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Il signor M. mi accoglie con un atteggiamento fra il trionfante e il furbesco: “Selis ci è andata grassa. Abbiamo dovuto sostituire anche la pompa dell’acqua, che agiva sul compressore volumetrico causando quella perdita di potenza, ma mi ricordavo che l’avevamo già cambiata. Sono andato a controllare, e la data di quel fine intervento, per due giorni, ricade nei due anni di garanzia!”
Ancora una volta una sorta di simpatia innata, verso quell’uomo, mi impedisce di pensare e formulare commenti sul quinto pezzo sostituito a fronte del problema iniziale, e di esprimere con ironia o sarcasmo che cosa pensi sulla fortuna che, a detta sua, avremmo avuto.
La Cavallona è là, a metà dell’oblunga officina, e mi aspetta scalpitante per dimostrare che ha ancora molto da esprimere lungo le strade della città.
Ma prima bisogna entrare ancora una volta nel confessionale, a espiare i peccati con l’ennesima generosa oblazione pecuniaria.
Mi siedo davanti alla solita scrivania, mentre l’impiegata cede rispettosamente il suo posto al capo, senza tuttavia uscire dal piccolo ufficio. E si compie il solito rituale della lettura delle voci in fattura, con tale documento a favore del mio sguardo.
Da quello che mi elenca, così come dal tono della sua voce, capisco che ha fatto l’impossibile per rendere affrontabile l’importo totale, certamente in seguito ai miei reclami ufficiali.
Estraggo senza esitazione o malanimo le numerose banconote necessarie, avvertendo chiaramente come il mio atteggiamento positivo sia recepito, più che mai, con sollievo e gratitudine.
Prima di congedarmi mi chiede di tornare per una controllata, nelle prossime due settimane, la prima volta che passerò da queste parti.
E finalmente mi rimetto a sedere nel mio posto di combattimento e di esperienze, al volante della Cavalla. La porto fuori dall’officina, dove ho parcheggiato alla bell’e meglio il Qubo, ed effettuo il travaso di tutto l’equipaggiamento; poi la vado a lasciare in fondo al vicino posteggio taxi per riportare l’auto di scorta in Co.Ta.Bo., dove la prassi prevede il rifornimento e il lavaggio prima della riconsegna. Poi, con due autobus, si torna alla base: in totale due ore e passa di lavoro che nessuno mi pagherà mai.
Le prime impressioni alla guida della Cavallona sono buone: oltre a verificare (nella silenziosità, nella confortevolezza e nella potenza) la differenza di livello rispetto alla vetturetta che mi ha accompagnato per dieci giorni, avverto un senso inesprimibile di nuova sicurezza, come se per la prima volta in tutta questa odissea fosse stata oggetto di tutte le cure necessarie.
E quelle impressioni si riveleranno veritiere per un periodo molto lungo, in cui la mia compagna di strada si dimostrerà affidabile e sicura come non mai. Solo un paio di difetti, una vibrazione a una certa soglia di velocità, e un piccolo intoppo intorno ai duemila giri quando la spingo a fondo in ripresa, resteranno costanti, ma senza il minimo accenno a peggiorare progressivamente, a ricordarmi che comunque il mio fedele animale è anziano.
Dopo pochi giorni dall’ultima visita il signor M. mi telefona. Vuole solo sincerarsi che tutto vada bene, e cioè, come è facile interpretare, di non aver perso definitivamente un ottimo cliente.
“Poi mi ero dimenticato di dirle” aggiunge, “che abbiamo anche sostituito a spese nostre il sensore dell’olio!” quello, per intenderci, che si era deteriorato, chissa come e perché, dopo il cambio dell’olio da loro effettuato all’inizio dell’odissea.
Non andrò a effettuare il controllo suggeritomi, mentre la mia decisione per il futuro, di servirmi di un’altra officina su cui ho avuto già ottime impressioni, è ormai presa, razionalmente e senza inutili rancori o titubanze.
Come previsto e annunciato, scrivo una lettera all’ufficio reclami della Volkswagen. Tralascio molte delle vicende che ho qui narrato, come quella del rumoraccio e della foratura ferragostana, concentrandomi solo sui cinque pezzi sostituiti per risolvere la perdita d’acqua. E anche il tono della descrizione è volutamente oggettivo e privo di enfasi. Domando solo retoricamente, in conclusione, quale risposta potrò mai dare ai numerosi miei passeggeri che spesso mi chiedono un parere sulla vettura.
L’avviso di ricevimento della raccomandata tarda diversi giorni; la risposta della Volkswagen ancora di più.
Mi arriva oltre un mese dopo, ma è davvero confortante. Motivando la cosa unicamente come un favore a un cliente fidelizzato, mi garantiscono un rimborso pari all’importo totale per il noleggio dell’auto di scorta (cinquecento euro) e uno sconto di altri trecento da applicare sul prossimo tagliando in qualsiasi officina concessionaria.
Anche se i disagi e lo stress di questa storia infinita non potranno mai essere indennizzati, ora lo sono almeno una fetta delle spese sostenute.
Dopo pochi giorni mi arriva una nuova telefonata del signor M., a cui rivelo senza problemi questo felice esito. E lui mi dice di avervi contribuito, interpellato a sua volta dall’ufficio reclami. Mi chiede i dettagli sullo sconto e mi rivela che l’aveva proposto lui, di importo simile, ma presso la sua officina (la vecchia volpe…).
E così ci salutiamo, con una certa cordialità, ma per l’ultima volta, come ormai ho deciso a sua insaputa e forse futura e amara sorpresa.
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Mente scrivo sono passati diversi mesi da quell’epilogo, molti di più dall’inizio della terribile vicenda, un lontano giorno di luglio. Come dicevo, la Cavalla non ha più dato problemi e ha galoppato tanto, silenziosa e sicura come non mai, a dimostrazione della sua grande fedeltà.
Ho potuto così cominciare a progettare di concederle il meritato riposo, cioè di mandarla in pensione equina, forse ancor prima di un altro mese di luglio.
Una nuova puledra sarà forse presto in costruzione dentro una fabbrica tedesca, …ma che nessuno ne parli: la Cavallona non lo deve proprio sapere.
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Avviso ai naviganti:
A partire da questo articolo ho inibito la possibilità di inserire commenti.
La decisione rappresenta una sorta di eutanasia rispetto al progressivo calo di commentatrici e commentatori del blog, che in tempi passati sono stati numerosi e ormai sono ridotti al lumicino, per ragioni in gran parte evidenti e generali, e che per il resto credo di intuire.
Ho evidenziato, sulla colonna di destra e sotto l’intestazione, un nuovo link ai miei recapiti personali, per chiunque, e per qualsiasi motivo, avrà piacere di contattarmi.
Non ho affatto intenzione di chiudere questo mio diario, che anzi spero di riprendere a coltivare con l’antica frequenza (…o quasi!).
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Immagine da: cavalliegare.it/nostro-cavallo/43-il-cavallo-tra-simboli-e-mitologia.html