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Raramente il mio interesse per i fatti della politica aveva travalicato, come in questo periodo, la sfera della curiosità e della conoscenza, per coinvolgere anche quella delle emozioni; sicuramente mai per un periodo così lungo.
In simile situazione penso si troverebbe chi per innumerevoli anni fosse stato tifoso di una squadra di nicchia, da lui reputata interprete di uno stile di gioco innovativo, e ora improvvisamente la vedesse finalista in Champions League, con tutti i fari del mondo sportivo puntati su di essa.
Ma anche questo paragone è riduttivo, considerato che la posta in gioco non è un titolo calcistico, sia pure il più ambito, ma le sorti politiche del mio Paese, e probabilmente non solo di quello. E ancora, addirittura, la possibilità di vedere questo mio Paese, sfibrato, corrotto, disilluso, cinico, depresso, disprezzato, disperato, porsi improvvisamente, in ambito internazionale, come pilota di una via pacifica e rivoluzionaria al cambiamento, tramite un tipo di risposta, inedita, alle sfide epocali di un’umanità a rischio di progressiva e rapida estinzione. E scusate se è poco.
Quando Pierluigi Bersani ha lanciato i primi segnali di alleanza a Beppe Grillo, per un programma di governo di pochi punti condivisi, la mia reazione è stata positiva; anzi, per usare un linguaggio allineato alle premesse iniziali, ho provato emozioni piacevoli, pregustando il varo rapidissimo di provvedimenti legislativi giusti e sensati, che è un tipo di esperienza persa ormai nella notte dei tempi. Abbiamo trovato chi costringe il Piddì a fare qualcosa di sinistra, avevo pensato con beffarda soddisfazione, e ripicca nei confronti del popolo ancora fedele alla corrotta chiesa del partito ex-ex-ex-comunista.
Poi, con l’attenzione vigile di questo straordinario periodo, ero stato sicuramente uno dei primi a leggere, mercoledì pomeriggio, il famoso post di zio Beppe contenente lo schiaffo violento a chi veniva definito un morto che parla, con tanto di immagine sarcasticamente distruttiva.
Un po’ di dispiacere, come di un sogno che viene meno, probabilmente troppo bello per essere vero.
E poi, di lì a pochissimo, lo scatenarsi della tempesta, che non ha risparmiato la mia attenzione e il mio cuore. Un coro, disordinato, impulsivo, ma concorde nel contenuto: il comico di Genova, per cinico calcolo politico, preferisce il proprio interesse di parte al bene della nazione. Una curiosa, copiosissima varietà di elenchi, ognuno diceva la sua (e tuttora continua a farlo) di obiettivi da condividere, e l’invito pressante a trovare un accordo sulla fiducia a un governo Bersani.
Confusione, dubbio, paura.
Che non vengono meno durante le ore di lavoro serali: il messaggio fortemente critico viene ribadito in modo quasi unanime dal conduttore e dagli ascoltatori del ‘Microfono aperto’ di Radio Popolare-network, come pure da diversi passeggeri a bordo della mia Cavallona, stimolati da quella trasmissione, o dai giornali-radio.
Intorno alle undici, durante una sosta d’attesa in Piazza Re Enzo, un po’ di insperato sollievo. Due colleghi mi si fanno incontro come desiderosi di festeggiare con me la storica affermazione del Movimento Cinque Stelle, e per la prima volta in nove anni di questa attività mi sento partecipe di un’idea politica compresa e condivisa nell’ambiente di lavoro. Esprimo la mia titubanza sui recentissimi sviluppi, e trovo in loro una strenua difesa del no a qualsiasi accordo con Bersani e tutto ciò che quell’uomo rappresenta (anche, come capirò più tardi, nei confronti della nostra categoria, che fu a più riprese osteggiata e minacciata dallo smacchiagiaguari, fin dai tempi delle indimenticabili ‘lenzuolate’).
Sento che la loro fiera opposizione in fondo mi dà respiro, poi, pochi attimi prima che il presentarsi di un cliente mi obblighi a lasciarli, al capannello vedo unirsi un altro collega, con un’espressione avvelenata e funerea, che la pensa diversamente, scuote la testa, e paventa scenari catastrofici.
Qualche ora dopo, nel rincasare con la stanchezza di un’altra serata di lavoro, trovo un messaggio nella segreteria telefonica:
“Ciao, Francesco, sono G.” Il tono è cordiale, confidenziale, ma immediatamente vira verso una rabbia sempre più furente: “Ho sentito che Grillo ha detto di no alle incredibili aperture di Bersani. Bisogna fare subito qualcosa, ti prego, sai che io non posso, intervieni a nome mio sul suo blog per dirgli che non sono d’accordo. Quell’uomo è un deficiente, anch’io ho votato Cinque Stelle, ma la prossima volta se lo scorda!”
Quello che ci voleva per terminare serenamente la mia giornata.
L’indomani, su Facebook, anche Jacopo Fo, solitamente pacato, intelligente e acuto, si lascia contagiare dalla frenesia e diffonde il suo appello per un accordo, con la preghiera di massima e rapida diffusione.
Da quel momento, fin qui, il dibattito si mantiene estremamente vivo e contrastato.
Saltano fuori ipotesi strane e contorte per salvare capra e cavoli, come quella di fare assentare i senatori del Movimento all’atto del voto di fiducia, ma non tutti: sedici dovrebbero restare in aula e votare contro, per evitare che la probabile contemporanea defezione del centro-destra invalidi la votazione per mancanza del numero legale. Oppure quell’altra di lasciare in carica il governo Monti per l’ordinaria amministrazione e delegare al Parlamento la funzione legislativa, con accordi variabili e possibili su ogni singola norma.
Fantasie distorte, di chi sembra non voler conoscere il carattere tutto d’un pezzo di Beppe Grillo.
Da parte mia, superata l’iniziale reazione emotiva, vado elaborando un giudizio più articolato e sereno sulla situazione. Almeno un paio di considerazioni, fra le tante, mi fanno rendere conto della bontà della posizione intransigente dello zio: penso all’impossibilità di varare una seria legge contro il conflitto di interessi da parte di un partito che manovra importanti assicurazioni, banche e cooperative (come quella sulla grande distribuzione commerciale, la Coop). E penso all’ipotesi di una guerra: Israele decide di inviare un gentile missile atomico in Iran, la Nato chiede la nostra collaborazione militare, Pierluigi Signorsì accondiscende, zio Beppe è costretto a ritirare la fiducia e si apre una crisi di governo nel momento più drammatico.
Fra i tanti che leggo o ascolto, sono due gli interventi che mi rincuorano e rasserenano del tutto.
Quello del mai abbastanza lodato Giulietto Chiesa, che non scende troppo nei dettagli, ma lancia il messaggio “Mi fido dell’onestà di Grillo”, e poi quello di Marco Travaglio, che, durante la trasmissione di Michele Santoro, fa un dettagliato excursus sull’ormai lungo percorso di intervento politico dello stesso Grillo, in crescendo negli anni, e sempre costantemente osteggiato da tutti i tipi di potere costituito.
Già, ecco la chiave di volta, ecco l’equivoco che ha scatenato, sulla base di intenzioni a volte spassionate a volte molto meno, una campagna d’opinione a favore dell’accordo. L’equivoco che, sulla falsariga di molte generazioni di politici collusi col potere, anche le finalità di zio Beppe siano di bottega, di potere, a vantaggio esclusivo del suo Movimento fino al discapito del bene collettivo.
Contraddicendo così un dato che la lunga carriera di quell’uomo tanto vulcanico, tanto sprezzante, tanto concitato e volgare nelle espressioni, dimostrano in maniera lampante a chi la osserva senza pregiudizi: l’approccio etico all’impegno politico e sociale. Ricordo solo un paio di dettagli: in un suo vecchissimo spettacolo, le parole di ammirazione alla memoria di Albert Sabin, per aver rinunciato ai diritti sul vaccino antipolio ai fini di accelerarne la distribuzione, e poi la pubblicazione, ogni anno, del ‘calendario dei santi laici’, e non mi dilungo oltre.
La mia ritrovata serenità, poi, subisce un nuovo attacco. La romagnola Giulia Sarti, eletta alla Camera anche con il mio voto, in un’intervista dichiara un certo fastidio circa l’opinione precostituita del leader, e poi che un eventuale incontro col capo dello Stato dovrebbe essere affrontato non da lui ma da un neo-eletto. Di lì a non molte ore, immagino in conseguenza a quello o simili episodi, l’intera pattuglia dei parlamentari stellati annuncia il silenzio stampa, almeno fino allo svoglimento del fondamentale incontro, che avverrà domani (lunedì 4 marzo), fra tutti gli eletti e con lui, il fondatore del Movimento.
Il senso di fragilità di un modello di dichiarata democrazia diretta, che però allo stesso tempo non può prescindere da una guida dispotica del leader carismatico, protagonista quasi assoluto del successo elettorale, apre nuovi varchi nel mio fondamentale ottimismo circa la rivoluzione in atto.
Ma poi questo mio disagio è mitigato dalla visione di un filmato, in cui alcuni giovani neo-parlamentari in visita a Montecitorio vengono intervistati da un giornalista del Fatto Quotidiano. Sono reticenti a parlare, ma l’immagine che mi lasciano è un misto di serietà, semplicità, gentilezza e grande impegno. Una nuova genìa di illuminati.
Mi rincuoro: a dispetto dell’inevitabile fragilità dell’attuale modello ce la possiamo fare.
Ferma restante la mia ritrovata fiducia, cerco di immaginare la strategia che, come in una partita a bridge, sta giocando la coppia Grillo-Casaleggio. Primo obiettivo, evidente, fulminare l’avversario Bersani e la sua proposta di un probabile abbraccio mortale.
L’obiettivo finale della partita potrebbe essere, poi, un governo istituzionale di personalità estranee ai partiti, su alcuni punti di programma condivisi con quello del Movimento. Credo che sia quasi da escludere un incarico di governo allo stesso Movimento, che squalificherebbe troppo la coalizione di centro-sinistra. Altrimenti non resta che ipotizzare un accordo fra centro-sinistra e centro-destra, su punti tuttavia presumibilmente non lontani dal programma a Cinque Stelle, per non effettuare una sterzata troppo violenta rispetto all’attuale proposta di Bersani. Non mi sembra che ci siano altre alternative possibili, anche perché il ritorno al voto è costituzionalmente impossibile prima dell’insediamento del nuovo presidente della Repubblica.
L’approccio diplomatico tenuto per una volta da Grillo nei confronti di Giorgio Napolitano, voglio infine aggiungere, seppur criticato da molti ‘duri e puri’, mi sembra denotare un promettente atteggiamento possibilista e tutt’altro che dogmaticamente arroccato su posizioni di parte.
Al di là del fluttuare di emozioni, ipotesi, eventi, scontri, scatenatisi dal fatidico pomeriggio di lunedì 25 febbraio 2013, c’è un fatto incontrovertibile. Nel dibattito politico, per la prima volta dopo un periodo interminabile, han fatto la loro comparsa dei contenuti veri e pragmatici per un’attualità che si presenta drammatica e le cui tendenze future, allo stato dei fatti, lo sono ancora di più. Si tratta dei temi presenti nel programma di un Movimento lungamente tacciato, nell’opinione pubblica, di anti-politica, populismo e sterile voto di protesta.
E qui non rinuncio a rivendicare la bontà del punto di vista di chi è stato in grado, quanto meno durante l’ultima campagna elettorale, di dare credito e appoggiare l’ascesa di un Movimento ostacolata, sistematicamente e furiosamente, da tutti i principali mezzi di informazione.
Quando c’è da scegliere da che parte stare, l’opinione giusta è frutto di alcune doti, evidentemente non appannaggio di tutti alla stessa maniera: c’è chi accede con spirito attivo alle informazioni veritiere (essenzialmente via Internet) e chi non sa liberarsi dall’inerzia di posizioni informative stantie e di comodo (tipico e odioso esempio: ‘La Repubblica’); c’è chi dà credito a spiriti davvero liberi come Dario Fo, Giulietto Chiesa o Franco Berardi-Bifo, e chi invece a intellettuali imborghesiti come Michele Serra o (ahimè) Nanni Moretti, oppure a ideologi ipercritici e radicali come i Wu-Ming; c’è chi riconosce la bontà propulsiva di una proposta irrituale, e chi si aggrappa alle ideologie vetero-marxiste che da tempo non sono più in grado di leggere correttamente la tumultuosa realtà; c’è chi osserva e coltiva la strepitosa forza crescente di una nuova pianta e chi ne critica l’impermeabilità alle proprie proposte di incroci e ibridazioni; c’è chi all’indomani di un voto di portata storica, come quello dell’ultimo fine-settimana dello scorso febbraio, ne percepisce tutta la felice, fantastica portata di rinnovamento e chi digrigna i denti e mugugna contro la sterminata massa italiana di berlusconiani (che, sia pure sempre troppi, un giudizio circostanziato mostra ormai quasi dimezzati) e vive con rancore l’ennesima sconfitta di una sinistra inetta, per troppa parte collusa e ormai anacronistica.
Certo, devo ammetterlo, senza quel vantaggio alla Camera della coalizione di centro-sinistra sul centro-destra, assotigliatosi via via durante lo spoglio fino al totale di centoventiquattromilanovecentocinquantotto voti, senza quel risicatissimo vantaggio, ora lo scenario sarebbe terribilmente più complesso.
Ma la fortuna aiuta gli audaci, no?, e soprattutto il pensiero positivo.
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Immagine da: http://www.beppegrillo.it/2013/02/bersani_morto_che_parla.html#commenti
carissimo Franz,
te l’ho detto più volte, sei un animo puro,
in quanto tale vedi sempre il lato nobile delle cose,
in Grillo non c’è niente di etico.
La sua è una paura da vicolo,
il potere spaventa gli urlatori populisti.
Lo ha confermato oggi, voteremo solo i provvedimenti che ci piacciono,
posizione di comodo e deresponsabilizzante.
Andasse a comandare…
i mille euro mensili del diritto di cittadinanza? (tanto per dirne una)
TADS
Ti lascio tranquillamente le tue certezze, e mi tengo le mie.
sei totalmente in linea
ciao amico Franz,
condivido molti passaggi di questo post, articolato e approfondito.
Io credo che Grillo abbia paura, una paura più che giustificata,
contestare, opporsi, proporre, ecc. ecc. è cosa relativamente facile e poco rischiosa.
Sedersi sulle poltrone del potere è molto più complicato.
Soprattutto dopo aver passato anni a sfanculare tutti.
TADS
La paura è un comprensibile sentimento umano, e penso che un programma di governo in rotta di collisione con i cosiddetti poteri forti faccia inevitabilmente paura.
Ma l’idea che questo ostacoli il desiderio di governare, e di cambiare davvero le cose, significa non credere all’ipotesi della fondamentale spinta etica dell’ormai lungo e progressivo impegno politico del nostro. Il desiderio di governare, tuttavia, non può passare, ne sono sempre più convinto, da accordi con chi rappresenta il marcio sedimentato.
Ciao, auguro una buona e bella giornata anche a te, e che lo siano anche tutte le altre che verranno
Grazie, aspettando la primavera…
Scusami Franz, intendevo l’art. 67 e, ovviamente, mi riferivo alle sue bordati recenti, nate ovviamente dal timore (più che fondato) che il ‘mercato delle vacche’ ai suoi danni venga fatto da Berlusconi, l’unico dentro il Parlamento ad avere la possibilità di permetterselo…
Di certo non ti sarà sfuggita la cosa, comunque…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/03/grillo-circonvenzione-di-elettore-in-parlamento-leletto-fa-cazzo-che-pare/518766/
Scusami tu se non avevo capito e interpretato il tuo lapsus.
Che dire? A me non sembrerebbe un’ipotesi così destabilizzante quella di vietare il mercato delle vacche, che ha avuto in tempi recenti un interprete così spaventosamente abile e dotato.
Anzi la situazione politica degli ultimi anni sarebbe stata un po’ meno devastata, da quel simpatico anziano e da chi non ha saputo contenerlo.
Non corriamo: per sottrarsi a certi pericoli sarebbe sufficiente metter finalmente mano alla legge sul conflitto di interessi, o quantomeno osservare quella già esistente (a questo proposito invito tutti a firmare la petizione del gruppo Espresso – Micromega http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391292). Non scomoderei per quell’ometto, invece, un saldo baluardo della democrazia.
La libertà di mandato consente agli eletti di preservare la propria libertà d’azione e di coscienza. In questo modo non si ha un migliaio di robot pre-programmati che agiscono come vuole chi tiene le redini, ma persone che possono decidere con la propria testa, sulla base delle proprie personali convinzioni, come comportarsi a seconda della situazione e delle norme da votare, assumendosene la più totale responsabilità. Cinque anni sono molti e nel mentre può succedere di tutto, anche di staccarsi dal proprio partito.
Purtroppo anche in questa ostilità mai nascosta nei confronti del Parlamento Grillo e Berlusconi si somigliano, con l’unica differenza che l’uno vuole abolire suddetto principio perché teme di essere vittima dello shopping, l’altro lo vuole mantenere perché adora collezionare schiavi fedeli (vedi De Gregorio, ultimo di una lunga rassegna).
Se le assemblee fossero apprezzate maggiormente, si permetterebbe ai loro componenti di esprimersi in libertà, incentivandoli a proporre disegni di legge sulla base dei loro interessi individuali, senza renderli il braccio armato di un esecutivo che, secondo il nostro assetto costituzionale, non ha il ruolo dell’attore sul proscenio della politica.
Credo che i nostri illustri padri costituenti avessero dei politici un’idea vicina al loro stesso senso dello Stato, così da garantire loro la più ampia libertà di azione una volta eletti. L’esperienza ha dimostrato che non è così, e che tale libertà è servita troppo spesso per tradire clamorosamente, e per proprio esclusivo tornaconto, il mandato degli elettori. Non credo che rendere vincolata l’esecuzione del programma, quanto meno tramite la fedeltà del rappresentante al suo partito (e il Porcellum ha addirittura eliminato il rapporto fiduciario personale elettore-eletto) significhi avere un parlamento di robot, anche perché lascerebbe libertà nelle singole opzioni e interpretazioni sul corretto svolgimento del mandato, ma che semplicemente costituisca una indispensabile garanzia.
A mio avviso qui, per rincorrere le idee di Grillo, stiamo perdendo di vista taluni valori sui quali, una volta, facevamo scudo assieme, caro Franz…
Potremmo discutere all’infinito, carissimo, e indubbiamente la furia vulcanica di quell’uomo offre frequentissime occasioni sia di ciritica che di scontro.
Anche il mio giudizio positivo, a volte entusiastico, su di lui, molto spesso ha dovuto fare i conti con seri dubbi; ma dopo averlo seguito con tanto interesse nei lustri, e aver vissuto con coinvolgimento (emotivo ma anche razionale e critico) la sua imprevedibile carriera di condottiero popolare, su tematiche culturali e sociali molto affini alla mia formazione, mi fa essere profondamente grato nei suoi confronti.
“Ricordatevi che da due giorni anche voi siete nostri dipendenti.”
Fulminante sintesi che faccio mia. Dopo aver riletto il post di Grillo, sono andato a controllare i commenti più votati. Il più votato in assoluto terminava così. Il blog di Grillo coniene questo meccanismo potenziale di democrazia diretta in cui risalta in modo inequivocabile cosa ne pensa la base del MoVimento, che magari non coincide con quel “quasi vertice di fedelissimi” che ha avuto l’introduzione esoterica a quel misterioso oligarchico spazio della votazione alle “parlamentarie”.
Non v’è dubbio alcuno: una percentuale bulgara vede il (provvisorio) atteggiamento di Grillo con emozioni oscillanti fra la perplessità e la rabbia, assestandosi quasi tutti (un po’ come me) su un sopportabile, generico dispiacere. Aggiungerò, con la dovuta perdonabile impertinenza, che neppure quando aveva cacciato prima Tavolazzi, poi la Salsi e Favia il coro di proteste era stato così generale, e molti gli avevano riconosciuto il diritto di scacciare gli eretici dal Sacro Tempio.
Le contraddizioni, le lacune, a volte la fatale inesperienza, saltano fuori spietatamente adesso che il Dream Team pentastellato, pronto a una decorosa trafila in Uefa League, si trova a Wembley in finale di Champions. Ma non lo considero un problema. E’ una crisi di crescenza, e forse di crescentina casatella e taleggio. Il movimento è entrato nell’adolescenza e incontra un tumultuoso, per certi versi traumatico, cambiamento che richiederebbe un rimaneggiamento (non dico un cambiamento radicale, ma un bel rimaneggiamento sì) di logica e linguaggio.
Qui si parrà la tua nobilitate.
Qui mi auto-cito su una citazione, era l’incipit di un mio recente post scritto in diretta senza mediazioni e calcoli, quasi simile a una chiacchierata in diretta senza prove generali. E’ uno dei sublimi armoniosi e densi di significato endecasillabi del progenitore di Matteo Renzi, in cui il Poeta chiede alla sua mente (O muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate) di essere all’altezza di un compito vissuto come sovrumano.
E probabilmente l’itinerario parlamentare del M5S non sarà meno impervio e denso di incognite di quello di Dante nell’Inferno medievale (quello moderno assomiglia a una discoteca al sabato sera, come suggerisce una nota pubblicità). Bersani si sente Virgilio, ma viene invece considerato dai suoi potenziali interlocutori, tutt’al più, come Carondimonio Dagli Occhi di Bragia, o un incrocio fra Igor di Frankenstein Junior e la Mummia.
E potrei aggiungere una citazione meno letteraria e più “bellica” con la quale concludere.
Hic Rhodus,
hic salta.
Una frase che, in maniera inopinata, è passata dalle favole di Esopo (protagonista un atleta sbruffone e millantatore, cui lo Zio secondo qualcuno comincia a rassomigliare) alle cogitazioni filosofiche di Karl Marx, [Quando la situazione è creata, ogni ritorno è impossibile e le cose stesse gridano: ‘Hic Rhodus, hic salta!'”] che invitava a perdere il giusto tempo con la teoria, ma poi verificare la bontà delle proprie conclusioni teoretiche nel torrido abbraccio della prassi.
Non rileggo nemmeno. Ho detto quello che mi premeva dire, qualunque cosa fosse.
Dato che il tempo a disposizione, proprio come quelle ambientali, purtroppo non è una risorsa infinita, sono costretto a rimandarti alla lettura di quanto ho scritto circa il mio accordo contro l’accordo non solo nel post ma anche nei commenti a cui ho già risposto.
Anch’io buttai l’occhio sulla valanga di commenti negativi al violento schiaffo di zio Beppe a Bersani, e la cosa contribuì non poco alla mia perplessità.
Penso tuttavia che, come è stato per me, la maturazione nei giorni di un giudizio più ponderato, porti anche la cosiddetta base (peraltro facilmente infiltrabile) a una sostanziale adesione alla linea del leader, così come è stato per il ‘vertice di fedelissimi” da qualche ora in seduta plenaria.
Ti ringrazio per il tuo contributo, come sempre insaporito da dotte citazioni.
Un merito indiscusso è quello di aver fatto interessare nuovamente le persone alla politica, ma facendo i duri e puri non so se si risolveranno i problemi… La politica è comunque una sorta di compromesso tra idee diverse, ha vinto ed ora deve cercare di fare quello che ha in programma, cercando anche dei compromessi se è necessario.
La politica, è vero, è anche l’arte del compromesso; ma ci sono anche linee invalicabili che riguardano la coerenza, e la possibilità di giungere ai risultati prefissi senza scorciatoie molto pericolose.
E questo articolo è proprio l’iniezione di pensiero positivo di cui avevo bisogno.
Con questo non voglio dire che la confusione se ne sia andata del tutto, ma, con la tua narrazione, mi hai aiutato a fare un po’ di ordine nei miei pensieri. Mi ha rassicurato, soprattutto, leggere che certe mie perplessità, i momenti altalenanti di sconforto e di ripresa sono stati anche i tuoi. In questi ultimi giorni, davanti a esternazioni così assolutistiche (pro e contro), così prive di dubbi, che continuavo a leggere in Rete, mi sembrava di essere la sola a non capire bene cosa e perché stava succedendo. Probabilmente la sicurezza non è il mio forte… Ho cercato di informarmi in maniera quasi ossessiva e, infatti, molti dei link che segnali li conoscevo già. Ma la confusione rimaneva, anche perché tanti giudizi negativi, e ancor più che negativi, venivano da persone che stimo molto, di cui, da sempre, ho condiviso le idee. Non ho una grande capacità di analisi, e questo non aiuta a capire.
Se ora, dopo averti letto, mi sento un po’ più tranquilla (per esserlo del tutto dovrò aspettare di vedere cosa succederà), è perché so che tu quella capacità la possiedi, e perché, parafrasando Giulietto Chiesa, mi fido della tua onestà: intellettuale, in questo caso.
Come sai, fra qualche giorno parteciperò all’assemblea generale del Movimento di Bologna. Spero che questa partecipazione non mi faccia ricadere nella confusione più totale ☺
Si avverte molto bene quanto impegno tu abbia messo per scrivere questa cronaca di giorni… sospesi, e il risultato è ottimo. Mi spiace solo di non essere in grado di lasciare un commento che sia all’altezza. Infatti avevo pensato di non scrivere niente, per inadeguatezza. Ma poi… eccomi qui. E non mi rileggo, però, perché probabilmente cancellerei tutto.
Ciao, Franz! Che i tuoi pensieri positivi continuino e siano altamente contagiosi (e che magari aiutino anche zio Beppe).
Il tuo commento, cara Milvia, nella sua profonda sincerità, è ampiamente all’altezza del mio scritto, e le tue parole di stima come sempre mi fanno piacere e mi incoraggiano.
Come ho accennato in alcune risposte precedenti, sto alternando la scrittura di queste mie repliche all’ascolto e visione della prima riunione ufficiale dei neo-eletti.
Il timore di vedere una compagine già divisa e in crisi rispetto al leader è stato fugato, e in più ho tratto dalla determinazione, competenze e campi di interesse, di quella nutrita squadra di giovani uomini e donne, il senso di una grandissima forza di interdizione e di proposta per rimettere in carreggiata il Paese, su binari del tutto nuovi e una cultura attenta alle gravi sfide del presente.
Sono convinto che lo stesso senso di propulsione apparirà ben chiaro fin dalle prime battute del loro impegno parlamentare.
Finalmente il tuo post! Equilibrato, come sempre, nonostante le emozioni 😉 come sai, ho votato per il Movimento, ma non credo sia il caso di inondare lo spazio di un commento con le mie motivazioni.. Riguardo le ultime esternazioni e botta e risposta tra Bersani e Grillo, bisogna ricordare ai grillini che non si può votare a favore di una proposta del governo volta per volta, se quel governo non inizia a lavorare e non può farlo senza la fiducia delle Camere, perciò dovranno riflettere seriamente su cosa sia più opportuno fare. Si potrebbe fare un tentativo e vedere se, effettivamente, il pd sia intenzionato a fare le riforme che gli italiani chiedono, se il tentativo dovesse fallire, tutti a casa. Staremo a vedere!
Le motivazioni del tuo voto le hai già espresse molto bene nel tuo blog.
Non è pensabile che quanto dici sulla necessità tecnica del voto di fiducia non sia ben chiaro a zio Beppe e nipoti, che dunque non fanno che ribadire, con la loro linea di principio, il no ad accordi preventivi di governo.
La riunione ancora in corso a Roma ha confermato l’unità di intenti su questo tema, che sembrava messa in discussione da alcune dichiarazioni.
Ho già scritto, un po’ nel blog un po’ nella mia prima risposta a Carlo, i motivi che mi fanno essere d’accordo con questa scelta.
Nella trasmissione in streaming da Roma, inoltre, Vito Crimi, che è stato eletto (poco prima) capogruppo al Senato, ha dichiarato la volontà di ridare al Parlamento un ruolo centrale per la formazione delle leggi, ruolo da tempo distorto a vantaggio di un esecutivo di fatto dittatoriale.
Grazie delle tue belle parole, cara Lady G., ciao!
Anche io sono confusa e devi dirlo un poco arrabbiata. Mi pare che il voto al M4S sia composto da tante e tali differenze di ideali che difficilmente troverà una strada che dia sicurezza a tutti noi.
Non entro nel merito di quello che stanno dicendo in queste ore i dirigenti dei tre partiti , Grillo e Casalegno compresi perché mi aspetto una soluzione ai veri problemi dell’Italia. Non abbiamo votato per fare un giretto, ma per modificare lo stato attuale e in meglio. Non so se ci riusciranno, e temo che manchino anche idee su come farlo. Se si vogliono mettere d’accordo su alcune leggi bene, ma francamente a me questa melina infastidisce e alle prossime elezioni potrebbero esserci altre sorprese. La rabbia degli elettori deve essere governata e rispettata, non menata qua e là. In parole povere non ho ancora capito che cosa vuole fare Grillo e forse non lo sa nemmeno lui. Spero di no, ma ….
Concordo… Grillo è riuscito a riempire le piazze -virtuali e non- facendo leva sulla rabbia della massa maturata dopo decadi di malgoverno, di corruttele e ruberie. Con il suo stile urlato e rabbioso ha plasmato un elettorato quantomai eterogeneo che va dai delusi di destra ai delusi di sinistra, passando per i giovani dei centri sociali, i meno giovani dei No Tav, tizi non meglio specificati con le maschere di Anonymous (anarcoidi 2.0), anarchici “vecchia scuola” e quant’altro.
Il problema, però, è che si può essere uniti nella rabbia, nella lotta contro un avversario comune, ma non nel programma.
la politica, specie quella seria, si fonda su ben altro e proprio la legislatura che viene dovrà essere caratterizzata da una intensa stagione di riforme, anche costituzionali (impensabile portarci dietro il bicameralismo perfetto e l’onere delle province, in più dovranno metter mano alla riduzione degli onorevoli, giusto per accontentare il populino).
Bisogna quindi capire se i grillini “di governo” saranno compatti anche sul loro programma, che va dalla possibile uscita dall’Euro (per diventare la Cina d’Europa), fino alla nazionalizzazione delle banche, passando per un reddito di disoccupazione garantito a tutti di circa mille Euro.
E tengo volutamente in disparte le battute di Grillo sul diniego di concedere la cittadinanza agli immigrati nati in Italia o sull’eventualità di tessere alleanze coi fascisti di CasaPound per rimanere entro i limiti del manifesto di governo e non cercare pretesti fin troppo facili per attaccarlo.
Il programma è molto vasto, studiato appositamente per solleticare l’appetito della fascia più ampia di elettori. Presi ad uno ad uno i singoli punti che lo compongono possono anche essere condivisibili, ma ad una lettura di ampio respiro appare quantomai evidente che le varie proposte, oltre ad apparire sconclusionate, non possano essere accettate in blocco.
Per Riri:
per quanto riguarda la differente ‘composizione di ideali’ (e ancor più di provenienze politiche), credo sia importante distinguere fra gli attivisti del Movimento e chi ha solo votato la loro lista.
Questi ultimi, è vero, sono un insieme molto eterogeneo, tenuto insieme dalla capacità di Beppe Grillo di convogliare in un unico progetto il disagio e la protesta (e anche, non lo nego, dall’atavica, acritica e umorale adesione al nuovo per il nuovo, che ha consentito, in passato, l’espandersi del partito-azienda di Berlusconi e del localismo leghista di Bossi); gli attivisti, invece, costituiscono una massa critica molto coesa sui temi fondanti del Movimento.
A una sola settimana dal voto, come nel suo piccolo sembra dimostrare anche questo blog (nella differenza fra i commenti fra questo post e il post precedente), una tendenziale apertura di credito collettiva all’avanzata di Grillo e dei suoi giovani seguaci si è già tramutata in impaziente critica negativa.
Mentre scrivo questa replica, in streaming dalla loro riunione romana i neo-parlamentari si stanno brevemente auto-presentando: lo spettacolo delle loro competenze e della loro determinazione è estremamente confortante, e lo spettro che la questione delle alleanze li faccia nascere già divisi sembra del tutto sventato.
Per Carlo:
questa volta mi limito a rimandare a quanto ho replicato al tuo commento precedente.
Franz io credo che ci sia una certa confusione, tra quello che viene dette o urlato e la realtà dei fatti: il M5S è un non-partito che ha scelto di entrare nel centro del potere. Già questa è una contraddizione. Poi quando Grillo dice tutti a casa e si rivota provo un leggero fastidio. Non è che possiamo passare la vita a votare mentre c’è una crisi galoppante. Ognuno si prenda le proprie responsabilità,e qui do ragione a Bersani. Tanto chi conta veramente è il potere economico e quello non lo schiodi di certo! Poi vedremo che succede, perché io penso che in qualche modo si metteranno d’accordo e il M5S diventerà un partito come gli altri! In ogni caso le situazioni nuove portano aria fresca. Vedremo da che parte tirerà! Ciao Rita
Non credo sia una contraddizione rifiutare il modello organizzativo del partito classico e proporsi contemporaneamente come forza di cambiamento all’interno delle istituzioni.
Vero che Grillo dica ‘tutti a casa’ (interpretando così, probabilmente, il desiderio della maggioranza degli italiani), mentre non è vero che proponga come unica soluzione (e nemmeno che caldeggi) il ritorno al voto. A parte l’impossibilità di quest’ipotesi prima dell’insediamento del nuovo capo di Stato, sono convinto che un governo si farà, probabilmente di carattere istituzionale con personalità non provenienti dal mondo della politica.
Poi mi auguro proprio che non si avveri la tua previsione, che il Movimento si adegui agli altri partiti, visto che i giovani neo-eletti appaiono proprio di un’altra specie biologica.
Salutone.
mai sentita su un ottovolante come in questi giorni
E’ un’ebbrezza di cui faremmo volentieri a meno, ma dobbiamo sperare che sia il prezzo del rinnovamento.
Carissimo, cosa ne penso della strategia democristiana intessuta in questi giorni da Grillo l’ho già scritto sul mio blog, dunque non mi voglio ripetere.
Quel che è certo è che al leader maximo di M5S conviene se PD e PDL per senso di responsabilità (del primo, voglia di ottenere il salvacondotto del presidente del secondo) si uniranno in coalizione, così da fare la famosa profezia che si autoavvera (“sono tutti uguali, tutti ladri”). In più, in un momento come questo, in cui è difficile prendere una decisione, e qualsiasi decisione è difficile perché getta sale su ferite ancora aperte, gli scranni dell’opposizione rappresentano un porto sicuro dai quali poter lanciare strali ed invettive contro l’inettitudine di chi si arabatta per governare.
Grillo sta giocando col fuoco, e sta anche rivelando il fatto che non voglia assolutamente assumersi la responsabilità di chi governa. Forse perché dopo potrebbe essere etichettato come ‘uguale agli altri che lo hanno preceduto’, forse per la mancanza di vere idee geniali (cosa che ho sempre rimproverato al loro programma), o forse perché vuole continuare a mandarci alle urne fino a quando non otterrà, da solo, il 51%.
Pura follia in ogni caso…
Carissimo, la mia scarsa propensione al dibattito (più o meno polemico), su posizioni contrapposte, mi spingerebbe a non cercare controargomentazioni alle tue, lasciando rispettosamente ad esse una semplice vetrina, utile a un teorico e ipotetico lettore in posizione neutrale, e auspicando che, già così, il fondamentale contenuto di speranza e di rinnovamento del mio articolo riuscisse a prevalere sulla critica negativa e velatamente rancorosa del tuo commento.
C’è tuttavia una frase, in quest’ultimo, che mi spinge forzatamente a ‘scendere in campo’: è quella in cui parli del ‘senso di responsabilità’ che muoverebbe Pierluigi Bersani a cercare l’accordo con il Movimento Cinque Stelle. E’ un’espressione che non credo faccia onore alla tua intelligenza, essendo evidente come tale ipotesi rappresenti invece, per lui, l’unica strategia possibile per evitare di essere estromesso definitivamente dal palcoscenico politico.
Quest’ultimo rappresentante di un partito un tempo glorioso si è reso colpevole dell’appoggio al governo più reazionario, arrogante, padronale, cinico e distruttivo del dopoguerra, sempre dietro la maschera del senso di responsabilità, e il suo partito, lungo tutto il ventennio scorso, non ha fatto opposizione al diffondersi del cancro berlusconiano, che è l’unica vera cosa di cui si è reso responsabile. Non mi sento proprio di criticare un mancato accordo dei Cinque Stelle con questi signori, combattuti aspramente durante la campagna elettorale, per far realizzare a loro, secondo le intenzioni, una parte del proprio programma, finendo al contempo in una posizione subalterna e pericolosa per la loro stessa identità.
Carissimo Franz,
non farebbe onore alla mia intelligenza credere che tu non voglia dibattere, dal momento che lo strumento del blog serve a quello, soprattutto se ha i commenti attivati!
O hai già iniziato ad intendere anche quello come Beppe Grillo, e vuoi che i commenti siano solo entusiastici segnali di approvazione di altri che condividono il tuo pensiero? 😉
Dai, solo dibattendo si cresce, solo confrontando pensieri diversi si vedono -forse- prospettive nascoste…
Mi spiace che tu abbia inteso come ‘rancoroso’ il mio precedente commento: non porto alcun rancore nei confronti di Grillo. Sono semmai sconfortato di come siano andate le cose, e di come si stia muovendo oggigiorno.
Ciò detto mi permetto comunque di rispondere a ciò che hai scritto, se vuoi far cadere la cosa, naturalmente, rispetto la tua posizione di padrone di casa, ma a mio avviso sarebbe un peccato, perché se leggo ciò che scrivi è proprio perché non scrivi ciò che scriverei io… Questo però mi spinge anche a diventare protagonista del dibattito, dibattito che, come dicevo, è agevolato proprio dal mezzo Internet… altrimenti se volessi semplicemente venir edotto di pdv diversi dai miei, mi comprerei Libero e Il Giornale e mi limiterei a leggere gli editoriali dei rispettivi direttori.
Dunque, la questione della responsabilità del PD trova risposta proprio nel tuo modo di argomentare la tua tesi: ha scelto di appoggiare il “governo più reazionario, arrogante, padronale, cinico e distruttivo del dopoguerra” quando, se avesse optato per il voto subito, avrebbe vinto la partita senza ‘se’ e senza ‘ma’, probabilmente con un risultato bulgaro.
Punto due: alleanza Grillo-PD. Mi sembra che tu mi dia ragione quando dici: “Non mi sento proprio di criticare un mancato accordo dei Cinque Stelle con questi signori, finendo al contempo in una posizione subalterna e pericolosa per la loro stessa identità”.
Allora approvi la strategia democristiana di Grillo, che antepone al bene della nazione quello del proprio movimento?
Come vedi non mi sottraggo al dibattito, ferma restando la mia scarsa propensione caratteriale allo scontro di idee, certamente molto più presente in un giovane avvocato. 🙂
Penso, e non sono il solo, che il PD abbia di gran lunga preferito rinunciare a prendere il timone della nazione, e gestire la patata bollente di una grave tempesta finanziaria, per il bene proprio e non per quello collettivo; e penso anche che, qualora fosse stato davvero chiamato a farlo dagli elettori, non si sarebbe sottratto dalle politiche finanziarie dettate da ‘agende’ esterne che di fatto annichiliscono la nostra sovranità.
E questa ipotesi, per non dire questa evidenza, mi aiuta a rispondere anche alla tua seconda questione: l’adesione a un progetto comune non è possibile con chi ha una costituzione tanto diversa da finire per snaturare, con quell’accordo, la propria; non si tratta di bizantinismi democristiani, ma di legittima difesa del proprio progetto, di pari passo con quella della propria identità, e dunque finalizzata pur sempre al bene collettivo.
Quando nel mio articolo, citando anche Giulietto Chiesa, alludo al fondamentale approccio etico di Beppe Grillo alla politica, esprimo un concetto simile.
😀 Sbagli anche quando credi che un avvocato sia sempre desideroso di polemizzare: dovendolo fare tutto il giorno per lavoro, quando si rilassa a casa desidererebbe soltanto staccare la spina!
Ma il momento attuale non ci permette di parlare di politica senza polemiche, dunque non mi sottraggo alla volontà di esprimere le mie opinioni e la possibilità di farlo su di un blog curato da una persona intelligente, e letto da tante altre persone intelligenti, mi sprona a mettere da parte la stanchezza maturata in tribunale per fare due tiri di scherma virtuali con te e con chiunque vorrà unirsi a questo dibattito!
Solo su di un mezzo punto riesco a convenire: quello che il PD 13 mesi fa fosse impreparato a gestire la situazione. Ma non perché non avesse idee (personalmente reputo Bersani un ottimo politico, per di più specchiato, non avrei difficoltà a lasciargli oggi stesso la gestione dei miei risparmi, e non so per chi altri riuscirei a dire le stesse cose, anche se so che qui il ‘rancore’ è tutto tuo, come del resto dici nel tuo pezzo, e legato alla categoria alla quale appartieni), del resto quelle le si può avere pur senza urlarle, ma perché non aveva un leader.
Tradizione del PD vuole infatti che si facciano le primarie prima delle elezioni, e all’epoca Bersani aveva solo avuto l’incarico di traghettare il partito dalla sconfitta veltroniana alla prossima corsa elettorale.
Tant’è che nel PD i ‘fratelli coltelli’ che non vedevano di buon occhio una sua salita a Palazzo Chigi ce n’erano a bizzeffe, ad iniziare dal troppo-lodato (a mio avviso anche sopravvalutato) Renzi.
Non è un caso se, nel frattempo, si siano affrettati a chiarire la questione e ad indire le primarie.
Poi, intendiamoci, che fosse Monti a mettere la faccia a manovre impopolari è chiaro che facesse comodo a tutti. Ma allora si potrebbe dire che ha fatto da scudo anche a Grillo, che 13 mesi fa, se si fosse votato, avrebbe ‘corso il rischio’ di essere chiamato alla guida del Paese.
Sul secondo punto ti rispondo con una battuta che ha un grosso retrogusto amaro: tu dici “l’adesione a un progetto comune non è possibile con chi ha una costituzione tanto diversa da finire per snaturare, con quell’accordo, la propria”, ecco, io ogni giorno che passa mi trovo a riflettere sulla possibilità che Movimento 5 Stelle abbia una costituzione incompatibile non solo con quella del PD, ma anche con quella che sta alla base della nostra Repubblica.
Sconclusionati e recenti attacchi all’art. 65 della stessa, vero baluardo repubblicano, sembrano anche darmi -purtroppo- ragione.
Torno a dire: ben felice di sbagliare, a fare l’uccello del malaugurio, a calarsi nei panni di chi ormai vede Berlusconi ovunque, persino quando si parla di Grillo, non mi diverto e, visto che l’argomento ‘politica’ mi appassiona, talvolta mi piacerebbe affrontarlo con la serenità di spirito che ti sta contraddistinguendo in questi giorni. Che possa durare a lungo, e che possa diffondersi anche tra i tuoi ‘amici’ virtuali. 😉
Che Pierluigi Bersani sia una persona onesta credo che sia evidente; che sia un ‘ottimo politico’, invece, molto ma molto meno.
Capacità propositiva, comunicativa, e aggiungerei moralizzatrice, tendenti a zero: proviamo mentalmente a confrontarlo con Enrico Berlinguer (per non citare Sandro Pertini), e ne esce la figura di …un bravo ometto. Ma forse anche questo è un complimento, visto che, come ministro del governo Prodi, si rese corresponsabile della mancata lotta al conflitto di interessi, e dunque un po’ di colpa del cancro del berlusconismo è anche sua.
La tua ipotesi che Beppe Grillo potesse vincere le eventuali elezioni tredici mesi fa mi sembra molto peregrina: nessuno l’avrebbe sottoscritta, e dunque tale rischio non era certo all’ordine del giorno.
Sono andato a leggere l’articolo 65 della Costituzione, e francamente non ho capito a quali attacchi ti riferisci. Vorrei invece sottolineare come la Costituzione fu oggetto di entusiastica (ed entusiasmante) lettura durante la serata di Piazza San Giovanni, e spesso ribadita come punto di riferimento imprescindibile dai grillini. Il ventennio berlusconiano, metà del quale governato dal centro-sinistra, ha invece stravolto lo spirito costituzionale, e il governo tecnico, appoggiato dal centro-sinistra, ha addirittura modificato la nostra Carta, aggiungendo il principio del pareggio di bilancio, che grida vendetta.
Quanto infine alla serenità di spirito, non posso che augurartene a iosa, sia come amico, sia come appassionato osservatore politico, quale indubbiamente ti dimostri, di questa straordinaria fase di transizione.