26-7: In volo e in terra lungo la Val d’Arbia

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Risolto ieri, con quell’unico pasto arrangiato, il problema dell’alimentazione, questa mattina si ripresenta come l’urgenza principale.
Alle sette e un quarto lascio il mio alloggio e vado subito a controllare l’orario d’apertura del negozio di alimentari. Ricordavo bene: aprirà alle otto.
Piuttosto che perdere tre quarti d’ora di attesa, passo al piano-b: incamminarmi lungo la Cassia (da cui il tracciato francigeno non si discosta molto) fino a trovare un bar o un negozio aperto.

La fortuna è dalla mia: in brevissimo tempo, nel paese More di Cuna, che è ancora più piccolo di Ponte a Tressa, mi appaiono, rassicuranti, l’insegna e le luci d’un bar.

Un abbondante tè al limone con due brioche, e poi un’altra ancora, seduto a un tavolo in veranda.

Mentre dentro commentano le immagini relative alla medaglia olimpica della nostra staffetta di nuoto (“L’Italia è forte”, “Arrivar dietro agli americani…” “Chissà che cosa si sono fatti”), fuori pure c’è un po’ di conversazione, in quel parlato toscano così definitivo e netto, fra uomini che si concedono qualche momento piacevole prima del lunedì lavorativo. Argomenti lo sport locale, intrecciato con vicende personali, e il COVID, con le previsioni sul futuro prossimo. Quello che mi colpisce è un’atmosfera di fondamentale bonomia, un vero patrimonio popolare in tempi di ansia pianificata e indotta.

Ripreso il cammino, raggiungo in breve tempo la deviazione sulla destra che, nel ritrovare il percorso segnalato, costituirà una sorta di decollo verso uno straordinario viaggio aereo in cresta, parallelamente alla valle.

Le immagini che seguono, a causa del cielo grigio, forse rendono solo parzialmente il nuovo, originale, grande spettacolo che mi ha riservato, oggi, la mia avanzata in terra toscana.

Curiosi, il grembiule viola e l’attrezzatura motorizzata ma minimale di questo agricoltore.

La recente piantumazione di prospettive di alberi testimonia l’amore e la cura per il proprio, unico, patrimonio paesaggistico.

Una signora, forse la proprietaria della fattoria, mi deve aver visto fotografare i covoni di fieno: quando la incrocio mi saluta con un sorriso di evidente apprezzamento.

Un vento laterale, intanto, ha preso a soffiare ininterrotto, con grande intensità.
Con l’animo già appagato da questa nuova sorprendente carrellata di “quadri ad un’esposizione”, ora l’impeto sensibile della natura mi dona uno stato quasi euforico.
Accertandomi di non essere notato, e senza alcun autocompiacimento, mi concedo di urlare, in un tutt’uno col frastuono delle correnti, un paio di liberatòri “Yuh-huuuuu”!

Il lungo volo in cresta, che ha caratterizzato la prima parte del percorso, ora decide di atterrare a valle, dove il cammino proseguirà verso Ponte d’Arbia.

Lo fa con uno strano zig-zag che confonde il mio ben noto senso dell’orientamento, per fortuna imbrigliato dai segnavia e dalla mappa dinamica.
Ma ancora adesso, mentre scrivo, ricordando i successivi panorami, non riesco a capacitarmi che non ci sia stata una qualche inversione di rotta…

Per un certo tratto la strada agreste costeggia, prima di scavalcarla, una ferrovia così secondaria che non ci passa neanche un treno.
Noto presso i binari una piccola squadra di “non-lavoratori”, fra cui un paio di giovani di pelle nera: il loro collettivo atteggiamento del tutto statico non mi piace, mi sembra losco. Mi guardo bene dal fotografarli e anche dal salutarli, e procedo, col mio passo, verso Roma.

È tempo di pianificare anche il mio, atterraggio, in questa seconda tappa breve. Oggi potrò giungere a destinazione senza soste, ad eccezione di quella iniziale al bar, che sembra già lontanissima. Sono già abbondantemente nella terza ora effettiva di cammino e un po’ di fatica si sente, ma preferisco guadagnare tempo e tener duro fino in fondo.
Consueta telefonata all’ “aeroporto di destinazione”, per segnalare nelle undici e trenta il mio arrivo. La signora mi riconosce e mi dice che non ci sono problemi.

Proprio sul finire di questa splendida traversata, invece, un problema sembra manifestarsi a me.
La mia fedele macchinetta fotografica comincia, saltuariamente poi sistematicamente, a fare i capricci: quando eseguo il mezzo scatto, per fissare la messa a fuoco e l’esposizione dopo aver zoomato, il display si annerisce.
Con qualche manovra aggiuntiva a volte riesco a neutralizzare l’errore, ma temo che d’ora in avanti dovrò sopportare questa spina nel fianco.
Spero, per il futuro, di non dover ricorrere alla fotocamera del tablet, che è ben poco versatile.

Comunque riesco a catturare le immagini di questi, sempre spettacolari, campi di girasoli…

…prima che appaia, in anticipo di mezz’ora sulle mie previsioni, il caseggiato di Ponte d’Arbia.

Uno degli aspetti più interessanti delle mie traversate a piedi è la variabilità di situazioni d’alloggio.
Quella trovata qui è quanto di più confortevole si possa immaginare: ho a disposizione un intero grazioso miniappartamento dotato di ogni comodità. Oltre al necessario per un’abbondante prima colazione, ci sono anche un barattolo di cantucci con relativo vin santo, un pacco di spaghetti con relativa salsa di pomodoro, e la signora mi ha lasciato in frigo, addirittura, una tazza di macedonia di frutta.

Come a esorcizzare le ristrettezze alimentari vissute ieri, termino anche oggi il mio racconto con l’immagine di una tavola imbandita, ma di gran lunga più felice.

Informazioni su Franz

Per una mia presentazione, clicca sul secondo riquadro ("website") qui sotto la mia immagine...
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12 risposte a 26-7: In volo e in terra lungo la Val d’Arbia

  1. Valerio ha detto:

    Bellissimo il paesaggio con i cipressi!
    Molto importante l’osservazione su quell'”atmosfera di fondamentale bonomia, un vero patrimonio popolare in tempi di ansia pianificata e indotta”!
    Mi è piaciuto molto il paio di liberatòri “Yuh-huuuuu” che hai lanciato! 😀
    Fantastico il pranzo!
    In bocca al lupo per la macchina fotografica! Mannaggia…

    • Franz ha detto:

      In effetti avevo la sensazione che il passaggio del mio racconto, relativo agli urli di euforia, fosse coinvolgente. Ti ringrazio della conferma!
      Quanto alla macchinetta, ti rimando al successivo post….

  2. Amanda ha detto:

    Stavolta sì a sazietà

  3. Noela ha detto:

    Ciao caro Franz , seguo con piacere ed affetto gli sviluppi del tuo percorso . Bellissime foto . Grazie e buon proseguimento .Noela

    • Franz ha detto:

      Grazie di cuore, Noela. Il tuo interesse e affetto m’incentiva, oltre che ad avanzare verso il traguardo, a dedicare tempo e passione al diario giornaliero…
      Un abbraccio.

  4. Cristina ha detto:

    Spero vivamente che la tua macchinetta fotografica non faccia i capricci perchè le tue foto sono veramente belle e mi sembra di stare lì con te 🙂
    Buon proseguimento!

    • Franz ha detto:

      A forza di tentativi, carissima Cri, oggi ho capito come limitare i danni: l’errore si verifica sempre e soltanto quando, con lo zoom, viene superato il limite di quello ottico e si attiva quello elettronico.
      Rinunciando (a malincuore) a ingrandire soggetti molto lontani, come ad esempio paesini sulle colline all’orizzonte, il funzionamento sembrerebbe ancora garantito.
      Mi fa molto piacere che i miei resoconti producano in te l’effetto-presenza! ☺
      Grazie e un bacione.

  5. Claudio ha detto:

    Ho cenato da poco, ma quegli spaghetti mi hanno fatto tornare l’appetito 😊

  6. Elisabetta Lefons ha detto:

    Bellissime le foto, ma la tavola imbandita è stupenda!!

    Buon cammino!!

    Elisabetta

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