Dal Savena all’Alto Reno: terza tappa 

Itinerario: Monzuno – Rioveggio – Grizzana Morandi – Agriturismo I Fondacci

Sapevo che questa terza tappa sarebbe stata la più impegnativa: ebbene, ha mantenuto le promesse e con gli interessi.

Se vogliamo conservare ancora una volta la divisione della giornata in due tempi, potremo considerare una prima parte assolutamente idilliaca e felice, e una seconda piuttosto sofferta, lunga e complicata.
Quello che riuscirà impossibile da narrare è la quantità complessiva di ambientazioni e situazioni (oggettive e soggettive) che si sono succedute.

Una visita alla farmacia di Monzuno ha aperto le danze. Ieri un paio di dita del piede sinistro avevano sofferto la reclusione nella scarpa rigida da escursionismo e ho pensato che un paio di cerotti potessero servire.
Effettuato l’acquisto e l’operazione, e dopo un paio di andirivieni alla ricerca della retta via, è cominciata una lunghissima discesa, su una provinciale larga ma poco battuta, verso il fondovalle del fiume Setta, che ospita, fra l’altro, il vecchio tracciato dell’Autostrada del Sole, la nuova Variante di valico e la linea ferroviaria.
Tutto ciò è rimasto a lungo un obiettivo lontano, mentre scendevo giocando a tagliare curve, perché lo sguardo era catturato da spettacoli di luce e colori, vicini e lontani nel panorama aperto e aereo, e nella mattina radiosa, solcata da folate di vento fresco.

Senso di leggerezza, lieve felice euforia.
È ciò che mi ha accompagnato per un paio d’ore, tanto è durato il lungo volo planato di atterraggio verso il fiume e i mostri di cemento che gli stanno intorno.

Il paese di Rioveggio ha vita sofferta, alla confluenza fra due fiumi (il Sambro che sfocia nel Setta) e con tutte quelle sovrastrutture di comunicazione che dicevo.

La ‘civiltà’ delle autostrade e dei motori perpetua ad oltranza la sua pesante presenza quando ormai, mi veniva da pensare, le vere ragioni valide per spostarsi fra le città sono pochissime.
Merci da trasportare (ma anche qui la valorizzazione dei prodotti agricoli locali, insieme con lo sviluppo della stampa 3D per quanto riguarda quelli industriali, dovrebbe abbattere drasticamente i traffici), occasioni private importanti, di gioia o di dolore e poi? Stento a immaginarne altre: gli attuali strumenti tecnologici possono risolvere qualsiasi altra esigenza di contatti di lavoro.

Con questi pensieri, e districandomi fra un gomitolo di strade provinciali, mi sono ritrovato dall’altra parte del fiume e in nuovi scenari a misura d’uomo, nelle luci ormai meridiane di questa vivida giornata di sole incontrastato.
Nella fattispecie, una stradina che si snoda al di sotto della ferrovia, fino a raggiungere la piccola stazione sopraelevata di Grizzana e poi il paese di Pian di Setta.

Una postina, a bordo di una piccola autovettura, mi ha dovuto superare due o tre volte, fra una consegna e l’altra.
Alla fine l’ho anche salutata: una panca con un tavolino, entrambi di marmo, situati proprio davanti all’ufficio postale di Pian di Setta (fine corsa per lei), mi hanno attratto irresistibilmente per una sosta.

Do fondo alle mie scorte alimentari (pane di diverse provenienze e i soliti datteri e fichi secchi) e concedo anche ai miei piedi un po’ di sollievo e decongestione…

È l’ora di fare il punto della situazione con Google Maps.
La sentenza è aspra. Il lunghissimo tragitto che ho percorso fin qui è quotato due ore e trentacinque di cammino. Sono già in ritardo di quaranta minuti, e senza ragioni comprensibili, se escludiamo i pochi minuti spesi a scattare fotografie.
Questo lascia supporre che anche le tre ore che mi dice mancare alla meta saranno più vicine alle quattro.
Si profila una tappa interminabile, e ho già i piedi un po’ provati.
Non resta che macinare chilometri, con passo regolare, senza sforzi, come ben imparai l’anno scorso fra Savena e Tirreno.

Il lungo rettilineo, come previsto, sfocia su una provinciale.
Svolto a destra e mi trovo a dover affrontare una pendenza costante in salita, su una stradina un po’ più trafficata delle precedenti.
Traffico a parte, è una situazione a me congeniale. Calibrare lo sforzo mi dà sempre molto slancio, sono certo di stare divorando una prima fetta di quelle tre ore, o quattro che siano.

Ne passa poco meno di una, in questa situazione, quando ho una brutta sorpresa: il cartello di ingresso a Grizzana Morandi, località non prevista nel mio piano.
Siamo alle solite, scopro di aver imboccato la provinciale giusta, ma in senso opposto.
Proseguendo, potrò riportarmi sulla retta via, ma voglio sapere qual è l’aggravio. La sentenza questa volta è morbida: solo venti minuti,
compensati fra l’altro dal passaggio in questo quieto e soave paese, che porta il nome del nostro glorioso pittore.

Uscito da Grizzana, sento squillare il mio vecchio Nokia. È il caro Massimo, che sta seguendo il mio viaggio con immedesimazione. Sentirlo è sempre una gioia.
Chiacchierata approfondita da parte di entrambi, e quando alla fine lo saluto, confortato dal colloquio, mi accorgo di aver mancato, mentre parlavo al telefono, un altro bivio, che permetteva una scorciatoia.
Mannaggia, sempre piu difficile… Il preallarme si intensifica.
Chiedo a Google se sia meglio proseguire, a questo punto. No, mi dice, torna pure indietro e fai quella scorciatoia. Altri dieci minuti e passa di cammino sprecati…

La scorciatoia mi evita di poco il passaggio da questo borgo

che ha un nome che, in una situazione come questa, sembra uscito da una storia di Topolino. Si chiama, non scherzo, Stanco di Sopra.

Lo sono certamente anch’io, ma soprattutto sono Preoccupato di Dentro, e poi Dolente di Sotto, cioè nelle dita del piede sinistro, che si sono messe a lanciarmi segnali di protesta ad ogni passo, ora che, recuperata la via originaria, si scende verso la valle del Reno.

Una foto è d’obbligo. È la prima volta che compare quella che sarà (più a monte) la destinazione finale del mio viaggio, e che mi sono ingegnato a non raggiungere mai fino al traguardo, per evitare la trafficatissima via Porrettana.

È il momento, dopo le ultime traversie, di fare nuovamente e stoicamente il punto.
La risposta del mio imprevedibile conduttore telematico mi lascia stupito.
Sono molto più vicino alla meta di quanto non osassi sperare, come se non avessi sbagliato strada, non solo, ma senza neanche bisogno di quell’approssimazione per largo eccesso che sembrava necessaria.

Grande sollievo e ritorno del buon umore. Anche le dita del piede partecipano alla festa e si mettono tranquille…

Tutto sembrerebbe portare al lieto fine, e invece mi aspettano ancora molte traversie che, per evitare di dilungarmi oltre misura, mi limiterò ad accennare per sommi capi.

Terzo errore di percorso, più grave dei precedenti: almeno un’altra mezz’ora di aggravio.

Cane libero e abbaiante a ostacolarmi la via. Con calma riesco anche a carezzarlo, ma quando riprendo il cammino si rimette ad ostacolarmi, più volte…

Messaggio della TIM sul tablet. Nonostante il mio piano di solo traffico dati per un anno scada fra dieci mesi, chiedono una ricarica. Telefonate d’emergenza a quei pirati, fino al chiarimento della situazione.

Intanto il sole sta pian piano terminando la sua corsa, e cerco di sfruttare la sua luce per un’altra immagine.

Se non altro, l’emergenza telefonica mi ha fatto dimenticare la fatica, dopo oltre sette ore nette di cammino.
Ormai l’agriturismo è davvero vicino, e infatti vedo Giovanni sbracciarsi e venirmi incontro.

Il selfie davanti all’insegna è d’obbligo, per la serie ‘Tutto è bene quel che finisce bene’…

——
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4 risposte a Dal Savena all’Alto Reno: terza tappa 

  1. amanda ha detto:

    che si deve fare con te? ti iscriviamo a un corso di orienteering (qualsiasi cosa significhi?), ti leghiamo una bussola al collo, ti mettiamo un microchip sottocute e Massimo ti dirige da casa?

    • Franz ha detto:

      No, mia cara, non c’è proprio soluzione.
      Il lupo perde il pelo ma non il vizio (e ti confesso che questa volta non me l’aspettavo proprio… 😦 )

  2. massimo ha detto:

    tappa appassionante resa originale dal fanciullesco selfie di chiusura

Commenti:

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