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Nella colonna sonora quotidiana delle mie serate lavorative, per alcuni anni recenti, la fascia oraria dalle nove alle dieci e mezza è stata dedicata alla trasmissione “Moby Dick” in onda su Radio2.
La conduttrice Silvia Boschero, a volte coadiuvata da Rupert Bottaro, proponeva musica che spaziava su un arco temporale molto esteso, a grandi linee dagli anni Cinquanta ai nostri giorni, con prevalenza comunque di selezioni recenti e attuali. L’ultima mezz’ora della trasmissione era dedicata a scalette di cinque brani inviate dagli ascoltatori, con un’obbligatoria lettera di accompagnamento che spiegasse le motivazioni delle scelte.
Decisi di stare al gioco, e, sul finire dello scorso gennaio, mandai anch’io la mia mail, in cui raccontavo sinteticamente il tipo di vita e gli ascolti musicali che più hanno caratterizzato la mia esistenza, attraverso cinque decenni, da quello dell’adolescenza (gli anni ’70) a oggi.
L’impegno che misi nelle mie scelte musicali e nel testo di accompagnamento non fu premiato: aspettai una risposta invano e con delusione crescente .
Quando poi, un mese o due dopo, il direttore di Radio2 Flavio Mucciante fu promosso alla direzione della più blasonata Radio1 (emittente su cui, per questa volta, è meglio sorvolare sul genere di informazione che diffonde), quest’ultimo fece migrare con sè quelli che evidentemente considerò i due migliori conduttori musicali, cioè John Vignola e la stessa Silvia Boschero.
Da allora, complice lo spostamento d’orario (e un po’ di delusione), non partecipai, come ascoltatore, alla migrazione, restando fedele a Radio2 e alle altre mie abituali frequentazioni.
Meno di un mese fa, a sorpresa, ricevo una telefonata da Radio1. E’ la redazione di ‘King Kong’ (la trasmissione erede di ‘Moby Dick’) che mi chiede se sono disposto a fissare un appuntamento telefonico, per registrare alcuni minuti di conversazione con Silvia, da mandare in onda a corredo e presentazione del sottoscritto e delle mie scelte musicali rispolverate da quella mail.
Accetto senza titubanza e mi viene proposto l’appuntamento per un paio di giorni dopo; mi viene solo richiesto di concordare sulla sostituzione di uno dei brani: “L’avvelenata” di Francesco Guccini al posto della meno nota “Il pensionato”. Capisco le motivazioni: tutti i miei cinque brani sono di nicchia, e la dura legge degli ascolti impone dei compromessi.
Peccato, perché “L’avvelenata” non rappresenta affatto i miei gusti dell’epoca, quando la mia formazione decisamente bacchettona mi rendeva fastidioso il linguaggio sboccato e sprezzante del testo. E ancora oggi, anche se l’ho rivalutata, preferisco sempre ascoltare brani un po’ più ricercati.
Ho atteso con emozione crescente l’appuntamento telefonico, ben sapendo che la chiacchierata avrebbe costituito per me un’autentica battaglia per apparire disinvolto a dispetto della mia ben radicata timidezza.
Che dire? Credo di essermela cavata dignitosamente.
Domani, mercoledì 6 agosto, sarà dunque il mio giorno di gloria: chi si sintonizzerà su Radio1 pochi minuti dopo le ore sedici, potrà ascoltare quella breve conversazione, e a seguire i cinque brani, con stralci della mia mail letti dalla conduttrice. Replica all’una e cinque di notte.
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Post scriptum (7 agosto 2014):
Per riascoltare la trasmissione, clicca qui, poi sul triangolino accanto alla parola “Ecouter”
Aggiungo il link al brano di Francesco Guccini (“Il pensionato”) che compariva nella mia scaletta al posto dell’ “Avvelenata”: clicca qui.
E infine il bellissimo video originale (clicca qui) del mio quinto brano, “Glósóli” dei Sigur Rós, che purtroppo, per ragioni di tempo, è stato troncato nella trasmissione dopo pochi secondi.
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Immagine tratta dalla pagina Facebook Kingkongradio1
Se così per gioco dovessi scegliere 5 canzoni che hanno segnato la mia vita avrei tanti modi per individuarle, ma alla fine mi rifarei alla libera associazione di matrice psicoanalitica che mi direbbe:
comfortably numb Pink Floyd con l’assolo di Gilmour che dura tutta la notte e all’alba la chitarra prende fuoco
we’re not gonna take it Who popolarmente nota come See me feel me che è un po’ come dire Olanda al posto di Paesi Bassi, dove il povero Tommy viene ucciso e probabilmente divorato dai suoi seguaci (versione filologicamente più coerente)
the lamia Genesis straripante supponenza e presunzione ma forse proprio per questo, ahimè perchè negarlo?, mi somiglia
rope ladder to the moon Colosseum che la versione originale sembra una canzonetta e questa versione sembra un’onda di apertura sinfonica
sympathy for the devil Blood Sweat and Tears vedi sopra se non di più.
In un empito di understatement invierei la scaletta alla poco nota trasmissione di Radio Provvisoria “Pollicino”.
Ma so già che me le sfumerebbero tutte e sostituirebbero rope ladder to the moon con quel mazzolin di fiori e sympathy for the devil con volare.
Nell’intervista telefonica con fare noncurante mi ispirerei al Verdone di Borotalco decorando la mia tediosa biografia con particolari poco plausibili (“Nel retropalco del Madison Square Garden ho accordato la chitarra di Keith Richards e gli ho fatto trovare i plettri duri perché i suoi erano troppo morbidi”).
Ovvìa, si celia un tantino…
Nelle tue cinque scelte confermi quanto già si diceva, che cioè la tua frequentazione dei grandi gruppi rock del passato non è paragonabile alla mia, e lo dico con benevola ma autentica invidia.
E aggiungo che è stata purtroppo scarsa anche la mia frequentazione di Carlo Verdone, che comunque ritengo uno dei più grandi nel suo campo.
Comunque c’è sempre tempo per rimediare, che dici?
Le parole non mi affiorano sciolte alle labbra e tanto meno alle dita, per ora ho guardato il bellissimo video dei Sigur Ros (?) ( la mia ignoranza musicale, e non solo, è catastrofica)
Sono felice per te. Ciao
Bentornata, cara Loretta, e grazie. Spero che presto le parole tornino ad affiorarti fluenti sia alle labbra che alle dita.
Ciao!
Tardivamente, divagato da impegni improcrastinabili e traversie inevitabili, leggo, ascolto, trasecolo e cerco come sempre le parole. Che sono difficili da trovare quando il pensiero scorre come acqua di fonte (mentre le parole, lo si sa, sono pietre). Perché riconosco in te un coetaneo che ha attraversato, di fatto, e come me, 7 decenni (il primo solo in parte, l’ultimo lasciateci il tempo di arrivare perché veniamo dai Cinquanta e il cammino è stato lungo e variegato) con la musica come compagna. Della mia tarda infanzia il ricordo più bello è il vinile di “Sergent Pepper” tra le mani, regalo di una coppia di amici inglesi quando il disco non era ancora uscito in Italia. E quando usciva un nuovo 45 dei Beatles, io e il fido amico Raul, a riascoltarlo 10.000 volte per cercare di carpirne i segreti e tirarne giù gli accordi sulle nostre tragiche “chitarre da studio” dal manico troppo corto. Ci starebbero milioni di altre parole ma non credo servano.
Sono felice che questa mia curiosa pagina di vita abbia sortito anche la piena di un fiume di sensazioni e pensieri rinaldoniani, e la relativa testimonianza da queste parti, giustamente succinta, perché un ‘fiume di parole’ ricorderebbe troppo il “capolavoro” dei Jalisse che vinse a Sanremo.
Nell’intervista registrata (e a più riprese nella mail che spedii a Radio1) lamentavo la relativa ristrettezza dei miei orizzonti musicali negli anni più giovanili, e l’aver dovuto colmare in parte delle lacune in anni successivi.
Anche per i Beatles è stato così, probabilmente perché non amati da mio fratello maggiore, veicolo di ascolti fin da quando ero bambino.
Da quanto scrivi si capisce che le tue antenne erano molto più ricettive delle mie.
solo oggi, 9 agosto, ti ascolto tramite il tuo utile link. sei stato bravo e disinvolto…complimenti. oltre ai contenuti ed alle canzoni che hai scelto, che ascolterò con calma, la sensazione più bella è quella di risentire la tua voce, foriera di ricordi piacevoli ed allo stesso tempo piena di tranquillizzante serenità. un grande abbraccio
Grazie di cuore, mio caro amico.
Credo che le sensazioni che dici associate alla mia voce siano uno dei complimenti più belli possibili, tanto più in considerazione del batticuore che in realtà quella registrazione mi aveva regalato.
Ricambio il grande abbraccio, ciao!
Ho aggiunto tre link nella parte finale dell’articolo, fra cui quello per il riascolto della trasmissione.
Bravo Francesco, sei stato disinvolto e spontaneo. Molto belli anche i commenti delle tue email. Quando metterai il taxi definitivamente in garage potrai pensare ad una carriera radiofonica e d’altra parte, se ricordi, da giovincelli avevamo registrato una cassetta in cui ci cimentavamo come DJ 😀
Grazie, vecchio mio.
E grazie anche per lo spassionato consiglio!
Quanto a quella nostra produzione quasi-professionale, forse furono quelli i nostri veri “momenti di gloria”…
😉
Bravissimo, Francesco. Sai che non mi ero mai accorta della tua erre un poco blesa? Ma non stonava, veh! Anzi, ti conferiva un non so ché di raffinato, quasi nobile.
Mi ha emozionato risentire L’ Avvelenata. Una bella versione quella andata in onda, dove si poteva apprezzare la voce allora giovane di Guccini. La trasmettevano spessissimo a Radio Alice nel 1973, prima che la polizia vi facesse irruzione e la chiudesse. Mi ha riportato indietro negli anni. Non che fossero particolarmente belli nemmeno quelli, ma almeno allora ero giovane, anche se non lo sapevo.
Grazie dei complimenti, carissima Mirella.
E’ indubbiamente curioso che ci sia voluta la radio per rivelarti i misteri della mia pronuncia, e comunque grazie anche per la tua affettuosa relativa interpretazione!
E’ vero, la voce di Guccini (che penso tratta dal disco originale), era più stentorea e giovanile di quanto non siamo poi stati abituati ad ascoltare.
Quanto alle tue considerazioni su quell’epoca, ribatto parafrasando lo stesso Francesco:
Eppure a volte non mi spiacerebbe
essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quarant’anni in meno
o avere tutto per possibilità…
Un saluto con tanta amicizia.
….giusta giusta sono arrivata a casa sulla bike per le strade della città ascoltandoti con le cuffiette della radio dello smarth phone.”Momenti di gloria” che condivido con te, cavalcati dignitosamente e guadagnati con simpatia, disinvoltura attraverso il suono della tua voce sibillina ke non tradiva ne titubanze ne timidezze o incertezze. Si te la sei cavata egregiamente. Detto questo la mia formazione musicale dall’adolescenza ad oggi in gran parte ha percorso le tue orme.Fui fortunata perchè alle superiori ebbi un Prof: di musica che oltre a stravedere per De Andrè, ci insegnò ad amare De Gregori, ovviamente Branduardi (a quel tempi imparai anke a suonare discretamente il flauto) e poi ancora Bertoli, Vecchioni e il primo Dalla, conservo ancora tutte le musi-cassette.. Poi per conto mio seguivo Venditti, Di Battisti e dei Pooh raccolsi tutta la loro discografia ke ancora conservo. Guccini non mi è mai piaciuto molto seppure l’abbia visto dal vivo in più occasioni. L’ho sempre trovato troppo violento e arrabbiato benkè sia vissuta in mezzo a movimenti come Lotta Continua e Potere Operaio….Sulla discografia straniera sono cresciuta con i Pink Floyd, Queen, Sting, Joe Coker, Oggi insieme a qualke vekkia voce amo e seguo voci potenti inseme a musicalità uniche del calibro di Celinè Dion , Ti segnalo una voce spagnola che è come la nostra Mina italiana ma molto più giovane che si chiama Monca Narajo, cercala su you tube..Questa volta insieme all’abbraccione one one ci sta un superbacione one one. Bravo Franz .A presto.
Ciao cara Trudy, grazie per le belle parole che mi riservi nei tuoi due commenti.
L’educazione musicale, per non dire sentimentale, che ci ha riservato la scuola dei cantautori degli anni ’70, è sicuramente un patrimonio che da allora non ci ha più abbandonato.
Se è vero che sui gusti non si discute, posso però dire che mi dispiace che tu non abbia mai apprezzato la grande poesia di Francesco Guccini, o almeno delle sue pagine migliori.
Infine un grazie per la segnalazione di quella cantante spagnola, che sono curioso di andare ad ascoltare sul web.
Abbraccione e bacione.
Sorprendente e carissimo Franz oggi alle 16 in bicicletta cin le cuffie dell’Mp3 nelle orekkie nn mi perdo questa occasione di ascoltarti. Ank’io ho una buona formazione musicale di quell’epoca ke mi ha condizionato in positivo le scelte di quello ke sento oggi. Grazie di questo tuo ulteriore e prezioso contributo. Ti scriveró cosa ne penso nelle prossime ore. E poi perkè no è bello e ci carica sentirci ogni tanto protagonisti e importanti e al centro delle attenzioni nella vita. Soprattutto quando sono meritati. Ciao ciao. Trudy1970
uffa alle 16 lavoro e all’una e mezza dormo, non vale!
ci sarà un podcast?
Dopo l’ascolto della scorsa notte, ho corretto l’orario della replica: 1.05; ma credo che, per i tuoi bioritmi, la cosa non cambi molto…
Pubblicherò comunque il link al podcast, appena disponibile.
ti ho cercato e ti ho ascoltato anche senza links, hai fatto la tua porca figura 🙂
Grazie!!! 😀
Punto la sveglia e domani ti conoscerò in voce sui 89,5 Mhz. E bravo Franz che non ti limiti ad ascoltare ma ti lasci coinvolgere.
I miei gusti musicali sono sicuramente più popolari dei tuoi… ho amato e amo il rock e ne ho ascoltato tantissimo. Guccini mi piace ancora ma credo che l’Avvelenata (non è tra le mie preferite) abbia dato voce a quella rabbia/ribellione che a quei tempi era forte fra i giovani e pareva vendicarli tutti.
Esistono ancora parole forti, oggi? Oggi che le parole peggiori vengono dall’alto (si fa per dire) ?Credo che la trasgressione vera, ora, sia il parlare correttamente.
Ciao Franz, un abbraccione.
Grazie della stima e della premura, cara Sari.
Non so se ti piacerà la mia scaletta: il criterio di scelta è stato quello di brani per me rappresentativi dei miei vari periodi di vita (e di lunghezza compatibile con la trasmissione), e non quelli più belli.
Il panorama musicale odierno è molto diverso da quello degli anni ’70; quella creatività così ricca e diffusa resterà un fenomeno difficilmente ripetibile. Comunque i fermenti non mancano di certo; per cercare parole forti bisogna forse rivolgersi a certi testi di Caparezza (ricordo ad esempio la splendida “Non siete Stato voi” che dedicò al Berlusca).
Hai ragione, un uso attento e misurato della lingua, e la difesa dagli inutili forestierismi britannici, è diventato un atto trasgressivo!
Ciao, un abbraccione a te.
Sono ancora in ascolto… Francesco, la trasmissione la stai facendo tu, con le tue scelte musicali e i bei frammenti della tua email. Credo bene che ti abbiano tenuto presente…
Complimenti e un abbraccio.
Dimenticavo di dire che avevo dimenticato il Banco… Imperdonabile!!… ma poi è arrivata la tua scaletta…
Grazie Sari, sono molto soddisfatto del trattamento ricevuto, così come dell’effetto radiofonico, sia dell’intervista che della scaletta musicale.
Unici nei (dato che sono un dannato perfezionista), la proposizione del brano di Guccini, che come dicevo non rappresenta il mio vissuto, e l’aver troncato l’emozionante crescendo del brano finale, quello dei Sigur Rós.
Quanto al Banco, per me è musica assolutamente sacra…!
Grazie ancora della tua vicinanza e amicizia.