Otto milioni di morti

Charles-Onana.
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Venerdì 18 ottobre ho avuto la fortuna di ascoltare, su Radio3, un’intervista a Charles Onana, giornalista di origine camerunense, autore di un recente libro di denuncia intitolato “Europa: crimini e censura in Congo” (ed. Duboiris, non tradotto in italiano).
Il messaggio di Onana è di un’importanza tale da modificare la percezione della storia internazionale degli ultimi anni, ed è per questo che gli dedico interamente quest’articolo, alla fine del quale troverete il link al podcast (cioè alla riproduzione differita via internet) di tale intervista.
La durata della trasmissione è di ventisette minuti e quarantacinque secondi; naturalmente ne consiglio l’audizione, ma, dato che è esperienza comune non cliccare su documenti che richiedano tempo ed attenzione, l’ho appena riascoltata io per fornire qui di seguito una sintesi dei relativi straordinari contenuti.

Il libro nasce dalla raccolta di numerosi documenti confidenziali ottenuti nell’ambito diplomatico dell’Unione Europea.
Punto di partenza dell’inchiesta è stata la constatazione dello squilibrio informativo ed emozionale fra il genocidio nel Ruanda, consumatosi nel 1994, e quello nel Congo, dal 1998 fino ai giorni nostri, benché le cifre parlino di un milione di morti nel primo caso, di otto milioni nel secondo.
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Congo's President Kabila speaks to journalists at a news conference in presidential gardens on the banks of the Congo RiverL’attuale presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, succeduto al padre Laurent-Désiré (assassinato nel 2001), è stato sostenuto fin da quello stesso anno 2001 da Stati Uniti e Francia, dove fu invitato ufficialmente, quasi a imprimere su di lui un sigillo internazionale di validazione.
Nel 2004 lo stesso Joseph Kabila chiede e ottiene un aiuto dalla Commissione Europea, presieduta da Romano Prodi, per il finanziamento del processo elettorale da istituire.
Diverse voci in Europa criticano una posizione troppo sbilanciata a favore di uno solo fra i possibili candidati alla presidenza, ma diversi milioni di euro vengono versati con l’obiettivo dichiarato della sicurezza, cioé di evitare eventuali contestazioni violente intorno al futuro risultato elettorale, che nei fatti poi si svolgerà nel 2006 con la vittoria dello stesso Joseph.

Africa CentraleNel 2004, intanto, Aldo Aiello, un rappresentante dell’Unione Europea inviato nella Repubblica Democratica del Congo, pubblica un rapporto in cui ne denuncia l’invasione del territorio orientale da parte del Ruanda, fenomeno che ha avuto origine già dal 1998. Gli argomenti addotti dal Ruanda sono la presenza in tale regione di autori del genocidio ruandese, rifugiatisi là.
Ma si tratta di una falsità, come dimostrerà, nel suo ruolo di commissaria europea, anche Emma Bonino, che viene attaccata per questo da correnti filo-ruandesi.
Si forma nelle istituzioni europee uno scontro e una vera e propria paralisi diplomatica, fra chi  sostiene l’amicizia col Ruanda, appoggiata da Stati Uniti e Gran Bretagna, e chi vorrebbe una politica differente, come Francia e Germania.

Il Congo è uno dei Paesi più poveri al mondo, benché sia uno dei più ricchi di risorse minerarie.
Già nel 1942 gli Stati Uniti, tramite il Belgio che di tale Paese era il colonizzatore, si erano impadroniti dell’Uranio necessario alla produzione della bomba atomica, seguendo le indicazioni di Albert Einstein, che chiedeva di scongiurare che lo facesse per prima la Germania di Hitler.
Fin da anni quasi altrettanto lontani gli Stati Uniti avevano intuito l’importanza del Coltan, il minerale oggi ampiamente utilizzato per la fabbricazione dei nostri apparecchi elettronici, che fu considerato a fini strategici di difesa e di espansione commerciale. Possiamo dire che il Ruanda si è comportato da intermediario esattamente come aveva fatto il Belgio negli anni della seconda guerra mondiale, e saccheggia sistematicamente il Coltan, e altri minerali fra cui l’oro e i diamanti, a vantaggio degli USA e di alcune multinazionali.
Esperti dell’ONU denunciano dal 1998 il ruolo del Ruanda nel fomentare la guerriglia nell’Est del Congo. Le truppe ONU inviate nella regione sono tuttavia inibite a impedire guerriglia e violenze, e il silenzio su tale situazione di impasse è imposto per difendere gli interessi americani e delle multinazionali.

L’Europa, succube di tali interessi, ha rinunciato di fatto a rivendicare una sua propria posizione politica su tale situazione, fino al paradosso di dover stanziare ingenti cifre per l’invio di truppe internazionali che poi hanno la consegna di non intervenire.

Intanto la situazione umanitaria è spaventosa: se solo potessero effettuarsi delle riprese televisive, ne sortirebbe uno scandalo internazionale di enormi proporzioni. All’ordine del giorno le violenze sulle donne, o sui loro figli nell’intento di annullare la dignità di un’intera popolazione: ragazzi destinati alla guerriglia vengono costretti a violentare le madri, per abituarli alla ferocia e al cinismo. I religiosi vengono assassinati per evitare che possano diffondere la loro testimonianza.

Il ruolo di denuncia dell’Europa potrebbe essere strategico, se non prevalesse una politica di appiattimento sugli interessi esclusivi dell’alleato americano, interessi che, anche al di là di ogni considerazione umanitaria, sono in realtà ben diversi dai nostri.
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Per ascoltare l’intervista (con traduzione sequenziale), clicca qui.
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Immagini da:
lecongolais.cd/charles-onana-denonce-le-silence-de-loccident-sur-le-genocide-congolais/
haaren.wordpress.com/tag/joseph-kabila/
deza.admin.ch/it/Pagina_iniziale/Paesi/Africa_Orientale_e_Centrale

Informazioni su Franz

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6 risposte a Otto milioni di morti

  1. Loretta ha detto:

    Non sono in grado di commentare, ma posso lasciare un saluto.

  2. Sari ha detto:

    Franz, grazie. Ho ascoltato anch’io questa intervista su radio3rai a cui va il mio plauso per la buona compagnia e la buona informazione che offre.
    L’argomento di cui parli è terribile e mi ha colpita la pacatezza con cui Onana ha denunciato, non cedendo a toni sensazionalistici, gli orrendi fatti accaduti… che ancora accadono.
    Disgusto. Rabbia. Senso di impotenza.
    Dovremmo pensare a tutto quel che ci ha raccontato Onana quando, per capriccio, acquistiamo un prodotto della tecnologia per sostituire quella che ancora funziona ma non è all’avanguardia. Dovremmo pensare, ogni volta che passiamo davanti a una gioielleria, che ogni diamante seppur puro, è sporco. E ogni volta che sentiamo parlare di guerra, dovremmo annoverare fra le vittime anche le persone perse perchè schiantate dal lavoro o intossicate per produrre armamenti.
    I destini del mondo sono (sarebbero) nelle mani dei consumatori, se consapevoli, e con maggiore consapevolezza potremmo forse incidere un pochino sulla moralità dell’economia.
    Ciao.

    • Franz ha detto:

      Hai ragione, Sari: Radio3 offre mediamente un ottimo servizio, ed è una delle rarissime voci capaci di indagare e informare sui problemi più veri e scottanti del mondo in cui viviamo, nonché di fornire pregevolissimi stimoli culturali.
      Purtroppo, negli orari serali in cui ascolto la radio (cioè a bordo della Cavallona), è infestata dalla musica classica (sinfonica, cameristica, lirica) che, senza nulla togliere alla grandezza di alcuni compositori passati ed esecutori moderni, credo che interessi quotidianamente una nicchia sempre più piccola di appassionati.

      Condivido le tue considerazioni sulla necessità di maggior consapevolezza e sobrietà in quell’atto politico e sociale che è ogni nostro acquisto, e di quanto importante sarebbe usare collettivamente questo strumento, come arma di pace, di salvaguardia e di progresso.

      Grazie a te, e un caro saluto.

  3. trudy1970 ha detto:

    Franz ho letto questa tua denuncia dell’ennesimo genocidio che coinvolge una cospicua parte della popolazione africana. Come sono state condotte le trattative chi e che cosa ha fatto poco importa: sta di fatto che milioni di vite umane sono state soppresse e continuano ad esserlo. Qui parli di multinazionali, ONU, Stati Uniti ma il fine è sempre quello ammazzare, morire e sangue sangue ovunque, di gente che non c’entra nulla che non sa neppure perché qualcuno ha deciso per lui che non deve più vivere, poco importa se questo sangue è nero giallo bianco o del colore che vuoi, ma una vita che non respira più è una vita che non esiste più.
    Parli di Commissione Europea: certo che se fa quello che sta facendo per gli immigrati che sbarcano a Lampedusa e dintorni giorno notte stiamo freschi!!
    Morti in Congo, morti in Ruanda, morti in Siria, morti in Egitto, morti sui barconi per cercare un alito di vita altrove… per me sono tutti uguali….sono esistente recise, stroncate.
    Ma finchè denunciamo, ….vediamo 400 bare stese… di fratelli come te, me ecc. …lo stupore è tanto ci scandalizziamo …e ci chiediamo cosa possiamo fare noi. Se non renderecene conto??
    I giochi putridi e schifosi che stanno dietro a queste logiche sono sempre quelle: potere politico, economico in mano a quei pochi unici senza scrupoli che tirano le fila anzi le cuoia a chi si mette in mezzo alle loro ruote ad ostacolarli.
    Ciao alla prossima.

    • Franz ha detto:

      Ciao Trudy, innanzi tutto grazie per la tua assiduità nel seguire il mio blog e arricchire sempre la discussione con i tuoi commenti.
      Sono fondamentalmente d’accordo su quanto scrivi qui, e in particolare sulle tue conclusioni; su alcuni passaggi, tuttavia, vorrei controbattere.
      “Come sono state condotte le trattative chi e che cosa ha fatto poco importa”. Mi sembra che, invece, stia proprio nel “chi e che cosa ha fatto” e soprattutto “non” ha fatto, la denuncia di Charles Onana, parallelamente alla diffusione dei dati spaventosi sulla realtà in Congo: il messaggio, già, nel titolo del libro, è incentrato sulle responsabilità politiche dell’Europa, quindi a maggior ragione nostre (se davvero le istituzioni ci rappresentassero).
      Poi dici: “per me sono tutti uguali”, riferendoti giustamente all’uguale dignità e diritto alla vita (e a condizioni umane) di ogni abitante del pianeta. Penso sia tuttavia utile distinguere la dinamica e le ragioni che portano alla morte rappresentanti di popolazioni diverse, nonché le quantità di questa macabra contabilità: otto milioni è un numero che davvero modifica drasticamente la storia contemporanea.
      “Cosa possiamo fare noi. Se non renderecene conto?” Ciascuno di noi si sente molto piccolo di fronte alle tragedie e alle minacce del presente, soprattutto in considerazione del potere sterminato dell’oligarchia economica che controlla questi processi. Credo tuttavia che, se vogliamo dare senso, dignità e speranza alla nostra presenza sulla Terra, sia necessario non lasciarsi scoraggiare e, giorno dopo giorno, cercare di assumere e diffondere consapevolezza, come se si trattasse di una reazione immunitaria di un organismo collettivo molto malato.

      Ciao, alla prossima.

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