Per alleggerire i toni

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Come sempre, pubblico qui in anteprima l’articolo che ho appena inviato per il prossimo numero della rivista della Co.Ta.Bo. (Cooperativa Tassisti Bolognesi).
Questa volta ho cercato, con un breve racconto, di strappare qualche sorriso.
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mingardisfighe.

Lo sfighè

La vita di un tassista notturno nella nostra città presenta sia aspetti positivi, sia motivi di stress.
Per lui, Voghera-17, indubbiamente questi ultimi superavano, anzi surclassavano, i primi; non per niente dai colleghi era soprannominato lo Sfighè, proprio come l’immortale personaggio che Andrea Mingardi ebbe a cantare come specialista di particolarissimi …rimbalzi.
Non era lento nella guida e non esitava a pigiare sull’acceleratore quando, con il passare delle ore, si svuotavano progressivamente le strade dai residui del traffico diurno. Ma i semafori sembravano accorgersi di lui e volgevano al giallo costringendolo sempre, sistematicamente, a frenare. Per poi tornare immediatamente verdi ogni qual volta si accingeva a sfruttare l’attesa per scrivere qualche appunto o per piccole sistemazioni interne.
Quando cercava di entrare di slancio in una rotonda o in una strada con diritto di precedenza, anche nei quartieri e nei momenti più morti, poteva scommettere di andarsi a trovare esattamente nella traiettoria di uno sparuto veicolo, vera e propria bomba a tempo, che, circolando lemme lemme, lo costringeva ancora e sempre a una brusca frenata.

Per formazione era piuttosto ligio ai regolamenti e insofferente all’indisciplina. Si fermava volentieri per dare la precedenza ai pedoni che si accingevano ad attraversare sulle strisce, ma non tollerava che qualcuno lo facesse, intralciando la sua corsa, col semaforo rosso, ad esempio all’entrata di Piazza Medaglie d’Oro; allora suonava il clacson, per rivendicare i propri diritti, ma lo faceva sempre giusto nel momento in cui il semaforo pedonale diventava verde, suscitando così la reazione infastidita (ma inoppugnabile) dell’ex-trasgressore.
A volte, poi, si fermava in vista di un semaforo lampeggiante a protezione di qualcuno in attesa sulle strisce. Il quale, indicandogli il proprio semaforo pedonale rosso, lo faceva vergognare per quell’eccesso di zelo.
Voghera-17 era anche la disperazione dei colleghi: una volta conquistata la posizione di capofila in un posteggio, la conservava per tempi biblici senza che comparisse più nemmeno l’ombra di un utente. “Per forza, c’è lo Sfighè…” sussurravano, rassegnati o irritati, mentre si accumulavano in maniera sempre più vistosa dietro di lui, in una situazione di immobilità surreale.
Una sorta di involontaria vendetta però lo attendeva quasi sempre allorché, in avvicinamento a un posteggio, segnalato appetitosamente con un bel triplo zero sul suo nuovo tablet, si vedeva all’ultimo momento superato da torme di colleghi che, ordinatamente, vi prendevano posto prima di lui.

Ogni tassista  che lavora di sera e di notte conosce le insidie ricorrenti del traffico, come ad esempio il caos di via Irnerio il venerdì e il sabato quando gli ambulanti se ne vanno contemporaneamente dalla Piazzola, con i loro pachidermici furgoni, oppure la fiumana di giovani vaganti nella zona universitaria, birra-muniti (sia nel senso di “forniti” che in quello dialettale di “intasati”, …ma probabilmente non solo di birra!), attraverso cui ogni malcapitato tassista è costretto ad aprirsi un varco come Mosè fra le acque, procedendo con santa pazienza, tra una frenata e l’altra, ai due all’ora. Per non parlare di altre situazioni caotiche, come in occasione della partita allo stadio o dei concerti al Palasport di Casalecchio.
Voghera-17 lo Sfighè si riprometteva solennemente, ogni volta, di evitare di trovarsi invischiato in quelle nevrotizzanti situazioni, ma una specie di sesto senso, nell’accettare chiamate apparentemente innocue, finiva puntualmente per fargli rinfrescare la sgradita lezione.

Quella sera, il nostro disgraziato amico aveva deciso di concedersi una sosta in Co.Ta.Bo., con l’intenzione di lavare la vettura e approfittarne per un breve ma urgente scalo, di natura fisiologica, ai box.
Affidata l’auto alle guide mobili oltre la sbarra dell’autolavaggio, se ne era corso nel gabinetto a lato, per fortuna libero, che la cellula fotoelettrica aveva docilmente illuminato al suo ingresso. Rapida estrazione dai pantaloni dell’apposita parte del corpo, nemmeno il tempo di stimolare il getto e la luce si spegne.
Scrupoloso, per evitare di sporcare il bordo del water, lo Sfighè frena lo stimolo, allunga il collo e il braccio in alto a sinistra fino a intercettare l’occhio elettronico, che torna a comandare l’accensione. Oh, si può procedere! Anzi no, di nuovo la luce si spegne proprio un attimo prima del liberatorio getto. E così via per diverse volte, finché, nonostante l’impellente bisogno, il poveretto, a causa della contrazione di tutti i muscoli pelvici, non riesce più a comandare il proprio scarico liquido.
Rassegnato, decide di uscire per recuperare l’auto, che sta uscendo dal tunnel fresca di bucato. Appena la vede, un rilassamento improvviso gli causa la fuoriuscita di tutto quel liquido organico più volte trattenuto… e si ritrova l’inguine invaso da una sostanza tiepida, che deborda gocciolando dal cavallo dei pantaloni. Serata di lavoro terminata.
Ma non sarebbe andata diversamente anche senza quell’inconveniente, perché, come i suoi pantaloni, Voghera-17 scopre anche la poltrona di guida completamente zuppa, e pure gran parte del cruscotto e della postazione di guida: nella fretta, si era allontanato senza alzare il vetro, ottenendo un lavaggio, diciamo così, integrale.
Bagnato sotto, dentro, fuori, dappertutto, ma non nel viso dalle lacrime che si ostina a trattenere (come poco prima la pipì), il nostro sfortunato eroe se ne torna triste nella sua accogliente casetta.
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Immagine da: it.advfn.com/forum/borsa/svnt/12385610/1

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8 risposte a Per alleggerire i toni

  1. Loretta ha detto:

    Povero Voghera-17, come non simpatizzare per lui!
    Bravo. Ciao.

  2. Carlo ha detto:

    Carissimo! Spero che tu abbia iniziato il 2014 nel migliore dei modi e sia riuscito ad archiviare definitivamente i problemi che ti avevano rincorso nel 2013.
    Sempre divertenti le tue storie, rinnovo i complimenti per lo stile e l’inventiva. L’avessi io… 😀

    • Franz ha detto:

      Ciao carissimo Carlo, mi fa piacere ritrovarti.
      Il mio nuovo anno è cominciato discretamente, e spero che continui sulla falsariga di quello passato, che, in definitiva, è stato per me positivo, al di là di inevitabili mugugni e lamentazioni (siamo italiani!). Spero che anche per te le cose vadano bene.
      Grazie per i tuoi complimenti; quanto all’inventiva, questa volta, ai fini dell’articolo sulla rivista, non ho fatto altro che collezionare mentalmente piano piano le situazioni sgradevoli del mio lavoro (in particolare l’effetto-discoteca della luce di quel gabinetto è verissimo, e penso che il riferimento risulterà particolarmente divertente ai colleghi che leggeranno l’articolo), e poi ho raccolto il tutto intorno a un ipotetico personaggio.

      Salutone, a presto.

  3. trudy1970 ha detto:

    Caro Franz l’occasione è ghiotta per proporti UNO STRALCIO DI
    Al sfighé (lo sfortunato)
    di Andrea Mingardi
    Traduzione dal dialetto bolognese
    Il personaggio di questa canzone sfigato è SFIGATO O COGLIONE al massimo grado proprio come VOGHERA 17
    Mi hanno chiuso le dita nella portiera diciotto volte
    Mi hanno detto quel cavallo lì va forte, l’ ho giocato, era in testa, è morto
    Mi hanno tolto tre denti prima di individuare quello cariato
    Mi hanno consegnato la macchina nuova, subito le chiavi dentro un tombino
    Dicono che la fortuna e cieca
    No no ti dico che quella lì è una gran vigliacca
    Che ci vede benissimo, perché è una vita che mi schiva
    Sono sfigato, vacca quanto sono sfigato
    Dicono baciato sulla fronte dalla fortuna
    Sì e io qui cosa c’ho spalmato del catrame?
    Anche dopo che ho fatto tutti gli scongiuri del mondo
    Tutti i sabati vado al bar con gli amici di sventura, tutti quanti con una civetta sulla spalla che tentiamo di
    far tredici
    Io delle volte butto via la schedina prima di sapere i risultati, così per sport, per filosofia, per via che son
    sfigato
    Mentre siamo lì che facciamo dei sistemi, che in un anno ci siamo quasi rovinati, arriva un interdetto con
    una faccia da cuculo e mi dice “come si fa a giocare?”
    Tutti a ridere e io prendo un modulo, e ci scrivo sopra 1 2 X così a caso
    Questo mi dà la prova d’appello e mi dice “vuoi giocare in società?” “Chi io?” E intanto sopra la mia testa si
    accende una scritta luminosa: idiota olimpionico
    Dopo due giorni ha vinto 400 milioni, con quello che gli ho detto io
    Alla notizia ho reagito bene, mi sono buttato dal terzo piano sull’ unico camion di concime
    Dopo tutto imbrattato che sembravo uno stronzo in borghese, mi sono steso, sopra le rotaie
    Ad attendere il convoglio, per mettere la parola fine alla sfortuna tremenda
    Dopo sei ore d’ attesa passa un contadino che mi dice: “ma cosa fai lì sopra, un picnic? Va via che è sciopero
    de treni, ignorante. Se ne vada. Sei proprio uno sfigato”
    Sono sfigato, sono sfigato, sono sfigato di una sfiga che se mi casca l’ uccello per terra mi rimbalza nel culo
    Te l’ ho detto io che sono sfigato, se vado avanti così io dico che mi danno l’ oscar della sfiga
    Come lo IETTATTORE quello che al suo passaggio, qualunque cosa dice porta sfiga ovunque, tutti gli stanno alla
    laega e si toccano “le palle” per tenere lontana la iella e noi donne cosa ci tocchiamo??
    Pur essendomi divertita mi chiedo: ma uno c’è o ci fa ad essere così?
    Ciao Franz alla prossima!!

    • Franz ha detto:

      Cara Trudy, il testo tradotto della canzone di Andrea Mingardi è un utile aiuto a chi, non di Bologna, ascoltasse la stessa canzone, linkata nel mio testo.
      Notavo, giusto in tema di leggerezza, il diverso effetto delle espressioni più volgari in dialetto e in italiano: mentre nel primo caso contribuiscono all’effetto comico, nel secondo risultano pesanti come il piombo.
      Quanto al tuo quesito sul personaggio, estendibile a tutti gli sfigati del mondo, difficile dire quanta inconscia collaborazione aggiungano al loro cinico destino…

      Ciao!

  4. Sari ha detto:

    Ahahah…
    Ops, mi scusi l’irrefrenabile risata signor Sfighè, lo faccia perchè in fondo non ridevo di lei. E’ il riso di chi vede un capitombolo e che nasce proprio mentre ci si precipita a soccorrere lo sventurato. Il riso è pura emozione e lei me ne ha appena procurata una. La risata, poi, è la migliore arma contro la sfortuna e vorrei che lei provasse a ridere più spesso.
    Ahahah Franz… rido con te e di questo il cielo te ne renda merito… mica facile ridere oggigiorno.
    Un caro saluto.

    • Franz ha detto:

      Cara Sari, spero che la tua risata sia stata spontanea e non di cortesia: davvero ridere di gusto è (o sarebbe…) importante per la salute, fisica e psichica.
      Ho riferito il tuo messaggio al signor Sfighè, e, scrupoloso com’è, mi ha detto di dirti che si impegnerà!
      Salutone da entrambi.

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