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All’annuncio netto, stentoreo, irrevocabile, del portafoglio smarrito, comincia una specie di danza collettiva, il Sussiegoso dietro, l’Intraprendente e il sottoscritto davanti, inutilmente volta alla ricerca dell’oggetto in tutti gli anfratti visibili e tastabili della Cavallona.
La danza poi si espande all’esterno, nel tratto di garage che ci separa dal quarto veicolo (la sorgente del grana), poi all’interno del relativo bagagliaio, infine, con lunga disperata estensione dei soli miei due passeggeri, fino ai loro automezzi parcheggiati più lontano.
Per poi riprendere nuovamente, e altrettanto inutilmente, dov’era cominciata, a bordo della Cavalla e nel suo bagagliaio.
Infine si esaurisce e, ritrovata la staticità ciascuno al suo posto, proviamo a ragionare, benché intanto l’ansia dell’ingombrante ospite sia cresciuta come in un motore solo adesso a pieno regime:
“C’erano trecentoottanta euro, centocinquanta erano offerte di beneficienza che avevo raccolto, e pazienza quelle ce le rimetto io, ma il problema è la carta di credito, i documenti, tutto il tempo che dovrò perderci. Mi salta il giro a Siena lunedì, e non so come farò anche il resto della settimana, che devo essere mercoledì in Israele, giovedì a Roma e venerdì a Bruxelles.”
“Bisogna bloccare subito la carta di credito” consiglia il Sussiegoso. Ma qui sotto non si riesce a telefonare; mestamente mi dicono di riavviarmi.
“Cerchiamo un custode” provo a dire la mia: “magari qualcuno l’ha trovato e lo ha riconsegnato.”
Ma di custodi non c’è traccia sotto, né nelle rampe in salita e neppure nello sbocco di uscita verso la piazza, sorvegliato da una sbarra che si apre solo dopo aver saldato il conto, poco più di due euro, grazie alla carta di credito del Sussiegoso.
Che intanto, con risultati incerti, aveva interrogato l’Intraprendente sul tipo della sua carta di credito, e cercato nella propria rubrica telefonica il numero da chiamare.
“Guardiamo che non sia qui fuori” mi dicono: “spesso, una volta estratti i soldi, poi lo buttano via.”
Intanto il telefono si è riattivato, e si può procedere con la chiamata.
“Mi hanno cercato” fa il Sussiegoso prima di comporre il numero. “Zero cinquantuno cos’è?”
“E’ qui, è Bologna” rispondiamo quasi in coro.
“Chissà che qualcuno non l’abbia trovato” e richiama immediatamente.
“Pronto” fa con sorprendente sicurezza: “per caso lei ha trovato un portafoglio?”
Poi: “Mi chiamo N.N., in questo momento sono all’uscita del garage, in Piazza Otto Agosto. Dove devo venire. Come, dai custodi? All’entrata pedonale? Va bene, arrivo subito.”
Già, l’entrata pedonale, l’unico posto dove ho sempre accompagnato i miei clienti, e di cui ora mi ero quasi dimenticato. Lo raggiungo da dietro in poche decine di metri di tragitto, inoltrandomi adagio nella zona pedonale della grande piazza. L’Intraprendente è rincuorato: “Speriamo almeno che abbiano portato via solo i soldi.” Scendono entrambi.
Il tempo di pochi secondi e li vedo ritornare: lui è baldanzoso, mentre continua a parlare con l’amico.
“Vedo un bel sorriso” lo anticipo.
“Sì, c’era tutto, anche i soldi.”
“Oh, tutto è bene quel che finisce bene!”
“Per fortuna ci sono ancora delle persone oneste.”
E vorrei raccontargli di quando, avvertito dalla centrale, avevo cercato e ritrovato sul pianale posteriore un portafoglio zeppo di banconote da cento, e l’avevo riportato presso l’albergo di quelle tre signore americane molto allegrotte, che intanto eran state avvisate e mi aspettavano fuori, e l’interessata mi strinse la mano, e poi vi infilò quasi di nascosto un cinquantone, dopo una veloce occhiata di verifica all’interno del portafoglio. Ma evito l’argomento, che non sembri voglia elemosinare una mancia.
Il ghiaccio tuttavia si è rotto, e mi sento a pieno titolo coinvolto nella conversazione, dopo che l’Intraprendente mi ha confermato di puntare direttamente a quell’albergo centrale, e dopo la sua chiamata agli amici rimasti al Circolo Bononia, per avvertirli del loro ritardo a cena.
“Ce ne sono ancora, delle persone oneste, è vero” riprendo, quando siamo nuovamente in corsa per le vie transitabili del centro. “E meno male, perché, anche se voi siete stati correttissimi nei miei confronti, il dubbio che si trattasse del tassista, in un caso come questo, immagino sia normale.”
“No” ribatte molto rassicurante: “non ci avevo nemmeno pensato. L’ho capito subito che lei è una persona buona.” Sì, dice proprio ‘buona’, questa parola così antica e un po’ fuori moda.
“La cosa è reciproca, anch’io capisco sempre al volo con chi ho a che fare.”
“Pensi che siamo in giro per beneficenza” mi fa: “stiamo distribuendo le forme di grana di un caseificio di Mantova; sono quelle danneggiate dal terremoto, e tutto quello che raccogliamo lo destiniamo alle zone colpite.”
Mostro tutto il mio compiacimento: “Così si fa la solidarietà, in prima persona e con obiettivi chiari.”
Poi gli chiedo: “Di che associazione siete?”
“Round Table. E’ un’associazione di professionisti esclusivamente di età fra i trenta e i quaranta. Anche se poi roundisti si resta tutta la vita.”
Sullo slancio sto per domandargli se andrà in Israele per un progetto di pace, ma poi per fortuna mi trattengo.
Loro riprendono la loro conversazione, nuovamente tranquillizzati, e io penso a guidare, e a raggiungere in breve la nuova parziale destinazione: l’albergo dove consegnare il benefico e calorico bottino.
Sono incerto se dare una mano nelle operazioni di scarico, ma non lo faccio per non lasciare incustodita l’automobile con il portellone aperto e i residui scatoloni bianchi in bella vista.
Li vedo tornare dall’ultimo tragitto, quando già ho chiuso il bagagliaio e mi sono rimesso al mio posto di guida, e l’Intraprendente ha una sorpresa: “Tenga, questa è per lei” e mi porge una massiccia forma impacchettata di grana padano.
“Ma grazie, davvero! La metta pure qui, che poi trovo un nascondiglio adatto.”
“Bene, ora possiamo finalmente tornare da dove siamo partiti.”
“Okay, andiamo al Circolo Bononia.”
Nel tratto finale dell’insolita corsa a tappe non faccio altro che valutare segretamente se, all’imminente momento dei saluti, sia il caso o meno di lasciare una mia offerta per i terremotati.
A fugare i miei dubbi è alla fine proprio il principale protagonista della vicenda, quando blocco il tassametro e gli comunico la sostanziosa parcella per il lungo e articolato tragitto. Infatti mi porge le banconote e mi dice di tenere il resto, e si tratta di più di sette euro di mancia. Con tutta evidenza non si aspettano niente da me, e allora non mi sembra opportuno fare a mia volta il generoso.
Però scendo per salutarli come si deve:
“Vi auguro buona fortuna e buone feste!” e allungo la mano prima al Sussiegoso, che ricambia con discreto vigore la mia stretta.
“Buone feste a lei” e mi dà la mano anche l’Intraprendente, e la sua stretta è stranamente, inaspettatamente molliccia.
Poi, come ultimo atto di cortesia, chiedo conferma a quest’ultimo: “Round Table, vero?”
“Sì, precisamente” risponde senza troppo entusiasmo.
“Lo cercherò su Internet” esclamo infine riavviandomi verso la mia portiera.
Non potevo immaginarlo, ma la mia premura nel mostrare interesse sulla loro associazione sarà per lo meno superflua, a quanto scoprirò l’indomani, quando la curiosità mi spingerà a cercare davvero informazioni in Rete, e a scoprire un mondo alquanto strano.
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(continua)
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Immagine da: http://www.apcoa.it/it/parcheggi/informazioni/emilia-romagna/bologna/vii-agosto.html
Leggo con calma i tuoi due post al Parmigiano Reggiano . resto con la curiosità di sapere chi sono anche se a una immagine mi sembravano tre russi in fuga con le forme. Per fortuna sono italiani e mi pare non in fuga! Ciao Attendo il seguito. Riri52
No, non si trattava di tre uomini in fuga, per giunta russi e spacciatori caseari… 🙂
Quanto alle conclusioni, le ho appena pubblicate.
Ciao!
Se almeno sta’ suspence mi facesse dimagrire?
Il fatto è che quando sono ansiosa mangio!
Fai in fretta per favore. Ciao
( Devo anche resistere a non andare a vedere chi sono questi
round-tablisti).
Notte’
Sto pubblicando questa storia appositamente nel periodo in cui il gelo può smaltire le calorie in eccesso.
L’impegno ce l’ho messo, ora devi mettercelo tu… 🙂
Oi ragazzi, qui la suspense aumenta di riga in riga.
Ci avrei voglia, ma non ci vado a vedere in internet.
Aspetto il piacere di leggere la prossima puntata.
Oi ragazzi, preferisco il tacchino sul tetto.
Oi ragassi, non siamo mica qui a raccontare le favole ai lupi!
Non sarà facile, cara Mirella, rendere piacevole anche la puntata dedicata alle considerazioni ex-post (nel significato latino e non inglese…!)
Comunque ci proverò, in capo a qualche giorno.
non ho scavato più di tanto, aspetto sia tu a postare il frutto di ricerche approfondite, certo che la solidarietà elitaria ha un sapore massonico/politico.
Erudiscici al più presto.
TADS
Ebbene, come si diceva da piccoli (penso anche dalle tue parti): “Fuochino…”. 😉
Spero di riuscire a partorire il capitolo finale in tempi ragionevoli.
Ho constatato con quasi orgasmico piacere che condividiamo una estrema passione per Luigi Pirandello (come per Giacomo Leopardi che per il momento non c’entra ma può sempre tornare buono in proiezione futura), e allora mi autolimito (direbbe un buon genovese, o una Terry a caso, “Emu zà datu” nel commento al post precedente) a dire che la differenza fra normali uomini d’affari (biasimevoli ma entro le regole del mercato), efferati delinquenti (biasimevoli e chiusa lì) o benemeriti volontari della solidarietà (lodevoli ma manteniamo sempre un dubbio aperto sul perché lo fanno, a cui giova, cui prodest e via dubitando) a una osservazione esteriore e fenomenica risulta infinitesima.
Avendo esaurito il mio repertorio di espressioni forbite, considero concluso anche il commento.
Grazie per la massima davvero in stile del drammaturgo siciliano.
Il terzo e ultimo capitolo cercherà comunque di scavare un po’ dietro l’apparenza di magnanimità di questi tre personaggi in cerca di blogger, o meglio del movimento che li ispira.
ora se lasci passare troppo tempo per le terza puntata finisce che vado a cercare in rete pure io 🙂
E’ un rischio che sapevo di correre… 😀