento di cliccare e commentare MI SI E’ BLOCCATO IL PC E NIENTE ho dovuto spegnere tutto. Comunque potevi anche lasciarmi un salutino a casa di Luca eh eh eh eh. E smettila di fare il matto incidenti inseguimenti ma hai una certa età ricordatelo!!!! Baci exMisssburlosamenteburlosi da Terry
La mia veneranda età mi ha insegnato a dominare, cara la mia ecsmis, le passioni più cocenti,in particolare la gelosia.
E così posso godermi ora tutta la sorpresa di un nuovo ecsmisvaneggiamento-naso-fronte qui da me, evento certo non frequentissimo.
Va bene, cercherò di seguire il tuo consiglio e di fare una vita meno spericolata, ma tu cerca di trattare un po’ meglio i tuoi strumenti tecnologici, che ne hai già distrutti troppi!
Baci saggi.
Va bene cercherò di fare la brava. Sappi che ti tradisco con la Fattoria Felice di Faceboooooook Baci monelli
p.s. cazzarola tutte le volte per lasciarti commento devo riscrivere vita morte e miracoli cioè nome email indirizzo ahhhhhh che palle
Ecco perché si guasta il tuo computer: non sopporta, subito dopo esser servito a pubblicare belle poesie sul tuo blog, di avere a che fare con vitelli, galline, capponi, oche e maialini virtuali!
Per quanto riguarda i commenti su wordpress, almeno qui (se non sbaglio) non c’è da copiare quei fastidiosi codici “captcha”, a volte illeggibili!
Ciao Terrybile, fai la brava e vai a votare bene.
Carissimo…
mi spiace dire che te l’avevo quasi tirata… ma in effetti le dichiarazioni testimoniali andrebbero raccolte subito, perché è difficile che passata la foga del momento, la voglia di giustizia che ciascuno di noi dovrebbe provare davanti alla commissione di un fattaccio, perduri a lungo…
E come dici giustamente tu, se non ci è arrivato da solo, ce l’avrà fatto arrivare sua moglie, come tutte le donne più scaltra e meno smaliziata: ‘ma cosa ti sei andato a mettere in mezzo? quello poi abita nella nostra zona, metti che ti riconosca e si vendichi…’ e via che il senso civico è già bello che archiviato, la voglia di giustizia solo un triste ricordo.
Non è un caso se, pur nel mio breve percorso di pratica, gli unici testi che ho visto sapevano più di pantomima combinata che non di cittadini realmente desiderosi di aiutare il prossimo… e dicendo questo ti sto dando una mano, perché, se tu ci rifletti, sai con certezza chi ti ha tamponato… ti manca solo…
A dir la verità, caro Carlo, la mia situazione è particolare, perché la dichiarazione firmata l’ho ottenuta, ma sembra che non sia valida senza quei due allegati mancanti (in questi giorni la nostra impiegata è riuscita a parlare due volte con il reticente testimone, ottenendo la solita promessa di inviarglieli, per il momento vana…).
Ti ringrazio per l’ “aiutino”, so che le cose in Italia funzionano così, ma proprio non è nel mio stile: preferisco, piuttosto, difendermi da solo, con tutti e soli i mezzi a mia disposizione, e soprattutto con tutta la mia determinazione.
Si, avevo capito che la dichiarazione c’era, ma che difettava di due requisiti a quanto pare essenziali (poco male per il CF che si ricava, ma la C.I è una bella grana), suggerivo, come extrema ratio, di aggiungere un amico che potesse semplicemente dire quello che avrebbe detto il vero testimone, nel caso questi, non volendo più darti i documenti e comparendo dal gdp, iniziasse a dire ‘mah… veramente non ricordo bene… era buio… non sono poi così sicuro che quella macchina incidentata fosse la stessa, potrei essere stato avventato a scriverlo…’ mettendoti in difficoltà…
Mi era chiaro già dal tuo precedente commento; non posso che ribadire la mia avversione alla falsità, sia pure a fini di giustizia, come in questo caso.
E ciò ti fa davvero onore. Complimenti.
In bocca al lupo per come finirà la storia!
Grazie, Carlo, e campi il lupo!
(tipico augurio ecologista)
Arrivo tardi, a commentare, e molto di ciò che potevo scriverti è già stato lasciato dai tuoi altri, più solleciti, lettori.
Mi limiterò allora, brevemente, a sottolineare come, anche questa tua pagina che ci racconta di un evento sgradevole, sia ricca di poesia, di colore, di luce. E sono questi elementi che, alla fine, mi rimangono più impressi.
E se ti auguro che l’antipatica vicenda si concluda, per te, nel migliore dei modi, ti auguro pure (e lo auguro anche a me, che sono tua amica), che poesia, luce, colori, facciano sempre parte della tua anima. Non solo nella presente stagione del “tripudio della luce e delle foglie verdi”, ma sempre, anche quando tutto ti può apparire più opaco, con colori più sbiaditi, privo di armonia.
Un abbraccio, Franz.
Grazie delle bellissime parole e del bellissimo augurio.
Camminiamo su una fune, fra abissi di angustie e vette di bellezza; conviene tenere lo sguardo e il cuore ben orientati a queste ultime.
Un abbraccio a te.
Mah! Un giornata con un’aria così nitida davanti alla tv? E te lo dice una che è innamorata
di Mannarino. Però fuori è un’altra cosa! Il 25 aprile sono stata sulle colline di Monzuno-Loiano
a vedere un giardino che ho nel cuore, e lungo la strada per arrivarci, uno scorcio più bello dell’altro, tanti fiori spontanei da riempire gli occhi. Mi sarei fermata ogni due minuti.
Sono un pò fissata forse con la campagna vero? E per me è già strano aver acceso ora
il computer, ma l’ho fatto intanto che mi si scongela la mozzarella .
In tutti i casi, ti abbraccio e ti auguro un sereno e rilassante primo maggio.
Ciao
Che ti posso dire, carissima Loretta, probabilmente aver passato l’infanzia in città, e in una casa senza il giardino, mi ha prodotto un carattere molto casalingo, al contrario di te.
Ma l’incanto della natura, e in particolare delle fioriture, lo avverto lo stesso, e poi, anche stando comodamente in casa, posso ammirarle in certi spettacolari blog di mia conoscenza… 😉
Un abbraccio a te e (se faccio in tempo prima che la tua mozzarella sia addentabile e il tuo computer spento), una buona festa!
Credo di averlo scritto tante altre volte, però hai un modo speciale di raccontarti, caro Franz, e anche stavolta mi sono lasciata accompagnare dalle tue parole nei ritmi della primavera, di una nuova stagione della vita, con i momenti di perfezione e di sintonia con il resto del mondo e con le “sbavature”. C’è sempre qualcosa che ancora qui non va, così come c’è sempre qualcosa che ci fa sentire felici di essere al mondo, nonostante tutto, un rondone che svolazza o un concerto in tv e, sopra ogni cosa, il tripudio di luce. Buon primo maggio 🙂
Cara Giraffa, ricevere i complimenti da una vera e propria esperta di spettacoli naturali è una bella soddisfazione!
E mi rincuora anche questa tua nuova testimonianza di positività.
Buona festa anche a te! 😉
Credo che per l’auto si risolverà ogni cosa, se ci sono le prove l’assicurazione pagherà il danno, nel frattempo rilassati davanti alla tv per il concerto del primo maggio. Auguriamoci che domani i signori del governo riflettano sull’importanza della festa e promuovano dei cambiamenti per assicurare il lavoro al cittadino esasperato dalla mancanza di quest’ultimo.
Buon primo maggio
un saluto
annamaria
Credo francamente, cara Annamaria, che per smuovere la casta ad azioni di governo davvero utili sia necessario ben altro…
Comunque il concerto del Primo maggio è un importante veicolo di significati, di aggregazione e di consolidamento per il popolo, prevalentemente giovanile, che lo segue, dalla piazza o dal teleschermo.
Buona festa anche a te (e grazie per l’incoraggiamento)!
ma sì Franz andrà tutto bene, hai le foto dell’auto pirata eventualmente ci penserà l’assicurazione a convocare il testimone se le foto e la tua diretta testimonianza non fossero sufficienti, buon concertone, buona primavera
Grazie Amanda, con le tue sagge parole e il tuo immediato sostegno ti confermi un’amica preziosa.