Itinerario: I Fondacci – Oreglia – La Scola – Ponte di Verzuno – Castel di Casio
Un’altra incredibile mattina saluta l’inizio del tragitto conclusivo, che condividero’ oggi e domani con Giovanni.
Sento che le gambe e i piedi hanno retto bene alla strapazzata di ieri. Oggi, per fortuna, li attende una tappa molto più breve.
Avere spezzato in due l’originario ultimo segmento ci permetterà ritmi rilassati e adatti alla conversazione, elemento nuovo rispetto al cammino solitario che mi ha portato fin qui.
Non avrò nemmeno il rischio di sbagliare strada, visto che Giovanni la conosce bene.
È lui a guidarmi, ben presto, all’interno del piccolo villaggio di Oreglia.
La mia amica Antonella mi aveva incaricato di portare i suoi saluti a una sua amica, che abita proprio qui. Provo a telefonare ad Antonella per farmi dare indicazioni, ma non la trovo e devo rinunciare al mio compito.
Ripreso il cammino, poco dopo sentiamo chiamare una voce alle nostre spalle:
“Franz?”
Non ho il tempo di illudermi di essere diventato una celebrità, che un signore robusto e gentile ci raggiunge e si presenta.
È il marito di Fulvia, l’amica di Antonella.
Ci presentiamo a nostra volta e familiarizziamo, lui ci chiede se vogliamo bere un caffè. L’idea di ricevere ospitalità non mi dispiacerebbe, ma la ritrosia di Giovanni ha la meglio.
Ci concediamo comunque, pur senza conoscerci, il lusso di una conversazione senza alcuna fretta.
Ci dice, fra l’altro, della bontà della loro scelta di essersi trasferiti quassù. Che comprendiamo.
Infine ci salutiamo con calore e noi riprendiamo il cammino.
Il clima fresco e tonificante di una mattina a cui sta stretto l’aggettivo ‘radiosa’ ha su di me l’effetto di un balsamo euforizzante.
Una breve deviazione ci permette di visitare La Scola, un borgo risalente al milletrecento.
I giochi di luci e ombre e di prospettive fra le mura antiche e ben conservate sono fantastici. In una sorta di trance, eseguo scatti a ripetizione con la macchinetta digitale (li scarichero’ e renderò presto visionabili al mio ritorno) e qualcuno anche con il tablet, come questo:
E si procede, a passo tranquillo nella mattina grondante bellezza e grazia.
Catturo ancora l’immagine delle cime innevate, lontane, dell’Alto Appennino:
e di una cima vicina (il Sasso di Vigo):
Mezzogiorno ci vede giungere a Ponte di Verzuno, lungo il fiume Limentra (che è solo un omonimo di quello amato e cantato da Francesco Guccini).
L’idea di fare la spesa nel piccolo negozio di alimentari
ha la meglio sull’ipotesi di proseguire fino a una più lontana trattoria.
Una panchina del luminoso parco, pieno di altalene e di altri giochi,
ospita il nostro semplice pranzo e poi una discussione che, grazie alla nostra antica intesa, si addentra senza fatica in tematiche fra la scienza e la religione, mentre l’atmosfera semifestiva di questo quieto angolo di mondo, lambito da un fiume, si manifesta nella presenza di alcuni gruppetti di studenti e di una giovane coppia con bimbetto al seguito.
Viene, senza fretta, il momento di rimetterci in cammino.
Per un certo tratto la dolce quiete di questo giorno perfetto è interrotta dal passaggio di qualche automobile e rombante motocicletta di troppo.
Laggiù, intanto, l’acqua del Limentra si accende di riflessi magici.
Lasciamo la strada principale per una stretta laterale che sale e ci ridona l’incanto del silenzio.
In breve siamo in vista di Castel di Casio, la nostra meta.
Ci addentriamo nel centro storico.
Non sono ancora scoccate le quattro quando raggiungiamo il bar-ristorante-albergo.
E ci potremo concedere anche il lusso di qualche ora di riposo.
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Il navigatore umano ecco cosa ti serviva!
😀 😀
Peccato che sia un lusso di rare occasioni…