La Cavalloneide – canto settimo

slataper .
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E’ vero, la vacanza in montagna si rivela da subito una provvisoria, ma salutare, via d’uscita dall’angosciante sindrome della vasca col buco: necessità di lavorare sempre di più per fronteggiare l’emergenza, ma tutto sistematicamente vanificato da nuovi problemi.
L’instabilità del tempo, invece, all’inizio fa pensare al peggio, ma poi il riapparire del sole (o di nuvoloni innocui) permette di effettuare, con gli amici di sempre, almeno un paio di escursioni di un’intera giornata: Bivacco Slataper nel gruppo del Sorapis, e Forcella della Neve nei Cadini di Misurina.
E’ proprio quando siamo alla base di questa seconda escursione, il penultimo dei miei otto giorni di rigenerazione, sotto un cielo grigio, in un parcheggio contornato da boschi di conifere intrisi di umidità, che giunge il momento di telefonare al signor M.: è lunedì, e l’officina deve aver appena riaperto quel portone ben noto sia a me che alla Cavallona.
“Non ci siamo per niente, non ci siamo per niente” cerco di far pesare con l’iterazione del commento l’annuncio del perdurare della perdita d’acqua, e dunque dell’inutilità dei due interventi precedenti.
Il tono della sua risposta è neutro, di chi per lunga pratica sa affrontare le difficoltà senza tentennamenti, anche se immagino che peggior notizia, alla ripresa del lavoro, non potessi dargli. Concordiamo, per la notte dell’indomani, che lascerò ancora una volta l’incontinente quadrupede davanti a quel portone sotto quella rampa.

Ed eccomi ancora lì, infatti, al punto di partenza e alla ripresa di quello che mi appare come un lungo combattimento di pugilato. Sono riuscito a tornare a casa in tempo per disfare sommariamente i bagagli e poi rimettermi subito alla guida, fino a terminare alla solita maniera la serata: spegnimento del motore davanti a quel grande portone di metallo, prima della solita traversata notturna (breve camminata più autobus più lunga camminata) che mi riporterà a casa mentre la Cavalla fa la guardia all’officina.

Quando mi risveglio il mercoledì, dopo un sonno profondo, accendo il telefono mobile e compare il tentativo di chiamata del signor M. Lo richiamo quasi subito.
“C’è una perdita nella testata del motore” è la diagnosi. E’ brutta ma me l’aspettavo, sulla base di una similare esperienza raccontatami da un collega che ha la stessa vettura, e che non avevo nascosto allo stesso capoofficina.
“Dato che c’è da smontare il motore” soggiunge, “per non farle perdere dei giorni di lavoro, direi di lasciarla qui domenica notte, così lunedì prossimo cominciamo e vediamo di riuscirci in settimana.”
“Va bene, così intanto cerco di prenotare il taxi di scorta. Allora passo a ritirarla stasera alla solita ora.”
“Va bene Selis, ci vediamo.”

Ennesima traversata a rovescio, nel pomeriggio; quando mi ripresento sembra indaffarato come per sfuggire all’incontro, ma poi mi si avvicina: in fondo non c’è molto da aggiungere in questo momento.
Sono io che ho in serbo una richiesta urgente: “Vorrà dire che mi verrà incontro, nella prossima fattura.”
“Selis, i lavori erano da fare.”
“Capisce anche lei, signor Marino, che sembra impossibile che una perdita d’acqua sia causata da tre pezzi che si rompono contemporaneamente, chi ci potrebbe credere?”
“Cosa vuole che le dica, Selis, ha visto anche lei che il radiatore aveva una perdita, poi dal bocchettone si vedeva a vista d’occhio l’acqua che usciva.”
Non ribatto, e non so se la mia espressione riveli quello che sto provando: lo spezzarsi improvviso di un legame di grande stima, fiducia e simpatia.

L’indomani telefono in Co.Ta.Bo. per prenotare il taxi di scorta per la settimana successiva; la signora Lorella, la segretaria, mi dice che non si può prenotare in anticipo, e mi consiglia di richiederlo la mattina presto di lunedì.
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(continua)
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L’immagine è stata scattata dal mio amico Claudio Pavesi, in occasione della citata escursione al Bivacco Slataper, nei pressi del quale abbiamo incontrato una coppia di placidi stambecchi.

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12 risposte a La Cavalloneide – canto settimo

  1. amanda ha detto:

    e si spera che almeno questa sia la diagnosi, dolorosa, ma vera e definitiva!
    Ma le auto tedesche non dovevano essere infallibili?

    • Franz ha detto:

      Come sempre non posso anticiparti niente, carissima, salvo la forte perplessità che mi lascerà questa esasperata vicenda, circa la bontà ed efficacia degli interventi dell’italianissimo (e bolognesissimo) signor M. e della sua band.
      Bentornata sul web (ero un po’ in pensiero per te!) 🙂

      • amanda ha detto:

        mancanza di connessione, sono finita in una terra di mezzo, perl’insensata idea di cambiare gestore, sono ancora senza linea telefonica, e non so per quanto ancora, fortunatamente almeno l’ADSL è stato riconnesso. Mai muovere un dito in Vajontlandia ogni ovimento trascina nelle sabbie mobili

      • Franz ha detto:

        Gioie e dolori della tecnologia, che un po’ ci aiuta un po’ ci rende schiavi…

  2. lucarinaldoni ha detto:

    Questa volta sono io che devo rincorrere e saltabeccare tra i paragrafi scavalcando insidiosi crepacci spalancati su baratri dei quali dall’alto non si vede il fondo, nascosto da una hendrixiana caligine violastra. E se Ronaldo dopo innumerevoli infortuni ha vinto un mondiale, all’equoauto auguriamo almeno la vittoria in una gimcana di beneficenza a Zola Predosa o Borgo Panigale.

  3. trudy1970 ha detto:

    …Bè dai meno male, caro Franz, che la vacanzina montanara per un po’ ti distolse dalle angosce e preoccupazioni cavalloniche-meccaniche. Immagino i bei paesaggi, i cieli tersi e limpidi che solo le altezze delle montagne possono offrire ai nostri occhi, al nostro animo e al nostro corpo. Insomma nuova carica di ossigeno puro in tutti i sensi per affrontare di nuovo, in città, ciò che avevi lasciato in sospeso…
    Ed eccoti qui al canto settimo….della “nostra” cara amica scalpitante e acciaccata.
    Da quella telefonata fatta anzitempo…..fatta ai due carnefici che non hanno saputo neppure cosa risponderti…davanti alle tue rimostranze…
    E chissà con quanta preoccupazione, amarezza, avrai affrontato il viaggio di ritorno da San Vito di Cadore a San Lazzaro di Savena con il timore che la “bestiola bianca” potesse piantarti in asso da un momento all’altro in autostrada…. E non vedere l’ora di arrivare per abbandonarla la davanti al solito posto, al garage dei due così detti “dottori o carnefici??”. ..La diagnosi di male in peggio: perdita dovuta alla testata del motore ecc ecc.
    Con tutti i disagi e con “la coda tra le gambe” mesto mesto, oramai un ricordo lontano gli effetti benefici della vacanzina,…affrontare l’auto di scorta alla Co.Ta.Bo…
    Coraggio…Franz …che il tornerà presto a splendere su di te e sulla tua fedele amica…
    In attesa del canto n° 8 ti abbraccio con un sorriso 😉 anzi con due sorrisi 🙂

    • Franz ha detto:

      I cieli tersi e limpidi delle Dolomiti, cara Trudy, quest’anno sono stati spesso filtrati da una coltre di nubi, che comunque non mi ha impedito di riprendermi, in quella specie di incontro di pugilato che sto narrando.
      La “bestiola bianca”, opportunamente dissetata, fece la brava durante i viaggi di andata e ritorno, mentre lassù riposò a lungo, anche per la scandalosa mancanza di stazioni di rifornimento di metano che c’è da quelle parti.
      Che poi il lieto fine sia vicino, come accenni al termine del tuo commento, è tutto da dimostrare…
      Abbraccio e 🙂 doppio sorriso 🙂 ricambiati.

  4. Sari ha detto:

    E pensare che quel signor M mi era simpatico e quasi quasi pensavo diveniste amici, oltre i mestieri che portano ad incontrarvi. Poteva essere un “prendi tre paghi due” e invece…
    Se non rimetterà a nuovo la Cavallona, questo “signore” dovrà vedersela con tutti noi lettori che siamo qui a tifare per un lieto fine che lui (LUI) ci fa aspettare.
    Ciao Franz, un abbraccione.

    • Franz ha detto:

      In questa specie di poema non ci sono molti personaggi, e il signor M. la fa quasi da protagonista; per questo mi fa piacere essere riuscito a comunicarti un senso di simpatia che era anche il mio.
      Ora però, che lui (LUI) ci fa tanto aspettare 🙂 , è bello e giusto condividere l’impazienza e l’insofferenza nei suoi confronti.
      Ciao Sari, abbraccione a te.

Commenti:

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