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Quindici giorni senza pubblicare un nuovo post: è sicuramente, e di gran lunga, il primato di afasia nei sei anni e mezzo di vita di questo blog.
Per riprendermi da questo autentico collasso espressivo, non trovo di meglio che tornare ai toni della confidenza da diario di bordo intimista, raccontando quel che mi è successo.
Un giorno già lontano di ottobre mi ero fatto le caldarroste, dopo aver recuperato dalla cantina l’idoneo strumento proveniente dai meandri più segreti e più cari della mia infanzia: la padella di ferro traforata; e dopo aver inciso i panciuti frutti del castagno con l’apposito coltellino.
Operazione festosa, sebbene compiuta in solitudine, così come la bella e sonora cottura fino ad abbrustolirne abbastanza le lisce superfici.
E poi, bruciacchiandomi un po’ i polpastrelli, avevo quasi sùbito consumato il bottino, dando poco peso al piccolo incidente di un frammento di buccia andato a conficcarsi come uno stiletto lungo il bordo esterno dell’unghia del pollice destro. Estratta, niente sangue, poco male.
Impressionante come a volte un piccolo episodio come questo sia in grado di complicare l’esistenza fino a farla quasi deragliare dai consueti canoni: la piccola ferita, non evidente e per questo non disinfettata, ha aperto il varco ad un assalto di germi di razza inqualificabile, di quelli che sicuramente mi fanno abitualmente compagnia nelle valigie di provenienza internazionale che carico e scarico dal bagagliaio, o nei pedanini che risistemo ogni sera prima di accendere il motore.
L’infezione si è manifestata in tempi lunghissimi, dapprima come un puntino doloroso, poi come un rigonfiamento del pollice, che è andato crescendo giorno dopo giorno, togliendo via via la normale mobilità al dito, indurendo il polpastrello e aumentando il dolore, un dolore continuo, accompagnato di tanto in tanto da acute fitte.
Contrario, per antica e profonda convinzione, a ogni terapia sintomatica, non ho nemmeno pensato a combattere il dolore, e per diversi giorni ho evitato anche di cercare altra cura che non fosse la spontanea reazione immunitaria, che mi aspettavo facesse prima o poi il suo salvifico decorso.
Il dolore, che mi accompagnava come un fastidioso rumore di fondo di giorno, diventava più insopportabile di notte, una volta a letto, estendendosi a tutto l’avambraccio, e permettendomi solo brevi sonni fra lunghi periodi di agitazione fisica continua, alla ricerca di un po’ di pace.
Salvo un giorno nella fase più acuta, ho tuttavia continuato a lavorare, un po’ per distrarmi, un po’ per non perdere preziose giornate di fiera in questo mio autunno, connotato dalla necessità di far quadrare i conti tramite un aumento dei tempi di lavoro.
Il perdurare e aggravarsi della situazione, invece, mi ha fatto ricredere sull’inutilità di un intervento farmacologico: ho estratto dall’armadietto nel bagno la pomata antibiotica (il generico del ‘Gentalyn Beta’) e l’ho applicata, a più riprese, in modo abbondante e con il classico bendaggio occlusivo.
Efficacia inequivocabile: segni immediati del processo di suppurazione che, dopo altri due o tre giorni di calvario, è giunto al suo culmine, provocando la fuoriuscita di una gran quantità di un orrendo liquido dal colore indefinibile, e permettendomi finalmente una notte di riposo profondo.
Sono passati ad oggi nove giorni da quel momento, e ancora il pollice, continuamente e copiosamente disinfettato e doviziosamente incerottato, non ha finito di riacquistare la sua completa elasticità, a testimonianza della devastazione subita.
Come e ancor più che per le mie confidenze sulle mie nuove regole di alimentazione, trovo difficile ragionare, sia pur brevemente, sul mio modo di affrontare i malanni, come ripeto dovuto ad antica e profonda convinzione; la cosa è difficile ma magari può essere utile a qualcuno.
Ho ricevuto, nei primi anni dell’adolescenza, l’insegnamento a un atteggiamento di costante ascolto dei segnali provenienti dalle zone più profonde e non controllabili dell’io, che ho imparato a considerare come il motore più importante della mia realizzazione di specifico e irripetibile essere, destinato a un’evoluzione mirabilmente positiva nel mondo, tramite l’interazione con l’ambiente fisico e umano, oltre che con la parte di coscienza sotto il mio controllo. Le conferme che ho ricevuto da questo atteggiamento, in tutta la mia ormai lunga vita da allora, sono state tante e tali da non mettere mai più in dubbio tale impostazione. I sintomi di una malattia o di un disagio fisico fanno parte inscindibile di questo genere di segnali, e come tali vanno ascoltati al fine di agevolare il più possibile il processo di guarigione, e mai oscurati, annullati tramite le cosiddette terapie sintomatiche, analgesici dunque compresi. Quello che può sembrare un comportamento di uno stoicismo tendente all’autolesionismo o all’autoflagellazione (secondo i parametri correnti, nella nostra cultura dei consumi e dell’esasperata efficienza produttiva), è per me senza ombra di dubbio la normalità più corretta e sana.
E un’ulteriore conferma mi viene da una considerazione, che quest’ultimo episodio mi ha portato a fare: il dolore fisico ‘ascoltato’ e sopportato non lascia tracce in alcun modo patologiche, se ne va come lo scorrere dell’acqua di un torrente: quasi non ne ho più memoria. La cosa è ancor più clamorosa se confrontata con i sensi, tuttora vivi e stridenti, di inadeguatezza e mancanza di grazia, maturità, profondità, serenità, che, invece, hanno lasciato in eredità tanti e tanti episodi del mio passato, in tutte le sue numerosissime fasi più o meno remote che, in quest’anno più che mai, sono tornati alla mia mente in una sorta di processo catartico, forse autoterapeutico.
Ieri sono andato in banca, quattro minuti di strada (ad alta velocità) dal garage, poco prima della chiusura per l’intervallo pomeridiano, in modo da evitare gli assalti che di tanto in tanto il personale tenta per piazzarmi qualche prodotto di investimento o di previdenza.
C’era un’impegata molto giovane, di una bellezza delicata, provocante e intensissima, probabilmente una neo-assunta o neo-precaria, chissà.
Ho estratto dalla consueta bustina rossa di carta una nutrita mazzetta, il frutto del super-lavoro (e di molte relative rinunce) di queste ultime settimane, chiedendo di versarmi l’importo sul conto corrente.
“Che motivazione devo indicare?”
Avrei tanto voluto rispondere: “Perchè non mi va di tenerli in casa” ma poi ho detto: “Incassi.”
E poi ho aggiunto: “Ho anche cinque dollari, posso versare anche questi?”
Un po’ titubante, mi ha risposto:
“Bisogna prima fare il cambio…”
Ma qui è subentrata una collega più esperta, che mi ha avvertito che l’operazione mi sarebbe costata sette euro.
Terminata la transazione, sono uscito con profondo sollievo, sapendo che la somma versata copre tutte le spese di novembre e anche una parte di quelle di dicembre. Nonostante la sequenza incredibile di guasti alla Cavallona dello scorso settembre, e quest’ultimo ‘guasto’ alla mano del suo nocchiero, sto superando piuttosto agevolmente il mio autunno caldo di tasse e spese straordinarie, e forse già da adesso, con uno strano contrasto rispetto all’austero e malinconico grigiore di questo novembre, mi si aprono orizzonti meno angusti, e soprattutto nuovi.
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(Scritto sabato 17 novembre, pubblicato domenica 18)
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Immagine da: http://asbruff.altervista.org/flatpress/index.php/2010/02/02/alien-per-convertire-deb-in-rpm-e-viceversa/
Come ben sai il mio approccio è differente anche per il mestiere che faccio.
Però una domanda te la devo proprio porre.
Ma perchè soffrire per niente per così tanto tempo? questa è proprio una cosa che non capisco e mai capirò, almeno provare prima con i sistemi della nonna…
Poi, dammi retta, alcune cose passano solo con i farmaci che non sono da esaltare (mai!) ma neppure da disprezzare troppo.
Besos
Credo sia necessario distinguere fra gli interventi farmacologici per la guarigione e quelli per l’annullamento del dolore e di altri sintomi fastidiosi.
Sui primi sono d’accordo anch’io, e infatti, sia pure in ritardo perché ne avevo sottovalutato la gravità, l’infezione si è risolta solo grazie alla Gentamicina. Quanto ai secondi, la mia avversione è netta, antica e profonda, e ho cercato di spiegarla nel post; ma se non ci sono riuscito lì, rinuncio a insistere…
Muchos besos.
quindi da supereroe del far-west(?) mi hai declassato a eroe del tardo-capitalismo(?)
a volte mi stupisci Franz, mi dai l’idea di una persona niente affatto rilassata,
ogni tanto fatti un Chivas
TADS
Spero che tu alluda a un’assunzione per via orale: da te potrei aspettarmi sadicamente quella, sul tuo esempio, per via “digitale” (senza citare modalità ancore più estreme).
tempo addietro, non ricordo dove, forse all’Ikea, ho comprato una cosa lunga e stretta che avrebbe dovuto fungere da grattugia, quella che fa i filamenti più corposi e quindi con buchi più larghi ma anche le lamelle più grandi, ideale per la ricotta salata sulla pasta alla norma. Infatti la prima volta che la prendo in mano il pezzo di formaggio si rompe e mi gattugio mezzo pollice. Non avendo la minima idea di dove la mia manager domestica (il termine colf non le piace) avesse imboscato la cassetta del pronto soccorso e, visto lo zampillare copioso del sangue, senza pensarci due volte ci ho versato sopra mezza bottiglia di Chivas Regal (sono astemio, era lì per eventuali ospiti da un pezzo), roba da non crederci, il dissanguamento si è fermato, non proprio subito ma in tempi apprezzabili. Casi in cui ti rendi conto che ogni millimetro del corpo ha la sua importanza, infatti come sul dirsi “la lingua batte dove il dente duole”, nei giorni successivi non riuscivo a far niente senza coinvolgere il pollice infortunato.
TADS
E’ proprio vero: come la salute, e come certe presenze umane o ambientali che l’abitudine porta a sottovalutare, ci si accorge della preziosità di ogni porzione del nostro corpo quando la sua funzione viene a mancare.
Devo dire che la densità di super-eroi fra gli aficionados di questo blog è piuttosto alta: dopo il dito auto-affettato di Luca ora è la volta del pollice grattuggiato di TADS, entrambi cauterizzati con tecniche da saloon...
Veri uomini, che non devono chiedere. Mai. 😐
ahahahahahahah, sei troppo simpatico Franz, incasso la frecciatina
ti dirò… usare il Chivas Regal come disinfettante… più che un supereroe mi ha fatto sentire un pò pirla ma ho dovuto fare di necessità virtù
TADS
Eh no, Franz, Tads ha dovuto chiedere, altrochè… ha chiesto aiuto al Chivas Regal.
Scherzo, naturalmente, sto sorridendo delle imprese sanitarie che leggo notando che ci si può disperare tranquillamente per una ferita di poco conto… sulle cose serie della salute, invece, non ci si dispera e si fa finta di niente.
Ciao a te ed a Tads.
Per TADS: la tua autoironia non si addice a un eroe del far-west, ma ti rende ancor più ammirevole come eroe del tardo-capitalismo, come in fondo siamo un po’ tutti… 🙂
Per Sari: hai ragione, siamo animali strani, un misto di forza e paure, di splendori e miserie. Imparare l’atteggiamento costante di pensiero positivo è, a maggior ragione, davvero importante… Ciao!
No veh, io ho usato dell’alcool denaturato di cui i cowboys non credo disponessero. E profluvi di garze e cerotti che anche loro nel Far West non so quanti ce ne fossero. Sempre per la precisione.
I cerotti no, e forse neanche le garze, però almeno “panni puliti e molta acqua calda” compaiono sempre, quando una cow-girl partorisce! (Ma lo so, non c’entra: questa volta il Dottor Divago sono io).
Ma io lo dico sempre al marito e figlia che schifo le castagne quando gliele devo fare così come hai fatto te e loro le divorano urlando e di tutto e di più perchè si bruciano.
Ah, guarda che la Gentalin Beta è una pomata cortisonica e non antibiotica eh!!!!
E quella che il dolore poi si dimentica è proprio vera, altrimenti le donne non vorrebbero più partorire eh eh eh eh e ciao e fai un pò il bravo altrimenti poi ti cerchiamo una badante tanto ora hai di che pagarla giusto?
Dimenticavo, ma a me quando verso qualcosa non mi chiedono mai niente in banca, ma scherzavi? Vogliono sapere dove hai preso i soldi? Io gli avrei risposto qualcosa di carino ah ah ah ah ah ah ci scommetto che stiamo pensando la stessa cosa, lo so che non ti sei osato perchè l’impiegata carina e tutto il resto però però boh mi sa quasi di scherzo a me neh!
Sai, cara Terry, che, nello scrivere il post, stavo anch’io per citare i dolori del parto, poi per qualche motivo ho evitato, ma mi fa piacere che ora l’abbia fatto tu, fra l’altro con cognizione di causa a me preclusa!
Per quanto riguarda il discorso della badante, vorrei fare una proposta a una mia amica genovese, ma temo che la sua baby e soprattutto il suo maritino abbiano qualcosa in contrario…
Buona idea, il tipo di risposta a cui alludi in tema di sportelli bancari 😉 ; purtroppo è tutto vero, e le banche stanno mettendo il naso in modo sempre più invasivo nella nostra vita quotidiana.
Infine la Gentamicina, che è il generico del Gentalyn, è proprio un antibiotico, se l’accluso bugiardino è sincero.
Ciao, neh.
Sì, ma direbbe Ettore Petrolini, quello che “Gli intestini stanno qua, se dovrebbono chiamà ‘impancini’.”, “Come potrà mai fare un bugiardino ad essere sincero?”. E ovviamente, dopo che Rocco avrà letto il suo bugiardino, non è chi non veda che Rollo si affretterà a scrivere un sincerone, e non ci penseremo più per un po’.
(Commento comprensibile solo agli iniziati ai riti del gemellismo)
Nella Gentalyn viene indicato “corticosteroidi attivi in associazione con antibiotici, quindi ci sono entrambi, cortisone e antibiotico e vaiiiiiiii
L’hanno scritto apposta, così non litighiamo! 😀
AHHHHHHHHHHHHHH va bene panico paura……
Terry, leggi la dotta spiegazione nel commento dell’amica che si firma Giraffa!
Caro Franz, mi fa sempre piacere leggere il tuo “diario di bordo intimista”, forse perchè trasmetti sempre grande serenità ed equilibrio anche nei tuoi momenti più difficili. Sono contenta che tutto sia passato, anch’io uso raramente antidolorifici (tranne in caso di coliche renali, alle quali non si resiste proprio!) per motivi forse differenti dai tuoi, ma ti capisco. Per evitare domande inutili da parte delle impiegate della banca, ti consiglio di versare attraverso il bancomat, è discreto e non parla tanto 😉 Ora, puoi goderti i nuovi orizzonti!
Non sapevo che fossero possibili versamenti di contante automatizzati, e la cosa mi sembra comunque piuttosto complessa, soprattutto quando si accumulano grandi quantità di banconote di piccolo taglio.
Mi fa molto piacere, cara Giraffa, il tuo apprezzamento per i miei racconti tanto centrati sul vissuto quotidiano; e mi fa molto piacere anche saperti in sintonia sul discorso degli analgesici, e mi piacerebbe che fosse, anche per te, esteso a tutte le cosiddette terapie sintomatiche.
Un grazie per la visita, con ormai antica amicizia, e un caro salutone.
Riguardo ai versamenti attraverso il bancomat, si tratta di una mia recentissima scoperta, e ti assicuro che è comodissima (eviti le file allo sportello) il contante si “butta” dentro una vaschetta apposita, però posso capire le tue difficoltà. Potresti provare una volta, per vedere se conviene anche a te. Comunque, caro Franz, è sempre un piacere leggerti e spero, prima o poi, di riuscire a scoprire il segreto della tua saggezza per applicarlo alla mia vita 😉 un abbraccio.
P.S. non per intromettermi nella vostra conversazione però il mio medico mi ha spiegato
che “gentalyn” contiene antibiotico mentre “gentalyn beta” contiene anche cortisone (betametasone) e va usato solo in casi specifici (cioè, parole sue: “quando te lo dico io!”).
Visto ? Visto ? VISTO? Caro Franz che c’è anche il cortisone?
Grazie alla cara lagiraffa è stata gentilissima e non deve scusarsi per l’intromissione che per noi non è tale ma anzi ci fa solo piacere. Per concludere anche la mia banca mi fa versare con il bancomat, è comodissimo, anche gli assegni verso neh!!!! Ciao baci a tutti
Ti ringrazio per le indicazioni bancarie: evitare, oltre che le file, il contatto con un personale quasi sempre gentile, ma altrettanto indottrinato alla rapace filosofia della finanza, è un vantaggio assicurato.
Indubbiamente mi piace sentirmi definire saggio, ma non dimentico che la via della saggezza è una direzione e non un punto d’arrivo: forse il segreto è proprio questo! 🙂
Quanto al p.s. farmacistico, grazie per la nota: come sempre dobbiamo districarci fra le tante trappole generate per farci dipendere dagli apparati al soldo dell’industria farmaceutica.
Salutone ed abbraccio, ciao!
Ciao Franz, dopo il buio torna la luce.
Sei guarito, hai lavorato, incassato e risparmiato, hai anche mangiato le caldarroste
( io per la pigrizia di tagliarle le ho fatto lessate, ma sono rimasta
un pò insoddisfatta), cosa vuoi di più dalla vita? Un amaro?
Vabbè ti auguro tanto amore.
Buona settimana.
Non c’è storia: le caldarroste sconfiggono per manifesta superiorità le castagne bollite, che tra l’altro sono quasi impossibili da sbucciare. Quelle mie castagne assassine, però, era meglio neanche comprarle…
Dici bene, posso dirmi proprio soddisfatto; ho avuto anche l’amaro, e in gran quantità… 😦
Grazie per il bellissimo augurio, cara Loretta, che naturalmente ricambio di cuore!
Una buona settimana a te.
E’ sempe un piacere leggerti, caro Franz. Meno male che il malanno si è risolto (una volta è successo anche a me, identico, sbucciando le castagne per il Montblac, dolce squisito ma un po’ lunghetto da preparare). Meno male che stai risolvendo alla grande i tuoi problemi pecuniari. Complimenti e tanti auguri di nuovi orizzonti sempre più vasti e sereni.
Le tue parole di conferma sul mio scritto mi rincuorano molto, carissima, dato che le pagine di diario lasciano sempre il dubbio di apparire come uno sfogo adolescenziale noioso e fastidiosamente egocentrico.
…E grazie anche per gli auguri!
Un salutone caro a te.
“Dentro di me vivono la mia identica esistenza dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io a quale corpo appartengo?” si chiedeva un giovane Franco Battiato una quarantina di anni fa.
Detto così è molto logico, ecologico e fisiologico. La stragrande maggioranza dei microbi che condividono la nostra esistenza, oltre tutto, non ci procurano alcun danno e diversi sono addirittura importanti se non fondamentali per la nostra sopravvivenza.
E’ un po’ come avere una larghissima cerchia di conoscenti: alcuni sono veramente amici preziosi, la maggior parte (per così dire) fa massa e poi ce n’è un’insidiosa aliquota della quale faresti molto ma molto volentieri a meno: ma loro invece sembrano non poter fare a meno di te, ti telefonano ad orari impossibili per delle troiate totalmente prive di senso ma che a loro sembrano basilari & fondamentali, ti fanno arrivare in ritardo agli appuntamenti o ti fanno perdere il 6 per Collecchio (e il prossimo passa fra un’ora) raccontandoti insignificanti dettagli del loro week end a Medjugore, scatenano in te (che di solito sei un incrocio fra San Francesco e Padre Cristoforo) fastidiose pulsioni omicide.
Sia gli amici fastidiosi che i germi non ti fanno volontariamente del male, anzi a stento ti individuano come un’entità autonoma: seguono il loro destino biologico e altro non possono fare che quello che fanno.
Certo comunque la vita del maschio single in cucina è piena di trabocchetti: ricordo in fondo con divertimento quella volta che, affettando del prosciutto a mano, mi sono letteralmente aperto il pollice sinistro, e quasi sogghigno pensando che la mia prima reazione è stata “L’ho pagato una cifra ‘sto coltello ma taglia davvero bene”.
La parte interna del pollice era praticamente ad angolo retto rispetto al resto del dito, ma misteriosamente e miracolosamente l’emorragia era abbastanza contenuta e quindi sono riuscito a risolvere il tutto con una immediata abbondante disinfezione con alcool (molto più dolorosa del taglio, che quasi non avevo avvertito) e un profluvio di garze e cerotti. Ripromettendomi di fare un salto al pronto soccorso la mattina dopo se la situazione fosse precipitata.
Dopo alcuni giorni, lo squarcio era sostanzialmente rimarginato: quando avrò dei nipotini questa sarà una delle cose da raccontare davanti al caminetto, ogni volta ingigantendo e drammatizzando i particolari: intorno agli 82 anni arriverò a spergiurare di essermi amputato una falange e di essermela riattaccata col mastice.
Buon inizio di settimana.
Episodio eroico da film western, se all’alcool sostituissimo la borraccia del liquore.
Detto per inciso, per lunghi anni ci hanno raccontato che l’alcool etilico, anziché un discreto detergente e basta, fosse anche “il” disinfettante, ipotesi suggestivamente confermata dal suo punitivo bruciore. Fortuna che ora non ci crede quasi più nessuno.
Bella la similitudine fra i microorganismi simbiotici e la cerchia dei propri conoscenti, anche se forse trovare un conoscente capace di infezioni così gravi è fortunatamente un caso molto raro; e forse è anche più facile liberarsene.
Una buona settimana a te, e occhio ai coltellacci!
Si ma a voi due a leggervi sembra un film horror: da una parte esce chissà che cosa dal pollice e l’altro si affetta come non so cosa e litri di sangue ma bleahhhhh
Dario Argento non può competere!!!
Vero, verissimooooooo. ciaoooooo
Carissimo Franz,
ho combinato la tua medesima bravata quest’estate, nel mese di Luglio, con un dente del giudizio che ancora mi porto dietro e che eliminerò il prima possibile, appena superato l’infernale mese di dicembre che mi attende.
Pensavo che migliaia di anni di evoluzione avrebbero munito il mio corpo degli stumenti necessari a lenire il dolore e a far passare l’infiammazione. Risultato? L’infiammazione di una gengiva sanguinante per via del dente che nasce dove vuole e nella postura che vuole alla terza settimana di resistenza stoica (più mia che sua) s’è bellamente trasformata in infezione e quando sono riparato dal dentista per farmi prescrivere l’antibiotico non riuscivo nemmeno più a parlare, mangiare, bere… e avevo il volto completamente stravolto dal gonfiore!
C’è poco da fare: non siamo resistenti né come l’uomo primitivo, né come i contadini ai tempi di Carlo Magno, ma purtroppo nemmeno come i nostri nonni.
Bastano un raffreddore, un raglietto e un dente che ti ferisce la gengiva, per buttarci giù e dichiarare la resa a virus e, soprattutto, batteri!
Viene da chiedersi come facevano in altre epoche, e verrebbe quasi da ipotizzare che una vera e propria mutazione ci abbia resi indissolubilmente dipendenti da consulti medici e prescrizioni farmacologiche: i batteri ci sfidano e ci …battono!
Un caro saluto e un augurio di cuore per le difficoltà (non solo cliniche) che ti aspettano.
Hai rischiato forte, Franz… meno male che esiste il dolore che ti ha fatto correre ai ripari. Amanda ti ha dato un ottimo consigio (neppure io amo ricorrere alle medicine) e ti servirà per il futuro.
Aspettavo un tuo post, fosse solo per un breve saluto, perchè senza leggerti è stato come andare a casa di amici e non trovarli.
Ciao, buona domenica.
Testimonianze di affetto come questa sono un bel conforto, e un incentivo a riprendere con lena l’attività blogosferica, comprese le visite e i commenti alle amiche e amici di tastiera, che le traversie mi hanno portato a trascurare.
Una buona settimana a te!
Si dece che alla sfortuna non c’è mai fine. Ma alla fine ( ripetizione!!) la situazione si è risolta e bene. In ogni caso, con la salute non si scherza, non so che tipo di alternativa potevi avere alla pomata ma il consiglio di Amanda mi sembra perfetto : acqua e sale spurga. Ciao e in bocca la lupo per questi ultimi giorni dell’anno!
Riri52
Non mi piace mai parlare di sfortuna, cara Riri, perché ci sono sempre situazioni, anche non lontane dal proprio mondo, che rendono trascurabili i propri privati drammi, anche quelli forieri di dolore fisico, prolungato ma pur sempre temporaneo come nel mio caso.
E magari situazioni come queste possono costituire un buon allenamento al pensiero positivo, che va sempre e comunque coltivato, per rendere migliore la propria esistenza.
Gradito comunque il tuo “in bocca al lupo” a cui rispondo con il classico e assai poco animalista “crepi!”.
Un salutone affettuoso.
consiglio del dottore: invece di mettere la pomata dopo diversi giorni senza far nulla prima, avresti dovuto fare bagni di acqua e sale due volte al giorno, probabilmente si trattava di un residuo di corpo estraneo che il tuo corpo cercava di espellere senza riuscirvi, la pomata andava associata ai bagni, le lesioni periungueali sono ossi duri 🙂
Grazie per la preziosa consulenza, sia pur tardiva (per causa mia).
A parziale giustificazione della mia protratta mancanza di interventi terapeutici, vorrei sottolineare il tipo di progressione subdolamente lentissima dell’infezione, che per lunghi giorni sembrava del tutto trascurabile.
Un caro salutone.