(Diario di un esule – 3)
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Mi decido finalmente, dopo la pausa estiva, a scrivere i miei pensieri su questo mio antico diario: credo che, mai come ora, l’urgenza di affrontare e raccontare la realtà abbia dovuto fare i conti con i limiti delle mie possibilità, a causa della sua complessità, prima ancora che della sua inedita drammaticità e minacciosità, in questo incipiente autunno del 2022.
Accetto i miei limiti, cercando di arginarli con l’arma a me più congeniale: un approccio con una forte componente soggettiva e intimista, prima che giornalistica.
Chi seguì nei primi sei mesi del 2021, su questo stesso sito, le pagine dell’Antizuc (quelle sì d’approccio giornalistico), capirà più facilmente ciò che ora mi preme comunicare; con un certo orgoglio posso dire di avervi lasciato traccia, con le mie denunce, della follia che sembra aver preso ormai il controllo della nostra nazione e di una certa parte del mondo e che, in fondo senza essersi fatta troppo aspettare, sta parzialmente venendo ora alla luce non più soltanto nei siti dell’informazione alternativa.
E a proposito d’informazione alternativa, “Visione tv“, il canale di Francesco Toscano, grazie al nuovo contributo del giovane Francesco Capo (prima collaboratore di “Byoblu” di Claudio Messora), ha aperto una serie di dibattiti dal titolo “Ora o mai più: Diario della Resistenza“, che ripercorrono gli ultimi due anni e mezzo per poi interrogarsi sul futuro.
Ascoltando e guardando l’edizione di ieri, mi è tornata alla mente, in modo particolarmente emozionante, l’immagine del centro di Bologna deserto e lontanissimo, inaccessibile, durante il cosiddetto lockdown e il cosiddetto coprifuoco notturno.
Tutte misure dimostratesi inutili, dannose, criminali, sia in confronto, nei risultati, con i Paesi più permissivi, sia, soprattutto, rispetto alla considerazione di fondo: le cure domiciliari, la cui efficacia era stata dimostrata presto e ampiamente, avrebbero evitato lo stato d’emergenza e il relativo ricorso a così drastiche limitazioni, peraltro entrambe le cose, emergenza e provvedimenti, infondate dal punto di vista procedurale, come sostiene l’avvocata Rachele Vatteroni nello stesso dibattito sopra citato e linkato.
Ma soprattutto (prestigiose riviste scientifiche soltanto ora lo denunciano), le cure domiciliari avrebbero evitato le ospedalizzazioni tardive, a causa del pazzesco protocollo ministeriale ‘Tachipirina e vigile attesa’, e la quasi totalità dei decessi.
Dunque lo Stato italiano coscientemente assassino, stragista: l’equazione, per quanto spaventosa, è fondata.
Perché? Come è stato possibile?
Chiara è la risposta, per chi abbia l’abitudine di tenere spenta la tivù, non comprare i giornalacci di regime e informarsi come si deve: esiste un piano mondiale, noto come ‘Grande reset’ o ‘Agenda ’20-’30’, ordito da poche storiche famiglie e una banda di figuri dal gigantesco potere economico, industriale, politico e mediatico, e che annualmente trova espressione privilegiata nel ‘Forum Economico di Davos’; questo piano prevede una serie di interventi finalizzati a un’umanità depopolata e al relativo controllo totale.
E non si tratta nemmeno di un progetto segreto e clandestino: esistono documenti pubblici che prefiguravano, a un livello di dettaglio impressionante, molto di ciò che abbiamo vissuto.
Purtroppo, però, la mia premessa sull’accesso all’informazione corretta è valida solo per una minoranza della nostra popolazione, che invece, in desolante grande percentuale, sia pure a livelli differenziati, piange e maledice l’aumento delle bollette, ma continua magari a darne la colpa a Vladimir Putin, personaggio che verrà ricordato, come Donald Trump, fra i principali oppositori degli psicopatici di Davos, grazie alla loro battaglia per un mondo multipolare di collaborazione fra nazioni sovrane.
E qui mi sono giocato sicuramente una fetta di lettori, quelli fedelissimi alla narrazione governativa della società e che si apprestano a votare ancora per i partiti che tale lettura sottoscrivono o comunque non rinnegano.
Sul fronte opposto, cioè gli informati, i consapevoli, sono nati alcuni partiti che, non avendo trovato la sintesi in una formazione unica, saranno costretti a una difficile sfida contro lo sbarramento del tre per cento, per mandare in parlamento i loro rappresentanti, a fare un’opposizione urgente e agguerrita.
Tali principali forze politiche sono ‘Italia Sovrana e Popolare’, ‘Vita’ e ‘Italexit’ (a cui possiamo aggiungere i discutibili ‘duri e puri’ di Potere al Popolo, con la loro lista ‘Unione popolare’).
In un tardo pomeriggio d’agosto, in un giardino di periferia, mi misi in una lunga, confortante, festosa coda per firmare la presentazione di ‘Italia Sovrana e Popolare’, come tanti altri fecero, nonostante tempi ristrettissimi in periodo di ferie, riuscendo così a ottenere l’iscrizione della lista in tutti i collegi nazionali.
Per quanto riguarda il mio schierarmi per loro, non potrebbe essere altrimenti: a cominciare da Francesco Toscano, che ne è il presidente, gran parte delle personalità che seguo da tempo su Visione-tv e in altri canali degni di attenzione sono candidate in tale formazione, o comunque l’appoggiano.
Anche a costo di limitare l’efficacia di questa mia piccola campagna elettorale, rinuncio a elencarli, perché sono troppi per la mia memoria un po’ vacillante.
Faccio solo tre eccezioni, relative al già citato Claudio Messora, lo storico pioniere dell’informazione alternativa, all’altro ottimo giornalista d’inchiesta Franco Fracassi (vedi qui) e a Enzo Pennetta, uno scienziato e saggista lucido ed eclettico, vecchia conoscenza per chi abbia seguito l’Antizuc.
Di quest’ultimo e dallo stesso video pubblicato ieri, traggo le parole che affrontano un altro tema insidioso, quello dell’astensionismo:
“Se vengono riconfermati gli stessi partiti che hanno accettato questo, passerà il messaggio che questo sarà ancora possibile (…) Come l’hai fatto una volta, dietro una nuova emergenza, lo rifarai di nuovo,(…), quindi quello che hanno fatto va bene (…) Astenersi e confermare questo stesso parlamento, magari con qualche percentuale di gioco, si cambia e si distribuisce chi va di qua e di là ma alla fine sono sempre loro, significherà dire che quello che è successo va bene, e invece di mandare una rappresentanza delle piazze (…), se non si affermerà qualche nuova realtà, sarà come dire ‘quelle piazze sono irrilevanti’ (…) Un piccolo partito non può ribaltare la situazione, ma è importantissimo perché (…) ha aperto un varco dentro il quale, nel tempo, può passare un esercito“.
Le nostre elezioni avvengono alla vigilia dell’inverno più minaccioso dal dopoguerra, per una crisi mondiale senza precedenti sul piano economico, monetario, industriale, lavorativo, geo-politico e, non siamo certo abituati all’idea, dell’approvvigionamento delle risorse alimentari e idriche, oltre a quelle energetiche e delle materie prime, mentre l’inflazione continuerà maledettamente ad accelerare.
La mia scelta di emigrare a Tenerife, per cercare un parziale riparo da tali molteplici rigori invernali, così come a tutti i simbolici inverni italiani che si succederanno in ogni stagione dell’anno, finché la nostra gente non sarà costretta a svegliarsi, non m’impedisce di vivere con passione quest’appuntamento elettorale (fra i cui possibili esiti vi è pure che i burattinai, a fronte di sondaggi troppo favorevoli a forze antisistema, trovino una scusa d’emergenza per evitarlo), nella coscienza che il progresso, la verità, l’anelito alla giustizia e alla vita, forze inarrestabili, stiano conoscendo oggi uno stretto passaggio nel loro destino, che le porterà prima o poi comunque a trionfare.
Nelle ‘mie’ Dolomiti Bellunesi, la fioritura dei còlchici, i fiori che annunciano l’arrivo dell’autunno con la struggente, intima bellezza della loro diffusione, quest’anno è avvenuta chissà perché in anticipo.
Forse un segno: preparatevi umani, arrivano tempi difficili.
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Post scriptum: il programma elettorale ufficiale di Italia Sovrana e Popolare: clicca qui per scaricare il breve archivio PDF.
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Caro, il tuo scritto mi ha ricordato una poesia di Montale che , adattando un po’ l’interpretazione, ricorda quanto isolato ed indefinito sia “…un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato….”
io non credo che un piccolo croco (partito) riuscirà ad aprire un varco dove passerà un esercito e , se ci guardiamo un po’ indietro, dal ’48 in poi molti lodevoli micro-partiti ci hanno provato. la nostra nazione non ha un bel futuro davanti e, visto che le abbiamo provate tutte ( ultima e cocente delusione i penta-sfavati), non saprei davvero quale soluzione sperare…buon aliseo
Caro Massimo, il croco della tua dotta citazione (peraltro particolarmente azzeccata, data la sovrapponibile somiglianza dei crochi e dei colchici), così magnifico e isolato nel polveroso ambiente della politica parlamentare, potrà svolgere appieno la sua funzione di richiamo, per l’opinione pubblica, a quella che dovrebbe essere la normalità istituzionale e morale.
Dobbiamo riprenderci le istituzioni, non abbandonarle: lo scontroso rifiuto di una delle rare possibilità che ci sono date è un regalo al nemico che, puoi starne certo, ne sarà ben lieto, nella sua prospettiva di comando indisturbato.
Stanno nascendo comitati che incentivano l’astensione, prefigurando un’attività organizzata filo-costituzionale successiva alle elezioni; non è certo il tuo caso, ma diversi miei amici stanno abboccando a questa esca, che mi sembra facile scorgere ingegnerizzata dagli apparati, che si sentono minacciati dal montante e naturale malcontento. Sono convinto che tali comitati evaporeranno senza lasciar traccia già il 26 di settembre.
A proposito, che strano, questa volta si voterà solo di domenica…….
Ai tuoi aulici versi di Montale rispondo citando una popolare e greve storiella, che mi sembra addirsi alla scelta dell’astensione: quella dell’uomo che, per far rabbia alla moglie, si fece amputare gli attributi.
Ti ringrazio del garbo con cui hai manifestato le tue idee; in fondo anche solo questo è un’importante strumento di progresso, nella nostra starnazzante società.