Quando stamattina ho scattato un paio di rituali foto al mare di Forte dei Marmi (a proposito, un amico mi ha detto che si tratta ancora del Mar Ligure!) e poi ne ho pubblicata una su Facebook, annunciando l’inizio dell’avventura, mi sentivo un po’ come un giocatore di poker che, a corto di combinazioni vincenti, stia “bluffando” per portare a casa la posta in gioco.
Perché la preparazione, nei mesi e giorni scorsi, era stata sì meticolosa, ma proprio ieri qualcosa si era messo prepotentemente di traverso.
Ospite qui da Massimo già da un paio di giorni, ho cominciato ad avvertire un forte senso di nausea che è stato il prologo di un va e vieni al gabinetto protrattosi anche per tutta la notte.
Lui e la nostra comune amica Federica, sua ospite anche lei di questo nostro mini-raduno, hanno cercato inutilmente di farmi rimandare la partenza: la mia motivazione era tanta che, scommettendo sull’effetto di un qualche farmaco che sarei andato a farmi consigliare in farmacia, non ho voluto ascoltarli.
E allora, dopo le foto del mare e l’acquisto salvifico, raggiungo di nuovo il mio amico a casa sua, e si parte insieme, non prima di un’altra classica foto-ricordo.
Ho il vantaggio di non dover cercare le strade giuste: Massimo le percorre abitualmente in bicicletta; da parte mia mi accorgo di essere un pessimo compagno di viaggio, tutto concentrato sul mio malessere, che si fa sentire e continua a rendere l’impresa odierna una difficile scommessa.
Riusciamo comunque a mantenere un’andatura sostenuta, nonostante il clima piuttosto afoso, sotto nuvoloni grigi che il meteo ha promesso innocui.
Una breve sosta dopo la prima ora di cammino sembra ridarmi fiducia, anche perché la pancia sta facendo la brava.
Percorriamo strade non molto larghe, a volte tranquille altre volte un po’ meno.
Mi sovviene che c’è anche l’aspetto “social”, da curare anche con le immagini, così ritraggo il mio amico mentre mi precede.
Verso lo scadere della seconda ora comincio a sperare in un bar: sento di nuovo un po’ di stimolo e vorrei liberarmi e approfittarne per prendere un’altra compressa.
Non farò in tempo e sarò costretto a una demoralizzante “soluzione d’emergenza”, nascosto da una siepe, e scusate questi orrendi accenni…
La strada è ancora tanta, ben più di quella già percorsa; manca ancora la parte in salita; inevitabilmente comincio ad accusare anche molta fatica e la nausea m’impedisce di bere.
Designiamo le panchine del centro abitato di Capezzano Piànore quali obiettivo ove decidere se proseguire, ma ancor prima di raggiungerle, poco prima dello scadere della terza ora di viaggio, la rinuncia e il ritorno alla base in pullman mi appare l’unica evidente cosa sensata.
Ed eccomi qui.
Da poco ho ripreso a bere qualche sorso; per telefono l’altro mio vecchio amico, Claudio, che è medico, mi ha incoraggiato: si tratta probabilmente di una forma virale, destinata a esaurirsi in un paio di giorni.
Convalescenza domani, ovviamente, con la speranza di riprendere già lunedì il discorso interrotto sul nascere.
A volte la determinazione non basta ed occorre cambiare i piani. Questa però non è resa ma saggezza. 😉 Spero tu sia guarito e in vena di fare progetti ambiziosi come quelli che sai fare tu. Auguri.
A posteriori mi accorgo che l’eccesso di determinazione ha ottenebrato la mia saggezza, nel decidere di partire nonostante i consigli contrari degli amici.
Ora sono in via di completa guarigione e scalpito per riprendere il cammino.
Ti ringrazio di cuore per l’affettuoso pensiero e per la stima che ancora una volta hai voluto manifestarmi!