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Cinquant’anni fa, dunque sul finire del 1969, la RAI era ancora monopolista delle trasmissioni televisive, che, nei due soli “primo e secondo canale”, in bianco e nero, raccoglievano la totalità degli ascolti serali: ben più di dieci milioni di spettatori.
Nonostante fossero già passati quasi venticinque anni dalla fine della guerra e del regime fascista, era ancora tangibile il senso di missione dell’ente pubblico, ai fini della formazione culturale, civile e morale della nostra popolazione.
E’ in questo quadro che si pongono alcune grandi realizzazioni, andate in onda a puntate in quegli anni sotto il nome di “romanzi sceneggiati”.
Quando uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale viene affidato alla sceneggiatura e alla regia televisiva dei due migliori artisti del ramo (rispettivamente Diego Fabbri e Sandro Bolchi), che si avvalgono di un cast di attori teatrali di una bravura resa ancora più evidente dalle riprese ravvicinate per il piccolo schermo, ne sortisce un autentico prodigio.
Il romanzo in questione è “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij; lo sceneggiato andò in onda dal 16 novembre al 28 dicembre del 1969.
Nel sito “Rai play”, accanto a tante altre opere, sono conservate tutte le sette puntate, fruibili senza particolari problemi (salvo serate di punta: ho avuto problemi la domenica sera).
Se volete regalarvi lo stesso coinvogimento ed emozione che mi ha offerto l’appassionante visione dell’opera, seguite il mio esempio: linko qui la prima puntata.
E, qui di seguito, offro una carrellata degli attori protagonisti, alcuni dei quali ormai scomparsi.
Corrado Pani (1936-2005)
Lea Massari (1933, vivente)
Salvo Randone (1906-1991, “Concluse la sua esistenza in ristrettezze economiche”, da Wikipedia)
Umberto Orsini (1934, vivente)
Carla Gravina (1941, vivente)
Cesare Polacco (1900-1986)
Antonio Salines ( 1936, vivente)
Carlo Simoni (1943, vivente)
riduzione televisiva: Diego Fabbri (1911-1980)
regia: Sandro Bolchi (1924-2005)
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Non ho capito perché sottolineare il problema delle ristrettezze economiche di Randone. Ci sono situazioni in cui la legge Bacchelli è sacrosanta, ma se uno è in grado di esprimere la sua arte fino ad età avanzata e non è in grado di amministrare le sue finanze non vedo perché dovrebbe suscitare il mio sdegno più della situazione di molti invalidi al 100% impossibilitati a mantenersi costretti a campare con assegni indecorosi o senza neppure quelli. Grazie per il post, le teche RAI sono una meraviglia
Carissima, hai tutte le ragioni del mondo, ma la mia nota non vuole necessariamente suscitare sdegno, ma piuttosto la stessa sorpresa e un po’ di smarrimento che ha destato in me, insieme a compassione e considerazioni sull’altalena dei destini umani. Certo, se oggi Adriano Celentano, o anche “solo” Claudia Cardinale, versassero in difficoltà economiche, quanto meno si saprebbe.
Un caro saluto.