Trasporto eccezionale

zombi.
.
Fra le dieci e le undici di sera l’attività solitamente ristagna: chi è uscito è già a destinazione e per chi deve rientrare è ancora presto.
Lo scorso lunedì, come talvolta accade, l’ora critica sembrava protrarsi oltre il suo limite; fermo al posteggio di Piazza dell’Unità aspettavo con pazienza il mio turno, dopo aver conquistato il posto di capofila.
Fu una chiamata del radiotaxi a rimettere in moto, in maniera confortante, il mio cervello e il motore della Cavallona.
In meno dei quattro minuti dichiarati fui all’indirizzo specificato, una strada minore un po’ desolata della Bolognina, dove, quasi contemporaneamente, si materializzò il mio nuovo passeggero.
Giacca e pantaloni piuttosto eleganti ma vistosamente sdruciti, avanzava verso di me barcollando.
“Buonasera” lo apostrofai dal finestrino, e, citando il cognome apparso sul visore fra i dati della chiamata: “E’ lei il signor Solma?”
“Salma, Salma!” ribattè lui con un verso gutturale in un misto di risata isterica e lamento.
“Si accomodi, sa a volte le centraliniste non capiscono bene il nome, oppure si sbagliano a digitarlo.”
“Iiiih” esclamò con voce stentata e soffocata, “non capiscono, non capiscono… Aspetti pure che faccio entrare le gambe (pausa) prima che si stacchino.”
Feci una breve risatina di prammatica, anche se il tipo aveva un aspetto per niente rassicurante.
“E’ inutile che rida, io non rido più.”
“Mi dica dove andiamo” ribattei asciuttamente.
“Passiamo prima dalla rotonda dello stadio (pausa) che carichiamo un mio amico, poi (pausa) prendiamo lo stradone.” L’affanno e la sofferenza nel parlare erano gravi.
“Va bene.”
Poco dopo aver avviato la Cavalla, avvertii una prima ondata di un odore nauseabondo; aprii immediatamente metà del mio finestrino e aumentai la velocità della ventola del climatizzatore.
“Lo so, lo so” fece lui con quella voce sinistra e un po’ cinica, “ma non creda che lei emani un buon profumo.”
“Cosa dice?” indignato, cercai immediatamente di fissarlo attraverso lo specchietto retrovisore.
“No” (colpo di tosse micidiale), “…non ora, intendevo quel giorno.”
“Quale giorno?”
“Quando sarà ridotto (pausa) come me.”
“Caro il mio signore, non credo sia inevitabile.”
“Lo è, lo è, mi dia retta.”

Gli indizi per decifrare la situazione del tutto insolita erano a questo punto abbondanti, ma in certe situazioni la coscienza è ostacolata da misteriosi freni difensivi.
Non l’olfatto, però, che continuava a percepire zaffate d’aria mefitica e nauseabonda.

“Ce l’ha un tagliaunghie?” fece lui all’improvviso, mentre cercavo di superare indenne tutti i semafori, per abbreviare quell’insopportabile trasporto.
“No mi dispiace.”
“E’ strano, continuano a crescere, magari cadono (pausa) magari cadono (pausa) dei brandelli di dita (pausa) ma le unghie crescono.”
“Cosa cacchio sta dicendo” mi limitai a pensare fra me, attribuendo il tutto a un eccesso di alcol o di squilibri psichici.
“Ma non si preoccupi” aggiunse quasi sussurrando, “quando arriviamo magari l’aiuto a pulire.”
La cosa, e gli argomenti, mi piacevano sempre meno.
Con l’umore piuttosto storto, e senza ulteriori dialoghi fra sordi, arrivai alla rotonda di via Andrea Costa, in vista dello stadio.
Accostai alla bell’e meglio e, come di consueto, accesi le luci d’emergenza.

Comparve di lì a poco da qualche anfratto oscuro, l’amico di Salma, e aveva un’andatura e un aspetto ancor più raccapricciante: il volto era scavato, anzi sembrava proprio un teschio con un po’ di carne residua posticcia.
E ansimava ancor più vistosamente.
Salma si piegò per aprire dall’interno la portiera a lui opposta, inclinandosi come la Costa Concordia.
L’amico entrò in qualche modo; emanava lo stesso fetore.
“Buonasera” gli dissi freddamente.
“Hhhhh” fu la sua risposta, un rantolo inespressivo.
Spalancati entrambi i finestrini, mi rivolsi a quello dei due più vivo:
“Allora vado a prendere lo stradone?”
“…Sìh.”
Poi si rivolse all’amico:
“Allora, Joe (pausa) quanta ne hai recuperata?”
Senza rispondere, Joe estrasse faticosamente dalla tasca un barattolo di vetro da marmellata pieno di un liquido colorato.
“Uuuhh, ci facciamo poco con questa.”
“Nantrah sssera.”
“Eh al massimo, se la usiamo bene; lo sai che” si interruppe con una specie di colpo di tosse che emise un fiotto di orrida sostanza organica, “lo sai che (pausa) la formalina svanisce scccc…”
“Nnnnantrah sssera.”
“Sì bello mio (pausa), forse un’altra sera (pausa) riusciamo ad andare a spasso.”

Imboccato lo stradone, mi ci lanciai cercando di far entrare più aria possibile; i semafori furono clementi.
“Vado avanti?”
“Nnno, al prosssimo semaforo (pausa) a sinistra.”
“Quale, quello della Certosa?”
“Sìh.”
Continuai a non voler capire l’evidenza più chiara, fintanto che, dopo avermi condotto verso la chiesa, ed effettuata con fatica sovrumana l’operazione di pagamento e di uscita, Salma e Joe si avviarono barcollando verso l’entrata principale del cimitero della città.

Restai con un misto di disgusto e raccapriccio, ma l’inquietudine più angosciosa mi fu lasciata dalle parole con cui si erano congedati:
“A presto, fratello.”
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——-
Immagine da: 123rf.com/photo_10562049_halloween-party-design-template-with-zombie-and-place-for-text.html

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18 risposte a Trasporto eccezionale

  1. Loretta ha detto:

    Non è il mio genere, decisamente no. Solo a vedere la foto rabbrividisco!
    Gran movimento in sti taxi!
    Ciao

    • Franz ha detto:

      A dir la verità, gran movimento non mi sembra la descrizione più adatta alla tipologia di ospiti descritti in questo racconto… :mrgreen:
      Comunque, visto che non è il tuo genere, la tua visita vale doppio!
      Ciao. 🙂

  2. patrizia pita ha detto:

    Favoloso!!!!Franz lo sapevo, sei troppo divertente! Ci vedrei realizzato un cortometraggio da questo bel racconto dark. Complimenti e… al prossimo viaggio magari meno sinistro 😉

    • Franz ha detto:

      Grazie, Patrizia Pitagorica! 😀
      In effetti sarebbe proprio divertente, anche per me, vedermi in un film in quella situazione…
      Molto meno nella realtà, ché di zombi, sia pur metaforici, ogni tanto me ne capitano.

  3. lucarinaldoni ha detto:

    Pensa che il cimitero di Parma si chiama Villetta, per cui non dire mai a un parmigiano “Le interessa una bella villetta a un prezzo interessante?” se non vuoi sentirti rivolgere vernacolari pressanti inviti a tutte le possibili forme di perversione non escluso il sesso orale con un mollusco bivalve.

    Non tutti diventano pazzi, ubriachi, senzatetto, yuppies arroganti, cantautori di successo, cantautori omonimi di politici, femmes fatales, drogati, spacciatori, trafficanti di formaggio, aderenti a logge massoniche (pesco a caso fra i tuoi possibili clienti integrando falle della memoria con gli strali della fantasia) ma morti prima o poi lo diventano tutti.

    E in modo fastidiosamente irreversibile, perfino (direbbe il Leone Svicolone).

    • Franz ha detto:

      Eh sì, sorella morte, come la chiamava un mio omonimo buontempone, non risparmia proprio nessuno.
      Curioso, il tuo elenco ricco di citazioni da vero affezionato (per non usare il termine “follower” in voga presso Twitter) e mi viene da pensare a quanti miei passeggeri, in quasi dieci anni di lavoro, siano già stati visitati dalla democratica signora nera.
      Ma sono i pensieri delle due di notte, o quasi.

  4. Carlo ha detto:

    Mannaggia a me quando ho avuto la malaugurata idea di leggerti subito dopo mangiato! 😉
    Che dire… visti i precedenti dei tuoi assurdi clienti, potrebbe anche non esserci troppa fantasia mescolata nel tuo racconto!
    Complimenti!

    • Franz ha detto:

      Grazie, caro Carlo, e buona digestione! :mrgreen:

      Hai ragione, in fondo c’è una sorta di continuità; speriamo che il crescendo si esaurisca qui, almeno nella realtà. 🙂

  5. amanda ha detto:

    per la miseria, mangiato pesante, sognato anche peggio

    • Franz ha detto:

      Tutto è nato da un cliente che davvero si chiama Salma… 😀
      E così ho pensato di sfuggire con la fantasia, nel blog, ad argomenti politici popolati di zombi ancor più pericolosi!

  6. trudy1970 ha detto:

    Fratello Franz (ah ah ah….) Attenzione!! Che gli zombi (io) sono in giro anche di giorno. Solo che con il sole, .non si vedono, sono travestiti e non sai chi sono. Tu perché lavorando col buio, essendo clienti notturni, come i licantropi (prima o poi ti toccheranno anche loro e sai che urli!) sei costretto a caricare di tutto di più. Sinceramente non vorrei essere al tuo posto: è che questi elementi si svegliano al chiarore della luna – e sono c…tuoi. E, quando gli accompagnerai in certosa perchè quello è il loro ritrovo ed albergo ti chiederanno come si alloggia, potrai dire che ci sono diversi loculi vuoti liberi (ed è vero) e confortevoli (lasciati da precedenti zombi perché dopo che gli hanno abitati per 50 anni e più, sono abbastanza consumati e vengono spostati d’ufficio, altrove). Questi loculi sono da una piazza, ma quando ti si presentano in due puoi offrirgli ugualmente questa soluzione perché essendo già scarnificati possono dormirci in due ti assicuro checi stanno comodamente! Ciao alla prossima.

    • Franz ha detto:

      Sorella Trudy, sono certo che, se davvero sei anche tu una zombi, dedichi ugualmente un po’ del tuo tempo ad avere un aspetto gradevole, tonico e profumato!
      In attesa di incontrare un licantropo, con cui certamente instaurerò buoni rapporti in virtù delle mie credenziali ecologiste, tengo presente i consigli “abitativi” da dare ai prossimi zombi che mi capiteranno. Fra l’altro, in due dentro lo stesso loculo, ora che le notti cominciano a rinfrescarsi, staranno certamente più caldi. …O no???

      Ciao! 🙂

      • trudy1970 ha detto:

        Bel suggerimento!! ….si potrebbe proporre ai servizi cimiteriali (il problema è che non ci sono i soldi) di fare in ogni loculo lasciato vuoto un impiantino estivo per avere fresco ed un impiantino invernale per riscaldarsi perchè a forza di perdere pelle e carne, le ossa riparano ben poco dagli sbalzi climatici e “poveri zombi” quanta aria fresca/calda devono subire!! Ah Ah Ah 😉

      • Franz ha detto:

        Non credo che l’idea incontri successo, in quanto non spendibile in campagna elettorale (gli zombi non votano, per ora).
        L’unica consolazione, per loro, è che col freddo si conservano un po’ più a lungo!
        Amen. 🙂

  7. Federica ha detto:

    Franz! Ti butti sui racconti dell’orrore? Da quando? Comunque, vai, hai un futuro davanti!
    Tra parentesi, ho ordinato il tuo libro per la biblioteca e dovrebbe essere in arrivo. Ti farò sapere se circolerà tra gli utenti.
    ciao
    Federica

    • Franz ha detto:

      Cara Federica, grazie: il fatto di “avere un futuro davanti” contrasta (confortantemente) il sinistro presagio insito nel saluto finale dei miei due gentili ospiti…!

      Mi fa molto piacere che il mio libro giunga nella vivace biblioteca di paese in cui lavori; fammi sapere le eventuali reazioni (e anche se dovesse tardare la consegna, come mi è stato già segnalato).
      Ciao!

  8. Davide ha detto:

    ah ah ah!! storia decisamente accattivante…. la riferirei subito al collega ravenna 9…. appassionato del genere.

    • Franz ha detto:

      Credo che anche lui sia entrato nel (fin troppo… 😉 ) vivace nostro gruppo su Facebook, dove ho linkato questo articolo, e che dunque abbia già avuto l’occasione di leggerlo.
      Grazie per l’apprezzamento, e auguri di incontri più tranquilli… 🙂

Commenti:

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