Itinerario: Castel di Casio – Pradale – Ponte della Madonna
Qualche lieve striatura di nubi alte rende le tinte più morbide, quando usciamo dall’albergo per incamminarci verso la meta conclusiva del nostro viaggio.
Già ieri Giovanni ha svolto con sicurezza (e mio sollievo…) il ruolo di guida; oggi, poi, cammineremo nelle sue terre: i luoghi delle sue origini, sia personali che familiari.
E così avrò la fortuna che l’abituale susseguirsi ininterrotto di paesaggi si popolerà di ricordi di vita vissuta, da lui in prima persona (fin dalla sua infanzia) così come dai suoi antenati.
Ma subito c’è da visitare il paese di Castel di Casio, che mostra una sorprendente varietà di splendidi scorci dal sapore molto antico.
Quando poi cominciamo a percorrere i saliscendi dell’itinerario odierno mi accorgo, gradualmente, che oggi c’è un’atmosfera speciale.
All’inizio la attribuisco a quel cielo, che (sulle prime) appare un po’ meno terso rispetto alle incredibili mattinate precedenti, ma poi capisco che c’è dell’altro: una miscela di percezioni visive e uditive che danno un particolare senso di pace.
Non passano veicoli, la strada è tutta nostra.
Sembra che la vita attiva sia appannaggio di cani da guardia (quelli non mancano mai), gatti e animali da cortile; mentre gli antichi edifici rurali impongono più che mai la loro austera bellezza.
Ma oggi è domenica; chiedo al mio compagno di cammino se durante la settimana ci sia la stessa incredibile quiete di uomini e mezzi. Lui ci pensa un attimo, poi mi dice che no, il traffico veicolare è sempre scarso, ma, quanto meno, negli altri giorni qualche attività umana rende l’ambiente più movimentato.
Poi mi mostra i luoghi della memoria familiare: il borgo di Pradale
e, più avanti, quello di Rovinaia
Intanto ci siamo avvicinati a Porretta, e più vicine che mai si mostrano le cime innevate del Corno alle Scale e del Cimone.
La perfezione di un’altra giornata di grandi suggestioni è purtroppo limitata da qualche mio nuovo problema alle dita del piede sinistro, che, a differenza del ben più lungo viaggio della scorsa estate, quest’anno ha deciso di fare i capricci, ripetutamente.
La cosa si rivela un po’ fastidiosa nel tratto finale: una deviazione per un sentiero sterrato, molto scosceso in discesa, che serve a evitare una frana che troveremmo più avanti (e che non credo che Google Maps mi avrebbe risparmiato!).
Basta solo un po’ di cautela, comunque, e ben presto il sentiero si trasforma in una stradina sconnessa, prima di immettersi nella via che porta al piccolo santuario della Madonna del Ponte.
Dove, quasi a sorpresa mi appare la casa di Giovanni.
Proseguo per i duecento metri che mi separano dal traguardo della mia traversata: il ponte sul Reno in prossimità della chiesa.
Il mio viaggio, preparato con cura da molto tempo, giunge qui al traguardo, assistito da condizioni climatiche superiori a ogni possibile aspettativa.
A differenza delle sere scorse, scrivo quest’ultima puntata di diario qui sulla tastiera del mio computer fisso.
Nel tardo pomeriggio il mio vecchio amico mi ha accompagnato alla stazione di Porretta, dove ci siamo salutati: sono tornato in treno fino a San Lazzaro e poi, indossando per la prima volta la giacca a vento per difendermi dalla tramontana, ho completato a piedi il tragitto fino a casa.
Sarebbe tempo di bilanci e considerazioni generali, ma preferisco rimandarle ai prossimi giorni: in fondo questo è diventato l’argomento principale del blog e ora (cosa che ho parecchio trascurato per tutte le quattro notti precedenti) ho solo tanta voglia di dormire…
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Il bilancio non può che essere positivo, bussola personale a parte 😀
Quello non è una novità, al contrario del dolore alle dita del piede… 😦
Comunque a (quasi) tutto c’è un rimedio! 🙂