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La vegetazione è ogni giorno più lussureggiante: foglie, erba e arbusti conquistano e invadono superbamente ogni spazio possibile, dai rami degli alberi che tendono sempre più a nascondere il cielo, e da lontano sembrano dei quadri viventi, fino alle fessure dei lastricati dei cortili, infestati da ciuffi alti, fitti e ribelli.
E’ come il movimento veloce di una sinfonia beethoveniana, solenne e incalzante, un inno alla vita, nell’accezione più elementare ed evidente.
Le prime spettacolari giornate di sole dopo la stagione delle piogge, che era stata soffocante e di una durata da primato, avevano già evidenziato questo genere di spettacolo, ma poi l’alternarsi continuo di brevi periodi sereni e altri perturbati, di sole limpidissimo e nuove piogge (a volte appena accennate, a volte fredde e fluenti) non ha fatto che protrarlo in maniera indefinita e sempre più sorprendente, come non ricordo fosse mai avvenuto.
Come due amanti capaci di controllare a piacimento la durata dell’amplesso, terra e cielo sembrano voler perdonare e addirittura consolare l’umanità, demente e distruttiva, con questa mirabolante esibizione della stagione della vita nascente, e di tutta la sua bellezza.
E gli ospiti della Cavallona hanno buon gioco ad affrontare il loro argomento preferito, cioè i capricci del tempo; il più delle volte per lamentarsi, com’è abitudine assai diffusa nell’italica popolazione. Nel pretendere, infantilmente, rose senza spine, giornate serene a volontà senza il contemporaneo incremento delle temperature e inaridirsi della vegetazione.
Verrebbe quasi da ringraziare, per questa occasione di sfogo che convoglia altri disagi, in gran parte ben noti in questo periodo di grande inquietudine e poca speranza nel domani, se non sapessimo che il mugugno, la recriminazione, il lamento, non servono un gran che a migliorare le cose, ma forse solo ad alimentare sè stessi.
Domenica di voto, ieri, in diversi comuni italiani fra cui svetta quello di Roma, e anche qui a Bologna per il referendum consultivo sulla scuola dell’infanzia pubblica (un interessante duello fra i principi costituzionali e laici da una parte, il pragmatismo arrogante della casta dall’altra: come sappiamo, hanno grazie al cielo vinto i primi, anche se l’affluenza è stata molto deludente).
Ho seguito ancora una volta il tour elettorale di Beppe Grillo. L’avevo fatto per le regionali siciliane, poi per le politiche nazionali, ed ora per le amministrative. Per la terza volta in pochi mesi, zio Beppe si è sobbarcato una spedizione in camper di città in città, per urlare il suo messaggio da un paio di piazze ogni giorno diverse. Proprio come le altre due volte, ogni notte al rientro dal lavoro, e al termine della mia consueta navigata fra posta, blog degli amici, Fatto quotidiano e Facebook, mi sono lasciato catturare lungamente dalle sequenze registrate, a bassa definizione, dei comizi e di quanto vi ha ruotato intorno. Ancora una volta ho quasi imparato a memoria il nuovo copione recitato, con poche variazioni, dall’istrione, e ho studiato con attenzione palpitante il livello di risposta del pubblico quasi sempre numerosissimo.
Mi è sembrato, soprattutto nell’evento finale, quello di Piazza del Popolo a Roma, di notare inediti segni di stanchezza nel patriarca a cinque stelle: il suo dirigersi continuamente verso il fondo del palco popolato dai candidati, anziché privilegiare il contatto diretto e continuo con la folla; e poi minore fluidità e gioiosità nell’eloquio. Si può capire, il gioco si sta facendo sempre più duro; ma quando, seguendo a braccio il copione, ha urlato il suo ormai classico “chi me l’ha fatto fare, potevo starmene comodamente a casa a fare il ricco pensionato”, all’applauso sincero e affettuoso dei romani avrei di cuore unito anche il mio.
Perché la gente, la stessa che ama mugugnare contro Giove pluvio e il governo ladro, sembra non voglia o non riesca a capirla, quella straordinaria spinta etica che muove l’ex-comico genovese a spendersi e a regalarci le sue strabilianti energie per un progetto di rinnovamento e di salvezza, tanto ricco di contenuti appropriati ai nostri tempi, da non poter essere inficiato da qualche sporadico e ricorrente scivolone. Si attaccano a tutto, per dimostrare le pecche di lui e dei laboriosissimi parlamentari stellati, pecche in gran parte presunte e nemmeno ragionevoli, trovando, in questo, un costante supporto nella stampa e nelle televisioni di regime.
Comunque, tutto forse si può confutare in lui tranne le sue antiche capacità quasi profetiche, di lettura della realtà e previsione degli sviluppi. Ed ora, se ascoltiamo con attenzione le sue profezie, dobbiamo prepararci, per il prossimo autunno, al precipitare della crisi nel nostro Paese.
Non si tratta di un oracolo misterioso e oscuro, ma di una previsione fondata su dati di fatto: proprio ieri, nel suo blog, ha pubblicato l’articolo di Roberto Orsi, un insegnante alla London School of Economics and Political Science, che dimostra con chiarezza difficilmente confutabile quella stessa tesi. Invito tutti a leggerlo, cliccando qui.
Partendo da tale convincimento di zio Beppe, appare sempre più chiara la chiusura intransigente del Movimento nei lunghi giorni delle proposte, più o meno decenti, di Pierluigi Bersani, scelta che pure ha avuto sicuramente un costo immediato in termini di consensi. Ma accettare di appoggiare il PD in posizione oggettivamente subalterna, sia pure con l’arma del ritiro della fiducia, significava andare incontro alla più grave crisi del dopoguerra su un terreno franoso, col risultato di bruciare forse per sempre tutte le possibilità di una vera svolta.
Un articolo di Aldo Giannuli apparso pochi giorni prima sul sito Megachip (clicca qui) offre una lettura simile, benchè condita da molti dubbi (che non condivido) sui possibili scenari futuri.
Quasi sempre una malattia, per poter essere veramente debellata, deve manifestarsi in tutta la sua virulenza, che renda palesi tutti i sintomi. Prepariamoci proprio a questo, quando, a questa incredibile primavera, e a un’estate non rasserenante sul piano sociale, succederà un ‘autunno molto caldo’, o forse molto gelido. Prepariamoci a non spaventarci e ad aver massima fiducia negli anticorpi dell’Italia migliore, quando il terremoto economico e sociale si manifesterà in tutta la sua intensità ora latente.
Più nera è la notte e più vicina è l’alba, dice un vecchio proverbio: quell’alba siamo, dovremo essere, noi.
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Immagine da: blog.libero.it/psicoalchimie/10066327.html?ssonc=1733663986
Caro Franz, anche oggi, almeno qui a Modena, il tempo è un po’ incerto, in linea con l’umore di questa primavera. Però si sta bene.
Sai che mi sembra impossibile che siamo all’inizio di giugno? Sento il tempo scivolare via in gran fretta. Intanto mi guardo intorno e apprezzo gli alberi colmi di foglie, sperando che l’estate sia clemente, cioè non troppo torrida.
Buon fine settimana. 🙂
A te, che sei un’osservatrice così attenta delle stagioni, questa lunghissima, verdissima e strana primavera offre sicuramente una grande quantità di spunti.
Anch’io, benché ami il calore e la luce estiva probabilmente più di te, spero tanto che quest’anno ci venga evitata la sofferenza canicolare.
E intanto mi godo questa sorta di lunghissimo sabato del villaggio, rispetto alla stagione della pienezza.
Una buona domenica a te! 🙂
Attendiamo speranzosi l’alba!
P.s: Caro Franz, ti ringrazio infinitamente per la bella recensione che hai scritto su i miei “UNIVERSI GRAVIDI”. Tra qualche giorno pubblico il tuo bel pezzo sul mio blog.
abbracciatona mattutina!
Giò
Certo, aspettiamo l’alba, ma sta un po’ in tutti noi, quotidianamente, fare in modo che davvero giunga.
Per la mia recensione, ogni promessa è debito (sia pure con i miei tempi da lumaca…)!
Abbracciatona pomeridiana.
Pingback: Atarassia elettorale. | Luca Rinaldoni
Non essendo evidenziata l’ora alla quale questo post è stato licenziato (o sono io che nella mia ormai cronica irreparabile irreversibile storditezza non riesco a trovarla), non posso sapere se al momento già sapevi, o quanto meno intuivi, della pesantissima Waterloo che ha brutalmente punito le strategie che chiamerei eufemisticamente “dure e pure” (gli voglio troppo bene per riservargli termini offensivi che pure sarebbero comprensibili da parte di una enorme fetta del suo elettorato fatta di “simpatizzanti possibilisti” quasi tutti transfughi da un Pd che hanno pazientemente sopportato per anni ma che oggi non reggono più) del Messia di S. Ilario (dove, come tu ben sai, “le contromisure fino a quel punto si limitavano all’invettiva”).
A Parma sulle 5 Stelle ci sono luci ed ombre, un inceneritore che sta comunque partendo nonostante in campagna elettorale Pizzarotti aveva dato per scontato che sarebbe riuscito ad impedirlo un Teatro Regio ancora nel caos, tasse comunali fuori controllo, impiegati comunali sull’orlo di una crisi di nervi ma un manipolo di “nuovi politici” che ci mette la faccia giorno dopo giorno, poca colpa ha dei problemi suelencati e lascia spazio alla speranza per una città migliore (gli ottimisti ne vedono già qualche segno); a Montecitorio e Palazzo Madama di luci io francamente non ne ho viste, la penosa impressione è quella di un nutritissimo manipolo di eroici neofiti inchiodati fra l’incudine di una scatoletta di tonno che non si lascia aprire e il martello di un apriscatole farraginoso e spuntato in cui due valgono un miliardo e tutti gli altri valgono uno zero virgola.
Lo so che tu continui ostinatamente a sostenere e celebrare la scelta di rifiutare qualunque accordo di qualsiasi tipo col pdmenoelle, e in questo rappresenti l’ala superminoritaria degli elettori-attivisti. Ma un patrimonio elettorale di milioni di persone che spingevano fiduciosamente verso una possibile intesa fra i due principali partiti della sinistra (se si erano accordati Roosevelt e Stalin contro il pericolo-Hitler, davvero le differenze fra Bersani e Grillo erano maggiori?) per spazzare via definitivamente non tanto e non solo Berlusconi, ma la sua formazione tumorale travestita da partito, rischia adesso di essere perso per sempre.
E questi treni non ripassano di lì a un mese.
Come sempre ho poco tempo per stare su Internet e questo nuoce alla possibilità di analisi attente e caute, ma giova alla causa di una spietata sincerità e onestà intellettuale. Anche a costo di esprimere opinioni ingenerose nella loro sincerità. Ma le opinioni si possono limare, elaborare o cambiare, qualora stimoli e dati di fatto nuovi favoriscano tale processo.
In effetti il cosiddetto “tema” di WordPress che ho scelto purtroppo non mostra l’orario di pubblicazione, che in questo caso, come quasi sempre, è avvenuta nelle prime ore notturne della nuova giornata, cioé di lunedì, quando la consultazione amministrativa non era ancora terminata.
Sia nel caso di Parma che, ancora più evidentemente, nelle città dove si è votato, fra le altre cose il Movimento paga secondo me i limiti di affidare la comunicazione quasi esclusivamente al web, raggiungendo così una netta minoranza dell’elettorato.
Per quanto riguarda Parma, alcuni risultati del primo anno di Pizzarotti sono stati elencati in questo post, mentre la febbrile attività dei parlamentari appare in tutta evidenza nelle tracce lasciate nei social network. In entrambi i casi l’immagine che circola fra la gente credo che sia lontana dalla realtà.
Per quanto riguarda il mio sostenere e celebrare la scelta di rifiutare qualunque accordo di qualsiasi tipo col pdmenoelle sono probabilmente in disaccordo con la maggioranza degli elettori, ma, credo, non con quella degli attivisti.
Come sempre non è con i ‘se’ che si fa la storia, tanto meno quella …futura, cioé basata sulle ipotesi di un crollo degli equilibri finanziari sociali e politici di cui parlo nel post.
Ovviamente dispiace e inquieta l’idea di un collasso dell’unica forza politica portatrice di idee e di speranza, ma per combatterla non c’è che un atteggiamento attivo e propositivo, che possa colmare i punti deboli e riprendere a diffondere buone pratiche e una buona immagine.
Ne va del nostro futuro!
Ti segnalo anche la splendida analisi del voto di Marco Travaglio, che ho appena letto (clicca qui).
La sconfitta è indubbia, e lo stesso Travaglio elenca con amichevole quanto lucida spietatezza in modo corretto e, come gli è solito, esaustivo gli errori tattico-strategici-situazionali del MoVimento che, l’avrai notato anche tu, battono di gran lunga i meriti.
Mi spiace che Grillo si accanisca contro gli elettori che non hanno creduto in lui con toni pressochè identici al Berlusconi che, prima della sua attuale love-story con la sinistrina riveduta e corretta, letta ma non scritta, chiosava “Chi vota a sinistra non può che essere definito un coglione”.
Il sublime soave paradosso è che un movimento nato su misura delle realtà locali abbia ottenuto un epocale successo a livello nazionale (ai limiti estremi se non oltre di un “Troppa grazia, Sant’Antonio!!!”) e beccato una legnata da lasciare annichiliti a livello di elezioni amministrative.
L’ottimismo della ragione prima che della volontà mi dice che da questa sconfitta il MoVimento 5 Stelle risorgerà “più bello e splendente che pria”. Bravo. Grazie.
Lo capisci anche tu che parecchie cose sono da rimettere a punto.
Forse anche il meccanismo di scelta dei candidati.
Perché ho premesso un “forse”?
Citerei il gustoso calembour renziano quando, alle primarie del Pd, affermava “Un sono mi’a qui per vincere il premio della critica, voglio vincere e basta!”. Sopporto ma non condivido il disprezzo per gli avversari, non condivido e non sopporto il disprezzo sarcastico e sprezzante per gli elettori dietro cui lo zio (che in un recente passato avevo declassato a cognato) si nasconde e si giustifica.
Questo nella mia piena libertà di giudizio e di opinione.
Se il ridimensionamento dei 5 stelle è fuori discussione, mi sembra che non si sia valutato abbastanza il voto in termini assoluti (unico criterio che dà il giusto rilievo all’astensionismo), da cui anche il PD che canta vittoria esce malconcio, e il PDL annichilito, per non parlar della Lega Nord.
Ribadisco che, per tornare a crescere, come entrambi speriamo che avvenga, zio Beppe e i suoi dovranno riensare soprattutto alle modalità di comunicazione.