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Sono già passate più di due settimane dall’attentato di Parigi, quando trovo finalmente il tempo per scrivere qualche mia considerazione a proposito di quello che è stato definito l’11 settembre europeo, a buon diritto, visto che alcuni aspetti essenziali sono comuni ai due attentati.
Comincerò proprio da quella giornata, già lontana, che sconvolse il mondo, per manifestare una mia convinzione: chi, nei tempi successivi, si prese la briga (meglio ancora se con passione) di documentarsi autonomamente sulle dinamiche, e presumibili vere motivazioni, di quell’attacco, ne ha scorto con chiarezza inequivocabile gli aspetti menzogneri della versione ufficiale, quella che fin dalla sera stessa fu propinata all’opinione pubblica e, da tale atroce vicenda che mi piace definire la più grande menzogna mai orchestrata e raccontata, è stato come immunizzato.
La puzza di bruciato gli appare subito, evidente; ne riconosce i sintomi proprio nel clamore, nell’emotività diffusa e globale che è in grado di suscitare un certo evento e non altri, magari molto più cruenti e anche contemporanei, che, ben che vada, rimangono invece in sordina come un impercettibile rumore di fondo nella nostra vita quotidiana.
Per me è stato proprio così, e insieme a quell’inconfondibile puzza di bruciato, è ricomparsa subito la stessa passione nel cercare di sapere, capire, smascherare; con il poderoso aiuto di internet e delle voci amiche, che popolano la rete, di giornalisti e saggisti che si sono specializzati nel tempo proprio in questo genere di indagine, o che comunque hanno una conoscenza approfondita e onesta del mondo e degli equilibri strategici.
La quantità di spunti che ho letto o ascoltato, in queste due settimane abbondanti, è tale da rendere molto difficile una sintesi, e comunque impossibile una ricostruzione univoca, convincente, chiara e priva di contraddizioni. Con molta umiltà cercherò comunque di estrarre, dalla matassa, gli elementi più significativi e utili a chi legga queste righe senza aver attraversato un similare percorso di approfondimento.
Cominciando proprio da chi si è espresso, invece, contro qualsiasi teoria cospirativa, dichiarandosi concorde con la versione ufficiale dei fatti.
Fra questi, cito due autori che mi sono molto cari, cioè Jacopo Fo (vedi qui) e Massimo Fini (vedi qui).
Ho soppesato le loro opinioni, ma poi ho ripreso a cercare quelle di chi smentisce la versione raccontata dai media, collezionando non solo pareri, ma anche testimonianze, documenti, racconti, dettagli, collegamenti, notizie, di gran lunga molto più appassionanti e, a mio modesto parere, degne di maggiore attenzione.
Cercherò dunque di elencare alcuni aspetti strani della vicenda francese, che si possono leggere come indizi di una macchinazione, in alcuni casi molto eloquenti, in altri certamente meno, cominciando tuttavia da un prologo piuttosto significativo.
Nell’agosto scorso (2014), il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un’intervista all’emittente francese ‘Canal+’ dichiara: “Se non siete solidali con Israele, allora il terrorismo arriverà in Francia” (vedi qui).
A fine novembre, l’Assemblea nazionale francese approva la mozione che chiede al governo di riconoscere lo Stato di Palestina.
Lo stesso aveva fatto, nel gennaio del 2011, come prima nazione europea, la Norvegia, che poi era stata colpita da un doppio attacco terroristico il 22 luglio 2011, con settantasette vittime (novantatrè su un’altra fonte): Anders Breivik fa esplodere un’autobomba di fronte all’ufficio del primo ministro; poche ore dopo lo stesso Breivik si infiltra in un campus del Partito Laburista nell’isola di Utoya, dove fa fuoco sui partecipanti, uccidendone sessantanove (ottantasei secondo l’altra fonte); fra gli scampati alla carneficina, erano in loco anche i figli dello stesso primo ministro norvegese.
Gli attentati norvegesi e quello francese sembrano indicare dunque una stessa matrice; se vi sommiamo poi la minaccia contenuta in quell’intervista, gli indizi diventano ancora più eloquenti.
Ma veniamo ai fatti di Parigi.
Uno dei terroristi smarrisce la propria carta d’identità nel cruscotto della prima autovettura utilizzata per fuggire.
Già è al limite del grottesco pensare a un attentatore che porta con sè la carta d’identità; che poi la perda, e addirittura nel cruscotto, sembra al di là di ogni ragionevolezza. E’ ragionevole invece che abbia fatto molto comodo, ai veri mandanti dell’attentato, poter indicare subito al mondo l’identità di (almeno) uno degli omicidi, ottenendo il massimo dell’esecrazione anti-islamica nel momento di emotività più diffusa, e di poter avviare una ben precisa caccia all’uomo.
Peraltro, come hanno ricordato diversi commentatori, lo schema è già stato usato pedissequamente anche in altre circostanze; in particolare, sia fra le rovine delle Torri Gemelle, sia nella zona dello schianto al suolo (in Pennsylvania) del quarto aereo, furono trovati i passaporti dei presunti attentatori, miracolosamente intatti.
Un filmato eseguito dall’alto, che mostra la fuga dei due terroristi dello Charlie Hebdo, ha avuto diffusione e il massimo impatto emotivo: è quello in cui viene ferito un poliziotto, poi uno di loro lo colpisce a morte da vicino, mentre è steso per terra e invoca pietà (vedi qui).
L’ipotesi di una finzione, realizzata nei giorni precedenti, sembra trovare le seguenti conferme:
– dal corpo del poliziotto non si vede uscire una goccia di sangue, né dopo i primi spari né dopo quello definitivo;
– l’impatto dello sparo ravvicinato non provoca alcun significativo spostamento del corpo;
– la strada, solitamente trafficata, è completamente libera;
– la strada è asciutta, mentre altre immagini avvenute subito dopo l’attentato mostrerebbero luoghi bagnati dalla pioggia.
Diverse fonti indicano in Amchai Stein, vicedirettore della tv israeliana ‘Channel 1’, l’autore di tale filmato, che avrebbe effettuato da un tetto o piano alto di un palazzo, dove si trovava… ‘per una pura coincidenza’. (fonte)
C’è poi un altro filmato, in cui si vede un’automobile della polizia fuggire in retromarcia, evitando lo scontro a fuoco con i due attentatori, che invece la attaccano: vedi qui.
Già un comportamento simile mi sembra del tutto improbabile; inoltre, uno dei commentatori, che ho ascoltato in un video, riferisce che nessuna traccia della sparatoria sarebbe rimasta sull’auto della polizia.
Uno fra i primi e più agguerriti oppositori alla versione ufficiale dell’11 settembre fu Thierry Meyssan, esperto in tema di fondamentalismo e integralismo islamico; in questa occasione ha sottolineato, fra l’altro, alcuni aspetti comportamentali tesi a smentire la matrice islamica:
“Membri o simpatizzanti dei Fratelli Musulmani, di al-Quaeda o di Daesh (come i francesi chiamano l’ISIS/Stato Islamico/Califfato) non si sarebbero accontentati di ammazzare i disegnatori atei, ma come prima cosa avrebbero distrutto gli archivi del giornale così come hanno fatto in altre occasioni nel Maghreb e nel Levante. Per i Jihadisti il primo dovere è distruggere gli oggetti che, secondo loro, offendono Dio; solo dopo punire i ‘nemici di Dio’. Allo stesso modo, non avrebbero subito ripiegato, fuggendo la polizia, ma avrebbero portato a termine la loro missione, morendo sul posto. Inoltre non erano vestiti come i soliti Jihadisti, ma erano in nero integrale con cappucci tutti uguali, una tenuta da commando militare, piuttosto.” (fonte)
Torniamo ora alla carneficina dentro la sede della rivista satirica. Fra le vittime c’è anche Bernard Maris, famoso economista, consigliere della Banca centrale francese, e favorevole alla cancellazione parziale del debito pubblico dei Paesi europei, dunque sicuramente inviso ai potentati economici continentali. La circostanza della sua occasionale presenza nella sede dell’attentato, e della sua uccisione, è quanto meno curiosa; secondo diversi commentatori la ciliegina sulla torta, ovvero un sostanzioso obiettivo parallelo.
Il giorno seguente la strage, Helric Fredou, un ufficiale della polizia incaricato alle indagini, si suicida. La circostanza sembra, a dir poco, sospetta.
Lo stesso giorno, cioè quello successivo alla strage, Benjamin Netanyahu è già presente in Francia, ma, addirittura, sono presenti anche dei reparti del Mossad, i servizi segreti israeliani, come fa sapere l’ANSA: “Il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva dato ordine al ministero degli esteri e al Mossad di dare al governo francese ‘ogni assistenza necessaria per combattere l’ondata di terrorismo a Parigi'” (fonte)
Durante la caccia all’uomo, poi, non mi sembra affatto casuale la scelta di Amedy Coulibaly di assaltare e tenere in scacco il supermercato Kosher, frequentato da ebrei.
Molti commentatori hanno sottolineato come sarebbe stato possibile, da parte dei reparti scelti francesi, catturare anziché uccidere gli attentatori, soprattutto i fratelli Kouachi accerchiati dentro quel capannone industriale adibito a tipografia. Sarebbe stato logicamente molto più vantaggioso catturarli vivi, ma probabilmente non faceva comodo.
C’è poi un altro particolare, che sembra avvalorare le ipotesi più radicali di chi crede all’esistenza di una vera e propria cabina di regia planetaria, che organizza le strategie finalizzate a un ‘Nuovo Ordine Mondiale’, da parte di un ristretto gruppo di cosiddetti ‘illuminati’. Nel discorso televisivo di François Hollande la sera del 9 gennaio, è proprio l’utilizzo di questo termine, ‘illuminati’, una parola un po’ fuori luogo in quel contesto lessicale, a destare quanto meno curiosità: “Coloro che hanno commesso questi atti, questi terroristi, questi illuminati, questi fanatici, non hanno niente a che fare con la religione musulmana” (Vedi qui).
Mi fermo qui con l’elencazione di circostanze e dettagli che osteggiano la versione ufficiale dei fatti.
E non mi soffermo sulle finalità vere che si possono ipotizzare (oltre a quella di punizione per l’affronto allo Stato di Israele), se non ricordando quanto avvenuto dopo l’11 settembre: generazione di un nemico condiviso nell’immaginario collettivo; limitazione delle libertà individuali in nome della sicurezza; richiesta di delega al governo a usare le maniere forti in campo internazionale, cioè in precise operazioni militari.
Invece mi preme spendere qualche parola sulle fonti che hanno catturato più di altre la mia attenzione.
Prima fra tutte, anche come tempo dedicatovi, è la web-tv di Salvo Mandarà, denominata Salvo5puntozero.tv.
Ho assistito, in differita di poche ore rispetto alla relativa trasmissione, a due dibattiti molto lunghi sull’argomento, condotti e partecipati dallo stesso Mandarà. Nel primo (vedi qui prima parte e seconda parte) erano ospiti Enrica Perrucchietti (giovane saggista con un passato di curatrice di trasmissioni televisive) e Rosario Marcianò (uno studioso di mistificazioni di regime, noto per le sue posizioni piuttosto estreme); nel secondo (vedi qui) gli ospiti erano, oltre alla stessa Perrucchietti, anche Massimo Mazzucco (documentarista, autore di un ponderoso film-inchiesta sull’11 settembre) e Mason Massy James (anch’egli studioso di mistificazioni).
Non posso che consigliare di frequentare questo canale televisivo via internet, perché trasmette tutti i giorni commenti, interviste e dibattiti sugli argomenti più disparati e sempre in modo molto stimolante, se pur non sempre con argomenti del tutto condivisibili.
Poi c’è Giulietto Chiesa. Conoscendo bene le sue battaglie per fare emergere la verità sull’11 settembre, la sua preparazione in materia di politica internazionale e le sue posizioni sempre del tutto smaliziate nei confronti dell’informazione di regime, mi aspettavo da lui validi contributi in questa circostanza. E devo dire che questa volta mi ha colpito la sua prudenza nel non voler indicare una chiave di lettura precisa e univoca sui fatti di Parigi e dintorni, non disgiunta dalla condanna per la credulità generale rispetto alla versione ufficiale dei fatti, come si può notare in questo video.
In un secondo tempo, ho potuto visionare l’intervista fatta allo stesso Chiesa proprio da Salvo Mandarà (vedi qui). Il saggista piemontese riconduce il discorso (e vari argomenti collaterali) strettamente al quadro strategico attuale, con particolare risalto ai piani degli Stati Uniti e ai ruoli di Russia ed Europa, e, in ambito europeo, a Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia. Diversamente che in passato, non indulge questa volta su ipotesi di cabine di regia o di nuovo ordine mondiale (limitandosi a evidenziare le enormi capacità dei servizi segreti), ma anche così riesce a destare una certa inquietudine.
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A questo punto, per chi ha resistito fin qui alla lettura, vorrei concludere cercando di trarre un insegnamento da questa vicenda.
Il dibattito, soprattutto nei video che ho citato, inevitabilmente mette in guardia nei confronti di poteri nascosti in grado di organizzare eventi cruenti spettacolari, che condizionano l’opinione pubblica per strategie di dominio, a cui sono logicamente collegati successivi eventi militari ancora più cruenti e distruttivi, e, secondo alcuni, addirittura il disegno di un nuovo equilibrio di potere mondiale, tale da garantire solo una minoranza dell’umanità dall’evolversi della crisi epocale di risorse che il mondo sta già conoscendo, e lasciare soccombere gli altri.
In altre parole, suggerisce la tentazione del catastrofismo, legata al senso di impotenza nei confronti di chi invece il potere ce l’ha immenso: militare, economico, scientifico, spionistico e di indottrinamento.
Mi è venuto da chiedermi se quel po’ di serenità e gioia di vivere che è in grado di darci la nostra vita quotidiana, e che possiamo grazie al cielo sperimentare ancora, sia un lusso, o magari un inganno, o una fuga codarda dalle nostre responsabilità generazionali.
La risposta a tali dubbi, negativa e per questo incoraggiante, sembra provenire dal senso di pace interiore che si prova quando si fa il possibile, secondo le proprie piccole capacità e caratteristiche personali, per garantire un futuro possibile all’umanità minacciata. Ma c’è un passaggio, in uno dei video che ho citato, che sembra voler dare un’ulteriore risposta razionale, a fugare a sua volta quei dubbi.
Massimo Mazzucco, incalzato da Salvo Mandarà, sostiene che bisogna rifuggire dalla visione semplicistica di una lotta fra il bene e il male, ma che la realtà è dinamica, fatta di forze contrastanti complesse; sottolinea che da una parte questo bisogno di condizionare l’opinione pubblica tramite mistificazioni globali è comunque un segno di debolezza dei cosiddetti poteri forti, e che, di pari passo con le strategie di tali poteri, si stanno sviluppando rapidamente gli anticorpi di una nuova coscienza critica sempre più diffusa; e che dunque la realtà futura sarà la risultante di tali forze contrapposte.
Speriamo in bene.
Intanto non ci resta, nella vita quotidiana, che diffondere un po’ di quella coscienza critica, e poi… vivere sereni.
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Immagine da: byoblu.com/post/2015/01/17/la-profezia-di-netanyahu-se-non-siete-solidali-con-israele-allora-il-terrorismo-arrivera-francia.aspx
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Caro Franz ogni richiesta è promessa e debito per ora eccoti solo due dei film che ho visto
nel frattempo ne ho visto un quarto e alla prossima ti scriverò del terzo e quarto film che ci tengo a segnalare sia a te che a chi ti segue nel blog come me:
AMERICAN SNIPER
La storia è vera e racconta di Chris Kyle americano addestrato a fare il cecchino….dove va ripetutamente a fare diverse missioni in Iraq e la c’è uguale cecchino ben addestrato come lui. Entrambi molto esperti è un continuo tiro al bersaglio ora dall’’una ora dall’’altra parte. Lo scenario si svolge quasi sempre tra le macerie del martoriato Iraq….
Dire dov’è il bene dov’è il male….non c’è linea di demarcazione; la guerra è guerra, è morte e distruzione comunque sia. Alla fine Chris muore per “sua stessa mano”.
Diretto magistralmente da Clint Eastwood…. Il film ha avuto quattro stelle positive di critica!!
LA TEORIA DEL TUTTO
Anche questa una storia reale dove il protagonista Stephen Hawking è tutt’ora vivente
L storia è ambientata all’università di Cambridge, nel 1963 dove il matematico fisico, britannico, si laurea portando una tesi sulla “teoria del tutto”. Tutta la sua vita e le sue ricerche ruotano attorno a….: Ha un inizio, il tempo, e avrà una fine? C’è un prima dell’universo? Ci sarà un dopo? Su questa ipotesi deduce che l’Universo “respira” cioè che si contrae e decontrare proprio come i nostri polmoni…. Così arriva ai suoi studi sui “buchi neri”….
In tutto questo discorso scientifico si intreccia la sua storia personale, di un malattia genetica che lentamente lo condanna ad una atrofia progressiva degli arti e degli organi interni, fino a ridurlo sulla sedia a rotelle, ma il cervello non ne viene intaccato, anzi, al contrario diventa sempre più intuitivo e geniale….
Stra-consigliabile non perdetevelo assolutamente!!
Ha quattro stelle positive di critica!
Un abbraccio e a presto 🙂
Grazie, cara Trudy, delle segnalazioni che avevi promesso, e non importa se sono lontane dal tema di questo post.
Di ‘American sniper’ ho ascoltato diverse recensioni per radio, quasi tutte unanimi nel rilevare sì le capacità del regista, ma anche un distacco voluto dalle tematiche che a noi stanno più a cuore, cioè quelle delle motivazioni imperialistiche di una guerra da condannare, come e più di ogni altra guerra; se ho ben capito il cecchino viene comunque trattato e riconosciuto come eroe nazionale. Per dire la mia, naturalmente, dovrei vederlo, ma non so se lo farò.
Dell’altro film che segnali non sapevo niente, e la tematica che affronta sembra affascinante.
Ancora grazie e al prossimo articolo, che sto per pubblicare. 🙂
Caro Franz. mi aggiungo più che volentieri al commento di SARI e rinnovo a piene mani la tua bravura e un copioso GRAZIE a questo tuo post. A questo tuo contributo: il faticoso, capillare e meticoloso ricercare… informazione vera, se vuoi per gli “amanti”, come la sottoscritta dell’informazione “nascosta” quella in rete, quella non dei media convenzionali. Quando ebbi più tempo, seguii molto da vicino, lessi libri, andai a conferenze di Giulietto Chiesa e di Marco Travaglio sulla strage dell’ 11 settembre negli Stati Uniti. Ora leggendo gran parte degli articoli che hai linkato, le cose da allora non sono affatto cambiate. Cambieranno le strategie, cambieranno i nomi, i movimenti i luoghi e le circostanze, ma sostanzialmente ciò che tira tutto questo sono sempre i soliti poteri, il solito fumo negli occhi che ti cacciano adosso per farti credere quello che vogliono. Ed è la paura, come dici tu che la gente insieme ad altre tensioni sociali fa accumulo e si può rivoltare come non mai, ed ogni tanto bisogna “distoglierla” un po’ con falsità di quello che è il vivere quotidiano. Io mi ritengo fortunata di non farmi distogliere, di avere coscienza di quella che è la vera realtà mondiale, dei poteri e dei giochi malvagi che avvengono sopra le nostre teste. Non saranno mortali…. ma ne abbiamo anche qui da noi…. di giochi sporchi, di lobby massoniche che manovrano e governano la città. Ultimamente ho avuto la fortuna di vedere tre film di fatti e personaggi realmente accaduti…mi hanno aperto ulteriormente gli occhi e la mente. Ed infine concludo con una tua stessa frase…spero veramente che i poteri forti, si indeboliscano sempre di più e che le nuove generazioni sviluppino rapidamente anticorpi di una nuova coscienza critica sempre più diffusa; perchè la futura realtà sia la risultante di tali forze contrapposte.
Ed Intanto noi, nella nostra vita quotidiana, diffondiamo il più possibile un po’ di quella coscienza critica, e viviamo sereni. Un abbraccio grande grande come la nostra speranza….:-)
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Anche a te, cara Trudy, grazie per aver letto tutto il mio articolo, nonché per il tuo immancabile contributo.
“Quando ebbi più tempo, seguii molto da vicino, lessi libri, andai a conferenze“; mi auguro e ti auguro che, come hai fatto in questa circostanza, non ti manchi mai un po’ di tempo da dedicare, come facesti per l’11 settembre, alla ricerca di un’informazione davvero libera, approfondita e demistificante.
C’è una cosa, tuttavia, su cui vorrei ribattere: in occasione delle indagini sull’11 settembre, oltre a Giulietto Chiesa, citi anche Marco Travaglio, il quale, pur essendo immenso nell’argomentare i fatti nostrani, non mi risulta però che abbia mai preso posizione su quell’evento, come qualcuno lo ha criticato (vedi qui).
“Non saranno mortali… ma ne abbiamo anche qui da noi… di giochi sporchi, di lobby massoniche che manovrano e governano la città“. Come non condividere? Anche perché il cosiddetto villaggio globale è molto più stretto di quello che sembra, e le strategie di USA o Israele finiscono sicuramente per avere impatti pericolosi anche sulle nostre vite quotidiane.
Per finire, ti inviterei a citare i tre film a cui accenni, per dare sia a me sia a chi legge la possibilità di vederli.
Un caro saluto e abbraccio.
Occorre costanza, sapienza e abilità per districarsi nei fatti della politica nostrana, figurarsi in quella mondiale…
Non ho ancora guardato i link che ci hai indicato (grazie, ottimo servizio) ma tutto quanto scrivi e dici non giunge nuovo perchè descritto dai grandi scrittori del recente passato. Pare di assistere alla recita di un copione .. il controllo degli individui per questioni di “sicurezza”… il nuovo ordine mondiale con poche e potenti stanze dei bottoni…. i cittadini usati come armi per i ricatti e le lotte per aumentare il potere.
Orwell, il cinema e la fantascienza paiono aver previsto tutto e allora non ci resta, come dici, di informarci, resistere, opporre finchè si può ma poi… bisogna godersi gli affetti, la natura, e costruire metodicamente quella piccola felicità che ci è dato raggiungere senza offendere o fare del male a nessuno.
Grazie tante per questa pagina, grazie davvero.
Grazie a te, cara Sari, per aver letto con attenzione fino in fondo.
Davvero i giochi, a livello mondiale, col passare dei tempi sembrano farsi sempre più complessi e, soprattutto, schiaccianti, per le persone animate da buona volontà.
Siamo ormai dentro la fantascienza, ci siamo finiti gradualmente senza accorgercene.
Mi fa piacere che, pur nella sintesi di un commento, e pur condividendo un approccio eticamente responsabile alla realtà, giungi tuttavia alle stesse mie conclusioni sulla serenità individuale, o, per dirla con le tue parole, “piccola felicità”.