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Sono uno dei quarantaquattromilasettecentonovantasei iscritti al Movimento Cinque Stelle che, venerdì scorso, hanno espresso telematicamente il loro parere sul “contratto di governo”.
Nel tardo pomeriggio, prima di inviare il mio “sì” (come ha fatto la quasi totalità dei votanti), ho voluto leggerne le cinquantasette pagine.
La faticaccia è stata premiata: il mio bilancio, fra gli immediati motivi di soddisfazione e quelli di fastidio, è stato indubbiamente e nettamente a favore dei primi. Direi addirittura che si è trattato per me, complessivamente, di una gran bella sorpresa.
Già dall’indomani, poi, ho cominciato ad affinare l’impressione iniziale grazie ad alcuni contributi scritti (e anche a un paio di dibattiti pazientemente seguiti in tivù); in particolare mi è piaciuto questo articolo di Marco Travaglio.
Non ho intenzione di analizzare qui un documento tanto lungo e dettagliato; anzi, limiterò a pochi punti il giudizio che ad oggi me ne sono fatto.
Cominciando dalla principale carenza, che mi sembra accomunare due temi solo apparentemente distanti: l’ambiente e i flussi migratori. Entrambi, in sintonia con il pensiero leghista, sono affrontati in una prospettiva strettamente nazionale, senza gettare lo sguardo appena oltre la siepe, o meglio le coste, del nostro confine. Una sorta di terapia sintomatica che, come tale, non dà nessun contributo alla cura delle malattie.
Sul fronte contrario, alludo alle piacevoli sorprese, spicca di gran lunga il capitolo “Esteri”, di cui trascrivo qui la prima metà:
“La politica estera dei prossimi anni dovrà imperniarsi su alcuni elementi chiave di primaria importanza.
L’impegno è realizzare una politica estera che si basi sulla centralità dell’interesse nazionale e sulla promozione a livello bilaterale e multilaterale.
Si conferma l’appartenenza all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale potenzialmente sempre più rilevante. A tal proposito, è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen).
È inoltre necessario rifocalizzare l’attenzione sul fronte del Sud.
Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l’UE, è nel Mediterraneo che si addensano più fattori di instabilità (…)”
Come nei casi precedenti, credo che l’influenza del programma di governo della Lega sia stata decisiva per giungere, in questo caso, a un testo così coraggioso.
Ritengo che giunga fino al limite massimo possibile (e spero ardentemente non oltre) di esplicita insubordinazione ai nostri padroni d’oltre oceano, che li immagino schiumare di rabbia alla lettura e immediatamente (di concerto con i tecnocrati europei, minacciati da una similare insubordinazione in campo finanziario) dare ordine di contromisure ai Signori dello Spread, a quelli dei Media e agli alleati docili e sottomessi come Emmanuel Macron, come puntualmente si è verificato.
Per via governativa non si può chiedere di più, ai fini della sacrosanta rivendicazione di sovranità del nostro Paese, sistematicamente e umilmente sottomesso alle politiche guerrafondaie della NATO e a quelle soffocanti della troika europea e delle multinazionali.
E, visto che sono oggettivamente impossibili altre vie, siano esse insurrezionali o addirittura di ripensamento del dogma della repubblica democratica, si tratta dunque in assoluto della politica estera migliore possibile, prodotta anche grazie al mio voto e al mio appoggio (critico) al Movimento Cinque Stelle.
Questa considerazione mi ha procurato un forte senso di rivendicazione, che mi ha spinto a scrivere una nota su Facebook che poi, vista la complessità del discorso, si è tramutata nell’idea e nella composizione di questo articolo.
Rifuggendo regolarmente per mio carattere dalle polemiche, non ho collezionato interlocutori a cui manifestare questo mio senso di rivendicazione; esso deriva piuttosto dal disagio che mi procura abitualmente la lettura o l’ascolto di posizioni lontane dalle mie e, queste sì, spesso esposte con livore e sarcasmo.
Quelli che… il voto è inutile.
Quelli che… la sinistra dura e pura.
Quelli che… la costituzione di un grande movimento popolare.
Quelli che… in fondo su “La Repubblica” scrivono ottimi giornalisti.
Quelli che… scrivono su “La Repubblica” e negli altri mefitici organi di regime.
Quelli che… i grillini sono esaltati, irriguardosi e anch’essi corrotti.
Quelli che… sentiamo il parere di Alessandro Sallusti.
In queste mie brevi considerazioni sul “contratto” ho omesso fin qui un tema importante e decisivo, il più dibattuto: quello delle coperture.
Anche in me l’impressione netta che stiano facendo i conti senza l’oste è apparsa subito e, non lo nascondo, mi preoccupa molto.
Al di là delle controdeduzioni presenti nell’articolo di Marco Travaglio, che cita alcune folli spese dei governi precedenti, e si tratta forse di argomenti fragili, si possono leggere le intenzioni di questo programma di governo sotto due prospettive.
Quella dichiarata è che, traguardando su un orizzonte di medio termine, una ripartenza economica liberata da corruzione, burocrazia ed evasione fiscale permetta introiti fino a oggi inimmaginabili.
Quella implicita è che, laddove si sfondassero i limiti rigidi che ci impone l’Europa, si darà battaglia.
In ogni caso, tengo a far notare l’immensa novità che viviamo, abituati come siamo da sempre a fare gli interessi di altri, vuoi una classe politica corrotta, vuoi la Germania, vuoi il potere economico-militare degli Stati Uniti, vuoi le multinazionali che governano e stritolano il mondo intero.
Il tavolo in cui le due forze politiche si sono confontate a ritmi serrati, con spirito collaborativo e pragmatismo, induce alla speranza.
Quella di un governo che, per una volta, rappresenti il meglio anziché il peggio della nostra popolazione.
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Vedi anche il parere di Massimo Mazzucco (clicca qui).
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Immagine iniziale da: huffingtonpost.it/2018/05/17/litalia-giallo-verde-cosa-prevede-il-contratto-di-governo-m5s-lega_a_23437273/
La Lega contro la corruzione… a vedere come si è comportata fino ad oggi più di qualche dubbio mi assale.
Apertura a Putin, e i diritti umani?
Capisco bene che da veneta hai un buon osservatorio sulla mafia leghista, proprio come il mio, emiliano, su quella piddina.
Però a me sta cuore che l’impegno contro la corruzione sia stato concordato e scritto, anche perché non credo proprio che l’alternativa di un governo tecnico migliorerebbe le cose, e con il ricorso a nuove elezioni rischieremmo un governo proprio della Lega e, in mancanza di nuovi meccanismi elettorali, addirittura in compagnia con il principe dei corrotti.
Per quanto riguarda il compagno Vladimiro, penso che lo spettro dei diritti umani venga agitato ipocritamente solo quando fa comodo: dei diritti umani in Arabia Saudita, ad esempio, nessuno parla.
Nel mondo multipolare che va delineandosi, abbiamo la principale potenza militare, quella statunitense, in preda a un vero e proprio delirio espansionistico (supportato da quello israeliano, se possibile ancora più fanatico), dovuto alla fretta di consolidare l’egemonia planetaria di fronte alla crescita dei concorrenti (in prospettiva, soprattutto, la potenza cinese; nell’immediato quella russa) e di fronte anche alla crisi ecologica delle risorse mondiali.
La Russia non ha certo un atteggiamento così aggressivo; in Siria, dove appoggia strategicamente il presidente Assad (eletto democraticamente e sostenuto da gran parte della popolazione) ha sconfitto l’ISIS, smascherando anche la politica americana di appoggio ai tagliagole.
Sicuramente il livello di libertà di pensiero in Russia non è invidiabile, eppure Putin è molto amato.
Credo che con un leader meno forte e meno lucido la pace nel mondo sarebbe già molto compromessa.
Ma a noi tutti i mezzi di informazione, sudditi dello zio Sam, raccontano un’altra storia.