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Un mese fa confidavo, su queste pagine, come l’entusiasmante senso di rinascita che mi aspettavo dal distacco definitivo dal lavoro non si fosse manifestato: al suo posto una sorta di collasso, con energie psicofisiche a livelli molto bassi.
Come speravo, i cinque giorni di luminosissima camminata fino a Porretta hanno segnato una svolta e l’inizio di una ripresa che, ora, il favore della stagione sta incrementando finalmente, grazie a giornate primaverili di sole di una bellezza impareggiabile, enfatizzate poi dall’ora legale e sfruttate anche per concedermi quel sano movimento, a piedi e in bicicletta, che avvertivo necessario e benefico.
Un curioso e paradossale senso di difficoltà a smaltire gli impegni in agenda ha segnato i primi due mesi abbondanti della mia nuova vita da pre-pensionato. Lo attribuisco all’aver potuto affrontare finalmente delle necessità o desideri che prima rimandavo (come, per esempio, l’acquisto di un nuovo materasso) e, nello stesso tempo, l’aumentato numero di incontri di persona con amici.
Anche per quanto riguarda l’agenda, ora, le cose finalmente si sono messe al bello e la lista delle pendenze a venire barrate più in fretta di quanto se ne accumulino delle nuove.
Quasi tutte le novità che sto affrontando hanno anche un potenziale interesse collettivo, per cui ne parlo volentieri, anzi, a dir la verità, ne parlo molto più tardi di quanto avrei fatto quando il mio soggettivo attivismo ecologico era tanto più pressante di ora.
Cominciamo da una novità alle porte, riguardante i cittadini di Bologna e dintorni.
Sabato primo aprile avrà inizio una campagna a favore della mobilità sostenibile, realizzata mediante una applicazione per furbofoni e tavolette (libera traduzione di smartphone e tablet) piuttosto sofisticata.
Interagendo con il geoposizionamento satellitare, permetterà agli utenti di dichiarare i propri spostamenti eseguiti in modalità ecologica: a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici (bus e treno), con autovetture condivise o con la condivisione della propria (‘car sharing’ e ‘car pooling’) e di ricevere in cambio dei punti, totalizzando i quali sarà possibile ottenere dei vantaggi, principalmente sconti interessanti in molti esercizi convenzionati.
Fra quelli che più mi attirano, presso i supermercati Naturasì e le librerie COOP.
In palio anche dei bei premi ad estrazione bimestrale, su cui, come sempre, è lecito diffidare.
Questo gioco giunge per me in un momento di autentico furore da mobilità dolce: ad eccezione del ‘car sharing’ e ‘pooling’, non c’è giorno che non mi muova in una qualsiasi delle modaliltà premianti, spesso in concomitanza fra loro (bici e autobus o treno); poter lasciare l’automobile ferma in garage è diventato un privilegio a cui non rinuncio quasi più.
Pensavo ieri, a questo proposito, che le marginali perplessità sull’ubicazione del mio appartamento, che è sì in zona semi-rurale ma non è del tutto silenzioso come vorrei, sono state improvvisamente compensate da queste nuove possibilità di muovermi che, in zone più isolate, mi sarebbero quasi impossibili.
Sono curioso di mettermi alla prova con il nuovo gioco, in cui penso sarò un competitore imbattibile; è stimolante l’idea di poter monetizzare, tramite sconti davvero utili che mi aspetto di collezionare in quantità, un’attività nuova che già gratuitamente mi appaga molto.
Sono anche consapevole che il motore (probabilmente principale) della campagna sia quello di fornire, alle aziende convenzionate, dei prelibati elenchi di potenziali clienti dotati di certe caratteristiche, ma sono convinto che, almeno nel mio caso, il mio bottino monetario, in termini di risparmi, si possa rivelare superiore al fastidio di probabili nuove future ondate di pubblicità mirata.
Per saperne di più, cliccare qui.
Cambiamo ora argomento.
Un aspetto che quasi sempre condiziona i miei acquisti è l’impatto ecologico e sociale di quello che compro; è per questo che, per esempio in ambito alimentare, non solo cerco prodotti biologici e ben controllati negli ingredienti, ma evito, di norma, di comprare quelli provenienti da paesi lontani (come per esempio le banane e molti altri frutti tropicali).
Ho già eliminato le schiume da barba, dalle complicatissime ricette chimiche e contenitori metallici a pressione, a favore del sapone di Aleppo (sì lo so, viene dalla Siria che non è dietro l’angolo, ma una saponetta cubica mi dura più di un anno, ha scarso imballo e, non ultimo, viene da un paese martoriato dalla guerra), mentre, per quanto riguarda il dentifricio, pur cosciente della possibilità di autoprodurmelo, avevo sempre rimandato il momento di provarci: l’idea di dover andare alla ricerca di ingredienti strani di erboristeria finiva per farmi acquistare, di solito, dei costosi e comunque impattanti dentifrici da Naturasì.
Uno dei punti entrati a buon diritto nella mia famosa agenda è stato proprio questo.
Ho ripescato un articolo in cui vi sono diverse ricette (clicca qui), ho scelto la più semplice e mi è bastato un giro in bicicletta all’erboristeria del Centro Nova per comprare quello che mi mancava: semplicemente argilla bianca e olio essenziale di menta.
Non ho ancora fatto l’apprendista stregone, aspetto che l’ultimo tubetto di dentifricio sia in riserva, ma tutto è pronto per il grande e liberatorio passo.
Ma proseguiamo, con la cosa di gran lunga più interessante.
Sono già passati alcuni mesi dal mio primo incontro con la realtà fantascientifica di cui sto per parlare: fu nell’annuale assemblea della ‘Comunità energetica’ di San Lazzaro (costola del movimento di ‘Transition town’, vedi qui, a cui il mio comune è affiliato).
Il nuovo presidente del gruppo, Riccardo Tonelli, ci disse che quest’anno non si sarebbe parlato, come in passato, di nuovi e vari progetti di produzione condivisa di energia rinnovabile, ma che l’attenzione del direttivo si era tutta concentrata su un’invenzione dalle mille applicazioni benefiche, fra le quali la riduzione dei consumi di gas per il riscaldamento.
L’invenzione si chiama ‘bobina B.A.C.’ (chiusa bifiliare autoinduttiva) ed è frutto della mente di un nostro genio misconosciuto di un secolo addietro, Nikola Tesla, e dell’ingegnere indiano Rao M. Velagapudi (di cui ci sono pochissime tracce in rete).
Ricordo che, in quell’assemblea, la massima enfasi della presentazione fu data agli aspetti scientifici, in particolare ad alcune fotografie effettuate con sofisticatissime tecniche che ne dimostravano, se non l’efficacia, almeno l’influenza fisica della sua applicazione.
Una specie di braccialetto a molte spire di filo di rame (il ‘doppino’ per casse acustiche), senza alcuna necessità di allacciamento alla rete elettrica, se applicato a un tubo (o a un qualsiasi corpo) all’interno del quale scorre un gas o un liquido, ottiene un’ottimizzazione a livello atomico del fluido trasportato, con vantaggi impensabili in diversi campi, vantaggi che il gruppo Ecocreando sta sistematicamente verificando in maniera sperimentale.
L’elenco dei campi di applicazione è davvero impressionante; oltre alla riduzione dei consumi del gas, accenno qui ai principali:
– acqua potabile: eliminazione del calcare e alcalinizzazione
– motore dei veicoli: risparmio di carburante
– corpo umano: miglioramento della circolazione sanguigna e vari altri benefici
– cuscinetti a sfera (per esempio nelle ruote delle biciclette): riduzione dell’attrito
– climatizzatori, sia domestici che nelle autovetture: ottimizzazione del funzionamento
rimandando, per un elenco ancora più completo, a questa pagina.
Non molto tempo dopo quell’assemblea fu lo stesso Riccardo a prestarsi per installare a domicilio una bobina nella caldaia, dietro compenso futuro di una parte dei risparmi in bolletta da devolvere all’associazione.
Più avanti, poi, furono organizzate due serate, con eccezionale partecipazione di pubblico, per ribadire le applicazioni ma soprattutto per spiegare praticamente, anche tramite un piccolo laboratorio, come predisporre e installare da soli la bobina.
Nella serata a cui partecipai era presente pure Marco, di Ecocreando, che ci diede fra l’altro l’indirizzo per visionare un loro filmato di istruzioni pratiche (clicca qui).
La voce ‘bobina B.A.C.’ è rimasta a lungo nella mia agenda, ma finalmente un paio di giorni fa ho visionato il filmato, poi sono andato, in bicicletta, nel negozio di articoli elettrici a comprare cinque metri di doppino di rame (per farsi capire basta dire quello nero e rosso) controllando lo spessore ottimale di un millimetro; un rotolino di nastro adesivo, di cui ero a corto, e con santa pazienza poche ore fa ho installato la bobina in cucina, in ciascuno dei due tubi vicini al rubinetto dell’acquaio.
Vedo ora che non mancano in rete delle voci che smentiscono l’efficacia dell’invenzione; quello che posso dire è che l’approccio di Riccardo e Marco, e dei gruppi che rappresentano, mi è sembrato certamente empirico, ma anche molto laboriosamente attento ai risultati sperimentali.
Prima di terminare questa pagina, voglio solo accennare a una voce che non era in agenda, ma a cui mi sono dedicato con la consueta passione: la progettazione di nuovi viaggi a piedi.
Per ora non ne svelo i dettagli, riservandoli ai miei prossimi articoli: mi limito a dire che ho in programma una due-giorni da effettuare molto presto e un viaggio parecchio impegnativo, previsto per la prima metà di luglio.
A presto per aggiornamenti, varie ed eventuali!
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Immagine iniziale da: ideegreen.it/ciclodramma-pedalare-nel-verde-in-valsugana-16425.html
Torni a casa a piedi Lessi(e)
Mah… chissà… 🙂
Stai intonata (stay tuned) con le Notizie dai Piedi Lessi!
Vai al Caterraduno a piedi!
Eh no, carissima: quest’anno il raduno finisce il 1° luglio, dunque….. 😉