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Ecco, sono sceso alla fermata dell’autobus, per riflettere un po’ sulla strada fatta in questo mese (o poco più) di un altro anno ‘nuovo’, come suol dirsi.
Ovvero, con diversa metafora, ho inserito il segnalibro e chiuso il volume, per riconsiderare le nuove pagine della storia che sto leggendo, che mi riguarda perché è la mia vita, così come quella di chi condivide con me questo presente che scorre.
Un inverno anomalo, ma ormai le anomalie meteorologiche non fanno più notizia; temperature alte come mai in passato e, da lunghissimi giorni, piogge quasi incessanti e grigiore, solenne, austero e infinito, e tonnellate di neve in montagna. Un allenamento intensivo contro la depressione, si direbbe, proprio nel sempre difficile periodo di fine inverno.
L’argomento preferito degli ospiti della Cavallona trova così validi argomenti, a pochi giorni da una ricorrenza per me importante: sulla licenza da tassista compare la data 9 febbraio 2004, cioè a dire che si avvicina il decimo anniversario del mio esordio nel mestiere, felicemente intrapreso dopo le odissee dell’attività precedente, sempre più lontane nel ricordo ma non per questo meno velenose.
Al cielo piacendo, dovrei essere appena oltre la metà della nuova carriera, visto che prima dei sessantasette anni d’età non si parlerà di pensione.
Anche i ricordi di quest’ultimo decennio della mia vita, così diverso dai precedenti, trovano e mutano la loro collocazione. Averne fissati molti sul blog, e poi nel libro, li ha resi più vivi alla memoria, ma a cambiare è la loro prospettiva, il sapore di leggende ormai lontane e innocue e un po’ sbiadite, di tante pagine che per un certo periodo sono state vive e presenti appena dietro l’angolo.
Ma dal finestrino dell’autobus, e nelle pagine del libro della vita, ho visto comparire qualche fenomeno nuovo e importante anche nel panorama politico: un radicalizzarsi dello scontro fra Movimento Cinque Stelle e resto del mondo, tale da conquistare stabilmente le prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
La mia vocazione pacifica e avversa allo scontro ne viene istintivamente turbata; non parlo della percezione di autolesionismo evidente circa i noti eccessi, volgari e idioti, a cui proprio non si avrebbe voluto assistere, ma proprio dello scendere in campo aperto dei giovani parlamentari, dell’affrontare battaglie clamorose; del finire, come dicevo, al centro dell’attenzione mediatica.
E finalmente, altra novità importante, si sono decisi a mostrarsi e farsi conoscere in televisione, alla vasta popolazione di analfabeti o pigri telematici, frequentando in maniera sistematica, quotidianamente, le trasmissioni giornalistiche di tutte le principali reti. E rivelando, in questo, straordinarie capacità, conservate malauguratamente finora in naftalina.
Lo scontro è frontale, non potrebbe essere altrimenti, viste le caratteristiche di rottura anti-sistema della proposta di Beppe Grillo e degli instancabili suoi parlamentari. E così, sul fronte avverso, si schiera compatta e rabbiosa una coalizione fra diverse forze conservatrici: quelli in malafede arroccati sulle loro posizioni di privilegio, quelli aggrappati a un’ideologia, che sentono la loro verità dogmatica ingiustamente sotto attacco da parte di un corpo estraneo, e infine i conservatori per pigrizia mentale, conformismo, scorretta informazione e paura del cambiamento.
Il radicalizzarsi dello scontro porta alla luce, per chi è capace di leggere la cronaca senza filtri, gli aspetti deteriori di molti personaggi alla ribalta della politica e dell’informazione.
Il volto arcigno, il carattere dittatoriale e piegato ai poteri dominanti di Laura Boldrini non era certo noto e prevedibile ai tempi di quel suo trascinante discorso di insediamento (anche se quei toni e argomenti eccessivi in rapporto alla carica assunta avrebbero dovuto insospettire); di Napolitano erano noti i trascorsi quanto meno discutibili, ma ora sta mostrando a sua volta il volto del dittatore; in campo giornalistico, Eugenio Scalfari, Giovanni Floris, Lilli Gruber, e tutta la restante e vasta schiera del circo mediatico, si comporta alla stregua dell’Istituto LUCE del ventennio fascista, oggi alla fine (si fa per dire!) di quello berlusconiano.
Tornando al mio vissuto, dicevo che la reazione immediata è di ritrosia rispetto ai toni della battaglia, ma poi il giudizio critico non può che valutarne positivamente gli effetti. Non si ottiene il cambiamento senza lo stridore e la sofferenza del combattimento; la conquista di consensi elettorali (e più genericamente politici), indispensabile ad alimentare la speranza, non avverrebbe limitandosi a un’ininfluente, incessante, salmodiante lamentazione dall’alto di una torre d’avorio. E le conferme non si fanno attendere.
Nei sondaggi, innanzi tutto, che pur sappiamo quanto manipolabili (come ad esempio quelli di regime mostrati a Ballarò).
Ecco quello appena pubblicato (addirittura!) da “La Repubblica”:
Ed ecco come risponde il pubblico televisivo ai quesiti di Sky:
Un’esperta di semiotica analizza i segnali veicolati da Alessandro Di Battista, e ne sostiene l’efficacia ai fini della conquista di consensi. (clicca qui).
Non solo Marco Travaglio, ma anche Enrico Mentana si mostra fuori da quella fazione onnicomprensiva schierata contro il Movimento (vedi qui).
E Andrea Scanzi, altro giornalista libero da convenienze e ideologie, pubblica raffiche di articoli sensati e tutt’altro che schierati, come questo, di poche ore fa.
Dunque siamo davvero in una situazione di durissimo scontro, dagli esiti incerti e imprevedibili.
Dicevo di quella mia istintiva ritrosia e ripulsa verso i toni della guerra, superata dal ragionamento critico e informato.
Una dinamica molto simile avverto fra un senso pessimistico di oppressione inesorabile e quello della speranza. I fattori che alimentano il primo sono forti: innanzi tutto le facce, i ghigni insopportabili di Enrico Letta, Matteo Renzi, Laura Boldrini, Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano, Giovanni Floris, Lilli Gruber, Giuliano Ferrara, e tanti altri, tutti concordi nella tracotante affermazione di un modello di potere incancrenito ed esiziale; e poi le decisioni governative e gli accordi politici, che disegnano un progetto di pura e semplice conservazione del potere, in un quadro sociale ogni giorno più critico per ognuno di noi e senza vie d’uscita.
A queste immagini distruttive si contrappone la fiammella e il tepore della speranza, virtù non sempre facile da coltivare, alimentata dalla coscienza che il vero progresso, frutto di onestà, dedizione e intelligenza, ha una sua forza connaturata, e agisce con tempi propri, diversi da quelli fuorvianti della cronaca e delle scadenze politiche ed elettorali, ma inesorabilmente.
“Il cambiamento avanza per sentieri sottili” sostiene in conclusione di questo articolo quel Grande Maestro di Ottimismo chiamato Jacopo Fo.
Un allenamento intensivo contro la depressione, definivo sopra il grigiore piovoso di questo periodo interminabile, che le previsioni dicono perdurare ancora a lungo.
Ma se vogliamo essere pronti al domani, che già bussa alla porta, dobbiamo imparare a osservare quel poco di luce che traspare, ogni giorno un po’ più tardi, prima del calare delle tenebre.
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Immagine iniziale da: johndekker.it/2013/06/10/cielo-grigio-il-10-giugno/
Ciao Franz,
non ho capito di cosa saresti ancora convinto. Spero di aver inteso male, ma non vorrei che, per il solo fatto che avverso M5S e non mi piace affatto Scanzi né come persona, né come giornalista, tu arrivi a dubitare della mia onestà intellettuale.
No, Carlo, mi sembrava chiaro; semplicemente trovo sorprendente la nostra distanza su tali importanti temi.
Ciao!
Purtroppo questo è un periodo in cui a pensar male ci si azzecca, ma conoscendoti mi pareva strana infatti questa bordata! Meglio così! Un saluto
Mi dispiace per il malinteso, anche perché, a dispetto della massima imperitura di Belzebù Andreotti, questa volta pensando male non solo hai peccato, ma non ci hai nemmeno azzeccato…! 🙂
Carissimo,
come ho scritto sul mio blog, queste sono state settimane segnate da gravissimi errori (insulti sessisti, aggressioni, minacce, libri bruciati, turpi evocazioni fasciste) che fanno intendere che politici non ci si possa improvvisare. Molti di quei giovani onorevoli probabilmente non pensavano davvero le cose dette, altri non capivano cosa stavano facendo, altri ancora, come lo scaltro Di Battista in preda a furiette da operetta, probabilmente hanno agito in mala fede, sicuri di guadagnarsi -nel bene o nel male- una prima pagina sugli odiati giornali.
Per tacer dell’indecoroso sondaggio di Grillo, che solo per i suoi trascorsi la parola ‘auto’ non la dovrebbe nemmeno nominare, almeno in rispetto dei parenti delle vittime del famoso incidente.
Peccato, perché cadendo nel trappolone alla fine s’è parlato poco del decreto Imu-Bankitalia, che era una portata ed una battaglia sacrosanta (a tratti sostenuta persino da Draghi) e anche perché alla fine della fiera pure la richiesta di messa in stato d’accusa ha il suo perché. Ben scritta, ben argomentata, è sicuramente meno balzana della mossa elettorale che alla fine è, visto che non ha speranze di passare.
Il fatto è che purtroppo tutto si riduce a questo: tante buone battaglie senza alcuna speranza. Hanno il mondo contro, è vero, ma in questa situazione un po’ ci si sono pure messi. Se al posto di incendiare il Parlamento (metaforicamente) riuscissero a comunicare meglio con l’opinione pubblica, magari riuscirebbero a far montare l’imbarazzo nell’esecutivo e a ottenere delle retromarce, come col ‘Salvaroma’ non più tardi di questo Natale.
Carissimo,
chi non fa non falla, dice il saggio, e di errori è costellata la carriera di comunicatore sia di zio Beppe che dei suoi nipoti.
Noto con piacere che il tuo spirito critico ti distingue un po’ dalla coalizione rabbiosa di tutte le forze conservatrici a cui facevo riferimento nel mio articolo, e che riconosci almeno qualcuno fra i tanti meriti dell’attività politica stellata.
E’ ancora molto poco, secondo me, dal momento che focalizzarsi sui passi falsi, veri o presunti, impedisce di riconoscere e apprezzare il valore di una forza di anticorpo (l’unica) al degrado della nostra Nazione, in grado di competere con essa in termini di rilevanza storica, anche internazionale.
Devono essere loro a conquistare me e non io a dovermi turare il naso e a saper vedere il buono che c’è oltre alla siepe di gaffe, goliardate, insulti, spintoni e alcuni onorevoli ventenni più boriosi dei sessantenni La Russa, Verdini, Finocchiaro, Boccia e mesta compagnia parlamentante. Per questo che spero che smorzino toni, evitino di cadere nei trappoloni ed imparino ad argomentare meglio le proprie ragioni.
Replico con le parole di Andrea Scanzi, dal suo più recente articolo sul “Fatto” on-line (vedi qui):
“(…)ieri esisteva solo Grillo, oggi ci sono anche i volti – e soprattutto l’operato – dei parlamentari 5 Stelle che bene hanno lavorato e lavorano. Per chi non è interamente disonesto a livello intellettuale, è assai facile decidere chi sia meglio tra un Di Maio e una De Micheli, tra un Morra e uno Speranza, tra un Villarosa e una Madìa.”
Non parlarmi di Scanzi, ti prego, che proprio non lo reggo!
Borioso, saccente, vanesio, bestia da talk show, buono giusto per i discorsi da conversazione…
Per me vale quanto un Feltri o un Belpietro.
E’ curioso come possano avere opinioni così distanti due persone orientate alla verità e all’onestà intellettuale come siamo entrambi (ne sono ancora convinto): per me Andrea Scanzi è uno dei pochi giornalisti dotati di queste stesse caratteristiche, oltre che di estro e ironia.
Eccomi qua Franz, il PitStop va fatto, per fermarsi, per tirare le somme su quanto si è fatto fino ad ora nella proprie scelte di vita, se valevano quel prezzo. Qualunque cambiamento, si sa, costa sacrificio. Valutarne a priori quali siano i costi-benefici a cui si va incontro è assai difficile. L’incognita (a noi sconosciuta) è dietro l’angolo, e per stare meglio se si sta male, ci vuole tanto coraggio ma bisogna cambiare, per rendere positivo nella vita ciò che è negativo. Il dubbio è lecito, è normale, all’inizio di un nuovo percorso, ma mentre cammini vedi che stai meglio e il dubbio diventa certezza, forza ed energia nuova per andare avanti per quella strada. Mai fermarsi prima, mai restare col dilemma potevo fare e non ho fatto. Non provarci vuol dire non avere il coraggio di vivere le proprie azioni. Lamentarsi, piangere, fare i depressi, avercela con se stessi, incolpare la società, il mondo e gli altri dei propri fallimenti è un facile paravento dietro cui nascondersi, per scaricarsi dalle proprie responsabilità
Mi complimento con te Franz dei tuoi cambiamenti in meglio E sentendoti rinforzato dai cambiamenti il tempo che passa rende i veleni più sopportabili…
Ora portare tutto questo sul piano politico-sociale è più complesso.
Parto da questa fondamentale considerazione: nel pubblico come nel privato quando le cose non vanno è doveroso cambiarle. La differenza che mentre nel privato la “mea culpa” è sostanzialmente la nostra. Nel politico-sociale, direi di no, se non quello di “aver più o meno volutamente sbagliato” a mettere la crocetta sulla scheda. Da più di trent’anni si alternano la in Parlamento “diverse facce da c…” chi ha la parlantina più convincente o la faccia più pulita o il sorriso più accattivante sono quelli più convincenti che si susseguono continuamente, nominandosi/alleandosi tra loro, dimettendosi a piacimento, come una setta, e noi fuori a guardare attoniti, stupiti,, a subire, si schifati, ma aggiungo da emeriti stupidi. Addirittura non fanno parte del Parlamento e comandano dal di fuori come se ne facessero parte….. E non sopporto la frase “tanto è così e non c’è niente da fare”. Ora basta si deve uscire da questa situazione purulenta di continuo lavaggio del cervello. Oggi, finalmente molti italiani “addormentati” si sono svegliati. Nonostante le bagarre in Parlamento i cinquestelle hanno tenuto botta con larghi consensi nei sondaggi. E’ stato lungo perpetuo incessante goccia dopo goccia l’attuale orrido insediamento. Ed altrettanto goccia dopo goccia, ci vorrà quel che ci vorrà ma ho la certezza che rinasceremo dall’oblio e dalle tenebre. Ne usciremo e ritorneremo a non vergognarci più di essere italiani. Ritroveremo i valori di un tempo dove tanti morti lasciati sulla strada hanno costruito l’Italia.
Ecco cosa ho scritto recentemente ai nostri amici in un mio commento:
“RAGAZZI SIETE BRAVISSIMI ED ECCEZIONALI. LO SO E’ DURISSIMA STARE IN MEZZO
A TUTTE QUELLE BELVE ASSATANATE IN TRINCEA. VI AMMIRO E SIETE L’UNICA FORZA
ORGOGLIOSA DI AVERVI VOTATO PER ABBATTERE QUEL MURO COSTRUITO IN DECENNI DI
OMERTA’ E FALSITA’ HO LA CERTEZZA CHE CI RIUSCIRETE MATTONE DOPO MATTONE
GIORNO DOPO GIORNO PER RENDERE ALL’ITALIA E A NOI TUTTI SUOI ABITANTI
LIBERTA’ DIGNITA’ E ORGOGLIO. DI NON DOVERCI PIU’ VERGOGNARE E SENTIRCI
DERISI DI ESSERE ITALIANI. GRAZIE.”
Ciao Franz. Un abbraccio. Alla prossima.
Cara Trudy, l’importanza del cambiamento, dalle piccole abitudini fino a quella (parziale o radicale) del proprio mestiere, non sarà mai abbastanza elogiata.
Come dici giustamente, sul piano politico i cambiamenti sono più difficili e complessi, perché investono la volontà di grandi quantità di persone e sono contrastati da poteri molto forti.
Mi fa piacere saperti alleata nella stima convinta del Movimento Cinque Stelle, e anche nella volontà della speranza, che davvero la nostra nazione possa imboccare un cammino di rinascita dai livelli spaventosi in cui si è venuta a trovare.
Ribadisco la bellissima immagine di Jacopo Fo (che pure, a differenza di suo padre, non è schierato con il Movimento): “il cambiamento avanza per sentieri sottili”. Non bisogna lasciarsi prendere né dalla fretta né dalla paura.
Ricambio il saluto e l’abbraccio.
…Jacopo Fo …figura carismatica …unica che immenso peccato non sia diventato il nostro Presidente della Repubblica …un fiore colorato agli occhi del mondo per rappresentarci un fiore profumato in mezzo a tanta merda politica nazionale. A ri-ciao.
Ciao Trudy, devo correggere il tuo evidente lapsus: è il padre Dario ad aver rifiutato la candidatura a cinque stelle come Presidente della Repubblica.
Sono in realtà due grandi personaggi entrambi, caso non frequente fra i figli d’arte, e la cosa più interessante è che lo sono con caratteristiche personali per niente omologate fra loro.
All’ottimismo fattivo di Jacopo, che resta tuttavia ancorato ai retaggi culturali di una sinistra ormai anacronistica, si contrappone l’istrionismo di Dario, e la lucidità e giovinezza del suo pensiero, che ha saputo individuare e professare nel Movimento quello spirito etico di rinnovamento che ha rappresentato il meglio della tradizione della sinistra, in cui lui stesso ha per una vita militato.