7-8: Avanzando verso la metropoli

Questa mattina me la sono presa un po’ più comoda: in programma una tappa teoricamente di ventiquattro chilometri, ma con una sorta di abbuono iniziale e finale, per la posizione dei due alloggi, rispettivamente dopo la partenza e prima dell’arrivo ufficiali.
Dalla mia finestra la piazzetta è già illuminata dall’alba.

M’incammino alle sei e cinque, orario sufficiente per pensare di arrivare intorno a mezzogiorno.

Il profilo altimetrico della tappa prevede un dislivello iniziale in salita di un centinaio di metri, un altro al quinto chilometro e poi, in teoria, qualche piccolo e innocuo saliscendi.

Il sole sorge su questo penultimo giorno di cammino, (una sorta di semifinale…), generando effetti spettacolari sulle valli nebbiose.

Questo signore gradisce la mia amicizia: mi fa festa e si sdraia in segno di sudditanza.
Benché abbia il collare, il sospetto che sia abbandonato e voglioso di adozione mi resta, quando vedo che prende a seguirmi. Ma lo fa, come dire, con un certo distacco, e dopo pochi metri rinuncia tranquillamente.

Prendono e lasciano il loro trampolino, questi uccellini, festeggiando con cinguettii e piccoli voli la nuova luminosa giornata.
Molti altri animali sto per incontrare oggi sul cammino.

Ma è un incontro di esseri umani che viene a segnare, con emozione, questa prima parte del percorso…
Mi avvistano da lontano mentre sono seduti: sì, sono indubbiamente loro, Jurgen e Laura, i due “olandesi camminanti”, che non vedevo da tre giorni.

Per loro, al termine di una colossale impresa e dei sacrifici inattesi che ha comportato, questa vigilia del traguardo finale deve avere un sapore tutto particolare.
Condividiamo e manifestiamo comunque una stessa, prorompente gioia, espressa dai loro sguardi e dai loro sorrisi e, a detta loro, anche dai miei, tutti in evidente stato di grazia.
Sono persone molto speciali, piene d’amore, e le vibrazioni affettive che ci attraversano nell’incontro ci appaiono evidenti.
Riprendo la marcia con un senso di arricchimento.

Per la distanza da Canterbury… rivolgersi al vescovo Sigerico, il proto-pellegrino francigeno del decimo secolo dopo Cristo.

Come ieri c’è un unico paese lungo il percorso; come ieri lo si incontra prima della metà: lo raggiungo poco dopo le otto.

Si tratta di Formello, addobbato a festa.

Due ore di cammino rendono gradita una breve sosta e una spremuta d’arancia.
Devo rinunciare a sedermi dentro, perché è già in vigore il decreto che, a tal fine, prevede di esibire il discriminatorio “green pass”. A chi si è già piegato al ricatto del cosiddetto vaccino, benché sia potenzialmente contagioso alla stessa maniera, viene dunque riconosciuto questo e altri privilegi.
In realtà, tuttavia, sono tutti seduti fuori.

L’atmosfera di questo bar, chissà perché, è ben diversa da quella percepita e goduta ieri a Monterosi: a quella dinamica e chiassosa vivacità, qui si sostituisce un senso di cupa pesantezza.

Quando rientro per pagare, una ciclo-pellegrina solitaria, che mi sembra di aver già vista, un tipino molto deciso, chiede quale sia la strada per proseguire.
Sono concordi nel farle evitare il centro storico; uno dice che fanno passare di là ma non ce sta niente da vedere.

Niente di più lontano dal vero, come poi cerco di dimostrare con i miei ripetuti scatti fotografici.

All’uscita da Formello, e per quasi tutti i quindici chilometri rimanenti, il tracciato s’immerge in ambienti naturali che si direbbe vogliano far dimenticare la presenza incombente dell’immensa area urbana, di cui non si intravvederà alcuna traccia.
Il sole splende sempre più vistosamente.

Strani rumori sordi echeggiano alla mia sinistra. Da lontano ne scorgo l’origine: mucche al pascolo calpestano le canne che qui contraddistinguono suggestivamente il paesaggio.

Poi la vista si allarga su zone aperte, parzialmente coltivate.

Oggi il mio abbandono alle sensazioni ambientali è scarso: mi preme avanzare e chiudere presto questa formalità, prima della mia piccola marcia trionfale che mi aspetta domani.

Scavalcata la statale, l’immersione in ambienti naturali di grande estensione continua.

Alle dieci e un quarto, soddisfatto dell’ottima andatura fin qui, cerco di contattare l’hotel, per avvertire del mio arrivo, che prevedo fra le undici e mezza e mezzogiorno.
Non risponde nessuno: strano, per un tre stelle sulla via Cassia.

Vorrei cercare in rete il sito dell’hotel, per vedere se c’è anche un recapito di telefonia mobile. Ma la connessione è scarsa.
Quando finalmente ci riesco, non trovo nessun altro numero telefonico.
Allora riprovo e questa volta rispondono.
Sono atteso, anche se, come al solito, non garantiscono che per quell’ora la camera sia pronta.

Intanto è successa una cosa che sancirà una svolta inattesa, atrocemente pesante, per l’ultima ora e mezza del cammino odierno.

A un bivio, frecce segnaletiche indicavano “Via Francigena” in entrambi i rami, con l’aggiunta, in uno dei due, della dicitura “percorso alternativo”.
Avevo scelto, ovviamente, l’altro, quello canonico, e proseguito a lungo, per le serpentine aeree e ondulate della stradina rurale,

senza preoccuparmi della mancanza dei segnavia.
Tanto che, a mostrarmi sgradevolmente e decisamente lontano dalla traccia, è un richiamo della mappa che eseguo giusto per verificare quanto manca.

Recuperare un errore di percorso spinge a forzare l’andatura, come inevitabilmente faccio, un po’ trafelato, a ritroso lungo le serpentine di quell’interminabile, tortuoso, assolato tratto.
Finalmente il segnalino torna a sovrapporsi con la linea rossa. Osservo da dove provenivo e poi vedo che sono tornato proprio a quel bivio, e mi accorgo con sorpresa che la traccia elettronica segue il percorso alternativo.

Di tale percorso alternativo ho solo un’immagine,

ma mi è sembrata un’infinità, il tempo che lentamente ha scandito i miei sempre più faticosi saliscendi, ogni salita sembrava invano l’ultima, sotto un sole dalle luci e dal calore spietati.

Infine, dopo averne scorto la vettura, vedo tre persone, due uomini e una donna, con la divisa da Guida Ambientale Escursionistica.
Benché evidentemente trafelato, riesco a spiegare loro la trappola in cui sono caduto, pregandoli di avvertire chi di dovere.
La donna, che non ha capito niente, con fare da maestrina afferma che è una zona priva di connessione e loro non possono farci niente.
Per fortuna è uno degli altri due, evidentemente più sveglio, a spiegarle meglio il problema.

Poi, fiero e tronfio, interviene l’altro, porgendomi dei depliant sul Parco archeologico di Veio (all’interno del quale ci troviamo), sostenendo il valore delle buone vecchie mappe cartacee.
“No grazie, cerco di evitare di caricare il peso anche di pochi grammi!”
La prende persa.
Quello sveglio mi chiede se voglio dell’acqua.
Rispondo decisamente di sì, grazie; ma poi l’acqua non si trova…
Non importa, fa lo stesso, arrivederci.
Anziché salutarmi, uno del trio se n’è andato a rovistare dentro l’automobile; sono già distante trenta metri quando mi richiama, con la preziosa e gradita bottiglietta in mano…

Il graduale ritorno in zone antropizzate è ancora lungo, faticoso e costellato di salite, attraverso l’abitato di Isola Farnese e l’ingresso nella frazione La Storta, il cui nome suona un po’ sinistro.

La sospirata immissione nella Cassia, poi la prosecuzione verso l’omonimo hotel.

Un’ultima breve salita, per conquistare l’ingresso;

un solo piano di scale, poi, per conquistare la stanza.

Il recupero ha richiesto un buon paio d’ore; fondamentale, dopo la doccia e qualche minuto di riposo sul letto, un ottimo pasto presso la vicina (per fortuna) tavola calda.

Il traguardo di domani richiedeva, evidentemente, un’ultima dura prova inaspettata.

Informazioni su Franz

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7 risposte a 7-8: Avanzando verso la metropoli

  1. Franz ha detto:

    Corretta la dimensione delle immagini.

  2. Maria Luisa ha detto:

    Ben arrivato Franz! Ho sentito l’eco da Roma: ce sta Franz, ce sta Franz!
    Sei un mito 👍
    MLuisa

  3. Valerio ha detto:

    Una “semifinale” faticosa, perbacco: come hai scritto, il traguardo di domani lo richiedeva!
    Non sono però mancati i momenti bellissimi, come l’incontro con gli olandesi camminanti e la vista della splendida campagna e di Formello, dove hai fatto foto stupende!
    Fantastica la colonnetta che indica i punti iniziale e terminale: Roma – Canterbury!
    Domani parteciperò con il pensiero alla tua ultima, gloriosa tappa: sono via tutto il giorno, ti leggerò di sera quando torno a casa.
    Vai fino al termine, Franz! 😀 Buon finale di cammino!!

    • Franz ha detto:

      Eccomi a Roma, anzi, in Vaticano…
      Non farò mancare il racconto di questa “finalissima”, sul quale conto, come sempre, sul tuo prezioso interessamento.
      Buona domenica!! ☺

  4. Elisabetta Lefons ha detto:

    Che bel racconto!!!

    Buona ultima tappa!!!

    Abbraccio,

    Betta

Commenti:

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