.
.
La vettura di scorta mi evita l’inattività, limitandone un po’ i danni economici (anche se le prime due ore di lavoro quotidiano servono solo a coprire il costo del noleggio) e anche quelli morali, cioè la depressione già sperimentata e combattuta durante la settimana appena passata.
Ma il Qubo non è la Cavallona, non ne ha la potenza di galoppo ed è faticosa da guidare, soprattutto nelle frequenti manovre di inversione di rotta o nei parcheggi ‘creativi’ in attesa presso il domicilio del cliente: ha il volante piuttosto duro e, come già dicevo, un raggio di sterzata minore; e poi quello stridio meccanico del motore lascia sempre un po’ sul chi vive.
Mi ritrovo a invidiare tutti i colleghi per il solo fatto che possono lavorare con una vettura efficiente, cosa che mi sembra diventata ormai il massimo della felicità, da troppo tempo perduta.
Come progettato, durante il fine settimana mi metto al computer e in breve redigo il messaggio da stampare e andare a depositare, tramite apposita missione, sul cruscotto della Cavalla, che sta riposando ancora una volta nel cortiletto dell’officina.
Questo il breve testo che, con caratteri di stampa piuttosto grandi, metto a punto, poi provvedo a stampare e a firmare:
Bologna, 7 settembre 2014
Gentile Signor M.,
le condizioni del motore mi hanno reso impossibile lavorare; in particolare dopo la riaccensione spesso perde potenza, per lungo tempo e in modo inaccettabile.
Lunedì scorso, quando ho lasciato qui la vettura per l’ennesimo intervento di riparazione della perdita d’acqua, il motore era in perfetta efficienza.
Per questo motivo non ritirerò la vettura finché non sarà nelle stesse condizioni.
Nel frattempo sto quantificando, giorno per giorno, i danni sofferti per questa lunga vicenda, di cui chiederò il risarcimento all’ufficio reclami Volkswagen di Verona, eventualmente anche per le vie legali.
Cordialmente.
La dichiarazione di guerra, così, è ormai del tutto esplicita.
La reazione del signor M. non tarda molto: il lunedì, in orario della sua chiusura (chissà, forse per evitare troppi orecchi indiscreti) mi chiama al telefono.
Il tono è deciso ma conciliante. Mi dice che l’indomani è prevista la visita di un ispettore della Volkswagen, lasciandomi intendere che la cosa non potrà che venire incontro alle mie aspettative e richieste di giustizia.
“Va bene, signor M., mi saprà dire, resto in attesa.”
L’attesa si protrae fino al mercoledì, nel tardo pomeriggio, quando torna finalmente a chiamarmi.
Questa volta il tono denota urgenza: “Buongiorno signor Selis, volevo avvertirla che è venuto l’ispettore, e alla fine abbiam deciso che le verrà sostituita la testata del motore senza altre spese.”
“Bene.”
“Se è in zona, però, io ho bisogno di parlarle a quattr’occhi.”
“Sono un po’ distante in questo momento. Posso cercare di venire prima che chiuda, se no domani, prima di cominciare il mio turno di lavoro.”
“Sì, va bene anche domani” risponde, ancora una volta, affabilmente.
Il messaggio che vado preparando mentalmente, in vista dell’incontro, diventa quasi un mantra: “Nessuna persona ragionevole potrebbe credere che una perdita d’acqua sia causata da quattro pezzi che si guastano contemporaneamente: il radiatore, il bocchettone, un bullone e la testata del motore.”
Una tale evidenza mi dà la forza per affrontare con fermezza il colloquio chiarificatore.
Che avviene l’indomani. Mi dirigo verso l’officina dopo le cinque e mezza del lungo, luminoso e tiepido pomeriggio settembrino, trovo a fatica in zona un parcheggio per il Qubo, e poi via a piedi verso quella ben familiare rampa, che porta giù nel pacifico regno del mio interlocutore.
Appena mi vede mi viene incontro. Mi aspettavo che mi portasse nell’ufficio per chiarire le cose con la riservatezza del caso, invece si installa lì per lì, sui suoi due piedi, il corpo grassoccio proteso un po’ in avanti, il viso e lo sguardo ben saldo.
E, con la solita voce squillante, comincia a parlare.
.
.
.
(continua)
.
.
.
——-
Immagine da: nuke.agricampingulivetta.it/Default.aspx?tabid=102
Ma che splendore…
Una volta ero felice se trovavo l’amore.
Adesso è peggio,
Sono felice quando trovo un parcheggio.
Così cantava Fabio Ferriani ex-P’aco Dalcatraz ormai riconvertito al nazionalpopolare nel 2009.
Lavorare con una vettura efficiente, cosa che mi sembra diventata ormai il massimo della felicità, da troppo tempo perduta, scrive colui che tanti anni fa l’accompagnò con altri giovinotti petroniani alla vana ricerca di un paio di scarpe, manco si trattasse del Sacro Graal.
Poi volendo c’è anche il grandissimo Gaber col suo “E quando ti compri una bella macchina, nuova, fiammante, e te la porti in un prato e nel prato sei lì tu e lei… soli!
…E te la lavi… e te la asciughi…
Oh mama!”
Il rapporto con la macchina porta a degli strani fenomeni di assimilazione reciproca: l’uomo si spersonalizza e tende a diventare un accessorio meccanico, nel futuro sempre più superfluo; la macchina si umanizza, acquisisce sempre più una sua strana obliqua personalità.
Concludo questo commento da Dottor Divago con le parole del maestro Buzzati:
“Stefano stringeva voluttuosamente il cerchio del volante, accarezzava la turgida pelle della leva del cambio, il piede sull’acceleratore andava su e giù con la tenerezza di chi preme amate carni.”.
Cherchez la voiture…
Il repertorio delle tue citazioni è sempre di alto livello, e se fra queste compare anche un episodio della mia vita vissuta (trascurabile, per quanto curioso, e conosciuto o ricordato forse solo da noi due al mondo) l’effetto è per me piuttosto divertente.
Quanto al rapporto carnale che si instaura con l’automezzo, soprattutto se strumento quotidiano dell’attività, è un fatto incontrovertibile. Penso e spero però di non giungere a quei livelli di parossistica devozione nei confronti della Cavalla Meccanica…
Si doveva arrivare alla fermezza, al tono vagamente minaccioso per ottenere l’impegno a cui si dovrebbe avere diritto, rivolgendosi a un qualsiasi tecnico. Che tristezza…
Il canto di liberazione della cavallona arriverà con la befana? Lo spero. Sai, questa vicenda mi fa stare in ansia e rabbrividire perchè somiglia troppo a tante altre situazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Sono anche questi gli effetti del post berlusconismo di cui ci parlavano vent’anni fa i cosiddetti detrattori del b.. spariti i sensi di colpa, la dignità, il senso del dovere, l’assolutorio “così fan tutti”, ecc… L’esatto contrario di quel che ci insegnava mio padre: “quando qualcosa non va per il verso giusto, occorre che ognuno, nel posto dove si trova, dia il meglio di sè”.
Scusa se ho deviato dall’argomento.
Buon 29015, caro Franz… un abbraccione.
Come ho già accennato a più riprese, la quadratura del cerchio, fra il senso di fiducia umana ispiratami da quel capoofficina e l’assurdità della vicenda che mi è toccato sopportare, non mi è stato facile, e forse ancor oggi non mi è riuscita del tutto.
Le tue considerazioni, che alzano il livello sulla cultura dominante (post-berlusconiana …e attual-renziana!) del pressapochismo, della disonestà e delle scorciatoie rispetto alle buone regole, sono del tutto vere e condivisibili, ma si scontrano con la schiettezza di quell’uomo, che è una dote che mi è sempre sembrata troppo evidente da poter essere messa in discussione.
Comunque sia, auguriamoci che l’anno nuovo porti una decisa inversione di tendenza rispetto alle peggiori derive che conosciamo amaramente.
Un 2015 (al 29015 manca ancora un po’… 🙂 ) di salute, serenità, rinnovamento e occasioni positive a te, cara Sari, con abbraccione ricambiato.
Ecco il 10.mo canto della “nostra” Cavalloide rantolante e agonizzante (per ora) di malanno in malanno e non ruspante come dovrebbe essere.
Ti hanno dato la Qubo?? Non ti piace? Più leggera, meno scattante, meccanica peggiore? Sicuramente meno aitante e prestante della tua fedele amica: “vuoi mettere la bianca e svettante cavalloide??” Ovvio che non c’è confronto. Ma qua da noi si dice meglio “piuttosto” che “niente”, meglio lavorare male che non lavorare per niente! Bisogna adattarsi e portare pazienza! Quella non è mai abbastanza!
Finalmente ti sei arrabbiato come si deve! Era ora! Hai scelto la forma più democratica, civile, ma incisiva, inviata in raccomandata con a/r, a chi sta sopra mister M., sei stato veramente ok.: mister M. colpito e affondato nella sua incompetenza.
Sento, che la guarigione, definitiva, della nostra Cavalloide è alquanto vicina se non prossima!
E così smetterete tutte e due, tu e la Cavalloide di fare avanti e indietro dalla Borgatella di San Lazzaro al Quartiere Savena dove si trova la famigerata officina del Sig. M.
Sostituire una testata è uno dei pezzi portanti della meccanica di un’auto, quindi se non risolvi cambiando quella, vuol dire che bisogna proprio sostituire il motore intero. E ormai Franz visto che hai fatto 30 fai 31 e il gioco è fatto. O no?? Ciao a presto all’ 11.mo canto della Cavalloide ormai prossima alla convalescenza!
In effetti, cara Trudy, la mia arrabbiatura ha avuto una carburazione piuttosto lenta, dovuta al mio rapporto umano di fiducia e anche simpatia profonda nei confronti del signor M., la cui dinamica credo rappresenti il cuore di questo lungo racconto.
Ancora adesso, a dir la verità, non posso fare a meno di dispiacermi, nel sentire liquidato il soggetto con parole taglienti. Ma anche questi aspetti verranno alla ribalta nel finale che, come hai facilmente indovinato, ormai si avvicina (per la sospirata liberazione delle fedeli lettrici come te, ma anche dell’autore…)
Ciao!
e non si fa così: peggio dell’ultima puntata di una annata televisiva di una serie TV!
Ah ah ah! 😀
In effetti credo che la cosa migliore di questa puntata sia quel po’ di suspence generata nel finale, che naturalmente è dedicata a chi non sopporta le lunghe storie a singhiozzo… 😉