.
Dall’orizzonte internazionale giungono indicazioni molto inquietanti sul prossimo futuro: lo sconvolgimento climatico procede più rapido delle peggiori previsioni (vedi qui), mentre lo stesso avviene per un altro tipo di surriscaldamento, che appare ugualmente inarrestabile: quello delle strategie espansionistiche militari e delle guerre in corso o incombenti, soprattutto nel vicino Oriente (vedi qui).
Se poi restringiamo il campo d’interesse all’orizzonte nazionale, un po’ di informazione vera, non filtrata dalla più corrotta classe giornalistica d’Europa, ci mostra un Paese strangolato dalle politiche di un governo che ha come missione più urgente salvare Francia e Germania dalle sabbie mobili del nostro debito pubblico (tramite la massiccia vendita dei relativi titoli in loro possesso alle nostre banche), un debito che è un mostro che non smette di aumentare, e che comunque continuerà, di pari passo con il fallimento di migliaia di imprese, a ingoiarsi una dopo l’altra le conquiste di giustizia, civiltà e benessere del secolo scorso; il tutto mentre le istituzioni locali e i partiti politici stanno franando con l’emergere di una sistematica corruzione, arrogante quasi come l’ineffabile ministra Elsa Fornero.
E’ un quadro assai demoralizzante, e proprio per questo mi limito solo ai precedenti accenni e link: l’esperienza insegna che la realtà si presenta sempre molto composita, e che motivi di speranza e di pervicacia nell’impegno convivono sempre con quelli di desolazione; non solo, ma che dare rilievo e diffusione ai primi, pur senza nascondersi il quadro complessivo e le relative minacce, è molto più utile e salutare.
Credo che la pensi così anche il giornalista Daniel Tarozzi, che è partito con un camper alla ricerca del sottobosco positivo, propositivo, creativo, di un’ Italia che cambia (vedi qui) e che, in attesa di raccogliere le sue esperienze in un libro, sta documentando le sue sorprendenti scoperte in un blog (vedi qui) collegato al sito del ‘Fatto quotidiano on line’.
L’Italia che cambia. Forse è proprio così; possiamo, dobbiamo crederci?
Anche in questo caso ci si può lasciar sopraffare da scene di desolazione, come la frenesia collettiva per un nuovo modello di videotelefono portatile, come l’apparente reazione di rassegnazione popolare a un governo di aristocratici che ci sta massacrando e privando del futuro, e di esacerbata depressione e disperazione, e aggressività e furore omicida nascosti fra le mura di casa, e di ripiegamento davanti a macchinette da videogioco a gettoni, o a vacue cronache sportive e stupida cultura di tifo per la squadra del cuore, o agli ultimi sviluppi della telenovela o del talent-show di grido, e soprattutto ci si può chiedere sconfortati perché non ci sia una sana reazione di piazza, come avviene in Paesi vicini.
Ci sta provando il sindacalista Giorgio Cremaschi, alla guida di un insieme di movimenti che hanno aderito al ‘No-Monti day‘, sabato prossimo 27 ottobre, con manifestazione a Roma (corteo da Piazza della Repubblica, ore 14.30, a Piazza San Giovanni).
E’ un’iniziativa giusta e sacrosanta (e avrei deciso di parteciparvi anch’io, se non stessi attraversando, come ho più volte accennato, un periodo di grande concentrazione sul lavoro e costante economia di tempo e denaro, a causa di una raffica di tasse e spese straordinarie); e spero che faccia abbastanza clamore, senza che sia funestata dalle violenze che strangolarono quella similare di un anno fa, il 15 ottobre 2011, che pure aveva visto un imponente afflusso di persone e gruppi organizzati. Non credo francamente che si ripeteranno quegli scenari di guerriglia, ma allo stesso modo non mi pare di cogliere in Rete i segni di un particolare fermento intorno all’iniziativa (come era avvenuto invece in diversi altri casi: No-Berlusconi day, Se non ora quando, referendum); mi sembra che lo stesso Cremaschi sia dubbioso sugli esiti della sua campagna, visto che pochi giorni fa ha pubblicato un articolo in cui lamenta il boicottaggio della stampa intorno ad essa (vedi qui).
L’Italia che cambia. Spero di sbagliarmi, ma potrebbe essere che alla fine del ‘No-Monti day’ sia proprio il dubbio su questa affermazione, più o meno confessato, a imporsi alla coscienza critica di chi non si vuol dare per vinto.
Eppure io penso che sia proprio così e che il lavoro di Daniel Tarozzi sia tutt’altro che peregrino.
Non so spiegare le dinamiche che hanno impedito finora lo svilupparsi di un movimento indignato, anzi furibondo, di rivolta massiccia: forse solo un giorno futuro saranno evidenti; ma osservo i sondaggi che danno la fiducia in Mario Monti in costante calo (da quell’assurdo settantuno per cento di quasi un anno fa, a inizio legislatura, all’attuale trentasette per cento, vedi qui), e soprattutto osservo un altro fenomeno, che, quello sì (ormai ho imparato ad annusarli in modo inequivocabile), ha tutti i connotati di un imminente evento esplosivo.
Sto parlando della campagna elettorale condotta da Beppe Grillo in Sicilia per le elezioni regionali, che vi si svolgeranno proprio il giorno dopo, domenica prossima 28 ottobre. I resoconti scritti e le riprese dirette o registrate dei numerosissimi comizi quotidiani, davanti a piazze incredibilmente gremite, testimoniano un’attenzione popolare di massa davvero sorprendente, che scalda il cuore e la fantasia e la speranza di chi come me ha sempre fondamentalmente creduto nella proposta politica di zio Beppe e dei suoi giovani a cinque stelle. Mi sento facile profeta di un risultato elettorale straordinario, che sconvolgerà gli apparati di potere nazionali probabilmente più di qualsiasi piazza indignata, perché il successo della campagna di Sicilia costituirà una minaccia gravissima e intollerabile per loro, ma anche per i loro emissari europei ed internazionali, in vista delle prossime elezioni politiche.
Nel post pubblicato poche ore fa nel suo blog, Grillo si appella ai Siciliani emigrati in tutto il mondo, perchè si facciano tramite di propaganda verso le loro famiglie nell’isola. Termino questo mio scritto lasciando a lui la parola, con questo link al post in oggetto, e questo breve estratto:
“Potete fare molto, cambiare tutto perché, almeno una una volta nella Storia, tutto cambi veramente. I treni del vero cambiamento passano poche volte nella vita, uno di questi rarissimi treni sta percorrendo in questi giorni la Sicilia, da Messina a Palermo, da Termini Imerese a Cefalù. Lo vedi, il passaggio del treno, negli sguardi dei ragazzi siciliani che credono finalmente nella possibilità di creare sviluppo e ricchezza nella loro isola senza dover emigrare, lo vedi nel pianto di alcuni vecchi che mi hanno abbracciato come se fossi un loro figlio e nelle piazze piene all’inverosimile in cui si è accesa una speranza di buon governo, di futuro e di libertà dai ricatti dei capibastone.”
.
.
.
.
——-
Immagini da:
http://dentroilweb.myblog.it/archive/2012/01/11/susanna-tamaro-cara-mathilda-lettere-a-un-amica.html
http://www.beppegrillo.it/2012/10/ad_alcamo_non_c.html
“Segnali” e “L’Italia che cambia”… hai scritto questo tuo interessante e preciso articolo 4 giorni fa, cioé prima che Berlusconi rimescolasse nuovamente le carte in tavola…
Merita quindi di essere aggiornato! 🙂
Ti ringrazio per l’assist, caro Carlo, che mi permette di aggiungere un paio di considerazioni, anche se penso che i ruggiti e le minacce della bestia ferita a morte non cambino poi sostanzialmente il quadro generale.
La cosa più evidente e sordida, che mi è apparsa dalla sceneggiata che ha fatto il pagliaccio di Arcore, è che si è sentito tradito da Mario Monti, che (sembra più che mai evidente) gli doveva aver promesso l’impunità in cambio delle sue dimissioni, e che poi ora l’ha scaricato tranquillamente, nella più perfetta logica dei giochi di potere.
La conseguenza che mi sembra di prefigurare è semplicemente di un’ulteriore perdita di credibilità di un partito che sta reagendo al colpo in modo rissoso, scomposto, impaurito, ma che non avrà nessun interesse a seguire il vecchio leader nella sua furia distruttiva.
Credo dunque che possiamo doppiamente rallegrarci di quanto è successo, ringraziando i giudici.
Non credo comunque che scaricherà sul serio Monti, penso piuttosto che stia facendo un po’ come con l’Alitalia: ricordi? Passività allo Stato e società “sana” ai privati.
Con Monti uguale: la passività tocca al PDL di Angelino, che ha il dovere di reggere un esecutivo a cui, soprattutto ora che bisogna approvare la finanziaria (addirittura obbligo costituzionale ormai), non vi è certo alternativa; mentre Berlusconi dal canto suo si sta ritagliando un partito più personale che gli permette di avere le mani libere e di sparare su di un governo per certi versi inviso alla platea del PDL (e mi chiedo come mai, visto che ha messo in piedi manovre di dx degne di Tremonti) così da risalire di qualche pt.
Amorevole, poi, il suo tentativo di ieri di corteggiare gli evasori fiscali, forse il vero zoccolo duro di elettori del PDL…
Mi chiedo come mai nessun commentatore abbia gridato allo scandalo del fatto che un premier appena condannato per frode fiscale (ieri ha detto che ‘si trattava cmq di un 1% all’anno che potrebbe essergli sfuggito’…) abbia attaccato tanto duramente Equitalia rea, a suo dire, di fare i blitz a Cortina e di aver instaurato uno stato di polizia tributaria nel Paese…
Semplicemente da delirio senile, invece, la sua teoria economica secondo la quale al PIL in luce andrebbe sommato aritmeticamente quello sommerso (dovuto alla prostituzione, criminalità organizzata, evasione fiscale, spaccio di droga, racket…) perché “è sempre reddito”…
Vent’anni di protagonismo di questo mostro, purtroppo partorito e alimentato da un’infantile irresponsabilità degli italiani, ci hanno abituati a valutare seriamente i suoi delirii. Come giustamente hai scritto nel tuo blog, è giunto il momento di cambiare canale, molto drasticamente.
a volte penso che nulla ci sappia scuotere, a volte penso che invece forse sì ed a quel sì mi aggrappo
Penso che la capacità di lasciarsi scaldare dalla speranza, a volte addirittura dal’entusiasmo (capacità che a volte sfida l’irrazionale), sia una dote molto fortunata, e commisurata alla vitalità e salute interiore.
Il tuo post è di un rigore e di un’articolazione così assoluti che non lo si può che sottoscrivere in toto. Esauriente, documentato, oserei dire aristotrlico-cartesiano.
Lo posso commentare solo spostando il tiro dallo specifico all’universale, dalla realtà hic et nunc alla sintesi storica più generale.
In questa realtà così difficile da codificare viviamo di segnali, indizi, abduzioni e induzioni (giacché, come certamente sai, per fare delle deduzioni bisognerebbe partire da dati certi, che sono pochissimi e quasi tutti negativi).
Uno dei capitoli più belli della “Pragmatica della comunicazione umana”, storica bibbia del paradigma sistemico come si veniva definendo al Mental Research Institute di Palo Alto, è quello che descrive il difficile dialogo fra l’Uomo e la Realtà, con un’intonazione a metà strada fra Gregory Bateson e Luigi Pirandello, e anche qualcosa del Leopardi delle Operette Morali.
I sistemi interattivi dell’Homo Sapiens sono tutti in crisi, “il tempo è fuori squadra” (titolo dell’ultimo scritto di Gregory Bateson negli anni ’80).
Le poche deduzioni che possiamo fare partono da un trittico di dati certi: 1) Il sistema cognitivo dell’Homo Sapiens non è il migliore possibile, è il faticoso e contradditorio prodotto evolutivo che ha permesso a dei goffi scimmioni fisicamente imbelli e inermi di dominare la Natura con la protervia e la violenza; 2) La Natura si lascia dominare nei tempi medio-brevi, ma in quelli medio-lunghi spazza via senza pietà le speci che tendono a proliferare con una logica oncologica più che ecologica; 3) (l’unico potenzialmente positivo) La storia non procede in maniera rettilinea ma attraverso dei tracciati che sembrano l’altimetria di una tappa pirenaica del Tour de France, con corsi e ricorsi e periodici rewind.
Sotto questi dati certi, si muovono una miriade di impressioni, credenze, emozioni, superstizioni, religioni, fedi, ideologie, speranze che rendono la vita dell’uomo più colorata ma anche più incasinata di quella di un mammifero non raziocinante, che vive in istintivo equilibrio con il suo ambiente e, come le pecore dell’Asia Centrale dopo una bella brucata, lasciano che sia il loro pastore a porsi problemi esistenziali.
Ogni tanto su queste onde bizzarre ed erratiche qualche eretico (Socrate, Gesù Cristo, Francesco da Assisi, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Charles Darwin, Karl Marx, Sigmund Freud sono i primi esempi che mi vengono in mente) naviga e arriva laddove la sola logica non arriverebbe mai, e costruisce castelli utopici che quasi mai cambiano la realtà (Cristianesimo, marxismo e psicanalisi ne sono un pittoresco esempio) ma la rendono un po’ meno plumbea.
Ma quasi mai non significa “mai”. Il passaggio dalle tenebre del Medioevo agli splendori del Rinascimento si alimenta di eroici furori, di geniali scoperte, di audaci traversate verso l’ignoto, di sfide all’ignoranza e al pregiudizio.
Il Primo Medio Evo è durato 1.016 anni. Il Medio Evo nel quale siamo dentro, con l’esponenziale aumento della velocità dell’informazione e delle idee di cui il World Wide Web è contenitore e riassunto, potrebbe durare pochi decenni, e magari essere vicino alla conclusione.
A patto di saper ancora scommettere sul futuro.
Commentare un tuo post vale altrettanto, se non più, che scriverne uno proprio. E quindi tieni duro.
“In questa realtà così difficile da codificare viviamo di segnali, indizi, abduzioni e induzioni (giacché, come certamente sai, per fare delle deduzioni bisognerebbe partire da dati certi, che sono pochissimi e quasi tutti negativi).” Aggiungerei, condividendo questa acuta osservazione, che tutto ciò è una bella fortuna, perché ci permette di vivere momenti belli e intensi anche in contesti del tutto mortificanti. Questo si sta realizzando per me in questi giorni, nel cercare gli echi della clamorosa e festosissima campagna elettorale siciliana di zio Beppe, e di lasciarmi scaldare il cuore e tanta speranza.
“…e costruisce castelli utopici che quasi mai cambiano la realtà (Cristianesimo, marxismo e psicanalisi ne sono un pittoresco esempio) ma la rendono un po’ meno plumbea.” Questa affermazione è più opinabile, perché tutti e tre i fenomeni hanno, in misura diversa, cambiato la realtà, rendendola inoltre, spesso, ancora più plumbea.
Mi limito a questa replica, e ti ringrazio per gli apprezzamenti, l’incoraggiamento e per il ricchissimo contributo. Salutamm’
Sull’opinabilità della mia affermazione concordo pienamente. Essendo portatore di opinioni e non di dogmi da Santa Inquisizione, credo di essere un esempio di opinabilità ambulante.
Ho citato le tre intrecciate e multiformi religioni che hanno animato l’Occidente contemporaneo, che probabilmente (è vero ciò che dici) a volte in buona fede a volte meno hanno modificato il mondo in maniera non ottimale.
Per quanto concerne la triade Gesucristo-Karlmarx-Sigmundfreud io sto alla teoria, che ritengo ineccepibile ed arricchente per l’intera umanità, poi penso a una triade esemplificativa Torquemada-Stalin-Verdiglione che rende, nella pratica, un ben misero servizio al nitore formale della teoria. Sia come sia, i cambiamenti che Cristianesimo, Marxismo e Psicanalisi si ripromettevano di portare all’umanità hanno avuto realizzazione parziale e a volte quanto meno contradditoria. La potenza dell’idea però resta.
Secondo me eh, come direbbe Epifanio Gilardi, secondo me…
Forse questo triste dato di fatto andrebbe citato fra le certezze che permettono malinconiche deduzioni: date all’Homo Sapiens dei begli ideali e poi osservate curiosi e perplessi l’uso del cxxxo che ne farà.
Una conclusione che ci riporta al pessimismo della ragione, per tornare ancora una volta al solito dualismo.
Comunque sempre gradite le considerazioni di un opinabile opinionista ambulante!
…. e leggere post e commenti figuratevi un pò che fatica ehhhh.
Vrommmmmmmmmmmmmmm Bep bep bep beeeep……
Già, che non ti collassi il neurone (solitario ma dinamico)…!